Doc o diagnosi errata?
Gentili Dottori,
Cercherò di essere il più breve possibile.
Sono un ragazzo di 23 anni.
A 14 anni mi é stato diagnosticato l'ADHD.
A 16 anni ho iniziato ad avere problemi di ansia, derealizzazione, depersonalizzazione, depressione e attacchi di panico per cui mi é stata diagnosticata una sindrome ansioso-depressiva.
Col il passare del tempo grazie al sostegno dei miei genitori e l'aiuto della mia psicologa sono riuscito a gestire i miei problemi psicologici.
Quando ho iniziato l'università, i primi tre anni sono andati bene.
Arrivato al quarto, dopo un fortissimo periodo di stress, causato dai troppi esami e dalla tesi.
Dal nulla, ho iniziato ad avere dei pensieri estremamente negativi, ad esempio: che dovevo uccidere mio padre perché non poteva più aiutarmi a uscire dal mio stress, la vita non valeva più niente e che io non avevo più la possibilità di guarire e quindi ero senza speranza.
In quel periodo non ho comunque ceduto e ho comunque deciso di dare tutti i miei esami e consegnare la tesi.
Dopo l'avvenimento di quei pensieri, circa 1 mese dopo sono andato a fare un visita psichiatrica a causa dello stato di emergenza in cui mi trovavo.
Dopo la visita mi fu diagnosticata un'angoscia psicotica e il dottore mi prescrisse olanzapina e aripiprazolo.
Per fortuna dopo qualche mese sono riuscito ad uscire da questo stato di emergenza quindi l'olanzapina mi fu tolta e mi si aggiunse sertralina a causa del mio umore depresso in comorbidità con gli scivolamenti psicotici che ebbi.
Dopo un po' di mesi, visto che vivo all'estero, il mio dottore avevo deciso che non mi poteva più vedere a distanza.
Quindi, dopo aver trovato uno psichiatra nel mio paese, dopo un paio di visite mi diagnosticò un disturbo ossessivo compulsivo con pensieri intrusivi e dunque decise di cambiarmi la terapia farmacologica aumentando la sertalina al massimo, togliendo l'aripiprazolo e aggiungendomi anafranil.
Dopo un po' di mesi, convinto della Sua diagnosi, mi tolse sertralina e mi aggiunse un neurolettico chiamato Reagila.
Quindi al momento prendo Anafranil + Reagila
A parer mio, anche se vado contro l'opinione di un professionista, c'é un po' di confusione sulla diagnosi che mi é stata fatta per ultimo.
I pensieri che ho, per esempio sono: VOLER uccidere le persone accanto a me (anche se voglio evitare che succeda) non aver paura di prendere un coltello e fare del male ad una persona.
C'é una differenza tra i due tipi di pensieri non credete?
Se avete bisogno di più approfondimenti per capire meglio la differenza tra i pensieri negativi che ho, ve lo posso comunicare.
Vi ringrazio per la vostra disponibilità e il tempo che dedicate per me.
Un Cordiale saluto.
Cercherò di essere il più breve possibile.
Sono un ragazzo di 23 anni.
A 14 anni mi é stato diagnosticato l'ADHD.
A 16 anni ho iniziato ad avere problemi di ansia, derealizzazione, depersonalizzazione, depressione e attacchi di panico per cui mi é stata diagnosticata una sindrome ansioso-depressiva.
Col il passare del tempo grazie al sostegno dei miei genitori e l'aiuto della mia psicologa sono riuscito a gestire i miei problemi psicologici.
Quando ho iniziato l'università, i primi tre anni sono andati bene.
Arrivato al quarto, dopo un fortissimo periodo di stress, causato dai troppi esami e dalla tesi.
Dal nulla, ho iniziato ad avere dei pensieri estremamente negativi, ad esempio: che dovevo uccidere mio padre perché non poteva più aiutarmi a uscire dal mio stress, la vita non valeva più niente e che io non avevo più la possibilità di guarire e quindi ero senza speranza.
In quel periodo non ho comunque ceduto e ho comunque deciso di dare tutti i miei esami e consegnare la tesi.
Dopo l'avvenimento di quei pensieri, circa 1 mese dopo sono andato a fare un visita psichiatrica a causa dello stato di emergenza in cui mi trovavo.
Dopo la visita mi fu diagnosticata un'angoscia psicotica e il dottore mi prescrisse olanzapina e aripiprazolo.
Per fortuna dopo qualche mese sono riuscito ad uscire da questo stato di emergenza quindi l'olanzapina mi fu tolta e mi si aggiunse sertralina a causa del mio umore depresso in comorbidità con gli scivolamenti psicotici che ebbi.
Dopo un po' di mesi, visto che vivo all'estero, il mio dottore avevo deciso che non mi poteva più vedere a distanza.
Quindi, dopo aver trovato uno psichiatra nel mio paese, dopo un paio di visite mi diagnosticò un disturbo ossessivo compulsivo con pensieri intrusivi e dunque decise di cambiarmi la terapia farmacologica aumentando la sertalina al massimo, togliendo l'aripiprazolo e aggiungendomi anafranil.
Dopo un po' di mesi, convinto della Sua diagnosi, mi tolse sertralina e mi aggiunse un neurolettico chiamato Reagila.
Quindi al momento prendo Anafranil + Reagila
A parer mio, anche se vado contro l'opinione di un professionista, c'é un po' di confusione sulla diagnosi che mi é stata fatta per ultimo.
I pensieri che ho, per esempio sono: VOLER uccidere le persone accanto a me (anche se voglio evitare che succeda) non aver paura di prendere un coltello e fare del male ad una persona.
C'é una differenza tra i due tipi di pensieri non credete?
Se avete bisogno di più approfondimenti per capire meglio la differenza tra i pensieri negativi che ho, ve lo posso comunicare.
Vi ringrazio per la vostra disponibilità e il tempo che dedicate per me.
Un Cordiale saluto.
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"VOLER uccidere le persone accanto a me (anche se voglio evitare che succeda)". Quindi il contrario di volere, "non volere", ma "poterlo volere". E il pensiero le repelle. Idem per il coltello.
Sì, questi corrispondono ad una delle forme di ossessioni, però quella fase avuta prima, in cui pensava di "uccidere mio padre perché non poteva più aiutarmi a uscire dal mio stress" in effetti sembra qualcosa di diverso, perché qui il pensiero non è comprensibile, non c'è una linea logica.
A meno che nello scriverlo non si capisca male e intenda la stessa cosa, che cioè pensava che suo padre non era più in grado di aiutarla e le veniva allora come il pensiero che per rabbia avrebbe potuto allora ucciderlo, ma poi la cosa la tormentava e non era intenzionato a farlo, anzi il contrario.
Anche le cure coprono il dubbio psicosi /ossessioni, senza che questo aiuti a capire, poiché possono anche esservi periodi di psicosi e altri di doc.
Sì, questi corrispondono ad una delle forme di ossessioni, però quella fase avuta prima, in cui pensava di "uccidere mio padre perché non poteva più aiutarmi a uscire dal mio stress" in effetti sembra qualcosa di diverso, perché qui il pensiero non è comprensibile, non c'è una linea logica.
A meno che nello scriverlo non si capisca male e intenda la stessa cosa, che cioè pensava che suo padre non era più in grado di aiutarla e le veniva allora come il pensiero che per rabbia avrebbe potuto allora ucciderlo, ma poi la cosa la tormentava e non era intenzionato a farlo, anzi il contrario.
Anche le cure coprono il dubbio psicosi /ossessioni, senza che questo aiuti a capire, poiché possono anche esservi periodi di psicosi e altri di doc.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#3]
Intendevo dire che le cure non aiutano a capire perché possono essere usate per entrambi i tipi di sintomi.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
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