Aiutatemi a dare un nome a ciò che mi sta accadendo

Gent.mo Dott.
Le chiedo un consulto circa una situazione davvero difficile che sto vivendo.
Da circa un mese, a seguito di una brutta discussione sul lavoro, ho iniziato asd avere risvegli con angoscia fortissima,tale da ridurmi a pianti continui, soprattutto perchè non capisco cosa mi sta succedendo.
Mi sono consultata con una collega psichiatra, la quale mi ha detto che esclude che si tratti di depressione maggiore, poichè non rientro nelle caratteristiche del depresso "tipo", ovvero soprattutto dal punto di vista cognitivo continuo la mia attività lavorativa e i miei studi con successo...io però sto molto male...
Sto assumendo da un mese efexor 150 e francamente non sento beneficio, mentre l'angoscia e l'ansia sono paradossalmente aumentate.
Potrebbe essere un effetto dell'efexor?
Inoltre, per un episodio analogo che risale a sei anni fa, ho assunto per diversi anni paroxetina 20 mg e sono sempre stata benissimo: mi chiedo allora, non sarebbe più opportuno tornare alla paroxetina, magari aumentando il dosaggio, da 20 a 40 mg?
La prego di aiutarmi.
La ringrazio infinitamente.Gabriella
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
e quindi come ha chiamato il problema per cui ha prescritto un trattamento?

https://wa.me/3908251881139
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Utente
Utente
Semplicemente mi ha detto che sto vivvendo un periodo davvero stressante da troppo tempo e che le sembra che il mio malessere sia una reazione del tutto normale.
Per sostenermi e soprattutto per sedare l'angoscia di cui parlo, mi ha comunque prescritto l'antidepressivo e il tavor, che intende utilizzare per non più di sei, sette mesi, per poi scalarlo.
Le chiedo gentilmente di darmi copmunque il suo parere circa i dubbi che ho sopra esposto, soprattutto in termini farmacologici.
Grazie di cuore
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

A parte la tendenza a prescrivere cure standard per la depressione dicendo che però non è una depressione vera e solo un po' di stress (più per rassicurare il paziente che perché corrisponda ad una diagnosi precisa), il trattamento è un trattamento che corrisponde ad alcune diagnosi. Se non corrispondesse a nessuna, avrebbe in teoria poco senso.
Il tavor è corretto che sia sospeso dopo un primo periodo, ma dopo un mese non funzinoa più, e si sviluppa assuefazione. Proseguendo per mesi un farmaco del genere si corre il rischio di indurre cerebralmente un legame tipo "dipendenza", che ne rende la successiva sospensione non così facile e scontata nel caso.
Direi che forse prima di tale termine sarebbe bene rivalutare la situazione e sotto guida medica pianificare il disimpegno dal tavor prima che divenga inutile e potenzialmente rischioso.
Consulti nuovamente il medico per avere chiarimenti.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
Gentile utente

come già le ha scritto il collega non esiste un trattamento farmacologico per lo stress mentre esistono trattamenti per le patologie.

Lei ha avuto una prescrizione farmacologica specifica per una patologia di tipo depressivo, ma se non viene fatta chiarezza subito probabilmente non risolverà nulla.
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Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4.1k 202
Gentile utente,
i colleghi le hanno già risposto esaurientemente per il quesito farmacologico.
Le propongo un diverso punto di vista, che parte dall'elemento scatenante, la "brutta discussione", nella quale probabilmente ha espresso una parte di lei che di solito viene tenuta nascosta, perché dalle donne ci si aspetta che siano carine, gentili e poco aggressive. La scoperta che in realtà siamo esseri umani e che ci possiamo arrabbiare anche molto è spesso uno shock, perché l'immagine che abbiamo di noi si incrina. Per alcune è una liberazione, per altre donne un problema perché non accettano di essere aggressive. Se invece è stata aggredita, si è bloccata e non è riuscita a difendersi, il problema è analogo e parte sempre da una negazione dell'aggressività.
Mi rendo conto che sono ipotesi fondate su pochissimi elementi, però se in qualche modo si riconosce in una condizione simile, la consulenza di uno psicoterapeuta (psicologo o psichiatra) potrebbe aiutarla.
Cordiali saluti

Franca Scapellato