Sono sulla strada giusta?
Buonasera gentili dottori non è la prima volta che scrivo qui, sono in psicoterapia ormai da agosto, seguo anche una terapia farmacologica.
il mio grande problema è il timore di colpa, di fare male agli altri, di provocare loro sofferenza nello specifico contagiandoli col covid e farli morire.
Purtroppo nei mesi ho fatto tanti e tanti tamponi vedendoli come la salvezza, l'unica cosa in grado di interrompere quel malessere, quella paura quel tarlo che ad ogni minimo sintomo sono convinta sia covid.
non posso permettermi un raffreddore, che dico tre o quattro starnuti, o un po'di nausea, o una stanchezza o peggio ancora (come ora) un leggero bruciore alla gola che mi metto all'erta.
Ogni tecnica o ragionamento razionale, defusione, non regge contro l'ordine che mi do di farmi il tampone.
la mia psicoterapeuta ovviamente riconosce questa compulsione e il consiglio è quello di non cedere altrimenti ne vorrò sempre di più.
Anche se mi sembra già di essere in quella trappola.
Purtroppo se non cedo, se tento di resistere mi sento colpevole, sporca, indegna, credo di fare male a qualcuno e di portarne il peso sulla coscienza cosa che non posso proprio sopportare e grazie alle sedute ho capito il perché (risale il tutto ad un aborto volontario accaduto venti anni fa che non mi sono mai perdonata).
Razionalmente capisco e ricordo ogni sua parola delle nostre sedute, ho comunque fatto grandi passi avanti con lei ma vorrei solo resistere e sentirmi capace e forte delle mie decisioni.
Vorrei avere quel potere decisionale da donna forte che purtroppo non sono, e invece sono qui sempre a raccogliere i miei cocci.
a piangere perché alla fine nonostante i miei sforzi, i farmaci, la terapia, vince sempre quella donna piena di paure.
scusate il lungo post, è che mi sento come un tossico in astinenza da tampone che è la mia ancora di salvezza per sentirmi meritevole di questa vita.
grazie
il mio grande problema è il timore di colpa, di fare male agli altri, di provocare loro sofferenza nello specifico contagiandoli col covid e farli morire.
Purtroppo nei mesi ho fatto tanti e tanti tamponi vedendoli come la salvezza, l'unica cosa in grado di interrompere quel malessere, quella paura quel tarlo che ad ogni minimo sintomo sono convinta sia covid.
non posso permettermi un raffreddore, che dico tre o quattro starnuti, o un po'di nausea, o una stanchezza o peggio ancora (come ora) un leggero bruciore alla gola che mi metto all'erta.
Ogni tecnica o ragionamento razionale, defusione, non regge contro l'ordine che mi do di farmi il tampone.
la mia psicoterapeuta ovviamente riconosce questa compulsione e il consiglio è quello di non cedere altrimenti ne vorrò sempre di più.
Anche se mi sembra già di essere in quella trappola.
Purtroppo se non cedo, se tento di resistere mi sento colpevole, sporca, indegna, credo di fare male a qualcuno e di portarne il peso sulla coscienza cosa che non posso proprio sopportare e grazie alle sedute ho capito il perché (risale il tutto ad un aborto volontario accaduto venti anni fa che non mi sono mai perdonata).
Razionalmente capisco e ricordo ogni sua parola delle nostre sedute, ho comunque fatto grandi passi avanti con lei ma vorrei solo resistere e sentirmi capace e forte delle mie decisioni.
Vorrei avere quel potere decisionale da donna forte che purtroppo non sono, e invece sono qui sempre a raccogliere i miei cocci.
a piangere perché alla fine nonostante i miei sforzi, i farmaci, la terapia, vince sempre quella donna piena di paure.
scusate il lungo post, è che mi sento come un tossico in astinenza da tampone che è la mia ancora di salvezza per sentirmi meritevole di questa vita.
grazie
[#1]
Mi scusi, ma al di là del consiglio di "resistere" che serve a poco perché se uno ha il sintomo forte non ha possibilità di gestirlo, neanche avendo capito il meccanismo.
Per questo se mai esistono tecniche diverse per condizionare le ossessioni e le compulsioni.
E poi esistono le terapie non psicologiche, ovviamente.
Per questo se mai esistono tecniche diverse per condizionare le ossessioni e le compulsioni.
E poi esistono le terapie non psicologiche, ovviamente.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Utente
Grazie per avermi risposto dottore,da agosto seguo anche terapia farmacologica.con la dottoressa abbiamo sperimentato tecniche di defusione,lavorato sul pensiero e varie tecniche però quando si mette in moto il carrozzone non riesco a fermarlo.non capisco più quando ho ragione di preoccuparmi per il covid e quando sono ipocondriaca.il mio medico di base purtroppo non mi è più di aiuto perché appunto ha capito che faccio sempre di testa mia.soffro molto
[#3]
" più quando ho ragione di preoccuparmi per il covid e quando sono ipocondriaca"
Non lo capisce perché non è questione di razionalità, l'ipocondriaco non è irrazionale, è solo ed iper-razionale. Non ha una posizione operativa, per cui un rischio non è accettabile e la possibilità e la probabilità sono gestite nello stesso modo.
Non lo capisce perché non è questione di razionalità, l'ipocondriaco non è irrazionale, è solo ed iper-razionale. Non ha una posizione operativa, per cui un rischio non è accettabile e la possibilità e la probabilità sono gestite nello stesso modo.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 991 visite dal 02/12/2021.
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