Psichiatra: quali alternative?
Per un problema di ansia (ipocondria, perfezionismo e alle volte attacchi di panico) volevo consultare uno psichiatra.
Ora, mi sono recato all'asl della mia città dove mi è stato detto che si sarebbe dovuta prenotare la visita e non mi ha fatto una bella impressione, e non se ne sente parlare bene.
Siccome il problema che ho sta iniziando a deteriorarmi la vita, è avendo io anche la necessità di parlare con lo psichiatra per capire bene tutti i dettagli della terapia (avevo sospeso dopo 2 pastiglie il primo tentativo di cura psichiatrica ormai quasi 2 anni fa in quanto avevo perso la sensibilità al pene...), dove altro potrei recarmi per essere seguito in modo decoroso?
Andrei anche privatamente ma essendo uno studente non ho i soldi per poter sostenere le spese private...
Grazie
Nessuno può stabilire a priori se sarà o meno seguito in modo decoroso, del resto anche Lei parla di sue impressioni, non di giudizi basati su come è stato seguito.
Per le spese, non so che costi si prefiguri, ma può chiedere benissimo una stima al medico dopo che l'ha visitata.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
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alla fine sono andato all ASL.
Ho descritto la mia situazione: ipocondria forte che mi impedisce addirittura di allenarmi (cosa che fino a 2 anni fa facevo tutti i giorni la mattina presto anche ad elevata intensità), con una continua ansia acuta e/o in background che potrei star per morire per un problema al cuore o un aneurisma, o che potrei avere un tumore.
Avendo una gastrite cronica diagnosticata, vivo nel continuo pensiero che non guariro mai e la mia aspettativa di vita è diminuita da questa condizione, che non potrò mai più mangiare come prima, come gli altri. E ultimamente, oltre all'ansia, ho notato che si fa sempre più vivo come un velo grigio sulle cose, non riesco più a farmi permeare dalla vita, non sono concentrato sul vivere ma sulle mie preoccupazioni e su come non sono più come prima. Mi sento come condannato e vivo come un malato e questa cosa oltretutto incide sulla mia autostima.
Preciso poi che la psicoterapia l'avevo iniziata perché non stavo più bene a casa a causa di disagi in famiglia e per problemi di perfezionismo che mi hanno portato al collasso emotivo durante una sessione di esami universitari in prossimità della laurea.
Poi col tempo, forse a causa delle chiusure per covid, i miei pensieri sono andati concentrandosi sempre più sui miei sintomi veri e presunti e ad oggi il mio più grande problema è l'ipocondria: penso tutto il giorno a questo.
Ora, lo psichiatra mi ha detto che l'ipocondria è una nevrosi e che tutti in qualche forma ce l'hanno e mi ha fatto un discorso sulla "normalità" delle nevrosi secondo Freud. Infine mi ha detto che una persona che soffre di DAP si vedrebbe subito perché non riesce nemmeno a uscire di casa oppure si reca prontamente al PS (cosa che a volte mi viene voglia di fare ma non faccio perché resisto alla tentazione, e secondo lui è questo che mi distingue da uno che soffre di DAP).
Quindi senza una diagnosi precisa mi ha detto che secondo lui una cura farmacologica con antidepressivi in un paziente così giovane ci sta sempre molto attento e mi ha detto di prendere due cpr di Xanax a rilascio prolungato al di per qualche mese, di modo che la mia mente possa riprendere a concentrarsi sul resto. Il mio dubbio è: conosco le benzo e so che creano dipendenza (io prendo già EN al bisogno, letteralmente una volta ogni due mesi quando proprio sto sbarellando altrimenti cerco di resistere)... Considerato anche tutto il discorso sulla precauzione in soggetti giovani mi sembra strano che mi abbia fatto questa prescrizione..... Cosa ne pensa? Sono io che sto esercitando la mia professione ipocondriaca oppure è davvero una prescrizione da prendere con le pinze?
A me questo sembra tutto fuorché un discorso tecnico.
Ma che c'entra di parlare di diagnosi che non ha ? Non ha più senso collocare quello ha in una categoria per quanto provvisoria e non completamente calzante, al fine di ricavarne una cura secondo una logica ?
"conosco le benzo e so che creano dipendenza". No, danno assuefazione se mai. Non credo volesse dire dipendenza.
Comunque, nel presupposto che tra due mesi sia tutto finito la cura è questa, altrimenti ? Presumo che si rivaluterà.
Dr.Matteo Pacini
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in merito al primo punto le ho riportato quello che mi ha detto lo psichiatra. Mi ha detto quello che ho scritto testualmente.
Il discorso della diagnosi è che lui non mi ha detto "lei soffre di Disturbo d'ansia generalizzato" o "DAP". Io sono uscito dallo studio che non so, a livello medico, che problema ho. Tant'è che non so darle un'indicazione più tecnica se non il racconto che le ho fatto dei miei sintomi e del loro progresso/evoluzione nel tempo.
Per il discorso assuefazione ho sbagliato. In ogni caso, l'altro psichiatra che avevo consultato mi aveva detto che non andavano prese per troppo tempo e quindi sono in dubbio sulla cura.
Tra due mesi si farà la visita di controllo, ma mi ha detto chiaramente che più di questo non mi può dare. Io non lo so. Per questo ho scritto un ulteriore risposta al consulto perché ero un pò perplesso.
Dr.Matteo Pacini
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Rimane oscuro pure a me benché io stesso preferirei non assumere farmaci. Infatti per questo le ho scritto: mi ero deciso che avrei iniziato una terapia farmacologica per stare meglio, ma poi sono andato e questo è quello che mi è stato detto.
Volevo infatti capire se secondo lei ha senso fare la terapia con lo Xanax. Non mi è chiara questa cosa, essendo una mera terapia sintomatica (da quello che ho letto).
Nel frattempo sto assumendo 500mg di iperico standardizzato a 0.38mg di ipericina (se non ricordo male) e devo dire che mi sta aiutando su molti fronti! Gli unici effetti collaterali che sto avendo, iniziati dopo 2 settimane dall'assunzione così come gli effetti benefici, sono secchezza della bocca e bisogno di idratarmi, e una generale seppur lieve diminuzione dei riflessi e della rapidità di ragionamento. Qualche problema anche di memoria.
Secondo lei posso continuare a prenderlo senza problemi? (la scatola ha durata 3 mesi sono quindi a metà).
Non so che senso abbia una cura con un sintomatico, che induce poi assuefazione. Lo chiede a me, ma non sono io che gliel'ho indicato.
Poi, l'iperico da dove salta fuori ? Preferisce non assumere psicofarmaci, e poi eccone qui uno...iperico.
Na con la diagnosi riporta all'inizio non mi pare che c'entri.
Dr.Matteo Pacini
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Non mi pare di aver detto che l'iperico c'entri nulla con la storia dello psichiatra, stavo solo chiedendo un suo parere. Salta fuori dal fatto che facendo fatica a sopportare la situazione e dopo aver provato numerosi integratori diversi, questo era uno di quelli e l'unico che abbia funzionato in termini di ansia e quel velo di depressione.
Prima che me lo rinfacci, dico integratore perché è venduto in erboristeria come si vende la camomilla.
(tra l'altro, avevo menzionato allo psichiatra che lo prendevo da una settimana e mi fa che è un rimedio erboristico che può funzionare come no. Insomma mi ha fatto capire che è innocuo e posso continuare a prenderlo. Glielo avevo chiesto perché prescrivendomi lo Xanax, qualora avessi deciso di assumerlo, non volevo ci fossero interazioni, che mi ha detto che non ci sono).
Detto ciò, ora ho il suo parere definitivo sullo Xanax, e almeno di questo la ringrazio. Ho chiesto a lei per avere un secondo parere. Lo psichiatra che me lo ha indicato ha detto che non darà problemi di assuefazione quando glielo avevo chiesto durante la visita (ovviamente io già conoscevo la risposta, stavo cercando di capire perché me lo prescrivesse).
Bho, quando avrò le finanze per farlo mi rivolgerò a uno psichiatra in privato. Trovo incredibile come si passi da un PARERE all'altro in un campo delicato come la salute mentale. Capisco che non sia una scienza esatta, ma uno mi dice "No psicofarmaci con possibili gravi effetti collaterali a un giovane, meglio evitarli, lei ha solo una normale neurosi ipocondriaca come descritta da Freud" (e cito testuale, io di Freud non ne so niente) e un altro che mi dice che i farmaci aiuterebbero e non ha senso non prescriverli solo perché giovane.
Spero mi capisca, che se uno sta vivendo male la propria vita per qualsivoglia motivo e quando cerca aiuto (tra l'altro pagando, che quindi ci si aspetta anche di avere un aiuto sensato visto che ci va di mezzo non solo la persona ma anche i soldi) non gliene viene dato uno o non gliene viene dato uno sensato.
In questo momento mi sento un pò in balia del caso se devo essere sincero. Non so più a chi rivolgermi per superare il problema.
Buona giornata
Non so se questo può aiutare anche a capire quale sia la diagnosi effettiva (potrei effettivamente essere depresso oltre che ansioso?)
In merito chiedevo se si può continuare ad assumere senza particolari timori, questa era la mia domanda a riguardo, se avesse qualche indicazione in merito al suo utilizzo.
E' proprio perché l'iperico non proviene dallo psichiatra che sussiste il problema. Lei fa delle affermazioni tra loro non coerenti, preferirebbe non prendere i farmaci e ne sta prendendo uno, addirittura neanche prescritto...
Si passa da un parere all'altro in qualsiasi cosa. In questo caso il commento sulla prima indicazione ricevuta lo ha avuto, non capisco però perché quest'evoluzione anarchica. Così adesso sta meglio, non ha strumenti per valutare se sia l'iperico, né se questo sia un buon segno in base ad una corrispondenza tra il motivo per cui è andato e la scelta del medicinale, e la cronologia dell'effetto presunto.
Sì, direi che è in balia del caso ma non per le indicazioni ricevute dai medici, anche per interventi suoi autonomi.
Dr.Matteo Pacini
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L'EMA o chi per esso immagino che dovrebbe poter stabilire se una sostanza ha effetti tali da poter essere considerato farmaco piuttosto che INTEGRATORE. Magari lei me lo sa spiegare.
Che sia l'iperico sono abbastanza convinto. Anche perché grandi cambiamenti nella mia vita non li ho fatti, se non un cambio dieta che però mi permetto di dire non credo sia stato così influente sul mio stato mentale (mangiavo tanto bene prima quanto ora, solo in modo diverso).
Inoltre, ribadisco anche che io con lo psichiatra ne ho parlato, e mi ha detto che posso continuare a prenderlo. Penso che se fosse stato totalmente inopportuno mi avrebbe detto di smettere (preciso ancora che lui non sembrava prenderlo tanto sul serio quanto lei)? Poi si, non sono convinto di quello che mi ha detto e prescritto, però appunto ho parlato con un, si suppone, professionista anche di questo. Quindi anche se non è nata da lui l'idea dell'iperico, mi ha dato via libera, il che confuta ciò che dice in merito al fatto che non sia stato lo specialista a indicarlo: non fosse stato adatto mi avrebbe detto almeno di smettere.
Infine, PREFERISCO non prendere farmaci MA sono andato da uno psichiatra per farmeli prescrivere. Mi perdoni ma c'è una bella differenza tra cosa uno vuole e cosa uno fa o è disposto a fare. Mi avesse prescritto un farmaco diverso dalle benzodiazepine, avrei iniziato la terapia. È da tempo che la menavo, se fosse il caso di farlo, e mi ero deciso. Lavoro con la matematica e la logica: almeno nei ragionamenti, la so usare (nei comportamenti, da bravo ansioso, magari non sempre. Ma se faccio un ragionamento a freddo credo che la coerenza non mi manchi).
Quindi sinceramente l'incoerenza di cui parla non la vedo e non capisco perché assume questo atteggiamento biased aggrappandosi immediatamente all'innocenza della frase "preferirei non prenderli". È un mero dato di fatto che non per questo guida necessariamente le mie azioni. Lei è gentile a rispondere e la ringrazio per il suo tempo, però sta facendo troppe assunzioni sul sottoscritto. Mi sento preso un pò per scemo, quando volevo avere solo delle indicazioni su come procedere in questo casino di opinioni da parte dei medici. Dovrebbero essere i primi ad aiutare e non si capisce come ci possa essere così tanta variabilità alle fondamenta su come è meglio procedere nel caso di un individuo ansioso-depresso (? non mi è stato nemmeno detto qual è il problema nero su bianco) di 24 anni.
L'iperico comunque lo ho preso ignaro del fatto che fosse un medicinale, proprio perché l'ho trovato in erboristeria, il che giustifica ulteriormente quello che ho detto appena sopra. Non l'ho preso con l'idea di prendere un medicinale fai-da-te, ma come integratore, che è come viene di fatto venduto.
Più che un atteggiamento è una constatazione. Intanto preferisce non prendere farmaci (non c'è motivo. è una posizione a priori), dopo di che invece li prende, perché quindi il preparato in libera vendita non è per Lei un farmaco (quindi la questione è merceologica). E' chiaro che si orienta verso cose che percepisce inconsistenti, e innocue. Quindi farmaco è qualcosa di cui ha timore in ragione di presunte tossicità che non può controllare, più o meno dovrebbe essere questo il discorso.
"Integratore" è una parola magica. Non significa niente se non qualcosa che si infila nel cassetto mentale di cui sopra.
Esistono gli integratori, ma non c'entrano nulla con questo concetto di integratore, è che alle persone piace l'idea di prendere un nulla che un po' funziona, ma non è estraneo, semplicemente integra. Un concetto di timore di introdurre elementi estranei, secondo l'idea che tutto quel che serve è già presente, se mai basta prenderne di più. Piacciono i concetti di "disintossicante", integratore etc. e farmaco "naturale", come se in qualche modo la derivazione vegetale fosse sinonimo di qualcosa di innocuo e inutile, ma di fatto poi è così. Tanto è vero che chi usa l'iperico al 99% utilizza quello libero, pur essendo disponibile l'altro. Destino un po' infelice per questa sostanza.
Dr.Matteo Pacini
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