Confusione tra due psicoterapie

Salve,
Sono una ragazza di 32 anni.
In precedenza avevo già richiesto un consulto circa uno stato confusionale che mi affligge.
Per un paio di anni ho seguito una terapia cognitivo comportamentale a seguito di una separazione che mi ha scatenato problemi di ansia.
Nei circa 5 anni seguenti ricorrevo a qualche seduta in caso di necessità.
Tuttavia crescendo mi sono resa conto che le risposte che mi dava la terapeuta non conciliavano più con le mie, in particolare ho riscontrato che spesso la terapeuta etichettava le mie riflessioni come disturbo ossessivo, finendo per sentirmi spesso svalutata e malata, e non riuscendo più a distinguere ciò che può essere considerato disturbante da ciò che invece sia pensiero critico o ansia che può portarmi a difendermi da avversità.

Ciò ha provocato un vero conflitto che mi ha portata a rivolgermi a una nuova figura anch'essa a indirizzo comportamentale che però adoperava varie tecniche mirate sulla persona.

Ad un certo punto a causa di un episodio in cui mi sono sentita minacciata, ho avuto la necessità di tornare dalla terapeuta precedente per sentirmi protetta e rassicurata.
Benché avessimo chiarito con quest'ultima, provo tutt'oggi una grande confusione che mi fa paura, poiché durante il secondo percorso ho acquisito delle consapevolezze che vanno abbastanza in contrasto con le sue idee; ai miei dubbi sul mio primo percorso, la seconda terapeuta ha spesso aggiunto anche le sue critiche, arrivando al punto di non riconoscere più me stessa e aver messo in dubbio molti anni della mia vita passata.


Da mesi ho una paura immensa della psicoterapia, ho paura di perdere la mia identità, di non sapere più chi sono, di subire manipolazione e per resistere a queste paura mi sono affidata a uno psichiatra che mi ha prescritto dei farmaci ma col quale non facciamo sedute interpretative proprio per la mia paura di essere manipolata.

Potrebbe essere rassicurante conoscere qualche parere.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.3k 193
Gentile utente,
lei ha già posto il medesimo quesito e ricevuto ampia risposta (vedi https://www.medicitalia.it/consulti/psichiatria/948180-confusione-tra-due-psicoterapie.html),
quindi a norma di regolamento non dovremmo più rispondere.
Al regolamento si aggiunge un'altra considerazione: in caso di "ansia" e "paura", come lei le chiama, la persona chiede compulsivamente conferme senza mai sentirsi appagata dalle risposte, per cui l'indicazione clinica è quella di interrompere il loop ossessivo col non rispondere.
Perché allora le rispondo? Per darle due suggerimenti.
1) Rileggere con calma la risposta che le è stata data la volta scorsa, meditandola profondamente. Può essere utile riassumere per scritto i vari concetti.
2) Rivolgere i suoi quesiti, esattamente come li ha rivolti a noi, alla psicoterapeuta da cui è in cura in questo momento; meglio ancora, portarle tutte e due le lettere che ci ha scritto.
Determinate reticenze e censure imposte da una presunta "delicatezza" sono proprio quelle resistenze che impediscono di accedere alla sincerità che è la base del lavoro terapeutico, che si svolge in due. La terapeuta non "si offende", come spesso ci sentiamo dire, perché accogliere l'interiorità dolente della persona che ci chiede aiuto è il compito a cui siamo preparati.
Credo -è il terzo motivo per cui le rispondo- che lei sia parecchio avanti nel processo terapeutico, e per questo avverte più forte la resistenza al cambiamento.
Coraggio! Ce la può fare.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#2]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.3k 1k 63
Non ha chiarito il trattamento farmacologico e che tipo di pareri vorrebbe avere.

Il tutto appare piuttosto confuso.


Dr. F. S. Ruggiero


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