Scegliere una direzione da seguire
Salve, sono un ragazzo di 27 anni con una storia famigliare, che tralascio, molto particolare.
Ho fatto diverse scelte e non ho portato a compimento diversi percorsi intrapresi.
Mi sono iscritto al test di architettura nel 2014 ma non sono andato a sostenerlo.
Mi sono iscritto al D.
A.M.
S. ma ho dato solo 3 esami.
Ho rinunciato e ho fatto il cameriere.
Ho tentato il test di medicina ma non l'ho superato.
Mi sono iscritto ad ingegneria gestionale e ho superato solo un esame, peraltro non tecnico-scientifico.
Ho rinunciato e ho fatto per poco l'operatore di telemarketing.
.
Ho rinunciato ed ho scelto medicina perchè sono portato per materie come chimica, fisica, biologia (quando tentai il test erano passati due anni dalla maturità).
Mi sono poi iscritto ad ingegneria gestionale perchè sono portato per materie come matematica, benchè non proprio per quella applicata, più per quella pura.
In definitiva le mie capacità sono quelle dell'area estetica, anche quella tecnico-scientifica, ma con maggior predisposizione per materie ad esempio come matematica pura e logica.
La mia storia famigliare ha bloccato il mio percorso formativo... La varietà delle scelte che ho fatto, che possono sembrare molto diverse fra loro, ma che credo abbiano un filo comune, potrebbe essere dovuta al disturbo bipolare.
Ho notato che per me è difficile svolgere una mansione lavorativa con continuità.
Ora non sto svolgendo nessuna attività.
Vorrei aspettare che vengano banditi dei concorsi presso le autorità indipendenti presso l'area operativa... Il fatto è che si tratta sempre di un impiego nell'area operativa dove immagino che le funzioni da svolgere non mi entusiasmino più di tanto.
Tra l'altro penso che svolgere una funzione operativa potrebbe essere un problema per quanto riguarda la continuità.
Tuttavia un percorso che miri a una professionalizzazione attraverso l'acquisizione di nuove competenze potrebbe entusiasmarmi e il processo che innesterebbe sarebbe positivo.
Questo però vorrei che qualcuno fra voi esperti lo possa valutare come possibile manifestazione di una fase progettuale ed euforica del disturbo bipolare o come scelta consapevole...È chiaro che dipendentemente dall'attività lavorativa potrei decidere di acquisire delle competenze.
In definitiva da quello che ho studiato al liceo le mie predisposizioni sono in campo scientifico (chimica, fisica, biologia) con una maggiore propensione verso la logica e la matematica pura, che sconfinano con la filosofia, in campo estetico che c'entrano anche con la filosofia (si pensi all'estetica filosofica).
Insomma, io credo che ci sia un filo comune.
In ogni caso credo che in linea di massima ci sia anche una motivazione più pratica nel mio aver cambiato corso di laurea, ad esempio il lavoro; medicina offriva decisamente più sbocchi lavorativi, come ingegneria gestionale rispetto al D.
A.M.
S. e Architettura.
Qualora intraprendessi un percorso psicoterapeutico e non solo farmacologico mi descrivereste la terapia?
Ho fatto diverse scelte e non ho portato a compimento diversi percorsi intrapresi.
Mi sono iscritto al test di architettura nel 2014 ma non sono andato a sostenerlo.
Mi sono iscritto al D.
A.M.
S. ma ho dato solo 3 esami.
Ho rinunciato e ho fatto il cameriere.
Ho tentato il test di medicina ma non l'ho superato.
Mi sono iscritto ad ingegneria gestionale e ho superato solo un esame, peraltro non tecnico-scientifico.
Ho rinunciato e ho fatto per poco l'operatore di telemarketing.
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Ho rinunciato ed ho scelto medicina perchè sono portato per materie come chimica, fisica, biologia (quando tentai il test erano passati due anni dalla maturità).
Mi sono poi iscritto ad ingegneria gestionale perchè sono portato per materie come matematica, benchè non proprio per quella applicata, più per quella pura.
In definitiva le mie capacità sono quelle dell'area estetica, anche quella tecnico-scientifica, ma con maggior predisposizione per materie ad esempio come matematica pura e logica.
La mia storia famigliare ha bloccato il mio percorso formativo... La varietà delle scelte che ho fatto, che possono sembrare molto diverse fra loro, ma che credo abbiano un filo comune, potrebbe essere dovuta al disturbo bipolare.
Ho notato che per me è difficile svolgere una mansione lavorativa con continuità.
Ora non sto svolgendo nessuna attività.
Vorrei aspettare che vengano banditi dei concorsi presso le autorità indipendenti presso l'area operativa... Il fatto è che si tratta sempre di un impiego nell'area operativa dove immagino che le funzioni da svolgere non mi entusiasmino più di tanto.
Tra l'altro penso che svolgere una funzione operativa potrebbe essere un problema per quanto riguarda la continuità.
Tuttavia un percorso che miri a una professionalizzazione attraverso l'acquisizione di nuove competenze potrebbe entusiasmarmi e il processo che innesterebbe sarebbe positivo.
Questo però vorrei che qualcuno fra voi esperti lo possa valutare come possibile manifestazione di una fase progettuale ed euforica del disturbo bipolare o come scelta consapevole...È chiaro che dipendentemente dall'attività lavorativa potrei decidere di acquisire delle competenze.
In definitiva da quello che ho studiato al liceo le mie predisposizioni sono in campo scientifico (chimica, fisica, biologia) con una maggiore propensione verso la logica e la matematica pura, che sconfinano con la filosofia, in campo estetico che c'entrano anche con la filosofia (si pensi all'estetica filosofica).
Insomma, io credo che ci sia un filo comune.
In ogni caso credo che in linea di massima ci sia anche una motivazione più pratica nel mio aver cambiato corso di laurea, ad esempio il lavoro; medicina offriva decisamente più sbocchi lavorativi, come ingegneria gestionale rispetto al D.
A.M.
S. e Architettura.
Qualora intraprendessi un percorso psicoterapeutico e non solo farmacologico mi descrivereste la terapia?
[#1]
Innanzitutto andrebbe posta una diagnosi e poi la terapia sarà scelta e personalizzata in funzione della sua condizione eventuale.
Non è detto che la presenza di indecisione possa essere riportata a disturbi psichiatrici.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
Non è detto che la presenza di indecisione possa essere riportata a disturbi psichiatrici.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#2]
Ex utente
Mi è stato diagnosticato.un disturbo bipolare NAS. Ho prima seguito una psicoterapia e la psicoterapeuta, non riuscendo ad interpretare la mia condizione, mi ha indirizzato da uno psichiatra. Ha ritenuto che fosse giusto. Anche io sono d'accordo però vorrei iniziare la psicoterapia quando inizio a lavorare. Mentre facevo il cameriere seguivo una psicoterapia e riuscivo a svolgere la mansione. Seguendo una psicoterapia potrei lavorare e acquisire nuove competenze. È un momento molto delicato. Da una parte vorrei risolvermi come persona e lavorare, lavorare e basta, mettendo a tacere l'istinto di miglioramenti da un punto di vista professionale e culturale che ho il presentimento aggravino la mia condizione immobilizzandomi perchè sono in un'ottica di progettualità, progettualità che sembra non essere proprio una capacità che riesco ad esprimere. È come se il progettare sia un aspetto troppo astratto e preferisco prendermi quello che mi capita, oltre al fatto che avere un progetto per me significa chiudermi nell'arroganza e nella presunzione che non mi fanno considerare i rischi di una scelta e le conseguenze dell'agire verso una direzione. Mi spiego meglio: se ho in mente un progetto, essendo molto riflessivo, penso a quanto intelligente possa essere quella scelta e non lo realizzo, oltre a dei limiti che sono in alcuni momenti il mio umore che non mi consente di "muovermi". Vorrei evitare di fare scelte stupide, per quanto io avrei potute farne di più intelligenti, come laurearmi in ingegneria gestionale nei tempi, o superare il test di medicina. Vorrei evitare vivamente di iscrivermi all'università a 28 anni senza lavorare, cioè recuperare quelle aspirazioni e quello stato di quando ero adolescente ed ero in una prospettiva di studi. A me sembra che io voglia recuperare quella prospettiva quasi con nostalgia delle responsabilità più basse che essa comporta, aspettando il momento di assumermi delle responsabilità da adulto. Soprattutto in parte ho l'illusione che lo studio possa portare ad alcuni risultati in termini d'impatto rispetto alla logica delle cose. In particolare mi riferisco al fatto che studiare venga visto come qualcosa che non ha a che fare con l'operatività propria del lavoro e che quindi possa portare ad un futuro disimpegnato, con una chiara ambiguità sulla provenienza della fonte del proprio sostentamento. Da parte mia noto che c'è una tendenza al disimpegno: evitare di fare le cose, evitare di impegnarsi nel lavoro. È una dimensione che non esclude la tendenza alla conoscenza come parte integrante della propria esistenza ma che è chiaramente utopistica.
[#3]
Teoricamente la diagnosi che riporta fa riferimento ad un disturbo di personalità e non ad un disturbo dell’umore
https://wa.me/3908251881139
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Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 935 visite dal 13/02/2023.
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