Lutto improvviso e violento

Salve,

Un mese e mezzo fa è venuto a mancare mio fratello, 36 anni, a causa di un tragico incidente.
Pensavamo, come famiglia, di aver saldato i conti con la sfortuna in quanto già 7 anni fa eravamo stati colpiti da una tragedia: mia madre è morta prematuramente a causa di una malattia durata un anno e mezzo.
Un lutto che avevamo superato più o meno brillantemente (per quanto possibile).


E ora questa mazzata di proporzioni apocalittiche.


Ora siamo rimasti io, mia sorella e mio padre, che ha 83 anni (viviamo tutti nella stessa casa).


Abbiamo ripreso le nostre attività (per fortuna io e mia sorella siamo in totale smart working) e forse la fase di shock è passata ma stiamo ovviamente tutti malissimo.


Mia sorella, che ha un carattere allegro, alterna momenti in cui sembra che non sia accaduto niente con alcuni gesti ossessivi e parole dette tra se e se (ripete sempre "mah").
Io ho un turbinio di pensieri, mi sembra tutto svuotato di senso e che i progetti che avevo fatto dal punto di vista professionale siano ormai inutili.
Inoltre sono sconfortato dal comportamento di una buona metà dei miei amici, che semplicemente sono scomparsi, probabilmente atterriti dalla portata dell'evento.
Immagino che siamo visti da tutti come alieni, ormai non reintegrabili nel consesso delle persone "normali".

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Io sono l'unico che ha intrapreso un percorso psicologico, sto facendo psicoterapia, per ora a distanza, e mi sta dando qualche sollievo.
So che è ancora troppo presto per vedere miglioramenti.


Insomma, la mia vita, senza che io abbia fatto mai male a nessuno, si è trasformata in una disgrazia totale.


Ogni tanto cerco di tirarmi su, di riprendere il filo dei miei progetti.
Tuttavia, ogni volta che riesco a fare qualche passo in avanti, vedo mio padre letteralmente annichilito, con gli tristi e persi nel vuoto e mi blocco.
Penso: ma che sto qui a progettare, che sono ancora immerso nell'incubo fino al collo?
E mi do del povero illuso.


Questo è più che altro uno sfogo, ma anche una richiesta di consigli.
Che devo fare con mio padre: lo devo dare per perduto?
Tra l'altro mio fratello era il figlio preferito, il fatto che vivesse a 1300 km e lo vedessimo 4 volte l'anno non diminuisce in alcun modo la portata dell'evento per me, figuriamoci per mio padre.
Da quando è morta mia mamma abbiamo fatto di tutto per rimetterlo in piedi, sia emotivamente che di fisico, e ce l'avevamo fatta... Ora quegli sforzi sembravano vani.


Lui ha tra un mese la visita psichiatrica con il sistema sanitario nazionale, la dovrei anticipare, magari andando da un privato?


Di mangiare mangia, di dormire dorme (con 4 gocce di lexotan la sera) ma è a pezzi, completamente a pezzi, non direi in stato catatonico ma è sostanzialmente inerte, non cura più i suoi interessi come faceva un tempo (è sempre stato attivo).
Problemi cognitivi non penso che ne abbia, perché le sue cose comunque se le gestisce lui: cucina (bene come sempre), lava quando deve lavare, fa i suoi servizi etc.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Il suo discorso è perfettamente comprensibile. La domanda però quale è, perché sulla decisione da prendere, quella rimane vostra, non ci si può sostituire in questi termini.

Certamente 4 gocce di lexotan (dato dal medico di base ?) è praticamente una non-terapia.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Utente
Utente
Grazie per la celere risposta.
Eh, la domanda era se dovessimo anticipare la visita psichiatrica per mio padre, ma mi ha comunque risposto.
Le lexotan sono state prescritte dal medico di base, insieme alla visita psichiatrica.
Ne approfitto per chiedere se, in questi casi, ci sono gesti universalmente validi per favorire l'elaborazione del lutto altrui.

Insomma, c'è qualcosa che posso fare per mio padre?

Attualmente stiamo sempre con lui, stiamo tentando di mettergli in testa pensieri positivi (es. che se non si lascia andare passa la vecchiaia con futuri prossimi nipotini, visto che avevo in cantiere di sposarmi con la mia fidanzata, cose così). E' comunque estremamente difficile perché comunque io e mia sorella stiamo molto male. Sono consapevole che per queste domande potrebbe non esserci risposta, ma le pongo lo stesso.

Vederlo così è straziante. Quando lo guardo rivedo nella mia testa gli attimi in cui gli ho annunciato della morte di suo figlio (sono stato io a dirglielo).
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Qui ragioniamo sulla questione medica. Il lutto si valuta per diagnosticare che tipo di sindrome è, e cosa si può fare, anche soltanto per contenere la sofferenza, non necessariamente il lutto deve essere patologico per poter pensare di intervenire.

Dr.Matteo Pacini
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