Passare dal csm pubblico a psichiatra privato
Buongiorno,
vorrei porre una domanda a cui non riesco a trovare informazioni da nessuna parte.
Attualmente sono in carico presso un centro di salute mentale della mia ussl.
Non mi trovo bene e sono poco seguita.
In più, purtroppo, chi mi segue non vuole, nonostante i rimandi della psicoterapeuta e diagnosi di altri ricoveri, considerare sintomi alla luce di un cptsd molto grave.
E non è ancora stata trovata una cura farmacologica adeguata ai miei problemi (anche di bipolarismo 2), questo anche a causa di forti effetti collaterali dei farmaci (il litio è ad esempio incompatibile con miei problemi renali), ma anche perché, ad esempio, non mi è mai stato fatto un dosaggio della lamotrigina che assumo e che ho dovuto fare da sola, e in effetti è sotto il range.
(Da sola ma prescritto da una psichiatra privata).
Ho di recente visto appunto una psichiatra nel privato, molto accorta e disponibile, nonché esperta anche in ptsd e in dca.
Ha preso a cuore il caso, ma non si può sovrapporre a chi mi ha in cura presso il csm perché al csm non viene accettato si faccia "rete" (nel mio csm, so di altri che funzionano meglio).
Esiste la possibilità concreta di sganciarsi legalmente dalla presa in carico del csm per passare al privato, o una volta che si è entrati nel sistema ci si resta legati a vita?
C'è chi mi dice che è così, ma mi sembra strano perché se una persona dovesse trasferirsi di ussl, va da sé che non sarebbe più gestita dal csm a cui faceva riferimento.
Sarei felice se poteste darmi un ragguaglio rispetto a questo.
vorrei porre una domanda a cui non riesco a trovare informazioni da nessuna parte.
Attualmente sono in carico presso un centro di salute mentale della mia ussl.
Non mi trovo bene e sono poco seguita.
In più, purtroppo, chi mi segue non vuole, nonostante i rimandi della psicoterapeuta e diagnosi di altri ricoveri, considerare sintomi alla luce di un cptsd molto grave.
E non è ancora stata trovata una cura farmacologica adeguata ai miei problemi (anche di bipolarismo 2), questo anche a causa di forti effetti collaterali dei farmaci (il litio è ad esempio incompatibile con miei problemi renali), ma anche perché, ad esempio, non mi è mai stato fatto un dosaggio della lamotrigina che assumo e che ho dovuto fare da sola, e in effetti è sotto il range.
(Da sola ma prescritto da una psichiatra privata).
Ho di recente visto appunto una psichiatra nel privato, molto accorta e disponibile, nonché esperta anche in ptsd e in dca.
Ha preso a cuore il caso, ma non si può sovrapporre a chi mi ha in cura presso il csm perché al csm non viene accettato si faccia "rete" (nel mio csm, so di altri che funzionano meglio).
Esiste la possibilità concreta di sganciarsi legalmente dalla presa in carico del csm per passare al privato, o una volta che si è entrati nel sistema ci si resta legati a vita?
C'è chi mi dice che è così, ma mi sembra strano perché se una persona dovesse trasferirsi di ussl, va da sé che non sarebbe più gestita dal csm a cui faceva riferimento.
Sarei felice se poteste darmi un ragguaglio rispetto a questo.
[#1]
"Esiste la possibilità concreta di sganciarsi legalmente "
Ma perché, in che maniera Lei è agganciata legalmente ?
Ma perché, in che maniera Lei è agganciata legalmente ?
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Utente
Salve, forse mi sono espressa male. Intendevo dire essere totalmente sganciata dal sistema psichiatrico pubblico residenziale.
Una figura psichiatrica di riferimento nel privato l'ho già trovata, consigliata dalla mia terapeuta, ma anziché comunicare molto banalmente che vorrei essere seguita privatamente, se questo comporta l'essere ancora "in carico al pubblico" vorrei invece capire se sia possibile sciogliere l'incarico e archiviare la cartella clinica.
Non ho mai avuto ricoveri in tso o accertamenti sanitari obbligatori, ma questo credo non faccia differenza.
Mentre la psichiatra privata è ben disposta a lavorare in squadra con la mia psicoterapeuta, cosa che penso sia sempre utile, la psichiatra del pubblico non ne ha piacere e ha una visione approssimativa del mio caso. Del resto in cinque anni non mi è mai stata fatta una vera anamnesi e i dati inviati ad una casa di cura non erano nemmeno conformi alla mia storia clinica (rispetto a inizio malattia, precedenti ricoveri, decorso eccetera).
Sa già più di me e della mia storia la psichiatra privata dopo due colloqui, rispetto a quanto si sa di me al csm dopo 5 anni.
Avere due figure di riferimento psichiatrico sarebbe assurdo, tanto più che hanno visioni diverse anche rispetto all'approccio farmacologico e in parte diagnostiche.
Suppongo che dire che preferirei per motivi personali essere seguita da un privato non credo comporti alcun problema, semmai qualche fastidio, per come è fatta la psichiatra a cui sono affidata.
Ma il mio quesito era se questo possa anche far sì che io non abbia più a che fare con il csm in alcun modo. Anche per quanto riguarda la rivalutazione di invalidità che avverrà fra due anni.
Come dire, chiudere definitivamente i rapporti col csm e archiviare il caso.
Una figura psichiatrica di riferimento nel privato l'ho già trovata, consigliata dalla mia terapeuta, ma anziché comunicare molto banalmente che vorrei essere seguita privatamente, se questo comporta l'essere ancora "in carico al pubblico" vorrei invece capire se sia possibile sciogliere l'incarico e archiviare la cartella clinica.
Non ho mai avuto ricoveri in tso o accertamenti sanitari obbligatori, ma questo credo non faccia differenza.
Mentre la psichiatra privata è ben disposta a lavorare in squadra con la mia psicoterapeuta, cosa che penso sia sempre utile, la psichiatra del pubblico non ne ha piacere e ha una visione approssimativa del mio caso. Del resto in cinque anni non mi è mai stata fatta una vera anamnesi e i dati inviati ad una casa di cura non erano nemmeno conformi alla mia storia clinica (rispetto a inizio malattia, precedenti ricoveri, decorso eccetera).
Sa già più di me e della mia storia la psichiatra privata dopo due colloqui, rispetto a quanto si sa di me al csm dopo 5 anni.
Avere due figure di riferimento psichiatrico sarebbe assurdo, tanto più che hanno visioni diverse anche rispetto all'approccio farmacologico e in parte diagnostiche.
Suppongo che dire che preferirei per motivi personali essere seguita da un privato non credo comporti alcun problema, semmai qualche fastidio, per come è fatta la psichiatra a cui sono affidata.
Ma il mio quesito era se questo possa anche far sì che io non abbia più a che fare con il csm in alcun modo. Anche per quanto riguarda la rivalutazione di invalidità che avverrà fra due anni.
Come dire, chiudere definitivamente i rapporti col csm e archiviare il caso.
[#3]
" vorrei invece capire se sia possibile sciogliere l'incarico e archiviare la cartella clinica."
Le ripeto, quale incarico ? Che significa archiviare la cartella ?
Non capisco che sistema si immagina che esista.
Le ripeto, quale incarico ? Che significa archiviare la cartella ?
Non capisco che sistema si immagina che esista.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#4]
Utente
Dottor Pacini,
a me è sembrato di spiegarmi bene, ho chiesto anche ad un amico se la domanda fosse chiara, data la sua perplessità della prima, ma evidentemente non lo sono stata.
Ci riprovo capovolgendo le cose: il centro di salute mentale, oltre all'assegnazione di uno psichiatra d'ufficio (e sulle carte viene scritto "in carico al csm dall'anno x, quindi il termine in carico mi sembra appropriato) saprà meglio di me che eroga anche, là dove fosse previsto o ritenuto importante, servizi di inserimento in centri diurni, inserimenti in comunità terapeutiche, appartamenti protetti, affiancamento per ottenere la legge 68 che permette l'accesso ai lavori come categorie protette, accesso immediato all'spdc qualora ce ne fosse bisogno (uno psichiatra privato anni fa mi disse che per pazienti con precedenti ricoveri era più congruo essere in carico al sistema pubblico perché, ad esempio, in caso di necessità di ricovero, se il pubblico invia direttamente il paziente al reparto di psichiatria, il privato questo non può farlo. In ps, in fatti, all'accettazione, ricordo che prima di essere stata presa in carico al csm, il protocollo prevedeva quello di chiunque si rechi si al ps, attesa, valutazione, invio a medico specialistico, mentre quando ero già in carico al csm, non c'è stata alcuna trafila e mi è stato detto "lei è in carico al csm? Allora vada pure direttamente in spdc per un colloquio).
Bene. Quindi essere in carico ai centri di salute territoriali non significa molto banalmente avere l'appoggio di uno psichiatra non a pagamento per cui, come con i privati, qualora non ci si trovasse bene, si cambia e via. Io (chiunque) non sono in cura presso la psichiatra X, sono in carico presso il csm X che mi affida d'ufficio la/lo psichiatra x.
Dicevo che avrei capovolto la questione: se facessi presente, e non so con quali modalità, dal punto di vista burocratico vada fatto, che io preferisco essere presa in cura da uno psichiatra privato, automaticamente decadrebbero le mie possibilità di accedere a centri diurni e e a tutto ciò che ho menzionato prima?
Perché se non fosse così, significherebbe che la persona che decide di farsi seguire privatamente, se può ancora seguire le attività del csm, l'inserimento in categorie protette, assistenza sociale eccetera, il csm ha ancora in carico il paziente, che però banalmente per le cure farmacologiche si rivolge ad un privato.
Quindi la domanda è: avere uno psichiatra privato che suppongo debba attestare di prendermi in cura per sganciare dalla responsabilità quella del pubblico qualora dovesse accadere qualcosa, comporta solo il fatto di non avere più appuntamenti con la psichiatra del pubblico o fa sì che la paziente x non risulti più "in carico al csm"?
Perché le persone con cui mi sono confrontata, e pure cercando in rete emerge la stessa cosa, dicono che anche nel caso in cui ci si rivolga ad un privato, la persona risulta comunque ancora in carico al centro pubblico.
Del resto, Dottor Pacini, io feci una visita nel 2001 per problemi di dca, vista due volte. Poi nella mia vita sono stata in altre città, non ho avuto bisogno di psichiatri, ma quando mi sono nuovamente rivolta al csm qui, dopo 20 anni, la carta fatta diceva "in carico al csm di xxx dal 2001".
a me è sembrato di spiegarmi bene, ho chiesto anche ad un amico se la domanda fosse chiara, data la sua perplessità della prima, ma evidentemente non lo sono stata.
Ci riprovo capovolgendo le cose: il centro di salute mentale, oltre all'assegnazione di uno psichiatra d'ufficio (e sulle carte viene scritto "in carico al csm dall'anno x, quindi il termine in carico mi sembra appropriato) saprà meglio di me che eroga anche, là dove fosse previsto o ritenuto importante, servizi di inserimento in centri diurni, inserimenti in comunità terapeutiche, appartamenti protetti, affiancamento per ottenere la legge 68 che permette l'accesso ai lavori come categorie protette, accesso immediato all'spdc qualora ce ne fosse bisogno (uno psichiatra privato anni fa mi disse che per pazienti con precedenti ricoveri era più congruo essere in carico al sistema pubblico perché, ad esempio, in caso di necessità di ricovero, se il pubblico invia direttamente il paziente al reparto di psichiatria, il privato questo non può farlo. In ps, in fatti, all'accettazione, ricordo che prima di essere stata presa in carico al csm, il protocollo prevedeva quello di chiunque si rechi si al ps, attesa, valutazione, invio a medico specialistico, mentre quando ero già in carico al csm, non c'è stata alcuna trafila e mi è stato detto "lei è in carico al csm? Allora vada pure direttamente in spdc per un colloquio).
Bene. Quindi essere in carico ai centri di salute territoriali non significa molto banalmente avere l'appoggio di uno psichiatra non a pagamento per cui, come con i privati, qualora non ci si trovasse bene, si cambia e via. Io (chiunque) non sono in cura presso la psichiatra X, sono in carico presso il csm X che mi affida d'ufficio la/lo psichiatra x.
Dicevo che avrei capovolto la questione: se facessi presente, e non so con quali modalità, dal punto di vista burocratico vada fatto, che io preferisco essere presa in cura da uno psichiatra privato, automaticamente decadrebbero le mie possibilità di accedere a centri diurni e e a tutto ciò che ho menzionato prima?
Perché se non fosse così, significherebbe che la persona che decide di farsi seguire privatamente, se può ancora seguire le attività del csm, l'inserimento in categorie protette, assistenza sociale eccetera, il csm ha ancora in carico il paziente, che però banalmente per le cure farmacologiche si rivolge ad un privato.
Quindi la domanda è: avere uno psichiatra privato che suppongo debba attestare di prendermi in cura per sganciare dalla responsabilità quella del pubblico qualora dovesse accadere qualcosa, comporta solo il fatto di non avere più appuntamenti con la psichiatra del pubblico o fa sì che la paziente x non risulti più "in carico al csm"?
Perché le persone con cui mi sono confrontata, e pure cercando in rete emerge la stessa cosa, dicono che anche nel caso in cui ci si rivolga ad un privato, la persona risulta comunque ancora in carico al centro pubblico.
Del resto, Dottor Pacini, io feci una visita nel 2001 per problemi di dca, vista due volte. Poi nella mia vita sono stata in altre città, non ho avuto bisogno di psichiatri, ma quando mi sono nuovamente rivolta al csm qui, dopo 20 anni, la carta fatta diceva "in carico al csm di xxx dal 2001".
[#5]
Appunto, però non è questo un vincolo, sono se mai dei vantaggi. Ora, se uno riferisce di chiudere la sua cartella e di considerarlo "fuori programma" ovviamente in qualche modo lo annoteranno. Però questa prassi che uno passi avanti se abitualmente seguito è discutibile: i servizi sono per il pubblico, non per chi è fidelizzato. Purtroppo esiste questa prassi per incoraggiare in qualche modo il fatto che uno si faccia vedere regolarmente, ma non è concepito in concorrenza col privato, anche se poi per motivi umani accade questo. La contrapposizione pubblico- privato non c'è da nessuna parte, è solo che alcuni interpretano questo come una specie di concorrenza, che non sussiste.
Quindi se manifesta al pubblico la volontà di essere ufficialmente "non in carico" lo faranno, ma non so a cosa questo corrisponda effettivamente. Il discorso del "in carico" è appunto visto come il fatto che qualcuno la conosce e quindi può attivare dei servizi sul suo caso, mentre chi non è noto avrà bisogno per alcuni servizi di essere prima inquadrato. Questo è ovvio.
Dal punto di vista di uno che sceglie di rivolgersi ad un privato non viene meno niente da parte del pubblico. Anzi, il privato potrebbe continuare a relazionale in modo che la persona continui ad essere nota al pubblico. Capita anche che due medici siano d'accordo sulle cure. Purtroppo spesso accade che non è così, ed è un peccato.
Quindi se manifesta al pubblico la volontà di essere ufficialmente "non in carico" lo faranno, ma non so a cosa questo corrisponda effettivamente. Il discorso del "in carico" è appunto visto come il fatto che qualcuno la conosce e quindi può attivare dei servizi sul suo caso, mentre chi non è noto avrà bisogno per alcuni servizi di essere prima inquadrato. Questo è ovvio.
Dal punto di vista di uno che sceglie di rivolgersi ad un privato non viene meno niente da parte del pubblico. Anzi, il privato potrebbe continuare a relazionale in modo che la persona continui ad essere nota al pubblico. Capita anche che due medici siano d'accordo sulle cure. Purtroppo spesso accade che non è così, ed è un peccato.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#6]
Utente
Grazie, Dottor Pacini, della risposta articolata. Sì, sono proprio queste le domande che mi ponevo, perché purtroppo nel mio caso ho già potuto constatare che la visione del privato è non del tutto ma in parte diversa da quella del pubblico, e di conseguenza anche le scelte farmacologiche che la psichiatra del privato ipotizzerebbe come utili tentativi, essendo ormai in carico al pubblico dal 2016/2017 e la mia situazione peggiorata.
Un peccato che nel mio caso specifico non ci sia la propensione alla collaborazione, perché fare rete potrebbe essere molto utile. Tanto più che, pur potendo come lei mi conferma, accedere ad altre opportunità offerte dal pubblico, questo verrebbe visto con una storta di naso.
Le faccio l'ultima domanda e poi non la disturbo più: nel caso in cui passassi completamente al privato o anche semplicemente facessi richiesta di essere seguita privatamente, per la commissione di invalidità, questo fa differenza? Attualmente ho un'invalidità dell'88% e l'invio alla commissione è avvenuto da parte del pubblico. Per il rinnovo, qualora fosse necessario, o comunque per la rivalutazione, è possibile portare anche una lettera, cartella clinica dello psichiatra privato, o per l'invalidità è necessario l'essere seguita dal csm?
La ringrazio anticipatamente
Un peccato che nel mio caso specifico non ci sia la propensione alla collaborazione, perché fare rete potrebbe essere molto utile. Tanto più che, pur potendo come lei mi conferma, accedere ad altre opportunità offerte dal pubblico, questo verrebbe visto con una storta di naso.
Le faccio l'ultima domanda e poi non la disturbo più: nel caso in cui passassi completamente al privato o anche semplicemente facessi richiesta di essere seguita privatamente, per la commissione di invalidità, questo fa differenza? Attualmente ho un'invalidità dell'88% e l'invio alla commissione è avvenuto da parte del pubblico. Per il rinnovo, qualora fosse necessario, o comunque per la rivalutazione, è possibile portare anche una lettera, cartella clinica dello psichiatra privato, o per l'invalidità è necessario l'essere seguita dal csm?
La ringrazio anticipatamente
[#7]
Le commissioni di invalidità chiedono un aggiornamento da parte dello specialista da cui si è seguiti. Che in generale vogliano una valutazione dal pubblico se uno non è seguito da nessuno, è vero. E' anche vero che potrebbero chiedere conferma al pubblico di una valutazione fatta nel privato.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
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