Indecisione-confusione
Premessa: E' un periodo abbastanza difficile. Il mio ragazzo ha tentato di suicidarsi e da allora ha iniziato una terapia farmacologica con Cymbalta 60mg. Son trascorsi due mesi ma nonostante l'en per togliere tutti gli effetti collaterali del farmaco, non c'è stato miglioramento alcuno: anzi.
Ho iniziato pure io un percorso con uno psicologo psicoterapeuta, il quale mi ha consigliato di iniziare a prendere del Lexotan al bisogno perché la situazione attuale mi sta trascinando sempre più giù -non ho più voglia di uscire, si è intensificata la mia vena bisessuale, dormo meno, nell'arco delle 24h ci sono spesso pensieri negativi, vivrei solo di notte, odio stare al sole e/o a contatto con altre persone, sto quasi sempre a casa-. Ammetto però che la cosa è stata una doccia fredda. Sono contraria ai farmaci e nello stato in cui sono ora ho timore che potrei farne abuso.
Con tutte le persone con cui ho avuto modo di parlare me l'hanno sconsigliato principalmente per la dipendenza -fisica e psicologica- che procura, oltre che per gli effetti collaterali.
Anche perché... si può combattere un periodo buio semplicemente con 5 gocce? Mi sembra troppo facile affidarsi a qualcosa di chimico anziché me stessa, anche se in passato quel "me stessa" era un discorso di autolesionismo, depressione, pensieri di suicidio.
Mi sento tremendamente confusa, però se guardo i fogli dove ho scritto i miei pensieri e le mie emozioni, effettivamente sono disastrosi. Eppure riesco a tenere a bada istinti che se anche rispuntano li faccio tacere perché capisco sono dettati da un "periodo no", certa che scompariranno nel momento in cui il mio compagno tornerà ad essere "quello di prima", o quantomeno sereno.
Vorrei sentire un po' di opinioni sui dubbi che ho espresso. Perché ho avuto la sensazione che ci sia troppa facilità nel dare delle soluzioni così "soft and easy" come gocce e pastiglie?
E poi... ne avrò realmente bisogno? Non è che si sta medicalizzando un po' troppo la sofferenza?
Ognuno la sfoga come meglio crede e sin quando non lede la libertà altrui... non credo di fare qualcosa di sbagliato nel soffocare il desiderio di scomparire, nella mia debolezza mi ritengo una persona estremamente forte. Se voglio "cedere" lo faccio con quieta consapevolezza.
Però quella che ho in testa è un gran caos. E non riesco più a capire a chi posso affidarmi, anche perché stiamo facendo tutto con la mutua e non vorrei venissero interpellati i servizi sociali per nostra figlia. In questo senso ho un sacco di timori, è solo un momento no, siamo persone normali, potrebbero mai portarcela via perchè siamo in difficoltà con noi stessi? Poi tutto il materiale -testi-scritti ecc- redatti da noi dati ai medici, possono essere usati contro in qualche maniera?
Vi ringrazio...
Ho iniziato pure io un percorso con uno psicologo psicoterapeuta, il quale mi ha consigliato di iniziare a prendere del Lexotan al bisogno perché la situazione attuale mi sta trascinando sempre più giù -non ho più voglia di uscire, si è intensificata la mia vena bisessuale, dormo meno, nell'arco delle 24h ci sono spesso pensieri negativi, vivrei solo di notte, odio stare al sole e/o a contatto con altre persone, sto quasi sempre a casa-. Ammetto però che la cosa è stata una doccia fredda. Sono contraria ai farmaci e nello stato in cui sono ora ho timore che potrei farne abuso.
Con tutte le persone con cui ho avuto modo di parlare me l'hanno sconsigliato principalmente per la dipendenza -fisica e psicologica- che procura, oltre che per gli effetti collaterali.
Anche perché... si può combattere un periodo buio semplicemente con 5 gocce? Mi sembra troppo facile affidarsi a qualcosa di chimico anziché me stessa, anche se in passato quel "me stessa" era un discorso di autolesionismo, depressione, pensieri di suicidio.
Mi sento tremendamente confusa, però se guardo i fogli dove ho scritto i miei pensieri e le mie emozioni, effettivamente sono disastrosi. Eppure riesco a tenere a bada istinti che se anche rispuntano li faccio tacere perché capisco sono dettati da un "periodo no", certa che scompariranno nel momento in cui il mio compagno tornerà ad essere "quello di prima", o quantomeno sereno.
Vorrei sentire un po' di opinioni sui dubbi che ho espresso. Perché ho avuto la sensazione che ci sia troppa facilità nel dare delle soluzioni così "soft and easy" come gocce e pastiglie?
E poi... ne avrò realmente bisogno? Non è che si sta medicalizzando un po' troppo la sofferenza?
Ognuno la sfoga come meglio crede e sin quando non lede la libertà altrui... non credo di fare qualcosa di sbagliato nel soffocare il desiderio di scomparire, nella mia debolezza mi ritengo una persona estremamente forte. Se voglio "cedere" lo faccio con quieta consapevolezza.
Però quella che ho in testa è un gran caos. E non riesco più a capire a chi posso affidarmi, anche perché stiamo facendo tutto con la mutua e non vorrei venissero interpellati i servizi sociali per nostra figlia. In questo senso ho un sacco di timori, è solo un momento no, siamo persone normali, potrebbero mai portarcela via perchè siamo in difficoltà con noi stessi? Poi tutto il materiale -testi-scritti ecc- redatti da noi dati ai medici, possono essere usati contro in qualche maniera?
Vi ringrazio...
[#1]
Gentile utente,
Le cure si danno sulla base di una diagnosi. Ora uno psicologo psicoterapeuta non può darle farmaci, perché non è medico (almeno che non intenda un medico psicoterapeuta). Certamente un tranquillante al bisogno non è una terapia per niente, e si presta a diventare nel tempo oggetto di abuso semplicemente in base alle caratteristiche della molecola prescritta e del disturbo che ha la persona.
Pertanto in assenza di diagnosi brancoliamo nel buio, sarebbe bene che la facesse fare da un medico psichiatra per poi procedere ad una eventuale psicoterapia o farmacoterapia. Essere "contrari" ai farmaci non significa niente, è un'affermazione paradossale, sarebbe come dire che uno è "contrario" alla psicoterapia.
I consigli degli altri in genere ripropongono le stesse sciocchezze che passano su giornali e tv, come se curarsi il cervello fosse una vergogna. Un'arretratezza culturale estranea alla medicina scientifica, che purtroppo non è prevalente in questo settore.
Per quanto riguarda l'altra persona. Le terapie antidepressive ci mettono un mesetto per "ingranare", e l'en non si usa per tamponare gli effetti collaterali se non nei primi giorni, altrimenti c'è qualcosa che non va.
Non vorrei che vi fosse uno stato di sovraeccitamento o nervosismo indotto dal farmaco che poi si cerca di tamponare col tranquillante, in tal caso la cura andrebbe rivista. Anche in quel caso la diagnosi è il primo passo e spero che sia stata definita.
Le cure si danno sulla base di una diagnosi. Ora uno psicologo psicoterapeuta non può darle farmaci, perché non è medico (almeno che non intenda un medico psicoterapeuta). Certamente un tranquillante al bisogno non è una terapia per niente, e si presta a diventare nel tempo oggetto di abuso semplicemente in base alle caratteristiche della molecola prescritta e del disturbo che ha la persona.
Pertanto in assenza di diagnosi brancoliamo nel buio, sarebbe bene che la facesse fare da un medico psichiatra per poi procedere ad una eventuale psicoterapia o farmacoterapia. Essere "contrari" ai farmaci non significa niente, è un'affermazione paradossale, sarebbe come dire che uno è "contrario" alla psicoterapia.
I consigli degli altri in genere ripropongono le stesse sciocchezze che passano su giornali e tv, come se curarsi il cervello fosse una vergogna. Un'arretratezza culturale estranea alla medicina scientifica, che purtroppo non è prevalente in questo settore.
Per quanto riguarda l'altra persona. Le terapie antidepressive ci mettono un mesetto per "ingranare", e l'en non si usa per tamponare gli effetti collaterali se non nei primi giorni, altrimenti c'è qualcosa che non va.
Non vorrei che vi fosse uno stato di sovraeccitamento o nervosismo indotto dal farmaco che poi si cerca di tamponare col tranquillante, in tal caso la cura andrebbe rivista. Anche in quel caso la diagnosi è il primo passo e spero che sia stata definita.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Gentile utente,
se il farmaco e' stato prescritto da uno psicologo, quindi non medico, e' stato commesso un reato perseguibile penalmente.
Per quanto riguarda qualsiasi trattamento farmacologico eventuale, qualora decidesse realmente di effettuare tale trattamento, deve rivolgersi ad uno psichiatra.
se il farmaco e' stato prescritto da uno psicologo, quindi non medico, e' stato commesso un reato perseguibile penalmente.
Per quanto riguarda qualsiasi trattamento farmacologico eventuale, qualora decidesse realmente di effettuare tale trattamento, deve rivolgersi ad uno psichiatra.
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#3]
Ex utente
Chiarisco una cosa: mi è stato detto che sarebbe indicata una cura di quel genere, ma ovviamente prima dovrò fare una visita psichiatrica e sarà questo suo collega a prescrivermela.
Il discorso delle diagnosi: né io né il mio ragazzo sappiamo "cosa abbiamo" effettivamente. Nessuno ci ha mai dato una spiegazione dettagliata.
Lui la terapia antidepressiva la sta continuando da due mesi. Ha preso e sta tuttora assumendo l'en -con dosi blande, si parla di 5gocce al mattino e 10 la sera- perché se non lo assume accusa attacchi d'ansia, mancanza di respiro, capogiri, sudorazione eccessiva, intorpidimento di mani e piedi, insonnia, crisi di pianto. Il fatto è che ora è sempre depresso. Mentre prima del tentativo di suicidio e della terapia lo era "in alcuni momenti", ora è passato per tre fasi:
inizio terapia -crisi ogni 2-3 giorni di suicidio e pianti-
dopo un mese - crisi quasi giornaliere, meno intense, sempre dopo le 17
a quasi 2 mesi - depressione costante, apatia, sentimenti di odio e schifo verso tutto e tutti
Ho avuto modo di parlare 2 minuti con la sua psichiatra e secondo lei è il dosaggio ad essere troppo basso perché il farmaco è eccezionale. A breve comunque avrà una visita dove esporrà tutti i dubbi in merito alla terapia.
Ad ogni modo vorrei essere rassicurata sull'ultima parte del mio scritto di cui sopra, la parte che riguarda i servizi sociali e gli scritti che vengono dati di spontanea volontà al terapeuta...
Il discorso delle diagnosi: né io né il mio ragazzo sappiamo "cosa abbiamo" effettivamente. Nessuno ci ha mai dato una spiegazione dettagliata.
Lui la terapia antidepressiva la sta continuando da due mesi. Ha preso e sta tuttora assumendo l'en -con dosi blande, si parla di 5gocce al mattino e 10 la sera- perché se non lo assume accusa attacchi d'ansia, mancanza di respiro, capogiri, sudorazione eccessiva, intorpidimento di mani e piedi, insonnia, crisi di pianto. Il fatto è che ora è sempre depresso. Mentre prima del tentativo di suicidio e della terapia lo era "in alcuni momenti", ora è passato per tre fasi:
inizio terapia -crisi ogni 2-3 giorni di suicidio e pianti-
dopo un mese - crisi quasi giornaliere, meno intense, sempre dopo le 17
a quasi 2 mesi - depressione costante, apatia, sentimenti di odio e schifo verso tutto e tutti
Ho avuto modo di parlare 2 minuti con la sua psichiatra e secondo lei è il dosaggio ad essere troppo basso perché il farmaco è eccezionale. A breve comunque avrà una visita dove esporrà tutti i dubbi in merito alla terapia.
Ad ogni modo vorrei essere rassicurata sull'ultima parte del mio scritto di cui sopra, la parte che riguarda i servizi sociali e gli scritti che vengono dati di spontanea volontà al terapeuta...
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Gentile utente,
Quel decorso sembra quello di una depressione bipolare trattata con solo antidepressivo, ma è un'ipotesi. Invece di migliorare l'umore diventa cronicamente instabile e comunque negativo anche con le energie più elevate.
In conclusione se a nessuno è stata fatta diagnosi farei al più presto inquadrare la situazione in maniera un po' più razionale.
Quel decorso sembra quello di una depressione bipolare trattata con solo antidepressivo, ma è un'ipotesi. Invece di migliorare l'umore diventa cronicamente instabile e comunque negativo anche con le energie più elevate.
In conclusione se a nessuno è stata fatta diagnosi farei al più presto inquadrare la situazione in maniera un po' più razionale.
[#5]
Ex utente
Anche perchè l'assurdo è che ieri ha ricevuto una notizia più che positiva -dopo un bel po' che non ne arrivavano- l'ho sentito entusiasta ma poi all'improvviso a mezzogiorno è "andato in depressione". Così. Senza motivo. E da allora è rimasto costantemente depresso benché lui stesso abbia riconosciuto che si sentiva bene al mattino e che il cambio d'umore non riusciva ad associarlo a niente di concreto se non alle pastiglie.
Mi auguro riusciremo a fare chiarezza anche se, da come stanno procedendo questi mesi, la terapia ha dato solo problemi ulteriori.
E il fatto la psichiatra voglia raddoppiargliela... ho dei seri dubbi in merito.
Mi auguro riusciremo a fare chiarezza anche se, da come stanno procedendo questi mesi, la terapia ha dato solo problemi ulteriori.
E il fatto la psichiatra voglia raddoppiargliela... ho dei seri dubbi in merito.
[#6]
Se può essere utile legga l'articolo sulle anomalie nella risposta agli antidepressivi nella sezione MinForma.
La terapia con solo antidepressivi può associarsi ad un peggioramento del decorso se non si trattava di depressione semplice ma bipolare.
La terapia con solo antidepressivi può associarsi ad un peggioramento del decorso se non si trattava di depressione semplice ma bipolare.
[#7]
Lo psicologo non puo' suggerire allo psichiatra il farmaco da utilizzare per un trattamento.
Comunque, sono concorde con il collega rispetto alla valutazione di un disturbo trattato in modo non adeguato con i dovuti farmaci e che e' necessario avere parametri diagnostici definiti e consentire un trattamento adeguato alla situazione.
Comunque, sono concorde con il collega rispetto alla valutazione di un disturbo trattato in modo non adeguato con i dovuti farmaci e che e' necessario avere parametri diagnostici definiti e consentire un trattamento adeguato alla situazione.
[#8]
Ex utente
So che è passato del tempo, ma vorrei comunque aggiornare approfittando della vostra gentilezza.
Il mio ragazzo ha dato uno stop netto ai farmaci senza avvisare nessuno e tutti i sintomi di destabilizzazione sono scomparsi. Morale le pastiglie erano "sbagliate" per lui, per quella situazione, perchè probabilmente non era depressione -o non solo depressione- e in questo vi ringrazio per aver compreso e indirettamente sostenuto i miei timori. Ha smesso e chiuso anche con la psicoterapia.
Però un tentativo di suicidio non si può cancellare solo perchè "è passato". Specie perchè in tutte le vicende non c'è stata un'evoluzione: ha smesso i farmaci, è tornato come "prima". Ora non saprei come muovermi: lasciar perdere e non incentivarlo a perseguire nuovi percorsi con altri medici, oppure cercare qualcuno qui in Trentino che possa seguirlo. -Chi?-. Io dal canto mio sto continuando con una dottoressa dell' unità di psicologia solo che tutte le volte che vado esco con una domanda nella testa: "ok, ora che ho parlato, che è cambiato?".
Il mio ragazzo ha dato uno stop netto ai farmaci senza avvisare nessuno e tutti i sintomi di destabilizzazione sono scomparsi. Morale le pastiglie erano "sbagliate" per lui, per quella situazione, perchè probabilmente non era depressione -o non solo depressione- e in questo vi ringrazio per aver compreso e indirettamente sostenuto i miei timori. Ha smesso e chiuso anche con la psicoterapia.
Però un tentativo di suicidio non si può cancellare solo perchè "è passato". Specie perchè in tutte le vicende non c'è stata un'evoluzione: ha smesso i farmaci, è tornato come "prima". Ora non saprei come muovermi: lasciar perdere e non incentivarlo a perseguire nuovi percorsi con altri medici, oppure cercare qualcuno qui in Trentino che possa seguirlo. -Chi?-. Io dal canto mio sto continuando con una dottoressa dell' unità di psicologia solo che tutte le volte che vado esco con una domanda nella testa: "ok, ora che ho parlato, che è cambiato?".
[#9]
Gentile utente,
Se la cura fosse o meno appropriata non si può ovviamente affermare qui, ma ammesso che fosse inappropriata o inadatta per lui, logica vuole che allora si riveda la diagnosi e si adotti una cura adatta. Senza cure perché una non andava bene non è una posizione sicura e prudente, visto il precedente.
"Parlare" può servire a modificare qualcosa senza che uno debba accorgersene per l'effetto immediato, un po' come per le medicine, ma deve esserci specificità, cioè non parlare "per sfogo" o per comunicare con una persona amica, deve esserci un metodo applicato ad una diagnosi.
Se la cura fosse o meno appropriata non si può ovviamente affermare qui, ma ammesso che fosse inappropriata o inadatta per lui, logica vuole che allora si riveda la diagnosi e si adotti una cura adatta. Senza cure perché una non andava bene non è una posizione sicura e prudente, visto il precedente.
"Parlare" può servire a modificare qualcosa senza che uno debba accorgersene per l'effetto immediato, un po' come per le medicine, ma deve esserci specificità, cioè non parlare "per sfogo" o per comunicare con una persona amica, deve esserci un metodo applicato ad una diagnosi.
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 2.4k visite dal 09/07/2009.
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Approfondimento su Suicidio
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