Dieta e depressione
Egregi Dottori,
una dieta vegana può essere utile per stabilizzare l'umore, visto che in teoria riduce l'infiammazione?
Premetto che soffro di un disturbo alimentare cronico che però non raggiunge una gravità tale da meritare un trattamento, con iperattività intensa tutti i giorni ma resa compatibile con il lavoro, la cura della casa e della famiglia.
La dieta vegana, che ho già adottato in passato, mi aiuterebbe a mangiare un po' di più e meglio, visto che al momento ho un'alimentazione totalmente emotiva in cui alterno in maniera caotica restrizione e iperfagia.
Senza contare che carne e gli alimenti di origine animale ultimamente mi disgustano e mi fanno sentire sporca.
Grazie per la cortese risposta.
una dieta vegana può essere utile per stabilizzare l'umore, visto che in teoria riduce l'infiammazione?
Premetto che soffro di un disturbo alimentare cronico che però non raggiunge una gravità tale da meritare un trattamento, con iperattività intensa tutti i giorni ma resa compatibile con il lavoro, la cura della casa e della famiglia.
La dieta vegana, che ho già adottato in passato, mi aiuterebbe a mangiare un po' di più e meglio, visto che al momento ho un'alimentazione totalmente emotiva in cui alterno in maniera caotica restrizione e iperfagia.
Senza contare che carne e gli alimenti di origine animale ultimamente mi disgustano e mi fanno sentire sporca.
Grazie per la cortese risposta.
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"una dieta vegana può essere utile per stabilizzare l'umore, visto che in teoria riduce l'infiammazione"
Infiammazione di che cosa ? Quali parametri ? E dove è il nesso con la "stabilizzazione dell'umore" ?
Non capisco cosa c'entri, se ha un problema di controllo dell'appetito, risolverla scegliendo un tipo di alimento da mangiare. Non vedo la logica.
Ma a questo punto sorge una domanda: che diagnosi psichiatrica ha rispetto alla quale sta facendo questi ragionamenti ?
Infiammazione di che cosa ? Quali parametri ? E dove è il nesso con la "stabilizzazione dell'umore" ?
Non capisco cosa c'entri, se ha un problema di controllo dell'appetito, risolverla scegliendo un tipo di alimento da mangiare. Non vedo la logica.
Ma a questo punto sorge una domanda: che diagnosi psichiatrica ha rispetto alla quale sta facendo questi ragionamenti ?
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Ex utente
Grazie della risposta dottore, mi sono resa conto di essermi espressa male, avrei dovuto dire: può una dieta vegana contribuire a stabilizzare l'umore, assieme ad un'opportuna terapia farmacologica prescritta da uno specialista? Ho una diagnosi di disturbo bipolare nas insieme ad altre diagnosi che, mi è stato spiegato, si associano spesso al disturbo bipolare, come il disturbo alimentare, problemi di personalità, di ansia.
A proposito di infiammazione, è solo una cosa che ho letto essere associata alla depressione, ma effettivamente non so se possa valere anche per il disturbo bipolare.
Credo che la scelta di cosa mangiare possa essere utile nel controllo dell'appetito, l'alimentazione vegana mi incoraggerebbe a cucinare di più, a variare gli alimenti, a fare scelte alimentari più sane, oltre a farmi sentire meglio con me stessa. In fondo non mangiare gli animali è sempre un gesto di carità nei confronti del più debole. Con questo non voglio criticare nessuno, chiaramente.
A proposito di infiammazione, è solo una cosa che ho letto essere associata alla depressione, ma effettivamente non so se possa valere anche per il disturbo bipolare.
Credo che la scelta di cosa mangiare possa essere utile nel controllo dell'appetito, l'alimentazione vegana mi incoraggerebbe a cucinare di più, a variare gli alimenti, a fare scelte alimentari più sane, oltre a farmi sentire meglio con me stessa. In fondo non mangiare gli animali è sempre un gesto di carità nei confronti del più debole. Con questo non voglio criticare nessuno, chiaramente.
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Ex utente
Certo, ma spero possa offrire un piccolo aiuto o perlomeno distrarmi, sono a corto di opzioni terapeutiche. Qualche tempo fa mi proposero la terapia elettroconvulsivante, ma ora sono oggettivamente fuori pericolo di suicidio per altri motivi e non me la stanno proponendo più. Evidentemente la psichiatra ritiene che questo sia lo stato migliore raggiungibile con le terapie attuali, anche se non mi definirei stabile né in eutimia. L'opzione farmacologica che mi ha proposto è di passare dalla quetiapina a rilascio immediato a quella a rilascio prolungato, più antidepressiva, ma passeranno dei mesi se funziona, e finora l'effetto delle varie terapie è stato solo quello per carità utile di migliorare il funzionamento, ma io non sto certo bene né spero di star bene. Grazie della risposta, buona serata
[#5]
Entrambe le opzioni, la quetiapina rp e la terapia elettroconvulsivante, hanno attinenza con la diagnosi e sono efficaci. La seconda è collocata a livello burocratico come terapia per forme resistenti o particolari, anche se in realtà è una terapia antidepressiva di prima linea sul piano scientifico.
Non so quali altre abbia provato.
Non so quali altre abbia provato.
[#6]
Ex utente
Prendo il litio, la lamotrigina, ho provato la carbamazepina ma non l'ho tollerata.
La terapia elettroconvulsivante mi è stata proposta in ambiente ospedaliero perché avevo formulato dei piani di suicidio ed avevo dei comportamenti impulsivi, ma alla fine questi ultimi sono rientrati col litio. Mi piaceva di più come contesto proprio perché non c'era il fatalismo che vedo al csm, in cui l'unica alternativa che mi è stata proposta in un momento di crisi è stato il ricovero non si sa bene per fare cosa di diverso rispetto a ciò che si poteva fare ambulatorialmente, a parte tenermi al sicuro per qualche giorno: e poi? In ospedale avevano più tenuta psicologica, più fiducia nelle cure e ed erano proattivi. Sono critica nei confronti del csm perché vedo un'enorme differenza di approccio sul fronte del rapporto col paziente, delle competenze e della fiducia degli operatori nel fatto che possa migliorare. Purtroppo però ad un certo punto sono dovuta passare ai servizi territoriali e mi dispiace tantissimo.
La terapia elettroconvulsivante mi è stata proposta in ambiente ospedaliero perché avevo formulato dei piani di suicidio ed avevo dei comportamenti impulsivi, ma alla fine questi ultimi sono rientrati col litio. Mi piaceva di più come contesto proprio perché non c'era il fatalismo che vedo al csm, in cui l'unica alternativa che mi è stata proposta in un momento di crisi è stato il ricovero non si sa bene per fare cosa di diverso rispetto a ciò che si poteva fare ambulatorialmente, a parte tenermi al sicuro per qualche giorno: e poi? In ospedale avevano più tenuta psicologica, più fiducia nelle cure e ed erano proattivi. Sono critica nei confronti del csm perché vedo un'enorme differenza di approccio sul fronte del rapporto col paziente, delle competenze e della fiducia degli operatori nel fatto che possa migliorare. Purtroppo però ad un certo punto sono dovuta passare ai servizi territoriali e mi dispiace tantissimo.
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 2k visite dal 09/11/2021.
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