Paranoia o disturbo bipolare, si può guarire?

Buongiorno,
stavo cercando il parere di un esperto in merito ad un problema che affligge mia moglie da circa 3 anni.
Mia moglie è in cura presso un cps e prende un farmaco di nome Zyprexa (con dosi che vanno da 1,25 mg a 8 mg)per un disturbo che purtroppo non ho ancora capito bene quale sia poichè ne il medico che la segue (perchè non ha il permesso di lei) ne lei stessa mi hanno mai spiegato con chiarezza di cosa si tratti. In pratica alterna periodi di "apatia" in cui dorme tantissimo, le va bene tutto, è pigra...(in pratica si riesce a conviverci anche se sembra quasi una bambina un pò addormentata), con periodi in cui è molto irritabile, ha dolori e vede malattie ovunque (è sempre dal medico), ce l'ha con tutti, non tollera nulla, fatica ad addormentarsi e nei casi più acuti ha anche pensieri paranoidi come il fatto che tutti ce l'abbiano con lei, che vogliano ucciderla, che IO stesso la voglia uccidere, che la vogliono fare impazzire etc... In alcuni casi è stato necessario il ricovero in ospedale perchè aveva queste crisi in maniera acuta (si è butta ain strada urlando "aiuto!!").
Io ho cercato di starle vicino, di rassicurarla quando si sveglia di notte, di rinunciare a cose che le alimentavano fobie (tipo leggere i libri gialli oppure frequentare alcuni amici che lei riteneva "dei killer" oppure vedere il telegiornale) ma dopo anni la cosa inizia a diventare difficilmente sopportabile anche perchè lei mi accusa spesso del fatto che sono io la causa del suo stare male e per altri problemi legati, penso, alla malattia (gelosia acutissima, controllo eccessivo (vuole sempre sapere dove sono, a che ora torno, con chi sono il tutto in maniera ansiosa, viene a controllare cosa sto facendo in casa etc...). Ho provato a parlare con alcune persone (psichiatri e psicologi raccontando il mio caso) e mi hanno detto da questa malattia non si può guarire, anzi può solo peggiorare. Visto che io comunque voglio bene a mia moglie e sono cattolico mi pesa moltissimo arrivare a dovermi separare (soluzione che devo considerare perchè non ce la faccio più, non vedo un futuro (avere dei figli, fare progetti) ed anche perchè anch'io sono una persona ansiosa ed inizio ad avere sintomi di stress psicologico (attacchi d'ansia, paure etc...)) volevo sapere da un esperto, appunto, se veramente da questa patologia non si può guarire.
Grazie
Un marito in crisi


[#1]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.4k 1k
Gentile utente,

ma se non ha il consenso di sua moglie per sapere la diagnosi, e' necessario ottenerlo per poter capire meglio il problema di sua moglie.

Soprattutto, descrive i sintomi di sua moglie che possono essere aspecifici per le patologie psichiatriche e che possono essere quindi presenti in numerose patologie psichiatriche.

Certamente, sarebbe piu' opportuno ottenere il consenso a contattare lo psichiatra da sua moglie.

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[#2]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4k 202
Gentile utente,
sua moglie non permette che lei sia edotto sulla sua malattia. E' un suo diritto, ma la dice lunga sulla fiducia che sua moglie ha in lei, per cui ogni discorso successivo (si guarisce, si peggiora ecc) è superfluo.
A parte il fatto che non conosciamo la diagnosi, in ogni caso, la domanda "si guarisce?" è fuorviante, occorrerebbe chiedere: "Si può curare con successo?".
La base del matrimonio è la fiducia reciproca, se questa manca, per qualunque motivo, come può pensare di costruire una famiglia e avere dei figli con questa donna?
Cordiali saluti

Franca Scapellato

[#3]
Attivo dal 2009 al 2010
Ex utente
Gentili Dottori,
vi ringrazio innanzitutto per la celere risposta.

Mia moglie dice che la diagnosi non l'ha chiara nemmeno lei e non è vero che non da il consenso al medico. Io ho provato a chiederle di parlare con il suo psichiatra da solo ma l'unica volta che ha acconsentito il medico è stato molto vago ed alla mia domanda su cosa potessi fare per aiutarla mi ha risposto di "starle vicino" e "darle affetto".Un'altra volta l'ho chiamato al telefono e lui mi ha detto espressamente che non può dirmi nulla senza consenso e non vorrebbere perdere la fiducia che mia moglie ripone in lui perchè "è meglio un paziente poco controllato che uno senza controllo", rifacendosi ad un episodio in cui mia moglie diceva di non aver più fiducia in lui. Anche le volte che siamo stati insieme (io e mia moglie) a colloquio non ho saputo nulla della sua malattia, il medico mi diceva solo di strale vicino etc...
E' vero quello che dice la dott.ssa Scapellato riguardo la fiducia che occorre avere nel matrimonio ma il mio dubbio è che la mancanza di fiducia nei miei confronti riguardo la sua malattia dipenda dalla malattia stessa. E' possibile?
Dai sintomi che vi ho descritto non riuscireste a dare una diagnosi indicativa?Una serie di ipotesi?
Secondo queste ipotesi si potrebbe curare con successo?
Completo i dati dicendo che mia moglie ha poco più di 30 anni e questi cambi di comportamento si hanno con ritmi molto variabili ma nell'ultimo anno circa ogni 15 giorni.
Grazie ancora
[#4]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4k 202
Gentile utente,
mi fa piacere aver capito male: vi siete recati insieme dallo psichiatra, che però ha dato indicazioni vaghe.
Se sua moglie è stata ricoverata più volte, sarà stata dimessa ogni volta con una lettera di dimissione riportante la diagnosi e la terapia, come si fa per tutte le malattie.
Sua moglie assume spontaneamente le medicine oppure gliele somministra qualcuno?
Mi sembra strano che una persona così sospettosa assuma tranquillamente delle medicine, tanto più che non si fida molto nemmeno dello psichiatra.
Un'assunzione irregolare potrebbe spiegare le alterazioni del comportamento, sedata quando assume le medicine, delirante quando le sospende: è il modo migliore per rendere inefficace la terapia.
Certamente è la malattia che induce sua moglie a non fidarsi di lei e a temere addirittura di essere uccisa, ma è comunque una situazione preoccupante.
Mi sembra singolare un esordio a 27 anni senza prodromi di qualche tipo. Nella sua famiglia d'origine c'è stato qualche caso di malattia mentale?


[#5]
Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161
Gentile utente,
se di fronte alle richieste di sua moglie (da sola e insieme a lei) di chiarimenti rispetto ad una diagnosi, non vengono fornite che vaghe risposte, allora dovreste fare dal vivo quello che lei fa su questo forum: chiedere un parere ad uno specialista diverso. Attraverso internet non è possibile azzardare ipotesi diagnostiche.
Cordiali saluti

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it

[#6]
Attivo dal 2009 al 2010
Ex utente
Ogni volta (3) che è stata dimessa io non mi ricordo di un "foglio di dimissioni" ne mia moglia comunque me ne ha mai parlato ne mi ha mostrato nulla.
I Farmaci li assume da sola, non vuole assolutamente un controllo in questo senso. Non è assolutamente contenta di prenderli. La cosa che mi preoccupa è che il medico che la cura le ha abbassato la dose a 1,25 mg di Zyprexa nonostantre fosse evidente che lei non stesse bene. Il dubbio che mi è venuto è che lei avesse parlato con il medico dicendogli di non voler più prendere i farmaci e che lui quindi per accontentarla le abbia abbassato la dose (meglio curata poco che non curata affatto). E' corretto secondo voi un comportamento del genere da parte del medico?
A fronte di una malattia del genere il marito non ha nessun diritto di conoscere la diagnosi se il paziente non vuole?
Mia moglie ha una parente disabile (mentale), uno si è suicidato e un'altra che soffre di depressione.

Infine vi chiedo se è possibile che, stando vicino ad un soggetto del genere si generino in me attacchi d'ansia, dolori muscolari, paure infondate o esagerate.
Ci sono molte persone che riescono a convivere da soli (i suoi dicono che fin quando è sposata dobbiamo risolvere da noi i nostri problemi senza che loro si mettano in mezzo)con casi del genere?

Grazie ancora
[#7]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4k 202
Gentile utente,
il ricovero in un reparto di psichiatria, in Trattamento Sanitario Obbligatorio o volontario, è un atto medico, e ne resta traccia, sotto forma di documenti di ingresso, cartella e lettera di dimissione, in qualunque parte d'Italia. Se poi la lettera è stata consegnata a sua moglie e lei l'ha nascosta o distrutta, è un altro discorso. Molti pazienti affetti da "psicosi" (termine assolutamente generico) non accettano la diagnosi.
A questo punto ho il sospetto che sua moglie non si stia curando affatto.
L'atteggiamento dei genitori è di scarico totale: è ovvio che il problema non è coniugale, è di una grave malattia mentale. Probabilmente anche in passato la malattia ha dato segni di sé, ma è stata ignorata o minimizzata.
Alcune persone si illudono che il matrimonio o disgraziatamente la gravidanza possa miracolosamente "guarire" la persona, mentre i problemi in realtà si aggravano.
Ho visto famiglie che hanno pensato di risolvere il problema inviando lo psicotico a vivere lontano, magari a lavorare all'estero, o in paesini di montagna, tutto salvo affrontare la malattia.
I suoi attacchi d'ansia sono un campanello di allarme, il suo istinto la mette in guardia, è una situazione al momento senza uscita, non perché una cura non esista, ma perché sua moglie mette in atto tutta una serie di difese per non curarsi.
Cordiali saluti
[#8]
Attivo dal 2009 al 2010
Ex utente
Grazie mille dottoressa!!

Io mia moglie la vedo a volte prendere le pastiglie di Zyprexa ma ovviamente non so se le prende sempre e in dose giusta o no e se le prende SEMPRE.
Il fatto è che io sono molto legato a lei e vorrei aiutarla oltre che starle vicino perchè mi fa anche molta tenerezza. Avrei bisogno però di una mano anche dai suoi per gestire la situazione perchè a volte non ce la faccio proprio ma loro mi rispondono sempre che sono problemi nostri e che devo farmi forza e risolverli da solo...Io però da solo non riesco.
A questo punto sto valutando appunto la separazione. Secondo il vostro parere per mia moglie potrebbe essere un bene? Alcuni infatti dicono che "lo stress" di una vita matrimoniale può aggravare la patologia.
Riguardo la patologia non riuscite a darmi un'ipotesi? Io cercando su internet ho riscontrato quasi tutti i segni della fase euforica della sindrome bipolare ma la fase depressiva della stessa non corrisponde in quanto mia moglie è più "addormentata" che "depressa" e poi in questa fase è comunque serena e felice, ride spesso etc... non ha pensieri suidici o tristezza di fondo etc...
Grazie ancora

[#9]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4k 202
Gentile utente,
se dopo alcuni ricoveri urgenti in psichiatria i genitori non capiscono e non aiutano, è perché negano l'evidenza.
La diagnosi di disturbo bipolare è spesso difficile, ma non mi sembra, da quello che ha descritto, che corrisponda alla patologia di sua moglie. La terapia del disturbo bipolare è fondata sugli stabilizzatori dell'umore (sali di Litio oppure certi tipi di farmaci antiepilettici) mentre gli antipsicotici vengono associati. O lo psichiatra che la segue e tutti quelli che l'hanno curata durante i ricoveri sono fuori strada, o la diagnosi è un'altra. Ripeto che non è possibile un'ipotesi senza aver visto la signora.
Nel disturbo bipolare c'è una consapevolezza di malattia, che manca totalmente in sua moglie: i pazienti non dicono "sto male" genericamente, dicono di essere depressi o affetti dal disturbo bipolare, e soprattutto non accusano gli amici del marito di essere killer e non temono che il coniuge li voglia uccidere. Ci possono essere ideazioni deliranti, ma non così prevalenti e organizzate.
Mi rendo conto che la separazione è una scelta dolorosa,
però garantire da solo l'assistenza ad una psicotica grave che oltretutto la identifica a volte come il persecutore non mi sembra una scelta migliore.
Cordiali saluti
[#10]
Attivo dal 2009 al 2010
Ex utente
Grazie ancora della disponibilità!
Sinceramente in un momento duro come questo avere un confronto con lei mi è comunque di aiuto.

La situazione ora è la seguente: sono tornato in aticipo dalle ferie che stavo trascorrendo con lei che si trovava in una fase piuttosto acuta di allucinazioni e pensieri paranoici; dopo aver cercato più volte di convincerla a tornare con me e dopo aver informato telefonicamente i suoi chiedendo loro,senza successo, una mano (o convincendo la figlia a tornare o raggiungendoci in ferie), in quanto non riuscivo da solo a gestire la situazione (in pratica non ce la facevo più), lei è rimasta ed il giorno dopo la mia partenza ha avuto una "crisi" che ha determinato il ricovero in ospedale (a quanto dice mia moglie le hanno somministrato 3 gocce di serenase, le hanno aumentato la dose di Zyprexa e le hanno fatto un'iniezione di tranquillanti che non mi ha specificato).Il giorno dopo è tornata a casa ed ora sta dai suoi che le stanno continuamente ripetendo che io l'ho abbandonata che l'ho trattata peggio di un cane etc...Avvicinando anche lei ad accettare la separazione cosa che prima non faceva.
Nonostante tutti i sensi di colpa che vivo e tutti questi problemi psicologici che sto affrontando io vorrei provare a fare ancora qualcosa. Secondo lei un cambio di terapista, come potrebbe influire su mia moglie? Tenendo conto che comunque il terapista che la segue del locale cps la conosce ormai da qualche anno.
Secondo lei infine quanto dovrebbero essere frequenti i colloqui?
Ed infine come è possibile far riconoscere ad un soggetto del genere che ha una malattia e che deve curarsi BENE ed a fondo se vuole stare meglio? E soprattutto la separazione secondo lei potrebbe essere usata come "merce di scambio" o è meglio di no? (Cioè un discorso del tipo: possiamo provare a restare insieme ed io ti do una mano se tu però mi prometti che ti curerai bene ascoltando solo quello che dice il medico e senza decidere tu se le medicine devi prenderle o no. Inoltre devi fare un percorso serio di psicoterapia (lei ne faceva già uno ma poi l'ha interrotto perchè non si trovava con la psicoterapeuta)).

Grazie ancora della sua generosità e disponibilità.
[#11]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4k 202
Gentile utente,
da quello che dice il delirio è di gruppo (non è una battuta, purtroppo): la malattia di sua moglie viene negata dai genitori, che attribuiscono tutto alla sua "cattiveria": l'ha "abbandonata, l'ha trattata come un cane, ecc".
Non ha da combattere solo contro le resistenze di sua moglie, ma anche dei suoi familiari, pronti a spalleggiarla in tutto. Anche il loro non voler interferire è tutt'altro che un comportamento neutro.
E' inutile stabilire a tavolino quali sono le condizioni ideali per una terapia che tanto sua moglie non ha intenzione di seguire.
Si prepari ad essere accusato di tutto e di più se si separa da sua moglie, le colpe saranno attribuite a lei.
Per quanto riguarda il matrimonio cattolico, non ne so molto, ma ci sono eccezioni che permettono l'annullamento, anche se la strada è lunga e costosa. Se per esempio sua moglie aveva già sofferto di gravi disordini mentali prima del matrimonio questo potrebbe essere preso in considerazione, credo.
Cordiali saluti
[#12]
Attivo dal 2009 al 2010
Ex utente
All'annullamento ci sto già pensando purtroppo e su di esso mi sono già informato anche se la mia priorità è (oltre alla mia salute) il bene di mia moglie e temo che lasciandola con dei genitori così "anaffettivi" (il termine sarà scorretto ma è quello che ritengo più calzante) non sia un bene per lei anche perchè li ritengo, nella mia ignoranza, responsabili,almeno in parte, della sua patologia (so di certo che il padre tradiva la moglie e lei cercava consolazione, piangendo, raccontando i fatti a mia moglie a quell'epoca preadolescente; inoltre riversava su di lei in maniera morbosa i lutti che hanno colpito la loro famiglia (mi ricordo un episodio che mia moglie ricorda sempre con inquietudine in cui i suoi l'avevano costretta contro la sua volontà (aveva 10 anni) a vedere e baciare la salma della zia morta).
Soprattutto però mi pesa moltissimo il fatto che in una sitauzione in cui lei è così influenzabile loro facciano di tutto per screditarmi ai suoi occhi (dopo comunque tutti i sacrifici e le sofferenze che ho passato per lei).

La ringrazio moltissimo per il suo parere.
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