Depressione

Buongiorno Dottori e grazie per l'attenzione.

Ho 52 anni e da due sono in cura per una depressione presso un Csm della mia città.
Sono consapevole del grande servizio offerto a chi soffre di problemi mentali.

Soffro di calo del tono dell'umore e disturbi ossessivi, ansia.
Ne ho già sofferto verso la fine dell'adolescenza e due anni fa si é ripresentata più forte e resistente.
Sono stata inviata al csm dal mio medico.
Sono stata presa in carico da una specialista.
Il primo anno l'abbiamo passato a provare farmaci che non hanno fatto effetto.
A luglio 2021 l'apice: la vita non mi interessava più, dentro di me solo vuoto e disperazione.
Era già prenotato un posto presso una clinica convenzionata, senonché con l'aiuto dei familiari e finalmente con l'ennesimo cambio del farmaco, prescritto Anafranil, sono riuscita ad evitare il ricovero e a sentire un leggero miglioramento.
La specialista (psichiatra psicoterapeuta) comincia con me un percorso psicologico.
Purtroppo però la tanto desiderata guarigione completa non è mai arrivata.
E ancor oggi io ho momenti (al mattino) in cui la vita perde di significato, perdo ogni motivazione, ogni spinta vitale e vedo solo nella fine il sollievo alla mia sofferenza.

Mi rendo conto di essere pesante e di parlare sempre di tutto ciò ad ogni incontro.
Ma ho notato un abbreviarsi degli incontri, un diradarsi degli stessi, la sospensione della psicoterapia e ieri mi ha consigliato, in quei momenti terribili, di ascoltare dei podcasts per distrarmi.
Senza tenere conto del fatto che in quei momenti non mi interessa NULLA, tanto meno ascoltare musica o altro.
L'ulteriore consiglio é stato di prendere 20 gocce di Alprazolam.
Ora, capisco che il servizio è pubblico, che sono due anni che racconto questo mio problema con altalenante enfasi, ma il colloquio con lei era per me liberatorio, era l'unica persona che sapevo mi capisse veramente (il pregiudizio sulle malattie mentali é ancora tanto diffuso), era come un abbraccio consolatorio di cui ho tanto bisogno ma che non trovo altrove.
Ora tutto ciò si risolve in consigli come tanti ne sento ogni giorno.
E mi sono sentita persa, tradita.
La disperazione e il groppo in gola mi hanno impedito di parlare, oltre alla sua fretta di congedarmi per accogliere il paziente seguente poco dopo di me, quando un tempo mi riservava un'ora.
Una volta a casa i pensieri peggiori hanno attraversato la mia mente e ho dovuto chiamare familiari perché temevo di restare sola e perché non mi sentivo in grado di gestire le mie due figlie.

Ora non so più che fare.
Posso provare a chiedere di cambiare medico al centro, ma lavorano in équipe e ho il terrore.
Ho un Csm non distante dal me, ma territorialmente sono assegnata all'altro.
Posso cambiare csm?

Non voglio criticare la vostra collega.
Non é per questo che scrivo.
Non posso permettermi consulti privati sul lungo periodo, e sono disperata.
Mi sento sola e senza via d'uscita.

Grazie per l'attenzione, mi scuso per la lunghezza del messaggio.
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Dr. Giuseppe Oddo Psichiatra, Psicoterapeuta 32
Buongiorno gentile utente, quello che si può consigliare da un punto di vista esterno è di riferire queste sue paure e questo senso di smarrimento alla sua curante per cercare di analizzare il problema e trovare insieme una soluzione. Le opzioni successive (cambio di medico o di csm) spesso sono burocraticamente impossibili e non è detto risolvano la situazione. A maggior ragione considerando la relazione terapeutica che si era instaurata, nulla vieta che possa ritornare attraverso l'esposizione del suo malessere. Le auguro una buona giornata e la saluto cordialmente,
Dott. Giuseppe Oddo

Dr. Giuseppe Oddo

https://www.miodottore.it/giuseppe-oddo/psichiatra-psicoterapeuta/chivasso

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Utente
Utente
Grazie Dottore della cortese e sollecita risposta. Proverò a trovare il coraggio di parlarne...