Dissociazione?
Buonasera gentili dottori,
Chiedo questo consulto cercando di spiegare quella che è la situazione che mi attanaglia da ormai quasi tre mesi.
Mi scuso se mi dilungherò un po’ ma vorrei cercare di esprimere al meglio i miei sintomi ed avere così dei pareri (non una diagnosi, visti i limiti del mezzo).
Tutto è iniziato ad ottobre quando, durante l’orario di lavoro, ho avuto l’orrenda sensazione di essere completamente intontito e distaccato dalla realtà.
Una mia collega ha notato il fatto e ciò mi ha fatto andare nel panico.
Nei giorni precedenti avevo avuto qualche attacco di panico, forse per alcune questioni familiari/amorose/lavorative che non riuscivo più a gestire.
Mi sentivo come se la vita vivesse me e non il contrario, come se dovessi correre dietro agli impegni/aspettative tutti i giorni.
Da lì qualche ulteriore episodio di panico che mi ha portato a consultare uno psichiatra il quale mi ha diagnosticato depressione con panico e mi ha prescritto una cura a base di paroxetina che sto attualmente seguendo da quasi un mese (23 giorni ad oggi).
Tale cura mi ha calmato l’ansia e non mi ha fatto più avere i sintomi del panico ma in alcuni momenti, soprattutto quando avverto questo senso di irrealtà, vado nel pallone più totale e l’escalation emotiva è inevitabile, però rimane tale.
Purtroppo ho il brutto vizio, quando mi sento così, di andare a cercare i sintomi online e mi è passato per la mente di essere bipolare/schizofrenico/ossessivo o addirittura con una doppia personalità.
Non ho mai avuto deliri o allucinazioni, non ho mai perso coscienza e il mio esame di realtà rimane intatto.
Quando ho queste sensazioni sono il primo a reputarle spiacevoli e a sperare che scompaiano il più presto.
Mi sento come sempre distratto, come quando si è sovrapensiero anche se non lo desidero.
È come se la mi identità fosse frammentata: in effetti, durante la seduta con lo psichiatra, è emerso che io vivo molte situazioni duplici: - ho un lavoro stabile (che non frequento più per via di questo disturbo) ma sono in attesa di essere chiamato per un altro.
- sono fidanzato da tre anni (storia molto sofferta all’inizio perché la ragazza era fidanzata e io ho avuto un attaccamento ossessivo per anni pur di conquistarla) ma ho un rapporto alquanto viscerale con mi madre (fino a 14 anni ho dormito con lei, i miei sono separati)
- ho costruito nel tempo un legame profondo con il compagno di mia madre da considerarlo quasi un padre.
Il mio vero padre, invece, è stato emotivamente assente negli anni e questo fatto l’ho subito molto.
Queste sono le tre macro aree che mi viene da investigare per cercare l’origine del mio stato dissociativo attuale, ma non riesco a trovare una soluzione.
Sto seguendo delle sedute di psicoterapia sistemico-relazionale da mesi ma ad ogni seduta faccio una fatica estrema a fare dei passi in avanti a causa di questa condizione.
che opinione avete circa la mia situazione?
Grazie a chiunque vorrà rispondere.
Chiedo questo consulto cercando di spiegare quella che è la situazione che mi attanaglia da ormai quasi tre mesi.
Mi scuso se mi dilungherò un po’ ma vorrei cercare di esprimere al meglio i miei sintomi ed avere così dei pareri (non una diagnosi, visti i limiti del mezzo).
Tutto è iniziato ad ottobre quando, durante l’orario di lavoro, ho avuto l’orrenda sensazione di essere completamente intontito e distaccato dalla realtà.
Una mia collega ha notato il fatto e ciò mi ha fatto andare nel panico.
Nei giorni precedenti avevo avuto qualche attacco di panico, forse per alcune questioni familiari/amorose/lavorative che non riuscivo più a gestire.
Mi sentivo come se la vita vivesse me e non il contrario, come se dovessi correre dietro agli impegni/aspettative tutti i giorni.
Da lì qualche ulteriore episodio di panico che mi ha portato a consultare uno psichiatra il quale mi ha diagnosticato depressione con panico e mi ha prescritto una cura a base di paroxetina che sto attualmente seguendo da quasi un mese (23 giorni ad oggi).
Tale cura mi ha calmato l’ansia e non mi ha fatto più avere i sintomi del panico ma in alcuni momenti, soprattutto quando avverto questo senso di irrealtà, vado nel pallone più totale e l’escalation emotiva è inevitabile, però rimane tale.
Purtroppo ho il brutto vizio, quando mi sento così, di andare a cercare i sintomi online e mi è passato per la mente di essere bipolare/schizofrenico/ossessivo o addirittura con una doppia personalità.
Non ho mai avuto deliri o allucinazioni, non ho mai perso coscienza e il mio esame di realtà rimane intatto.
Quando ho queste sensazioni sono il primo a reputarle spiacevoli e a sperare che scompaiano il più presto.
Mi sento come sempre distratto, come quando si è sovrapensiero anche se non lo desidero.
È come se la mi identità fosse frammentata: in effetti, durante la seduta con lo psichiatra, è emerso che io vivo molte situazioni duplici: - ho un lavoro stabile (che non frequento più per via di questo disturbo) ma sono in attesa di essere chiamato per un altro.
- sono fidanzato da tre anni (storia molto sofferta all’inizio perché la ragazza era fidanzata e io ho avuto un attaccamento ossessivo per anni pur di conquistarla) ma ho un rapporto alquanto viscerale con mi madre (fino a 14 anni ho dormito con lei, i miei sono separati)
- ho costruito nel tempo un legame profondo con il compagno di mia madre da considerarlo quasi un padre.
Il mio vero padre, invece, è stato emotivamente assente negli anni e questo fatto l’ho subito molto.
Queste sono le tre macro aree che mi viene da investigare per cercare l’origine del mio stato dissociativo attuale, ma non riesco a trovare una soluzione.
Sto seguendo delle sedute di psicoterapia sistemico-relazionale da mesi ma ad ogni seduta faccio una fatica estrema a fare dei passi in avanti a causa di questa condizione.
che opinione avete circa la mia situazione?
Grazie a chiunque vorrà rispondere.
[#1]
"Queste sono le tre macro aree che mi viene da investigare per cercare l’origine del mio stato dissociativo attuale, ma non riesco a trovare una soluzione."
No, le viene da investigarlo perché non può fare a meno di costruire dei nessi tra le cose e ragionarci sopra, il che è - lo ha be descritto - il suo meccanismo principale. Ovviamente non trova una soluzione con questo meccanismo, ma soprattutto parte da un presupposto artefatto che è includere qualsiasi cosa nello stesso modo alla fine, cioè tutto e nulla.
Le dosi antipanico spesso non sono sufficienti a bloccare altri tipi di meccanismo. Però è anche relativamente preso per valutare una risposta, siamo ora in IV settimana.
No, le viene da investigarlo perché non può fare a meno di costruire dei nessi tra le cose e ragionarci sopra, il che è - lo ha be descritto - il suo meccanismo principale. Ovviamente non trova una soluzione con questo meccanismo, ma soprattutto parte da un presupposto artefatto che è includere qualsiasi cosa nello stesso modo alla fine, cioè tutto e nulla.
Le dosi antipanico spesso non sono sufficienti a bloccare altri tipi di meccanismo. Però è anche relativamente preso per valutare una risposta, siamo ora in IV settimana.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Utente
Gentile Dottore,
La ringrazio per la risposta.
Secondo un suo parere, quindi, quale potrebbe essere un modo meno meccanico di esaminare la realtà ?
Credo che sia normale e logico (in realtà a me piace) cercare nessi tra le questioni (a volte sfociano in vere e proprie ossessioni per me); in alternativa, quale strategia più funzionale potrei intraprendere?
Inoltre, non so se condivide, credo che la diagnosi fatta dallo specialista si riferisse ai sintomi portati dalla dissociazione (se questo fosse il problema) e non il problema in se.
(Depressione e ansia come comorbidità).
Grazie per il suo tempo.
P.S. la paroxetina ad ora è a 20mg, spero possa fare effetto al più presto e quanto meno abbassare l’angoscia dei momenti in cui mi sento dissociato.
La ringrazio per la risposta.
Secondo un suo parere, quindi, quale potrebbe essere un modo meno meccanico di esaminare la realtà ?
Credo che sia normale e logico (in realtà a me piace) cercare nessi tra le questioni (a volte sfociano in vere e proprie ossessioni per me); in alternativa, quale strategia più funzionale potrei intraprendere?
Inoltre, non so se condivide, credo che la diagnosi fatta dallo specialista si riferisse ai sintomi portati dalla dissociazione (se questo fosse il problema) e non il problema in se.
(Depressione e ansia come comorbidità).
Grazie per il suo tempo.
P.S. la paroxetina ad ora è a 20mg, spero possa fare effetto al più presto e quanto meno abbassare l’angoscia dei momenti in cui mi sento dissociato.
[#3]
Non è questione di dare strategie su come uno debba pensare, tantomeno per la parte che gli sta bene e con cui addirittura si può divertire. Sta già facendo la cura, come dicevamo, e eventualmente le ossessioni tendono a rispondere a dosi maggiori che il panico, questo si è detto prima.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#4]
Utente
Buonasera dottore,
Grazie per la risposta.
Per quanto riguarda questo stato che definirei dissociativo, cosa ne pensa?
Può essere un sintomo psichico delle depressione o piuttosto il contrario?
Ovvero che questo senso di frammentazione dell’identità che avverto possa aver causato un disturbo depressivo?
Onestamente mi pare che siano andate così le cose.
Grazie
Grazie per la risposta.
Per quanto riguarda questo stato che definirei dissociativo, cosa ne pensa?
Può essere un sintomo psichico delle depressione o piuttosto il contrario?
Ovvero che questo senso di frammentazione dell’identità che avverto possa aver causato un disturbo depressivo?
Onestamente mi pare che siano andate così le cose.
Grazie
[#5]
Prima cosa: non userei termini tecnici.
Secondo: non è rilevante, Lei ha già iniziato una cura, il resto è oggetto di valutazione. E il commento è già stato fatto. Il punto è che non le riesce di non porsi domande. Si trova sempre una domanda da porre e sembra di solito rilevante.
Secondo: non è rilevante, Lei ha già iniziato una cura, il resto è oggetto di valutazione. E il commento è già stato fatto. Il punto è che non le riesce di non porsi domande. Si trova sempre una domanda da porre e sembra di solito rilevante.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 2.2k visite dal 14/01/2023.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.