Non provare nulla
Nella mia vita sono successe molte cose spiacevoli, disturbi mentali e fisici piuttosto gravi, povertà nera, mio padre narcisista alcolizzato e mancanza di qualsiasi tipo di esperienza che non fosse drammatica (niente amicizie, niente indipendenza economica, zero relazioni sentimentali).
Lamentavo già a 19 anni mancanza di empatia e anaffettività, ne parlavo nei forum online cercando aiuto.
Mi sono trascinata fra disturbi ossessivi compulsivi, depressione e medici superficiali.
Negli ultimi mesi mio padre è morto e a mia madre hanno diagnosticato un tumore.
Questa ennesima fase negativa è venuta fuori qualche mese dopo un periodo in cui ero speranzosa, volevo prendere in mano la mia vita e avere finalmente qualcosa di mio.
Da questo momento in poi mi sono accorta con profondo rammarico di non provare assolutamente niente nei confronti di nessuno nonostante l'affetto per i miei familiari sarebbe l'unica cosa che ho e che non è affatto scontata, conosco persone che cercano spasmodicamente amicizia e amore perché la morsa della solitudine è tremenda.
Ma non provo nulla.
Trascuro anche il cane.
Mia madre e mia sorella si occupano di tutto, sono molto premurose, difficile trovare persone così, mi hanno sempre aiutata e sostenuta eppure mi abituerei facilmente anche alla loro assenza.
Vorrei fare per loro quello che hanno fatto per me ma non provo nè affetto nè gratitudine.
Riconosco il loro valore razionalmente ma non vi è associata un'emozione.
Penso di essere assuefatta,
come abituata alle disgrazie.
Ho vissuto la malattia di mia madre con fastidio e non con dispiacere e paura.
Ho pensato che se fosse successo qualcosa di tragico avrei semplicemente aspettato un po' e poi sarei riuscita ad abituarmi anche a questo.
"Tanto mi abituo" ho pensato.
Mi ha appena dato la notizia che è guarita e sta bene e a me tocca fingere che me ne importi.
Non riuscirò a fingere per tutta la vita.
Vorrei riuscire a sentirmi connessa con il prossimo perché alla fine è tutto ciò che si può avere, è la base di tutto.
Basta con le fantasia di provare l'ebrezza della giovinezza, quella è andata e devo farmene una ragione.
L'unica cosa che posso fare è volere bene ai miei familiari ma sono completamente anestetizzata e il più delle volte la loro presenza mi dà persino fastidio.
Mi sento molto in colpa.
Come se fossi una bambina che pretende cure ma è incapace di fornirne.
Lamentavo già a 19 anni mancanza di empatia e anaffettività, ne parlavo nei forum online cercando aiuto.
Mi sono trascinata fra disturbi ossessivi compulsivi, depressione e medici superficiali.
Negli ultimi mesi mio padre è morto e a mia madre hanno diagnosticato un tumore.
Questa ennesima fase negativa è venuta fuori qualche mese dopo un periodo in cui ero speranzosa, volevo prendere in mano la mia vita e avere finalmente qualcosa di mio.
Da questo momento in poi mi sono accorta con profondo rammarico di non provare assolutamente niente nei confronti di nessuno nonostante l'affetto per i miei familiari sarebbe l'unica cosa che ho e che non è affatto scontata, conosco persone che cercano spasmodicamente amicizia e amore perché la morsa della solitudine è tremenda.
Ma non provo nulla.
Trascuro anche il cane.
Mia madre e mia sorella si occupano di tutto, sono molto premurose, difficile trovare persone così, mi hanno sempre aiutata e sostenuta eppure mi abituerei facilmente anche alla loro assenza.
Vorrei fare per loro quello che hanno fatto per me ma non provo nè affetto nè gratitudine.
Riconosco il loro valore razionalmente ma non vi è associata un'emozione.
Penso di essere assuefatta,
come abituata alle disgrazie.
Ho vissuto la malattia di mia madre con fastidio e non con dispiacere e paura.
Ho pensato che se fosse successo qualcosa di tragico avrei semplicemente aspettato un po' e poi sarei riuscita ad abituarmi anche a questo.
"Tanto mi abituo" ho pensato.
Mi ha appena dato la notizia che è guarita e sta bene e a me tocca fingere che me ne importi.
Non riuscirò a fingere per tutta la vita.
Vorrei riuscire a sentirmi connessa con il prossimo perché alla fine è tutto ciò che si può avere, è la base di tutto.
Basta con le fantasia di provare l'ebrezza della giovinezza, quella è andata e devo farmene una ragione.
L'unica cosa che posso fare è volere bene ai miei familiari ma sono completamente anestetizzata e il più delle volte la loro presenza mi dà persino fastidio.
Mi sento molto in colpa.
Come se fossi una bambina che pretende cure ma è incapace di fornirne.
[#1]
"Lamentavo già a 19 anni mancanza di empatia e anaffettività, ne parlavo nei forum online cercando aiuto."
Dice come caratteristiche sue ? Strano che se ne lamentasse... può darsi che questi termini non abbiano il significato tecnico che invece intende Lei. In generale, non usi termini psichiatrici, descriva le cose per come sono, come ha fatto dopo, si capisce meglio.
La parte ossessiva in effetti emerge. Ma nessuno l'ha mai visitata e fatto una diagnosi ?
Dice come caratteristiche sue ? Strano che se ne lamentasse... può darsi che questi termini non abbiano il significato tecnico che invece intende Lei. In generale, non usi termini psichiatrici, descriva le cose per come sono, come ha fatto dopo, si capisce meglio.
La parte ossessiva in effetti emerge. Ma nessuno l'ha mai visitata e fatto una diagnosi ?
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#3]
Si, ma non è quello il senso, ovvero non riferito dalla persona.
Per il resto quindi, mai visto psichiatri, mai avuto diagnosi, terapie ?
Per il resto quindi, mai visto psichiatri, mai avuto diagnosi, terapie ?
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.5k visite dal 22/03/2023.
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