La mancata accettazione di sé o di specifiche situazioni può creare disturbi psicologici?
Buonasera a tutti, ringrazio in anticipo per la presa visione.
Ho 19 anni, io sono da circa un anno seguito in CPS a Milano da uno Psichiatra e da una psicoterapeuta privata per via di alcune situazioni che a breve sintetizzerò.
Parto scrivendovi che ho vissuto un amore non corrisposto da una persona del mio stesso sesso; da questo amore non corrisposto nasce il mio disagio psichico, e come se dentro di me si fosse spenta, se non "addormentata" una parte di me, ovvero la parte che supera, che affronta e che ritorna al suo ciclo di vita normale dopo aver vissuto una delusione.
Inizialmente la situazione era gestibile, poi non lo è più diventata quando ho iniziato a sviluppare pensieri intrusivi e ossessivi su questa persona, attacchi di panico, ansia e la costante necessità di dover "seppellire" questo accaduto, o meglio di dover andare avanti; trovo una soluzione, ovvero cercavo di ascoltare l’emozione che rilasciavano questi pensieri, fino ad arrivare ad una attenta e precisa accettazione, perché stando a contatto con me stesso, capisco che questi pensieri erano la conseguenza di una mancata accettazione di ciò che stavo vivendo.
Una volta accettato i pensieri sono scomparsi, del tutto.
Ora, io mi ritrovo però adesso ad non riuscire ad accettare quello che è successo, essere andato in contro ad un rifiuto.
Da questo rifiuto scopriamo insieme ai miei fantastici amici "medici" che la grande miscela di questa mancata accettazione, o meglio questa difficoltà ad accettare è dovuta a traumi infantili.
Io ad oggi, dopo un anno non so che cavolo ho nella testa, non ho una diagnosi, non ho una cura che mi faccia stare in piedi, per non parlare della fiducia che perdo in me ed ascoltare chi non capisce un cazzo di me giorno dopo giorno; ma visto che il mondo è vario, spero di trovare delle risposte qua, almeno spero.
Ho provato questi psicofarmaci dal medico prescritti che non mi hanno dato nessun tipo di sollievo, anzi che ho rigettato subito dopo circa una settimana e mezza con entrata in PS: quetipaina, risperidone, lyrica e aripriprazolo.
Antidepressivi: escitalopram; Ansiolitici: xnax.
EFFETTI: 0.
La mia attuale condizione: le mie attività sociali si sono ridotte a buttare la pattumiera, perché se esco mi scoppia la testa, sto ingrassando come un bufalo, mi sento morto dentro, non capisco più cosa devo fare.
Non c’è farmaco che prendo che faccia effetto, e di ansia ne ho veramente tanta.
Domande:
Esiste un esame per vedere se sono io che non "digerisco" i farmaci e di conseguenza la loro efficacia è pari allo zero?
Mi dite voi cosa posso fare, delle indicazioni da seguire?
È normale che io non abbia una diagnosi ad oggi?
COSA DEVO FARE?
IO NEL FRATTEMPO VI RINGRAZIO.
Ho 19 anni, io sono da circa un anno seguito in CPS a Milano da uno Psichiatra e da una psicoterapeuta privata per via di alcune situazioni che a breve sintetizzerò.
Parto scrivendovi che ho vissuto un amore non corrisposto da una persona del mio stesso sesso; da questo amore non corrisposto nasce il mio disagio psichico, e come se dentro di me si fosse spenta, se non "addormentata" una parte di me, ovvero la parte che supera, che affronta e che ritorna al suo ciclo di vita normale dopo aver vissuto una delusione.
Inizialmente la situazione era gestibile, poi non lo è più diventata quando ho iniziato a sviluppare pensieri intrusivi e ossessivi su questa persona, attacchi di panico, ansia e la costante necessità di dover "seppellire" questo accaduto, o meglio di dover andare avanti; trovo una soluzione, ovvero cercavo di ascoltare l’emozione che rilasciavano questi pensieri, fino ad arrivare ad una attenta e precisa accettazione, perché stando a contatto con me stesso, capisco che questi pensieri erano la conseguenza di una mancata accettazione di ciò che stavo vivendo.
Una volta accettato i pensieri sono scomparsi, del tutto.
Ora, io mi ritrovo però adesso ad non riuscire ad accettare quello che è successo, essere andato in contro ad un rifiuto.
Da questo rifiuto scopriamo insieme ai miei fantastici amici "medici" che la grande miscela di questa mancata accettazione, o meglio questa difficoltà ad accettare è dovuta a traumi infantili.
Io ad oggi, dopo un anno non so che cavolo ho nella testa, non ho una diagnosi, non ho una cura che mi faccia stare in piedi, per non parlare della fiducia che perdo in me ed ascoltare chi non capisce un cazzo di me giorno dopo giorno; ma visto che il mondo è vario, spero di trovare delle risposte qua, almeno spero.
Ho provato questi psicofarmaci dal medico prescritti che non mi hanno dato nessun tipo di sollievo, anzi che ho rigettato subito dopo circa una settimana e mezza con entrata in PS: quetipaina, risperidone, lyrica e aripriprazolo.
Antidepressivi: escitalopram; Ansiolitici: xnax.
EFFETTI: 0.
La mia attuale condizione: le mie attività sociali si sono ridotte a buttare la pattumiera, perché se esco mi scoppia la testa, sto ingrassando come un bufalo, mi sento morto dentro, non capisco più cosa devo fare.
Non c’è farmaco che prendo che faccia effetto, e di ansia ne ho veramente tanta.
Domande:
Esiste un esame per vedere se sono io che non "digerisco" i farmaci e di conseguenza la loro efficacia è pari allo zero?
Mi dite voi cosa posso fare, delle indicazioni da seguire?
È normale che io non abbia una diagnosi ad oggi?
COSA DEVO FARE?
IO NEL FRATTEMPO VI RINGRAZIO.
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Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze
Buongiorno,
sicuramente esprime un disagio importante che sottende una diagnosi. Concordo pienamente sul fatto che vada fatta. È fondamentale. No, non é normale che non ce l abbia (la chieda esplicitamente allo psichiatra e chieda tutti i chiaramenti che ritiene opportuni). Se non si dovesse proprio trovare bene, eventualmente, chieda un altro parere. Dalla diagnosi partono le terapie (i farmaci hanno senso? La psicoterapia ha senso? Nessuno? Tutti e due?).
Al discorso dei farmaci non posso rispondere in maniera completa per due motivi:
- non conosco tempi dj assunzione, dosaggi, associazini
- ma soprattutto senza diagnosi non si valuta la terapia
In calce: sì esistono metabolizzatori rapidi e lenti per ogni farmaco... Ciò incide soprattutto su effetti collaterali. I test sono molto costosi MA non é questo da cui partirei... Non avrebbe alcun senso:
Sintomi/obiettivitá --- Diagnosi --- Terapia congrua --- valutazione risposta
Cordialmente,
sicuramente esprime un disagio importante che sottende una diagnosi. Concordo pienamente sul fatto che vada fatta. È fondamentale. No, non é normale che non ce l abbia (la chieda esplicitamente allo psichiatra e chieda tutti i chiaramenti che ritiene opportuni). Se non si dovesse proprio trovare bene, eventualmente, chieda un altro parere. Dalla diagnosi partono le terapie (i farmaci hanno senso? La psicoterapia ha senso? Nessuno? Tutti e due?).
Al discorso dei farmaci non posso rispondere in maniera completa per due motivi:
- non conosco tempi dj assunzione, dosaggi, associazini
- ma soprattutto senza diagnosi non si valuta la terapia
In calce: sì esistono metabolizzatori rapidi e lenti per ogni farmaco... Ciò incide soprattutto su effetti collaterali. I test sono molto costosi MA non é questo da cui partirei... Non avrebbe alcun senso:
Sintomi/obiettivitá --- Diagnosi --- Terapia congrua --- valutazione risposta
Cordialmente,
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.1k visite dal 09/08/2022.
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