Terapia prolungata psicofarmaci
Gentili Medici buongiorno,
sono madre di una ragazza di 18 anni, che da Ottobre 2021 a Dicembre 2021 è stata ricoverata in Neuropsichiatria con la seguente diagnosi: episodio depressivo grave, fobia sociale e sindrome di somatizzazione in paziente con difficoltà socio-comunicative, pensiero rigido e spunti di bizzarria.
I sintomi per cui è stata ricoverata erano ipersonnia, autolesionismo e forte deflessione del tono dell'umore.
Più recentemente, ovvero a Settembre 2022, da parte dello psicologo è stata emessa una diagnosi di disturbo di spettro di livello 1 (DSM-V).
A quel ricovero ne sono seguiti altri, non più in NPI ma i vari reparti di Pediatria, per ricadute caratterizzate da acute manifestazioni di carattere somatico.
Da Ottobre 2021 mia figlia continua ad assumere più o meno la la stessa terapia: Aripiprazolo 12, 5 mg/giorno, Sertralina 75 mg/giorno, Lorazepam gradualmente diminuito da 3 mg fino a 0, 5 mg/giorno.
A questa terapia, da Novembre 2022, ovvero dall'ultimo ricovero, è stato aggiunto il Litio (Resilient 1 pastiglia e 1/2) 124, 5 mg/giorno.
Da varie fonti, e da vari colloqui fatti anche con il medico di base, ho notizie che le terapie con psicofarmaci, in particolare ad esempio l'Aripiprazolo, devono avere una durata limitata.
Ad esempio, sempre per quanto riguarda l'Aripiprazolo si parla di durata massima da 3 a 6 mesi, e comunque non superiore a 1-2 anni per quanto riguarda gli altri farmaci.
Sono un po' preoccupata perché mia figlia, a partire da due o tre mesi a questa parte mostra dei sintomi nuovi e più precisamente: aumentata stanchezza, necessità di dormire (tra pomeriggio e notte) 12 ore al giorno circa, e soprattutto gesti ed espressioni, anche verbali, sempre più ripetitivi, accompagnati da una maggiore ripetitività di tono vocale e facciale, di espressioni e comportamenti regressivi (che ha sempre avuto, ma sembrano aumentare), da una maggiore bizzarria nei gesti e nei suoni, ed anche una diminuita memoria.
Mia figlia è seguita sia dal punto di vista psicoterapico (Centro privato) che neuropsichiatrico (UONPIA di competenza).
Visti questa progressione nei sintomi, non c'è pericolo che una durata così prolungata della terapia possa generare dei danni non recuperabili?
Grazie
sono madre di una ragazza di 18 anni, che da Ottobre 2021 a Dicembre 2021 è stata ricoverata in Neuropsichiatria con la seguente diagnosi: episodio depressivo grave, fobia sociale e sindrome di somatizzazione in paziente con difficoltà socio-comunicative, pensiero rigido e spunti di bizzarria.
I sintomi per cui è stata ricoverata erano ipersonnia, autolesionismo e forte deflessione del tono dell'umore.
Più recentemente, ovvero a Settembre 2022, da parte dello psicologo è stata emessa una diagnosi di disturbo di spettro di livello 1 (DSM-V).
A quel ricovero ne sono seguiti altri, non più in NPI ma i vari reparti di Pediatria, per ricadute caratterizzate da acute manifestazioni di carattere somatico.
Da Ottobre 2021 mia figlia continua ad assumere più o meno la la stessa terapia: Aripiprazolo 12, 5 mg/giorno, Sertralina 75 mg/giorno, Lorazepam gradualmente diminuito da 3 mg fino a 0, 5 mg/giorno.
A questa terapia, da Novembre 2022, ovvero dall'ultimo ricovero, è stato aggiunto il Litio (Resilient 1 pastiglia e 1/2) 124, 5 mg/giorno.
Da varie fonti, e da vari colloqui fatti anche con il medico di base, ho notizie che le terapie con psicofarmaci, in particolare ad esempio l'Aripiprazolo, devono avere una durata limitata.
Ad esempio, sempre per quanto riguarda l'Aripiprazolo si parla di durata massima da 3 a 6 mesi, e comunque non superiore a 1-2 anni per quanto riguarda gli altri farmaci.
Sono un po' preoccupata perché mia figlia, a partire da due o tre mesi a questa parte mostra dei sintomi nuovi e più precisamente: aumentata stanchezza, necessità di dormire (tra pomeriggio e notte) 12 ore al giorno circa, e soprattutto gesti ed espressioni, anche verbali, sempre più ripetitivi, accompagnati da una maggiore ripetitività di tono vocale e facciale, di espressioni e comportamenti regressivi (che ha sempre avuto, ma sembrano aumentare), da una maggiore bizzarria nei gesti e nei suoni, ed anche una diminuita memoria.
Mia figlia è seguita sia dal punto di vista psicoterapico (Centro privato) che neuropsichiatrico (UONPIA di competenza).
Visti questa progressione nei sintomi, non c'è pericolo che una durata così prolungata della terapia possa generare dei danni non recuperabili?
Grazie
[#1]
Le fonti cui fa riferimento non sono corrette.
L’uso limitato di Aripiprazolo è previsto solo per la rimborsabilità nel doc e non per altro.
La terapia farmacologica è necessaria per il miglioramento di sua figlia.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
L’uso limitato di Aripiprazolo è previsto solo per la rimborsabilità nel doc e non per altro.
La terapia farmacologica è necessaria per il miglioramento di sua figlia.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.1k visite dal 26/03/2023.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.