Senso di colpa?
Buongiorno, sono una ragazza di quasi 25 anni e scrivo per avere un parere.
Recentemente una mia amica è stata sottoposta a un ricovero ospedaliero nel reparto di Psichiatria a seguito di un disturbo psicotico.
Premetto che la nostra amicizia è sempre stata un po' particolare: spesso non riuscivo a comprendere perché a volte risultasse quasi "scollegata" da tutto e da tutti, oppure perché si comportasse male nei miei confronti o nei confronti di altre sue amiche senza un apparente motivo.
Tuttavia, vista la mia giovane età all'epoca, pensavo che questi atteggiamenti fossero frutto del suo carattere.
Mi ero quasi, per così dire, abituata.
Prima del Covid-19, ricordo che lei era già seguita da uno psicologo, ormai da diversi anni, e mi aveva confidato di sentirsi meglio, sebbene poi alternasse questo stato di benessere a degli stati di malessere, in cui mi diceva che, forse, alcuni esercizi psicologici che le erano stati consigliati, non la facevano più stare bene e mi aveva chiesto cosa fare.
Le avevo consigliato di parlare delle sue sensazioni con sua mamma, di instaurare un dialogo perché sicuramente l'avrebbe aiutata.
Lei lo fece e mi disse di stare meglio.
L'avevo invitata in vacanza parecchie volte, l'avevo inclusa nelle uscite con i miei amici, ma lei puntualmente mi cercava solo nel momento del bisogno quando le sue amiche non l'ascoltavano.
Arrivò il Covid-19: ogni giorno si lamentava per la minima cosa, per lei tutto diventava un problema e aveva cominciato addirittura a pensare che tutti la odiassero.
Per quel poco che uscivamo, lei era assorta nei suoi pensieri, non mi ascoltava, era dimagrita molto; avevo cercato di farla ragionare, ma senza successo.
Anche mia mamma si era accorta di ciò e mi aveva prospettato l'idea di parlarne con sua mamma, ma non avendo molta confidenza con quest'ultima e, trattandosi di una cosa molto delicata, non sapevo cosa dirle.
Nel frattempo io avevo ricevuto una diagnosi tardiva di endometriosi e adenomiosi, avevo dolori continui e insopportabili, dovevo studiare... Lei non mi era stata vicino, nemmeno quando l'anno scorso mio papà ebbe un problema di salute, poi tutto andò per il meglio, ma io non volevo più ascoltare le sue lamentale, per me ormai immotivate: avevo ben altro per la testa.
Nonostante ciò, non l'ho mai ignorata.
Poi lei sparì.
Qualche giorno fa, dopo mesi di silenzio, mi ha chiamata dicendomi di sentire un eco, di aver avuto scatti d'ira...Poi mi ha detto di essere stata ricoverata.
Dopo un momento di shock, ho avvertito un lieve senso di colpa per non aver parlato prima con la sua famiglia, per non aver detto loro che mi ero accorta che qualcosa non andava, ma mai avrei immaginato potesse trattarsi di un disturbo psicotico.
Adesso le sono vicino e la chiamo quotidianamente perché so che le fa piacere.
I miei genitori mi hanno già detto di non sentirmi in colpa.
A ogni modo, per la mia coscienza, vorrei il parere di un esperto.
Vi ringrazio anticipatamente,
Cordiali saluti.
Recentemente una mia amica è stata sottoposta a un ricovero ospedaliero nel reparto di Psichiatria a seguito di un disturbo psicotico.
Premetto che la nostra amicizia è sempre stata un po' particolare: spesso non riuscivo a comprendere perché a volte risultasse quasi "scollegata" da tutto e da tutti, oppure perché si comportasse male nei miei confronti o nei confronti di altre sue amiche senza un apparente motivo.
Tuttavia, vista la mia giovane età all'epoca, pensavo che questi atteggiamenti fossero frutto del suo carattere.
Mi ero quasi, per così dire, abituata.
Prima del Covid-19, ricordo che lei era già seguita da uno psicologo, ormai da diversi anni, e mi aveva confidato di sentirsi meglio, sebbene poi alternasse questo stato di benessere a degli stati di malessere, in cui mi diceva che, forse, alcuni esercizi psicologici che le erano stati consigliati, non la facevano più stare bene e mi aveva chiesto cosa fare.
Le avevo consigliato di parlare delle sue sensazioni con sua mamma, di instaurare un dialogo perché sicuramente l'avrebbe aiutata.
Lei lo fece e mi disse di stare meglio.
L'avevo invitata in vacanza parecchie volte, l'avevo inclusa nelle uscite con i miei amici, ma lei puntualmente mi cercava solo nel momento del bisogno quando le sue amiche non l'ascoltavano.
Arrivò il Covid-19: ogni giorno si lamentava per la minima cosa, per lei tutto diventava un problema e aveva cominciato addirittura a pensare che tutti la odiassero.
Per quel poco che uscivamo, lei era assorta nei suoi pensieri, non mi ascoltava, era dimagrita molto; avevo cercato di farla ragionare, ma senza successo.
Anche mia mamma si era accorta di ciò e mi aveva prospettato l'idea di parlarne con sua mamma, ma non avendo molta confidenza con quest'ultima e, trattandosi di una cosa molto delicata, non sapevo cosa dirle.
Nel frattempo io avevo ricevuto una diagnosi tardiva di endometriosi e adenomiosi, avevo dolori continui e insopportabili, dovevo studiare... Lei non mi era stata vicino, nemmeno quando l'anno scorso mio papà ebbe un problema di salute, poi tutto andò per il meglio, ma io non volevo più ascoltare le sue lamentale, per me ormai immotivate: avevo ben altro per la testa.
Nonostante ciò, non l'ho mai ignorata.
Poi lei sparì.
Qualche giorno fa, dopo mesi di silenzio, mi ha chiamata dicendomi di sentire un eco, di aver avuto scatti d'ira...Poi mi ha detto di essere stata ricoverata.
Dopo un momento di shock, ho avvertito un lieve senso di colpa per non aver parlato prima con la sua famiglia, per non aver detto loro che mi ero accorta che qualcosa non andava, ma mai avrei immaginato potesse trattarsi di un disturbo psicotico.
Adesso le sono vicino e la chiamo quotidianamente perché so che le fa piacere.
I miei genitori mi hanno già detto di non sentirmi in colpa.
A ogni modo, per la mia coscienza, vorrei il parere di un esperto.
Vi ringrazio anticipatamente,
Cordiali saluti.
[#1]
Non è una domanda medica questa.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 472 visite dal 21/02/2023.
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