Psicofarmaci e rebound

Salve, ho 34 anni e a giugno dello scorso anno ho iniziato ad avere ansia con pensieri ossessivi di origine esistenzialista’.

Ho iniziato subito con sedute da una psicoterapeuta, ma dopo un mese non sentivo di migliorare anzi, quindi ho contattato uno psichiatra che mi ha prescritto SEREUPIN.

Ho iniziato la dose minima a ottobre in realtà, e la situazione è migliorata lentamente, fino alla decisione dello psichiatra di eliminare il farmaco in modo graduale a marzo.
In tutto questo periodo ho continuato a fare psicoterapia con continuità.


Non prendo il farmaco da circa 25 giorni ma da qualche giorno sto risperimentando dei sintomi che mi preoccupano, soprattutto l’ansia fisica’ che mi era scomparsa in questo periodo e di conseguenza pensieri ossessivi/ansiosi che mi buttano giù e che mi danno molta paura (la paura in questo periodo l’ho gestita bene ma non mi ha mai del tutto abbandonata).


Ho già ricontattato lo psichiatra che mi rivedrà a fine mese per un controllo, ma Volevo sapere se può considerarsi un effetto rebound’ dopo un periodo di astinenza da psicofarmaci o se dovrò probabilmente riprendere con le medicine.


Io non ho mai avuto una vera diagnosi dallo psichiatra, che mi ha sempre parlato di depressione leggera’, la psicologa invece di una sindrome ansioso-depressiva con tratti ossessivi.

Non ho mai assunto ansiolitici, la mia unica cura è stata 20 mg di Sereupin al giorno (la mattina).


La notte ho ricominciato ad avere degli scatti che mi portano a non capire dove mi trovo, accompagnati da incubi e difficoltà mantenere il sonno.
Sto prendendo il circadin per aiutarmi (me lo aveva prescritto lo psichiatra ma non ne avevo avuto bisogno visto che sereupin mi faceva dormire e anche bene).



Grazie
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.4k 1k
La terapia farmacologica è stata mantenuta per un periodo troppo breve per cui potrebbe essere in una fase di ricaduta sintomatologica.


Dr. F. S. Ruggiero


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Utente
Utente
Grazie per la risposta dottore.
Fine mese tornerò dallo psichiatra e gli spiegherò il problema.

Sinceramente mi butta giù pensare di dover iniziare tutto da capo e rivedere tutto senza via d’uscita
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.4k 1k
La perdita della via d'uscita si crea se le terapie non sono mantenute a dosaggio e per tempi sufficienti, se si tolgono frettolosamente per pregiudizio e non per valutazione clinica.

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Utente
Utente
Salve dottore, a seguito di un consulto psichiatrico con il dottore che mi aveva seguito nel percorso precedente, ha ritenuto che non dovessi tornare a prendere farmaci.

Io vivo di alti e bassi ormai, lo ricontatterò se dovessi peggiorare, ma lui pensa che sia normale la mia 'condizione' dopo quello che ho vissuto.
Anche la mia psicoterapeuta ritiene che io esasperi un po' tutto e sia molto presa da un 'overthinking' che non mi permette di vedere i miei reali progressi. Secondo loro molto la fa la mia paura e lo scossone che mi ha portato la situazione.

Detto ciò io non mi sento ancora al 100%, anzi ci sono momenti in cui mi sembra di farcela, altri in cui ricrollo, e questo a volte succede nella stessa giornata. Mi fossilizzo sul continuo monitoraggio della mia condizione mentale, cercando di capire, comprendere come sto, se ho ancora certi pensieri, ecc ecc...da buona ossessiva insomma.

Volevo solo aggiornarla visto che era stato cordiale nella risposta. Se non avrò buoni risultati magari penserò eventualmente ad ascoltare l'opinione di qualcun altro.
Intanto volevo porre un altro quesito: la mia psicoterapeuta non è di indirizzo cognitivo-comportamentale e leggo ovunque che sarebbe utile nel mio caso avere questo tipo di approccio. Sarebbe importante pensare di cambiare supporto psicologico? Mi trovo bene con lei, e sento di aver fatto passi avanti in determianti ambiti della mia vita, ma a volte mi sembra una chiacchierata che non mi porta a fare determinati passi avanti sul mio reale problema attuale.
Saluti
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.4k 1k
la scelta del terapeuta può essere indipendente dall'orientamento ma il trattamento deve avere una efficacia nel tempo

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