Decadimento repentino grande anziano

Buongiorno.

Scrivo per mio padre, 93 anni e mezzo, quasi del tutto non udente ormai da molti anni.

Fino al mese scorso cognitivamente brillante, lucidissimo, autoritario, saggio, grandissimo lettore, fondamentale punto di riferimento per molte persone.

Si muoveva con deambulatore dentro e fuori casa ed era autosufficiente a parte un aiuto per vestirsi la mattina e spogliarsi la sera.

Il mese scorso ha avuto un TIA; svenuto e portato al pronto soccorso.

La faccio breve: è iniziato immediatamente il delirium, con visioni, discorsi sconclusionati, disorientamento, aggressività, scollegamento con la realtà (pretendeva di andarsene, scendere dal letto, andare in bagno, vedeva i suoi genitori vicino al letto, credeva di essere in guerra... ) ; aveva un eloquio un po' meno comprensibile di prima dell'evento, ma comunque si faceva comprendere piuttosto bene da tutti.

Trattato all'ospedale inizialmente con Trittico, poi tale farmaco è stato cambiato con Quetiapina per qualche settimana, durante le quali ha alternato giorni di letargia totale (non riuscivamo a svegliarlo neppure per farlo mangiare) a giorni di tristezza e discorsi disconnessi, con nottate sempre agitate.

Durante il trattamento con Quetiapina è stato valutato dal geriatra che gli ha riscontrato disfagia e da allora mangia frullato con liquidi addensati.

Visto lo stato di torpore in cui era piombato, specie certi giorni, tanto da perdere quasi del tutto l'uso della parola (solo io riesco a captare e tradurre qualche suono che proferisce), la terapia è stata cambiata con Olanzapina (+ Talofen "alla bisogna") e da allora è arrabbiato, irascibile, non capisce perchè non può alzarsi e andare in bagno, rifiuta il cibo, vorrebbe comandare come ha sempre fatto, si vuole alzare dalla sedia non capendo i pericoli (dopo un mese e mezzo di immobilità, non è più in grado di stare in piedi).


Chiedo se secondo voi è possibile non aver trovato ancora la terapia giusta, perchè noi figli non abbiamo perduto la speranza di riavere, anche solo in minima parte, nostro padre cognitivamente come era prima.


Domando anche se è possibile che tutti questi farmaci (mai preso uno psicofarmaco in tutta la sua vita, prima del mese scorso) abbiano provocato la disfagia, della quale non sembrava soffrire nell'immediatezza dell'evento, quando era ricoverato in ospedale.


Attualmente è ospite in una RSA, e noi figli siamo sconcertati, perchè vorremmo riportarlo a casa, ma finchè non è gestibile (un minimo di calma di giorno, qualche ora continuativa di sonno la notte) non possiamo farlo, anche perchè abbiamo nostra mamma invalida e cardiopatica da tutelare.


Grazie fin da adesso per l'impagabile servizio che ci mettete a disposizione.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.4k 1k
Il fenomeno ischemico è il principale responsabile sia della sintomatologia cognitiva che di quella fisica inclusa la disfagia.

Il tutto dipende dal locus di lesione e dalla sua estensione.

La terapia può essere ottimizzata di volta in volta per migliorare i diversi aspetti patologici ma non è possibile considerare una restitutio ad uno stato precedente al Tia in funzione della età avanzata di suo padre.

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