Droga, alcol e cura farmacologica con xanax
Non so se sia il caso di chiamarlo problema, ma la mia preoccupazione riguarda il trattamento con xanax.
Ho 19 anni e ho avuto (anche se è difficile crederlo per la giovane età) già problemi con droghe leggere ma anche ketamina e soprattutto alcol.
Mentre ho abbandonato l'abuso di molte droghe , l'alcol fa ancora parte della mia vita e non riesco a smettere soprattutto perchè non lo voglio fare. Ho problemi anche per quanto riguarda la sessualità perchè, aiutata dalla bella presenza, ho rapporti con molte persone, molto spesso conoscenti con cui condivido l'abuso d alcol etc.ma anche rapporti casuali pur avendo un partner. E mi ritrovo quindi in situazioni che non voglio (perchè io non lo voglio!) senza poter dire di no.
La droga e l'alcol però credo che siano state una soluzione che ho preso troppo alla leggera ( avevo 15 anni ) all'ansia di vivere certe situazioni, alla tendenza al suicidio.
Ho capito ora però che accentuano il mio malessere quindi mi sono appena rivolta ( autonomamente)ad uno specialita per curare definitivamente le crisi depressive.
Abuso però anche di farmaci quale lo xanax, e ora che il neurologo ha voluto vedere come posso reagire a questo tipo di farmaco io mi sento in colpa e soprattutto al punto di partenza : mi ha chiesto se facessi uso d droghe o alcol e gli ho mentito. Gli esami del sangue sono stati facili da eludere anche perchè io ho avuto un problema di epatite e soprattutto poco prima degli esami sono stata male e ho assunto antibiotici in grande quantità.
Se comunque non è per questi motivi, sono riuscita comunque a convinverlo.
Ma adesso sono in un punto forse peggiore di quello di partenza : credo che quello che possa aiutarmi in realtà alimenti solo la mia dipendenza dagli stupefacenti.
Ho anche letto (dopo 3 anni) che l'alcol sia dannoso se associato a xanax.
Il mio problema con l'alcol e la droga è dunque incompatibile con la cura farmacologica?
So che dovrei rivolgermi più che altro ad uno psichiatra, ma la figura del neurologo mi ha sempre incutato meno terrore.
Mi dispiace per la poca chiarezza del mio linguaggio ma sto faticando a scrivere.
Grazie in anticipo a questo sito e chi risponderà al mio quesito.
Ho 19 anni e ho avuto (anche se è difficile crederlo per la giovane età) già problemi con droghe leggere ma anche ketamina e soprattutto alcol.
Mentre ho abbandonato l'abuso di molte droghe , l'alcol fa ancora parte della mia vita e non riesco a smettere soprattutto perchè non lo voglio fare. Ho problemi anche per quanto riguarda la sessualità perchè, aiutata dalla bella presenza, ho rapporti con molte persone, molto spesso conoscenti con cui condivido l'abuso d alcol etc.ma anche rapporti casuali pur avendo un partner. E mi ritrovo quindi in situazioni che non voglio (perchè io non lo voglio!) senza poter dire di no.
La droga e l'alcol però credo che siano state una soluzione che ho preso troppo alla leggera ( avevo 15 anni ) all'ansia di vivere certe situazioni, alla tendenza al suicidio.
Ho capito ora però che accentuano il mio malessere quindi mi sono appena rivolta ( autonomamente)ad uno specialita per curare definitivamente le crisi depressive.
Abuso però anche di farmaci quale lo xanax, e ora che il neurologo ha voluto vedere come posso reagire a questo tipo di farmaco io mi sento in colpa e soprattutto al punto di partenza : mi ha chiesto se facessi uso d droghe o alcol e gli ho mentito. Gli esami del sangue sono stati facili da eludere anche perchè io ho avuto un problema di epatite e soprattutto poco prima degli esami sono stata male e ho assunto antibiotici in grande quantità.
Se comunque non è per questi motivi, sono riuscita comunque a convinverlo.
Ma adesso sono in un punto forse peggiore di quello di partenza : credo che quello che possa aiutarmi in realtà alimenti solo la mia dipendenza dagli stupefacenti.
Ho anche letto (dopo 3 anni) che l'alcol sia dannoso se associato a xanax.
Il mio problema con l'alcol e la droga è dunque incompatibile con la cura farmacologica?
So che dovrei rivolgermi più che altro ad uno psichiatra, ma la figura del neurologo mi ha sempre incutato meno terrore.
Mi dispiace per la poca chiarezza del mio linguaggio ma sto faticando a scrivere.
Grazie in anticipo a questo sito e chi risponderà al mio quesito.
[#1]
Gentile utente,
Chi ha fatto una diagnosi rispetto al problema che ha con l'alcol ? Non risulterebbe nessuno. E' importante perché se è presente una dipendenza va trattata, pena il fallimento di ogni altra terapia psichiatrica. Se invece non c'è, è solo un abuso, il medico però deve saperne i connotati e accertarlo, altrimenti fa male i conti.
In particolare in questo caso lo xanax è decisamente poco opportuno in persone con problemi di abuso di alco, può divenire un altro oggetto di abuso.
Lei ha deciso di far curare le sue "crisi depressive" ma purtroppo ha anche deciso di non raccontare una componente importante del problema in sé, che non è assolutamente detto che sia fondato sulle crisi depressive, né che in queste abbia il suo fulcro.
Il fatto che lei dica di non smettere perché non lo vuole può essere autentico o corrispondere ad un modo che uno spesso ha di evitare di prendere coscienza di una perdita del controllo che ha sull'alcol. Non a caso ha scelto di non parlarne, e questo non ha senso se non perché non si vuole che lo psichiatra "interferisca" nel rapporto con l'alcol, salvo poi temere per le interazioni. Ma è curioso che al medico si nascondano i sintomi, di solito così fa con i sintommi di dipendenza chi ha un problema di dipendenza.
Chi ha fatto una diagnosi rispetto al problema che ha con l'alcol ? Non risulterebbe nessuno. E' importante perché se è presente una dipendenza va trattata, pena il fallimento di ogni altra terapia psichiatrica. Se invece non c'è, è solo un abuso, il medico però deve saperne i connotati e accertarlo, altrimenti fa male i conti.
In particolare in questo caso lo xanax è decisamente poco opportuno in persone con problemi di abuso di alco, può divenire un altro oggetto di abuso.
Lei ha deciso di far curare le sue "crisi depressive" ma purtroppo ha anche deciso di non raccontare una componente importante del problema in sé, che non è assolutamente detto che sia fondato sulle crisi depressive, né che in queste abbia il suo fulcro.
Il fatto che lei dica di non smettere perché non lo vuole può essere autentico o corrispondere ad un modo che uno spesso ha di evitare di prendere coscienza di una perdita del controllo che ha sull'alcol. Non a caso ha scelto di non parlarne, e questo non ha senso se non perché non si vuole che lo psichiatra "interferisca" nel rapporto con l'alcol, salvo poi temere per le interazioni. Ma è curioso che al medico si nascondano i sintomi, di solito così fa con i sintommi di dipendenza chi ha un problema di dipendenza.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Utente
Dottor Pacini , No non credo di capirla del tutto. Io effettivamente non ho dipendenza da alcol. Ne abuso però parecchio da ormai un pò di anni.
Sono sempre riuscita però a non dirlo alla psicologa della scuolaa 16 anni, a quello privato a 17 anni al neurologo sempre a 17 anni e al neurologo ora.
E sinceramente il modo in cui si i medici trattano i tossicodipendenti e comunque le persone dipendenti da qualcosa lo vedo ogni giorno.Non vorrei che qualcuno si comporti con me in questo modo un giorno.
Le persone che mi stanno di fronte ad esempio, ogni volta che entro da uno "specialista" o comunque qualcuno di più specializzato della sottoscritta sembra che vogliano fare tutto tranne che aiutarmi.
redo di essere il tipico e normale prodotto di una società troppo concentrata su se stessa e dunque semplici individui come noi continuano a lamentarsi di problemi che non sono problemi, come quello che le ho sovracitato io ed è per questo che ad esempio non ho mai creduto nella psicologia. Ci rende troppo focalizzati su noi stessi.
Eppure so che ne ho bisogno.
Temo le interazioni solo perchè ho paura come tutti della sofferenza, non della morte.
Sono sempre riuscita però a non dirlo alla psicologa della scuolaa 16 anni, a quello privato a 17 anni al neurologo sempre a 17 anni e al neurologo ora.
E sinceramente il modo in cui si i medici trattano i tossicodipendenti e comunque le persone dipendenti da qualcosa lo vedo ogni giorno.Non vorrei che qualcuno si comporti con me in questo modo un giorno.
Le persone che mi stanno di fronte ad esempio, ogni volta che entro da uno "specialista" o comunque qualcuno di più specializzato della sottoscritta sembra che vogliano fare tutto tranne che aiutarmi.
redo di essere il tipico e normale prodotto di una società troppo concentrata su se stessa e dunque semplici individui come noi continuano a lamentarsi di problemi che non sono problemi, come quello che le ho sovracitato io ed è per questo che ad esempio non ho mai creduto nella psicologia. Ci rende troppo focalizzati su noi stessi.
Eppure so che ne ho bisogno.
Temo le interazioni solo perchè ho paura come tutti della sofferenza, non della morte.
[#3]
Gentile utente,
concordo con lei che il modo in cui i tossicodipendenti sono trattati è mediamente inefficace e colpevolizzante, questo lo dicono gli studi in materia e non io, ma corrispondono alla mia esperienza.
E' anche vero che la persona con dipendenza non riesce a "difendersi" bene perché tende a nascondersi e a aggirare quel che egli crede siano ostacoli ad un libero uso della sostanza, nel momento stesso in cui si sta curando perché ha perso la libertà su quel comportamento.
Non è un assurdo, è la definizione stessa della malattia, per questo mi chiedevo se c'è stata diagnosi di dipendenza. Mi par di capire che nessuno lo ha stabilito, che lei pensi di non averne non ha senso, perché è come se lei si facesse autodiagnosi di un tumore, non può sapere di che cosa si tratta, soltanto fare dei paragoni con altri su parametri che lei ritiene fondamentali ma magari non è così.
Il medico però non deve sostanzialmente aiutare, ma curare, talvolta aiuta perché aiutando riesce poi a curare. Ma se ci si limita all'aiuto generico non si risolve granché. Soprattutto se manca la diagnosi si va alla cieca.
In ogni caso è opportuno che la terapia sia rivista perché il medico non conosce un aspetto importante. E oltre a non conoscerlo non ha potuto qualificarlo, quindi sapere se merita un trattamento a sé stante, o se addirittura il trattamento deve proprio iniziare da lì.
Lei ha diritto di avere sfiducia o diffidenza, ma non lasci che questo guidi le sue scelte in maniera generalizzata, sarebbe svantaggioso solo per lei alla fine.
concordo con lei che il modo in cui i tossicodipendenti sono trattati è mediamente inefficace e colpevolizzante, questo lo dicono gli studi in materia e non io, ma corrispondono alla mia esperienza.
E' anche vero che la persona con dipendenza non riesce a "difendersi" bene perché tende a nascondersi e a aggirare quel che egli crede siano ostacoli ad un libero uso della sostanza, nel momento stesso in cui si sta curando perché ha perso la libertà su quel comportamento.
Non è un assurdo, è la definizione stessa della malattia, per questo mi chiedevo se c'è stata diagnosi di dipendenza. Mi par di capire che nessuno lo ha stabilito, che lei pensi di non averne non ha senso, perché è come se lei si facesse autodiagnosi di un tumore, non può sapere di che cosa si tratta, soltanto fare dei paragoni con altri su parametri che lei ritiene fondamentali ma magari non è così.
Il medico però non deve sostanzialmente aiutare, ma curare, talvolta aiuta perché aiutando riesce poi a curare. Ma se ci si limita all'aiuto generico non si risolve granché. Soprattutto se manca la diagnosi si va alla cieca.
In ogni caso è opportuno che la terapia sia rivista perché il medico non conosce un aspetto importante. E oltre a non conoscerlo non ha potuto qualificarlo, quindi sapere se merita un trattamento a sé stante, o se addirittura il trattamento deve proprio iniziare da lì.
Lei ha diritto di avere sfiducia o diffidenza, ma non lasci che questo guidi le sue scelte in maniera generalizzata, sarebbe svantaggioso solo per lei alla fine.
[#4]
Gentile utente,
si rilegga e veda se riesce a trovare un senso e una logica in quello che dice e soprattutto in quello che fa, perché io non ci ho capito niente.
Continua ad andare da neurologi, psicologi e psichiatri ai quali racconta un sacco di balle, così non la possono aiutare, e del resto lei non crede che la possano aiutare.
Ha problemi legati all'alcol, ma non li affronta. Ha problemi legati all'abuso di xanax, idem come sopra. Ha problemi legati alla sessualità promiscua associata all'alcol, e per qualche miracolo fino ad ora non ha malattie veneree né gravidanze indesiderate né HIV (da ubriachi non sempre si adottano prevenzioni). Ha un compagno, ma compagno di che non so, se va a cercare in giro (non è moralismo, ma semplice osservazione dei fatti).
Poi salta fuori con la bella frase dei problemi che non sono problemi, e che non crede nella psicologia. Cosa vuol dire non so proprio. Non è un atto di fede che le viene richiesto, ma solo un po' di sincerità per rispetto innanzitutto di se stessa.
Se ha scritto qui, vuol dire che in qualche modo è stanca di questo modo di vivere e vorrebbe cambiare. Per cambiare deve chiedere aiuto perché ne ha bisogno, senza cercare lei teorie o spiegazioni che la riportano al punto di partenza.
Cordiali saluti
si rilegga e veda se riesce a trovare un senso e una logica in quello che dice e soprattutto in quello che fa, perché io non ci ho capito niente.
Continua ad andare da neurologi, psicologi e psichiatri ai quali racconta un sacco di balle, così non la possono aiutare, e del resto lei non crede che la possano aiutare.
Ha problemi legati all'alcol, ma non li affronta. Ha problemi legati all'abuso di xanax, idem come sopra. Ha problemi legati alla sessualità promiscua associata all'alcol, e per qualche miracolo fino ad ora non ha malattie veneree né gravidanze indesiderate né HIV (da ubriachi non sempre si adottano prevenzioni). Ha un compagno, ma compagno di che non so, se va a cercare in giro (non è moralismo, ma semplice osservazione dei fatti).
Poi salta fuori con la bella frase dei problemi che non sono problemi, e che non crede nella psicologia. Cosa vuol dire non so proprio. Non è un atto di fede che le viene richiesto, ma solo un po' di sincerità per rispetto innanzitutto di se stessa.
Se ha scritto qui, vuol dire che in qualche modo è stanca di questo modo di vivere e vorrebbe cambiare. Per cambiare deve chiedere aiuto perché ne ha bisogno, senza cercare lei teorie o spiegazioni che la riportano al punto di partenza.
Cordiali saluti
Franca Scapellato
[#5]
Utente
Scusi se posso essere impertinente e addirittura maleducata a volte, ma il mio migliore amico è stato soccorso dopo essersi fatto di eroina e quell'episodio è talmente radicato in me che non so se preferirei lasciarmi andare piuttosto che ammettere che non ho il controllo di certe situazioni. Ne sto parlando ora perchè sono in anonimato, ma le assicuro che nessuno è cosciente della mia sofferenza.
Solo dopo due anni che mi tagliavo i miei genitori sono riusciti ad accorgersene, il mio ragazzo è ancora più immaturo di me e pur non avendo problemidi dipendenze o di abusi non è capace di affrontarmi poichè la sola minaccia di poter essere lasciato lo spaventa.
Non credo di avere amici fidati perchè alle donne non interessa parlare con una ragazza che cambia umore ogni 5 minuti ed è così scontrosa, agli uomini invece interessa solo portarmi a letto.
Sembrerà strano ma a me piace studiare, soprattutto lettere.
Studio in un liceo e mi sono presto affezionata al mio professore.
Eppure, da non credere, è riuscito pure lui ad approffittarne.
Può capire se poi subentra pure la sfiducia nei medici, e non credo di aver incontrato degli incompetenti fino ad adesso, ma non riesco a risolvere nessun problema..da quando si è aggiunto quello della sessualità poi tutto sta precipitando.
E c'è questa voglia in me di uscirne però che mi porta a bussare sempre alla porta di qualcuno.
Perchè in un solo corpo ci sono tutte queste discrepanze?
Solo dopo due anni che mi tagliavo i miei genitori sono riusciti ad accorgersene, il mio ragazzo è ancora più immaturo di me e pur non avendo problemidi dipendenze o di abusi non è capace di affrontarmi poichè la sola minaccia di poter essere lasciato lo spaventa.
Non credo di avere amici fidati perchè alle donne non interessa parlare con una ragazza che cambia umore ogni 5 minuti ed è così scontrosa, agli uomini invece interessa solo portarmi a letto.
Sembrerà strano ma a me piace studiare, soprattutto lettere.
Studio in un liceo e mi sono presto affezionata al mio professore.
Eppure, da non credere, è riuscito pure lui ad approffittarne.
Può capire se poi subentra pure la sfiducia nei medici, e non credo di aver incontrato degli incompetenti fino ad adesso, ma non riesco a risolvere nessun problema..da quando si è aggiunto quello della sessualità poi tutto sta precipitando.
E c'è questa voglia in me di uscirne però che mi porta a bussare sempre alla porta di qualcuno.
Perchè in un solo corpo ci sono tutte queste discrepanze?
[#6]
Utente
Dr.ssa Scapellato
scusami se non rispecchio il suo ideale di paziente, ma non sono mai riuscita ad affrontare le cose perchè dotata di grande volontà e soprattutto con la mia grande autoanalisi. Evidentemente se bastasse qualcuno che mi dica cosa è giusto e cosa no o anche solo un libro, beh il problema si sarebbe risolto.
E non ho nulla da criticare nel suo modo di comportarsi con una persona che le chiede aiuto, ma le assicuro che non riesco a farmi bastare le sue forti parole.in me non scatta nulla se non rabbia perchè mi sento incompresa.
Le ripeto, non voglio essere così presuntuosa da criticarla.
scusami se non rispecchio il suo ideale di paziente, ma non sono mai riuscita ad affrontare le cose perchè dotata di grande volontà e soprattutto con la mia grande autoanalisi. Evidentemente se bastasse qualcuno che mi dica cosa è giusto e cosa no o anche solo un libro, beh il problema si sarebbe risolto.
E non ho nulla da criticare nel suo modo di comportarsi con una persona che le chiede aiuto, ma le assicuro che non riesco a farmi bastare le sue forti parole.in me non scatta nulla se non rabbia perchè mi sento incompresa.
Le ripeto, non voglio essere così presuntuosa da criticarla.
[#7]
"dotata di grande volontà e soprattutto con la mia grande autoanalisi"
Gentile utente, è completamente fuori strada. La volontà non è grande o piccola per nessuno. Solo in linea o meno con le nostre intenzioni. La dipendenza la disallinea. Non so se è il suo caso e non lo sa neanche lei.
L'autoanalisi non serve a niente in ogni caso, è solo un connotato della nostra struttura mentale. Se si è malati e ci si autoanalizza, si giunge alle sole conclusioni che la malattia ci consente, soltanto in una maniera razionale. E si sbaglia razionalmente anziché d'impeto.
Ha assunto una posizione che le farà concludere poco. E' inutile che cerchi aiuto, come dice lei, o una soluzione, e poi vanti presunte capacità di guarirsi da sola o di controllarsi. E' semplicemente un discorso privo di senso.
Gentile utente, è completamente fuori strada. La volontà non è grande o piccola per nessuno. Solo in linea o meno con le nostre intenzioni. La dipendenza la disallinea. Non so se è il suo caso e non lo sa neanche lei.
L'autoanalisi non serve a niente in ogni caso, è solo un connotato della nostra struttura mentale. Se si è malati e ci si autoanalizza, si giunge alle sole conclusioni che la malattia ci consente, soltanto in una maniera razionale. E si sbaglia razionalmente anziché d'impeto.
Ha assunto una posizione che le farà concludere poco. E' inutile che cerchi aiuto, come dice lei, o una soluzione, e poi vanti presunte capacità di guarirsi da sola o di controllarsi. E' semplicemente un discorso privo di senso.
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 12.7k visite dal 04/08/2009.
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