Malessere, attacchi di rabbia e sensi di colpa
Buonasera, sono una ragazza di 26 anni.
Vi scrivo perché da circa un anno, a seguito della diagnosi di una malattia autoimmune che mi ha fatto soffrire molto sia fisicamente che psicologicamente, ho un forte malessere interiore, un'apatia e una mancanza di stimoli, alternati ad una rabbia incontrollata e, talvolta, immotivata che esplode all'improvviso e svanisce con la stessa velocità.
Da un anno sto affrontando un percorso di psicoterapia cognitivo-comportamentale, iniziato per l'ansia e gli attacchi di panico causati dalla diagnosi della malattia.
Riconosco che con la psicoterapia ho fatto dei progressi importanti, il problema è che nell'ultimo periodo, nonostante la malattia sia in remissione e le cose sembra stiano migliorando, ho di nuovo degli attacchi di rabbia con i miei genitori, a volte per motivi futili, altre volte - soprattutto con mia madre - a seguito di sue sfuriate immotivate e particolarmente aggressive, in cui mi insulta e mi urla contro brutte parole.
Penso che questi suoi scatti d’ira siano dovuti all’insoddisfazione per il lavoro e alla frustrazione nel vedermi così persa.
Quasi sempre le discussioni con lei finiscono con me che scoppio a piangere.
A volte ho cercato di spiegarle, con toni civili e senza offenderla, che questo suo modo di parlarmi e di aggredirmi è ingiusto e mi fa stare male; altre volte, invece, esplodo anch'io e ricambio le urla e gli insulti e ieri sera è andata proprio così, solo che ho esagerato con le parolacce e mi sento un mostro per questo.
Ho subito chiesto scusa a mia madre, ammettendo di non aver mai pensato nulla di ciò che ho detto e di aver parlato per rabbia.
Lei è giustamente arrabbiata con me, non mi parla e non la biasimo per questo.
Dopo questa discussione accesa ero così agitata che ho dovuto assumere un calmante e stamattina, appena mi sono svegliata, ho vomitato due volte.
Non mi riconosco più, mi vergogno terribilmente e inizio a pensare che ci sia qualcosa che non va in me.
Consapevole che le diagnosi a distanza non siano possibili, vorrei chiedervi se ritenete necessario che mi rivolga ad uno psichiatra per affiancare eventualmente la psicoterapia ad una terapia farmacologica.
In attesa di un vostro riscontro, vi ringrazio cordialmente.
Vi scrivo perché da circa un anno, a seguito della diagnosi di una malattia autoimmune che mi ha fatto soffrire molto sia fisicamente che psicologicamente, ho un forte malessere interiore, un'apatia e una mancanza di stimoli, alternati ad una rabbia incontrollata e, talvolta, immotivata che esplode all'improvviso e svanisce con la stessa velocità.
Da un anno sto affrontando un percorso di psicoterapia cognitivo-comportamentale, iniziato per l'ansia e gli attacchi di panico causati dalla diagnosi della malattia.
Riconosco che con la psicoterapia ho fatto dei progressi importanti, il problema è che nell'ultimo periodo, nonostante la malattia sia in remissione e le cose sembra stiano migliorando, ho di nuovo degli attacchi di rabbia con i miei genitori, a volte per motivi futili, altre volte - soprattutto con mia madre - a seguito di sue sfuriate immotivate e particolarmente aggressive, in cui mi insulta e mi urla contro brutte parole.
Penso che questi suoi scatti d’ira siano dovuti all’insoddisfazione per il lavoro e alla frustrazione nel vedermi così persa.
Quasi sempre le discussioni con lei finiscono con me che scoppio a piangere.
A volte ho cercato di spiegarle, con toni civili e senza offenderla, che questo suo modo di parlarmi e di aggredirmi è ingiusto e mi fa stare male; altre volte, invece, esplodo anch'io e ricambio le urla e gli insulti e ieri sera è andata proprio così, solo che ho esagerato con le parolacce e mi sento un mostro per questo.
Ho subito chiesto scusa a mia madre, ammettendo di non aver mai pensato nulla di ciò che ho detto e di aver parlato per rabbia.
Lei è giustamente arrabbiata con me, non mi parla e non la biasimo per questo.
Dopo questa discussione accesa ero così agitata che ho dovuto assumere un calmante e stamattina, appena mi sono svegliata, ho vomitato due volte.
Non mi riconosco più, mi vergogno terribilmente e inizio a pensare che ci sia qualcosa che non va in me.
Consapevole che le diagnosi a distanza non siano possibili, vorrei chiedervi se ritenete necessario che mi rivolga ad uno psichiatra per affiancare eventualmente la psicoterapia ad una terapia farmacologica.
In attesa di un vostro riscontro, vi ringrazio cordialmente.
[#1]
E' utile una visita psichiatrica
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#2]
Utente
Gentilissimo Dottore, la ringrazio per la celere risposta.
Vorrei chiederle se, a una valutazione approssimativa, ritiene che questo malessere possa sfociare nella depressione e se gli scatti d'ira possano esserne una manifestazione.
Aggiungo anche che negli ultimi mesi ho notato un peggioramento generale dell'umore e un disinteresse sia verso i miei obiettivi universitari sia verso le attività piacevoli che ho sempre fatto volentieri e che rappresentavano per me un modo per distrarmi (uscire con gli amici, guardare un film, ascoltare la musica, fare shopping...).
Vorrei chiederle se, a una valutazione approssimativa, ritiene che questo malessere possa sfociare nella depressione e se gli scatti d'ira possano esserne una manifestazione.
Aggiungo anche che negli ultimi mesi ho notato un peggioramento generale dell'umore e un disinteresse sia verso i miei obiettivi universitari sia verso le attività piacevoli che ho sempre fatto volentieri e che rappresentavano per me un modo per distrarmi (uscire con gli amici, guardare un film, ascoltare la musica, fare shopping...).
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2.1k visite dal 28/07/2022.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.