Cos'ha il mio cervello che non va?
Gentili dottori,
Dopo circa 4 anni di psicoterapia inutile (oserei dire dannosa) nel privato, e uno stop di quasi due anni dettato dalla pandemia, da 5 mesi ho cambiato terapeuta.
Mi sono affidat* al consultorio familiare della mia zona e, a costo zero, ho la fortuna di essere seguit* da una persona specializzata in disforie di genere e disturbi dello sviluppo sessuale.
Essendo afett* da S. di Turner, rientro nella seconda categoria, quindi dopo un primo colloquio con un altro psicologico, mi hanno affidat* a lui.
E poi c'è chi dice che la sanità pubblica non funziona.
Con questo nuovo terapeuta le cose vanno molto meglio.
Si è concentrato da subito su aspetti pratici: cercare di intraprendere i primi passi nella ricerca di un lavoro e, soprattutto, trovare un endocrinologo specializzato che possa rivedere la mia situazione clinica e prescrivere una terapia ormonale adatta alla mia patologia.
Secondo lui, infatti, la grandissima parte dei miei sintomi (gestione delle emozioni, in particolare della rabbia, crisi di pianto, difficoltà di concentrazione e di pianificazione, umore depresso) deriverebbero da anni di terapia ormonale non adeguata prescrittami da medici non preparati a seguire casi come il mio.
Trovando la terapia giusta e monitorando costantemente i livelli ormonali, a suo parere, nel tempo ne gioverebbere non solo il mio fisico, ma anche l'umore e soprattutto il mio cervello.
Insomma, sono passat* da un terapeuta (psicologo) che mi aveva diagnosticato un disturbo borderline con tratti evitanti e di ansia sociale, e che negli ultimi tempi si era rifiutato di continuare a prendermi in carico se io non mi fossi rivolta a uno psichiatra, con lo scopo di assumere psicofarmaci per regolare le emozioni; a quello di adesso che invece afferma che queste diagnosi sono decisamente forzate e che il mio problema principale è la mancanza di autostima unita al fatto che per anni non mi sono pres* adeguatamente cura di me stess*, e che ho trovato fino ad ora soltanto medici che hanno trattato i miei problemi clinici solo "a compartimenti stagni", quando invece è necessario trattare la patologia nella sua interezza, ed è fondamentale che i vari specialisti che mi prendono in carico collaborino tra loro.
Io sono contro gli psicofarmaci (motivo per il quale ho sempre rifiutato di dare retta al mio ex terapeuta), però spero che almeno voi siate in grado di comprendere come funziona il nostro cervello.
Allora vi chiedo: aveva ragione il primo terapeuta a dire che chi nasce con la mia patologia, in età adulta svilupperà per forza un qualche tipo di disturbo mentale a causa della mancanza di estrogeni, delle aberrazioni genetiche e dei vissuti traumatici che questa condizione comporta, oppure ha ragione il terapeuta che mi segue adesso?
Insomma si può essere Turner e avere un cervello che funzioni in modo normale, con la giusta terapia ormonale?
Ovviamente vorrei che fosse così, ma temo di illudermi.
Dopo circa 4 anni di psicoterapia inutile (oserei dire dannosa) nel privato, e uno stop di quasi due anni dettato dalla pandemia, da 5 mesi ho cambiato terapeuta.
Mi sono affidat* al consultorio familiare della mia zona e, a costo zero, ho la fortuna di essere seguit* da una persona specializzata in disforie di genere e disturbi dello sviluppo sessuale.
Essendo afett* da S. di Turner, rientro nella seconda categoria, quindi dopo un primo colloquio con un altro psicologico, mi hanno affidat* a lui.
E poi c'è chi dice che la sanità pubblica non funziona.
Con questo nuovo terapeuta le cose vanno molto meglio.
Si è concentrato da subito su aspetti pratici: cercare di intraprendere i primi passi nella ricerca di un lavoro e, soprattutto, trovare un endocrinologo specializzato che possa rivedere la mia situazione clinica e prescrivere una terapia ormonale adatta alla mia patologia.
Secondo lui, infatti, la grandissima parte dei miei sintomi (gestione delle emozioni, in particolare della rabbia, crisi di pianto, difficoltà di concentrazione e di pianificazione, umore depresso) deriverebbero da anni di terapia ormonale non adeguata prescrittami da medici non preparati a seguire casi come il mio.
Trovando la terapia giusta e monitorando costantemente i livelli ormonali, a suo parere, nel tempo ne gioverebbere non solo il mio fisico, ma anche l'umore e soprattutto il mio cervello.
Insomma, sono passat* da un terapeuta (psicologo) che mi aveva diagnosticato un disturbo borderline con tratti evitanti e di ansia sociale, e che negli ultimi tempi si era rifiutato di continuare a prendermi in carico se io non mi fossi rivolta a uno psichiatra, con lo scopo di assumere psicofarmaci per regolare le emozioni; a quello di adesso che invece afferma che queste diagnosi sono decisamente forzate e che il mio problema principale è la mancanza di autostima unita al fatto che per anni non mi sono pres* adeguatamente cura di me stess*, e che ho trovato fino ad ora soltanto medici che hanno trattato i miei problemi clinici solo "a compartimenti stagni", quando invece è necessario trattare la patologia nella sua interezza, ed è fondamentale che i vari specialisti che mi prendono in carico collaborino tra loro.
Io sono contro gli psicofarmaci (motivo per il quale ho sempre rifiutato di dare retta al mio ex terapeuta), però spero che almeno voi siate in grado di comprendere come funziona il nostro cervello.
Allora vi chiedo: aveva ragione il primo terapeuta a dire che chi nasce con la mia patologia, in età adulta svilupperà per forza un qualche tipo di disturbo mentale a causa della mancanza di estrogeni, delle aberrazioni genetiche e dei vissuti traumatici che questa condizione comporta, oppure ha ragione il terapeuta che mi segue adesso?
Insomma si può essere Turner e avere un cervello che funzioni in modo normale, con la giusta terapia ormonale?
Ovviamente vorrei che fosse così, ma temo di illudermi.
[#1]
Buonasera.
In tanti anni di esperienza clinica ho avuto modo di vedere non più di tre o quattro ragazze con sindrome di Turner, nessuna della quali aveva disturbi ascrivibili direttamente a questa patologia. In ogni caso non risulta che questa sindrome sia associata a disturbi psicopatologici specifici. In definitiva il suo psicoterapeuta ha ragione.
In tanti anni di esperienza clinica ho avuto modo di vedere non più di tre o quattro ragazze con sindrome di Turner, nessuna della quali aveva disturbi ascrivibili direttamente a questa patologia. In ogni caso non risulta che questa sindrome sia associata a disturbi psicopatologici specifici. In definitiva il suo psicoterapeuta ha ragione.
Dr. Paolo Carbonetti
Specialista in Psichiatra
Specialista in Psichiatria Forense
Viterbo-Terni-
[#2]
Utente
Gentile dott. Carbonetti, la ringrazio. Spero che sia davvero come dice lei, perché non ce la faccio più a passare continuamente dalla rabbia, alla frustrazione, al pianto disperato e poi di nuovo così. Mi piacerebbe poter tornare non dico a essere felice (non lo sono mai stata) ma per lo meno a sorridere un po' ogni tanto.
[#3]
Utente
Gentilissimi, scusate se riapro questo consulto.
Il terapeuta che mi sta seguendo attualmente, fin dal primo incontro mi ha fatto notare come io non avessi tutte le caratteristiche fisiche della sindrome che è stata diagnosticata. Mi ha detto che alcune le ho, ma altre no. Poi, dopo che ha preso visione del referto citogenetico a seguito del quale, nel lontano 1993 mi fu fatta la diagnosi, ha affermato che a suo parere io sarei affett* da una qualche condizione di intersessualità, che è stata fatta rientrare sotto la denominazione di "S.di Turner" ma che non è propriamente quella. Infatti chi è affetto da questa sindrome di solito ha una mancanza completa del secondo cromosoma sessuale X. Nel mio caso invece, stando al cariotipo del 93, vi sono due linee cellulari. Una a due cromosomi con delezione parziale del braccio lungo della x, la seconda, minoritaria, con mosaicismo a 3 isocromosomi. Insomma una bella macedonia.
Ora, a quanto ne so io (che di genetica non ne capisco nulla) la s. di Turner comprende anche situazioni "miste" e di mosaicismo come la mia, e la cosa mi sembra tutto meno che strana.
Però, il punto è che lui vorrebbe prendere in considerazione, insieme a un endocrinologo, l'opportunità di fare una nuova indagine genetica. Per vedere se effettivamente la situazione è quella descritta nel 93, o se ci sia altro. Da quel poco che ho capito, secondo lui non si potrebbe escludere che nel mio patrimonio genetico ci sia anche qualche traccia di DNA maschile, anche se da quanto ne sappiamo finora non è così.
Dopo il 25 aprile si è finalmente deciso che comincerò a fare analisi del sangue, ecografie e altri accertamenti per verificare sia il mio stato di salute che la mia situazione a livello genitale/riproduttivo. Se sarà il caso, poi, si prenderà anche in considerazione l'opportunità di un nuovo esame del cariotipo. Io spererei che non ce ne fosse bisogno ma vedremo. Il punto è che...se da una parte sono felice di poter finalmente vederci un po' più chiaro, mettere finalmente un punto a questa situazione e magari vedere di cominciare a superarla, dall'altra ho il terrore. Sono terrorizzat* di venire a sapere che sono un essere ibrido, schifoso. Non lo sopporterei. Solo l'idea mi fa ribrezzo.
Per il mio terapeuta è facile, con scherzi della natura del genere ci lavora da anni e ha pienamente accettato l'idea che esistano persone non binarie (in tutte le accezioni che questa parola comporta).
Ma io non riesco a concepire il fatto che possano esistere realtà diverse da uomo/donna, per me tutto ciò che sta in mezzo è solamente un errore che non dovrebbe essere mai nato.
Passo da momenti in cui non vedo letteralmente l'ora che passi il 25 aprile per cominciare questo percorso diagnostico, ad altri in cui mi dico che non lo voglio fare. E che se dovessi scoprire di essere una persona ancora più schifosa di quanto io già non sappia di essere, l'unica cosa da fare è suicidarmi. Che non merito di vivere se davvero la mia condizione genetica è così orribile.
Secondo voi... È normale passare da stati d'animo così opposti nel giro di pochi giorni, se non della stessa giornata? Non è sintomo di qualche malattia mentale? Ho paura che non potrò reggere una altalena emotiva del genere ancora per molto.
Il terapeuta che mi sta seguendo attualmente, fin dal primo incontro mi ha fatto notare come io non avessi tutte le caratteristiche fisiche della sindrome che è stata diagnosticata. Mi ha detto che alcune le ho, ma altre no. Poi, dopo che ha preso visione del referto citogenetico a seguito del quale, nel lontano 1993 mi fu fatta la diagnosi, ha affermato che a suo parere io sarei affett* da una qualche condizione di intersessualità, che è stata fatta rientrare sotto la denominazione di "S.di Turner" ma che non è propriamente quella. Infatti chi è affetto da questa sindrome di solito ha una mancanza completa del secondo cromosoma sessuale X. Nel mio caso invece, stando al cariotipo del 93, vi sono due linee cellulari. Una a due cromosomi con delezione parziale del braccio lungo della x, la seconda, minoritaria, con mosaicismo a 3 isocromosomi. Insomma una bella macedonia.
Ora, a quanto ne so io (che di genetica non ne capisco nulla) la s. di Turner comprende anche situazioni "miste" e di mosaicismo come la mia, e la cosa mi sembra tutto meno che strana.
Però, il punto è che lui vorrebbe prendere in considerazione, insieme a un endocrinologo, l'opportunità di fare una nuova indagine genetica. Per vedere se effettivamente la situazione è quella descritta nel 93, o se ci sia altro. Da quel poco che ho capito, secondo lui non si potrebbe escludere che nel mio patrimonio genetico ci sia anche qualche traccia di DNA maschile, anche se da quanto ne sappiamo finora non è così.
Dopo il 25 aprile si è finalmente deciso che comincerò a fare analisi del sangue, ecografie e altri accertamenti per verificare sia il mio stato di salute che la mia situazione a livello genitale/riproduttivo. Se sarà il caso, poi, si prenderà anche in considerazione l'opportunità di un nuovo esame del cariotipo. Io spererei che non ce ne fosse bisogno ma vedremo. Il punto è che...se da una parte sono felice di poter finalmente vederci un po' più chiaro, mettere finalmente un punto a questa situazione e magari vedere di cominciare a superarla, dall'altra ho il terrore. Sono terrorizzat* di venire a sapere che sono un essere ibrido, schifoso. Non lo sopporterei. Solo l'idea mi fa ribrezzo.
Per il mio terapeuta è facile, con scherzi della natura del genere ci lavora da anni e ha pienamente accettato l'idea che esistano persone non binarie (in tutte le accezioni che questa parola comporta).
Ma io non riesco a concepire il fatto che possano esistere realtà diverse da uomo/donna, per me tutto ciò che sta in mezzo è solamente un errore che non dovrebbe essere mai nato.
Passo da momenti in cui non vedo letteralmente l'ora che passi il 25 aprile per cominciare questo percorso diagnostico, ad altri in cui mi dico che non lo voglio fare. E che se dovessi scoprire di essere una persona ancora più schifosa di quanto io già non sappia di essere, l'unica cosa da fare è suicidarmi. Che non merito di vivere se davvero la mia condizione genetica è così orribile.
Secondo voi... È normale passare da stati d'animo così opposti nel giro di pochi giorni, se non della stessa giornata? Non è sintomo di qualche malattia mentale? Ho paura che non potrò reggere una altalena emotiva del genere ancora per molto.
[#4]
Buongiorno. Se lei si vede addirittura "schifosa" e arriva a pensare al suicidio credo che sentire il parere di uno specialista psichiatra sia buona cosa. Se ci fosse la possibilità di farla star meglio con una terapia farmacologica dovrebbe esserne contenta. Lei non ha bisogno di tranquillanti o sedativi, ma di qualcosa che migliori e stabilizzi il suo umore. In questo modo anche la psicoterapia potrebbe procedere più speditamente.
Dr. Paolo Carbonetti
Specialista in Psichiatra
Specialista in Psichiatria Forense
Viterbo-Terni-
[#5]
Utente
Gentile dottore, rispetto la sua opinione ma come ho già specificato sono del tutto contrari* agli psicofarmaci di qualsiasi tipo, pertanto non ne assumerò mai in nessun caso.
Inoltre, data la mia situazione clinica, purtroppo è probabile che se vorrò avere dei figli sarò costrett* all'adozione, anche se il solo fatto di dover allevare figli non miei perché non in grado di procreare, lo reputo un enorme fallimento e una vergogna. Ben diverso sarebbe adottare un bambino o una bambina pur potendo avere figli biologici, in quel caso sarebbe un grande merito, un atto di generosità.
Comunque, al di là delle mie opinioni, resta il fatto che se vedessi uno psichiatra questo dovrebbe fare, per forza di cose, una diagnosi e nessuna persona di buonsenso affiderebbe mai un minore a una persona mentalmente disturbata, che fa uso di psicofarmaci o ne ha fatto in passato. Anche se la persona in questione fosse clinicamente guarita, nessuno la dichiarerebbe mai soggetto idoneo all'affidamento o all'adozione proprio perché le ricadute nelle malattie mentali sono sempre dietro l'angolo.
Quindi la ringrazio del suo parere ma non è per me ipotizzabile fare ciò che lei mi consiglia. Perché vedere uno psichiatra, anche solo una volta, significherebbe rinunciare del tutto a qualsiasi futura possibilità di adottare.
Inoltre, data la mia situazione clinica, purtroppo è probabile che se vorrò avere dei figli sarò costrett* all'adozione, anche se il solo fatto di dover allevare figli non miei perché non in grado di procreare, lo reputo un enorme fallimento e una vergogna. Ben diverso sarebbe adottare un bambino o una bambina pur potendo avere figli biologici, in quel caso sarebbe un grande merito, un atto di generosità.
Comunque, al di là delle mie opinioni, resta il fatto che se vedessi uno psichiatra questo dovrebbe fare, per forza di cose, una diagnosi e nessuna persona di buonsenso affiderebbe mai un minore a una persona mentalmente disturbata, che fa uso di psicofarmaci o ne ha fatto in passato. Anche se la persona in questione fosse clinicamente guarita, nessuno la dichiarerebbe mai soggetto idoneo all'affidamento o all'adozione proprio perché le ricadute nelle malattie mentali sono sempre dietro l'angolo.
Quindi la ringrazio del suo parere ma non è per me ipotizzabile fare ciò che lei mi consiglia. Perché vedere uno psichiatra, anche solo una volta, significherebbe rinunciare del tutto a qualsiasi futura possibilità di adottare.
[#6]
Buonasera.
Non spetta a me discutere la sua opinione. Solo volevo dirle che qualsiasi cittadino può consultare un medico privato senza per questo venire iscritto in qualche registro o lista nera, e che esiste l'obbligo del segreto professionale.
Non spetta a me discutere la sua opinione. Solo volevo dirle che qualsiasi cittadino può consultare un medico privato senza per questo venire iscritto in qualche registro o lista nera, e che esiste l'obbligo del segreto professionale.
Dr. Paolo Carbonetti
Specialista in Psichiatra
Specialista in Psichiatria Forense
Viterbo-Terni-
[#7]
Utente
Lei in teoria ha ragione dott. Carbonetti, ma nella realtà le cose, purtroppo, sono molto più complicate.
Ammettiamo che io decida di mettere da parte le mie riserve sull'uso di psicofarmaci e che decida di rivolgermi a uno psichiatra, supponiamo lei. Privatamente, di modo che la visita non risulti sul mio fascicolo sanitario elettronico. Bene, lei si comporta con rigore professionale, fa una diagnosi che magari non è nemmeno di chissà quale disturbo mentale, anzi...ammettiamo che lei concluda che sono abbastanza san* di mente (ammesso che al mondo ci sia qualcuno veramente sano di mente). Però giustamente lei mi prescrive degli psicofarmaci, supponiamo degli stabilizzatori dell'umore. Io vado dal medico di base che me li prescrive e li ritiro in farmacia. Vengono, per forza di cose, registrati sul FSE. Li prendo per un po' di tempo (supponiamo un paio d'anni), poi visto che sto meglio io e lei decidiamo di comune accordo di sospenderli gradualmente. Nel frattempo io conosco l'uomo della mia vita e dopo 5 anni di relazione decidiamo di sposarci e mettere su famiglia. Cominciamo le procedure di adozione. Visite psicologiche, visite mediche. Assistenti sociali. Vanno a guardare il fascicolo sanitario elettronico mio e quello del mio immaginario marito senza il nostro consenso (sì, possono farlo e lo fanno!). Dove, tra una visita dentistica, un esame del sangue e le prescrizioni della terapia ormonale sostituiva che prendo, notano anche che fino a 4/5 anni prima io facevo regolarmente uso di stabilizzatori dell'umore. E questo non avviene perché lei abbia contravvenuto al segreto professionale, ma perché qualunque medico può accedere al FSE di un paziente e vedere i farmaci che assume e le analisi e le visite fatte anche 10 anni prima. Quindi me ne chiederebbero contezza. Vede dottore, loro vanno anche a vedere quello che posti sui social quando devono decidere se darti l'idoneità per l'adozione, me lo ha detto chi ci è passato per queste procedure. Quindi io sto bene attent* a quello che scrivo e posto sui social anche per questo motivo, figuriamoci assumere psicofarmaci, la cui assunzione è così facilmente rintracciabile tramite FSE.
Ammettiamo che io decida di mettere da parte le mie riserve sull'uso di psicofarmaci e che decida di rivolgermi a uno psichiatra, supponiamo lei. Privatamente, di modo che la visita non risulti sul mio fascicolo sanitario elettronico. Bene, lei si comporta con rigore professionale, fa una diagnosi che magari non è nemmeno di chissà quale disturbo mentale, anzi...ammettiamo che lei concluda che sono abbastanza san* di mente (ammesso che al mondo ci sia qualcuno veramente sano di mente). Però giustamente lei mi prescrive degli psicofarmaci, supponiamo degli stabilizzatori dell'umore. Io vado dal medico di base che me li prescrive e li ritiro in farmacia. Vengono, per forza di cose, registrati sul FSE. Li prendo per un po' di tempo (supponiamo un paio d'anni), poi visto che sto meglio io e lei decidiamo di comune accordo di sospenderli gradualmente. Nel frattempo io conosco l'uomo della mia vita e dopo 5 anni di relazione decidiamo di sposarci e mettere su famiglia. Cominciamo le procedure di adozione. Visite psicologiche, visite mediche. Assistenti sociali. Vanno a guardare il fascicolo sanitario elettronico mio e quello del mio immaginario marito senza il nostro consenso (sì, possono farlo e lo fanno!). Dove, tra una visita dentistica, un esame del sangue e le prescrizioni della terapia ormonale sostituiva che prendo, notano anche che fino a 4/5 anni prima io facevo regolarmente uso di stabilizzatori dell'umore. E questo non avviene perché lei abbia contravvenuto al segreto professionale, ma perché qualunque medico può accedere al FSE di un paziente e vedere i farmaci che assume e le analisi e le visite fatte anche 10 anni prima. Quindi me ne chiederebbero contezza. Vede dottore, loro vanno anche a vedere quello che posti sui social quando devono decidere se darti l'idoneità per l'adozione, me lo ha detto chi ci è passato per queste procedure. Quindi io sto bene attent* a quello che scrivo e posto sui social anche per questo motivo, figuriamoci assumere psicofarmaci, la cui assunzione è così facilmente rintracciabile tramite FSE.
[#8]
Capisco le sue preoccupazioni, ma quei pericoli sono puramente teorici. In ogni caso, proprio a voler essere sicuri al mille per cento, gli eventuali farmaci lei se li può acquistare da sola con la ricetta bianca del medico privato, dove il suo nome non figura e che non viene trattenuta dalla farmacia.
Dr. Paolo Carbonetti
Specialista in Psichiatra
Specialista in Psichiatria Forense
Viterbo-Terni-
[#9]
Utente
Giusto, non avevo pensato a questa possiblità. è meno pratica ma fattibile. Chissà perché, ero dell'idea che certi medicinali potessero essere erogati solo con ricetta rossa.
Ovviamente ho altre paure più "comuni" riguardo all'assunzione di psicofarmaci (ingrassare, diventare uno "zombie", diventarne dipendente). Però direi che già questo è un punto di partenza. Al termine del mio percorso diagnostico, tra qualche mese, se dovessi avere un crollo emotivo pesante, magari vedrò di prendere in considerazione questa possibilità con il terapeuta che mi segue.
La ringrazio, le auguro buona Pasqua.
Ovviamente ho altre paure più "comuni" riguardo all'assunzione di psicofarmaci (ingrassare, diventare uno "zombie", diventarne dipendente). Però direi che già questo è un punto di partenza. Al termine del mio percorso diagnostico, tra qualche mese, se dovessi avere un crollo emotivo pesante, magari vedrò di prendere in considerazione questa possibilità con il terapeuta che mi segue.
La ringrazio, le auguro buona Pasqua.
Questo consulto ha ricevuto 10 risposte e 4.4k visite dal 20/03/2022.
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Approfondimento su Disturbi di personalità
I disturbi di personalità si verificano in caso di alterazioni di pensiero e di comportamento nei tratti della persona: classificazione e caratteristiche dei vari disturbi.