Inizio terapia reagila 1,5mg opinioni se giustificata/consigli
Buongiorno, come da titolo volevo chiederVi un parare sull'inizio di una terapia con Reagila 1, 5mg sera.
Prima di descrivere la situazione lascio alcune informazioni sull'anamnesi personale e familiare sulla quale si è basata lo psichiatra da cui mi sono recato (che ha in cura anche mia madre)
Anamnesi familiare:
Fratello 20anni in trattamento con Aripiprazolo
Madre 55 Depressione e Ansia in trattamento con Latuda + Benzo
Nonna (materna) sospetto probabile patologia psichiatrica mai diagnosticata
(Dai dialoghi con mia madre e me lo psichiatra ritiene la presenza di qualche fattore ereditario da parte materna, linea paterna silente per disturbi psichiatrici)
Personale:
26 anni, laureando in medicina, normopeso in cura presso psicologo per blocco nello studio, ansia e depressione.
La mia "storia di depressione" inizia a gennaio del 2020 (esami non passati, rottura relazione, madre con fluttuazioni umore importanti), crisi di ansia per non riuscire a dormire prima di un esame a metà febbraio 2020, pronto soccorso e prescrizione di Flurazepam e Paroxetina.
Dopo tre settimane di Paroxetina iniziano i pensieri suicidari e assumo quasi un flacone di Serenase che mi provoca una distonia oculare, cervicale che mi porta al pronto soccorso ma non riferisco del tentativo e dopo 24 ore si risolve il tutto.
Sospendo autonomamente i farmaci.
Inizio ad aprire terapia solo psicologica.
Riesco progressivamente a dare gli esami.
2021 Luglio Mia madre inizia terapia psichiatrica dopo abuso di benzodiazepine ed esplosioni di rabbia (il suo umore migliora e anche il mio siccome il clima diventa più sereno).
Ora mi è stato chiesto da mia madre di presentarmi dallo psichiatra dove dopo una serie di colloqui ritiene che Reagila possa farmi diventare "egoista, pensare alla propria laurea, darmi una carica".
Le stesse basi di inizio terapia erano state con il Latuda ma l'ho dovuto sospendere dopo due giorni perché mi dava leggera tachicardia 110bpm, agitazione, insonnia e sensazione di perdere il controllo.
Vorrei chiedere se quindi la somministrazione di Reagila in questo caso a basso dosaggio possa essere considerata come un elemento "nootropo" per come sostiene il mio psichiatra e come necessiterebbe a me, sbloccarmi negli studi e pensare solo a studiare per potermi laureare limitando il rimuginare e preoccuparsi per la mia famiglia (pensiero egoista in senso positivo.
)
Prima di descrivere la situazione lascio alcune informazioni sull'anamnesi personale e familiare sulla quale si è basata lo psichiatra da cui mi sono recato (che ha in cura anche mia madre)
Anamnesi familiare:
Fratello 20anni in trattamento con Aripiprazolo
Madre 55 Depressione e Ansia in trattamento con Latuda + Benzo
Nonna (materna) sospetto probabile patologia psichiatrica mai diagnosticata
(Dai dialoghi con mia madre e me lo psichiatra ritiene la presenza di qualche fattore ereditario da parte materna, linea paterna silente per disturbi psichiatrici)
Personale:
26 anni, laureando in medicina, normopeso in cura presso psicologo per blocco nello studio, ansia e depressione.
La mia "storia di depressione" inizia a gennaio del 2020 (esami non passati, rottura relazione, madre con fluttuazioni umore importanti), crisi di ansia per non riuscire a dormire prima di un esame a metà febbraio 2020, pronto soccorso e prescrizione di Flurazepam e Paroxetina.
Dopo tre settimane di Paroxetina iniziano i pensieri suicidari e assumo quasi un flacone di Serenase che mi provoca una distonia oculare, cervicale che mi porta al pronto soccorso ma non riferisco del tentativo e dopo 24 ore si risolve il tutto.
Sospendo autonomamente i farmaci.
Inizio ad aprire terapia solo psicologica.
Riesco progressivamente a dare gli esami.
2021 Luglio Mia madre inizia terapia psichiatrica dopo abuso di benzodiazepine ed esplosioni di rabbia (il suo umore migliora e anche il mio siccome il clima diventa più sereno).
Ora mi è stato chiesto da mia madre di presentarmi dallo psichiatra dove dopo una serie di colloqui ritiene che Reagila possa farmi diventare "egoista, pensare alla propria laurea, darmi una carica".
Le stesse basi di inizio terapia erano state con il Latuda ma l'ho dovuto sospendere dopo due giorni perché mi dava leggera tachicardia 110bpm, agitazione, insonnia e sensazione di perdere il controllo.
Vorrei chiedere se quindi la somministrazione di Reagila in questo caso a basso dosaggio possa essere considerata come un elemento "nootropo" per come sostiene il mio psichiatra e come necessiterebbe a me, sbloccarmi negli studi e pensare solo a studiare per potermi laureare limitando il rimuginare e preoccuparsi per la mia famiglia (pensiero egoista in senso positivo.
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[#1]
Il reagila è un antipsicotico come del resto il latuda. Non torna che sua madre lo prenda per depressione.
Da come espone le cose però non sembra abbia presente il perché si sta curando. Non credo che sia per ansia e depressione viste le cure, a parte la paroxetina (con cui però ha avuto quel comportamento particolare di abuso di serenase). Tra l'altro, il serenase invece da dove usciva fuori ?
Da come espone le cose però non sembra abbia presente il perché si sta curando. Non credo che sia per ansia e depressione viste le cure, a parte la paroxetina (con cui però ha avuto quel comportamento particolare di abuso di serenase). Tra l'altro, il serenase invece da dove usciva fuori ?
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Ex utente
Il serenase lo aveva nell'armadietto dei medicinali mia madre assieme alle benzodiazepine nel 2020, non so perché.
Io mi sto curando dallo psicologo perché ero partito da un rifiuto dello studio (intorno a maggio 2021), con umore depresso per la maggior parte del giorno e malessere associato alla condizione di mia madre e ai suoi comportamenti (tre episodi di abuso di benzodiazepine usate per dormire causa dolore alla spalla per cuffia dei rotatori, fluttuazioni dell'umore, rottura foto e quadri della mia infanzia). Attualmente ho difficoltà di mantenere concentrazione nello studio, scarso interesse o prospettive di avere un futuro, senso di delusione.
Ho scritto depressione per mia madre, probabilmente non è così ma non so la diagnosi corretta dello psichiatra (mi riferisce che è ansiosa, apprensiva e ha paura che non mi laureo, e per altre cose che non mi sono state riferite).
Alla mia mancata presentazione all'appello del terz'ultimo esame all'inizio di febbraio, il giorno prima mi ha "minacciato" che sarebbe andata in ospedale perché non si sentiva bene a casa, rivelandomi poi di averlo fatto apposta per farmi sostenere l'esame.
Ho deciso di recarmi dallo psichiatra per tranquillizzarla perché mi ha rinfacciato che non mi sono fatto curare per un anno e che ho perso tempo siccome sono fuoricorso a medicina perché non riuscivo a studiare. Quindi effettivamente mi sono recato dallo psichiatra per trovare un soluzione a questa profonda demotivazione e per "far contenta" mia madre perché è difficile per me sopportare i suoi comportamenti ancora (anche se la sua psiche è molto migliorata).
In sostanza: mi sono recato perché vorrei ritornare ad avere passione nello studio e nel vivere in generale, sono stato "costretto" da mia madre.
Io mi sto curando dallo psicologo perché ero partito da un rifiuto dello studio (intorno a maggio 2021), con umore depresso per la maggior parte del giorno e malessere associato alla condizione di mia madre e ai suoi comportamenti (tre episodi di abuso di benzodiazepine usate per dormire causa dolore alla spalla per cuffia dei rotatori, fluttuazioni dell'umore, rottura foto e quadri della mia infanzia). Attualmente ho difficoltà di mantenere concentrazione nello studio, scarso interesse o prospettive di avere un futuro, senso di delusione.
Ho scritto depressione per mia madre, probabilmente non è così ma non so la diagnosi corretta dello psichiatra (mi riferisce che è ansiosa, apprensiva e ha paura che non mi laureo, e per altre cose che non mi sono state riferite).
Alla mia mancata presentazione all'appello del terz'ultimo esame all'inizio di febbraio, il giorno prima mi ha "minacciato" che sarebbe andata in ospedale perché non si sentiva bene a casa, rivelandomi poi di averlo fatto apposta per farmi sostenere l'esame.
Ho deciso di recarmi dallo psichiatra per tranquillizzarla perché mi ha rinfacciato che non mi sono fatto curare per un anno e che ho perso tempo siccome sono fuoricorso a medicina perché non riuscivo a studiare. Quindi effettivamente mi sono recato dallo psichiatra per trovare un soluzione a questa profonda demotivazione e per "far contenta" mia madre perché è difficile per me sopportare i suoi comportamenti ancora (anche se la sua psiche è molto migliorata).
In sostanza: mi sono recato perché vorrei ritornare ad avere passione nello studio e nel vivere in generale, sono stato "costretto" da mia madre.
[#3]
La presentazione del problema non corrisponde però al tipo di terapia scelta. Assume antipsicotici, e anche due familiari assumono antipsicotici.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 7.4k visite dal 15/02/2022.
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