Dap eutimil
Buonasera,
ho avuto il mio primo adp nel 2003, dopo aver capito che si trattava "solo" di questi sintomi il mio medico di base mi ha prescritto mezza pasticca di Eutimil al dì e le cose in effetti sono migliorate. Dopo un po pero' prendendone 1 intera i sintomi si sono riproposti di nuovo, cosi' tornando a mezza magicamente era di nuovo tutto normale. Dopo qualche mese di cura ho finalmente smesso di prendere questo farmaco, ma nel 2006, cambiando citta e lavoro si sono di nuovo riproposti questi sintomi con la causa della perdita dello stesso. Dopo un'estate tormentata e con cura senza alcun effetto, a Novembre 2006 ho riniziato a riprendere Eutimil (1/2 pasticca al di) con gli effetti sperati. A Novembre 2008 ho deciso di togliere questo benedetto farmaco in quanto le cose andavano decisamente meglio, gli adp quasi del tuttto debellati e gli stati di ansia controllati tranquillamente. Poco prima di Natale pero' ho iniziato ad avere delle giornate negative, brutti pensieri, qualche sintomo di adp fino ad allora sparito, e con il cambio si stagione è del tutto risalito a galla il mio problema. Ho deciso pertanto di riprendere di nuovo 1/2 Eutimil al dì il 18 Maggio 2009, ma ancora di benefici neanche a parlarne, anzi la situazione sembra peggiorare. Questo puo' essere un comportamento normale del farmaco? Io ho anche paura che l'assunzione dell' Eutimil (anche 1/2 pasticca al dì) mi possa provocare dipendenza o addirittura danni all' organismo. E' normale poi che appena cerco di smetterlo ritorna tutto fuori? io non vorrei "nascondere" il problema ma eliminarlo comletamente... Cosa mi consigliate? Grazie e scusate se sono stato così lungo nel descrivere la situazione.
ho avuto il mio primo adp nel 2003, dopo aver capito che si trattava "solo" di questi sintomi il mio medico di base mi ha prescritto mezza pasticca di Eutimil al dì e le cose in effetti sono migliorate. Dopo un po pero' prendendone 1 intera i sintomi si sono riproposti di nuovo, cosi' tornando a mezza magicamente era di nuovo tutto normale. Dopo qualche mese di cura ho finalmente smesso di prendere questo farmaco, ma nel 2006, cambiando citta e lavoro si sono di nuovo riproposti questi sintomi con la causa della perdita dello stesso. Dopo un'estate tormentata e con cura senza alcun effetto, a Novembre 2006 ho riniziato a riprendere Eutimil (1/2 pasticca al di) con gli effetti sperati. A Novembre 2008 ho deciso di togliere questo benedetto farmaco in quanto le cose andavano decisamente meglio, gli adp quasi del tuttto debellati e gli stati di ansia controllati tranquillamente. Poco prima di Natale pero' ho iniziato ad avere delle giornate negative, brutti pensieri, qualche sintomo di adp fino ad allora sparito, e con il cambio si stagione è del tutto risalito a galla il mio problema. Ho deciso pertanto di riprendere di nuovo 1/2 Eutimil al dì il 18 Maggio 2009, ma ancora di benefici neanche a parlarne, anzi la situazione sembra peggiorare. Questo puo' essere un comportamento normale del farmaco? Io ho anche paura che l'assunzione dell' Eutimil (anche 1/2 pasticca al dì) mi possa provocare dipendenza o addirittura danni all' organismo. E' normale poi che appena cerco di smetterlo ritorna tutto fuori? io non vorrei "nascondere" il problema ma eliminarlo comletamente... Cosa mi consigliate? Grazie e scusate se sono stato così lungo nel descrivere la situazione.
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Mi sembra che vi sia una recidiva ansiosa. Ha paura di un farmaco che ha già preso ripetutamente, si pone adesso problemi assurdi.
La cura è iniziata da poco, quindi niente di strano che niente ancora sia cambiato in meglio.
La diagnosi è dap ? o non è mai stata fatta di preciso, al di là che ha avuto attacchi di panico come manifestazioni ?
La cura è iniziata da poco, quindi niente di strano che niente ancora sia cambiato in meglio.
La diagnosi è dap ? o non è mai stata fatta di preciso, al di là che ha avuto attacchi di panico come manifestazioni ?
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#3]
Gentile utente,
ma lei il trattamento lo sta facendo di testa sua oppure uno specialista lo ha prescritto e lo segue mensilmente?
ma lei il trattamento lo sta facendo di testa sua oppure uno specialista lo ha prescritto e lo segue mensilmente?
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
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Utente
Il trattamento me lo ha dato uno specialista nel 11/2006, poi ogni tanto ci sentiamo per aggiornamenti, pooi nel 11/2008 mi ha abbassato la dose sotto mia richiesta, poi adesso insieme al mio medico di famiglia abbiamo deciso di aumentare di nuovo a 1/2 pasticca al dì associata al Lorazepam per calmarmi nei giorni in cui deve far effetto l'Eutimil.
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Lei mi sembra molto confuso. Come non ha niente ? Le hanno dato una terapia, ha avuto degli attacchi di panico. Cosa vuol dire non ha niente ? La sento ancora agganciato alla preoccupazione di avere qualcosa di fisico, in senso negativo, cioè "non ho niente", il che però non le fa considerare il disturbo (panico ? così sembra almeno) un disturbo fisico da curare come tutti gli altri.
La sua storia terapeutica non va: non si abbassa il farmaco su richiesta, non si riprende il farmaco a dose inefficace in caso di ripresa dei sintomi. L'eutimil a mezza compressa molto probabilmente non darà effetti completi e il lorazepam rimarrà necessario. La terapia fatta così non ha senso. Ritorni dallo specialista o chieda un secondo parere.
La sua storia terapeutica non va: non si abbassa il farmaco su richiesta, non si riprende il farmaco a dose inefficace in caso di ripresa dei sintomi. L'eutimil a mezza compressa molto probabilmente non darà effetti completi e il lorazepam rimarrà necessario. La terapia fatta così non ha senso. Ritorni dallo specialista o chieda un secondo parere.
[#6]
Utente
Forse mi sono spiegato male. Gli specialisti mi hanno detto che "non avevo niente" per farmi stare tranquillo, in quanto tutti i miei malesseri e stati d' animo erano solo dovuti dall' ansia e DAP e non ad altri mali oscuri che immaginavo io. Io pensavo di stare meglio e ho voluto abbassare la dose del farmaco per non averne dipendenza, il mio specialista mi ha visto bene e convinto e ha accettato la mia richiesta. Purtroppo pero dopo alcuni mesi mi si è riproposto tutto. Ho sbagliato ad abbassare il farmaco anche pensando di stare bene? Per quanto tempo dovro' continuare con l'Eutimil affinche possa uscire da questa situazione?
[#10]
Gentile utente,
avevo capito benissimo il discorso. Il modo di presentare agli altri il disturbo è: non ho niente, ho solo il dap. Quindi ha qualcosa di ben preciso: ha il dap. Se continua a trattarlo come fosse un "niente" che aleggia seguirà strade prive di senso, del tipo: sto meglio e quindi smetto la cura, prendo la dose minima possibile (non rispetto all'efficacia, ma alle parti in cui posso spezzettare la pasticca), possibilmente non prendo più farmaci come traguardo assoluto della cura.
E vedo che anche nell'ultimo post insiste su questo concetto: psicoterapia per smettere meglio la terapia farmacologica. Una follia: la psicoterapia serve di per sé, e non per smettere un'altra cura. Anche se servisse per questo, mi scusi ma sarebbe una sciocchezza: che scopo è smettere una cura ? Se soffrisse di cuore il suo scopo sarebbe smettere la cura ?
Lei non ha fatto bene a proporre al suo specialista di ridurre la cura, lo specialista le avrà detto "ok proviamo" anche se poteva regolarsi da solo. Ma poi se i sintomi si ripresentano anziché ritornare e dirgli "mi rimetta la cura di prima che funzionava" come vede rimane impantatato in una situazione in cui si fa guidare dalle idee che dicevo sopra, cioè "possibilmente non riprendere niente, nel caso a dose bassa e per poco tempo, e magari trovare un modo per aiutare a smettere il prima possibile".
Assolutamente no. Torni a farsi curare da un medico e ne segua le indicazioni.
avevo capito benissimo il discorso. Il modo di presentare agli altri il disturbo è: non ho niente, ho solo il dap. Quindi ha qualcosa di ben preciso: ha il dap. Se continua a trattarlo come fosse un "niente" che aleggia seguirà strade prive di senso, del tipo: sto meglio e quindi smetto la cura, prendo la dose minima possibile (non rispetto all'efficacia, ma alle parti in cui posso spezzettare la pasticca), possibilmente non prendo più farmaci come traguardo assoluto della cura.
E vedo che anche nell'ultimo post insiste su questo concetto: psicoterapia per smettere meglio la terapia farmacologica. Una follia: la psicoterapia serve di per sé, e non per smettere un'altra cura. Anche se servisse per questo, mi scusi ma sarebbe una sciocchezza: che scopo è smettere una cura ? Se soffrisse di cuore il suo scopo sarebbe smettere la cura ?
Lei non ha fatto bene a proporre al suo specialista di ridurre la cura, lo specialista le avrà detto "ok proviamo" anche se poteva regolarsi da solo. Ma poi se i sintomi si ripresentano anziché ritornare e dirgli "mi rimetta la cura di prima che funzionava" come vede rimane impantatato in una situazione in cui si fa guidare dalle idee che dicevo sopra, cioè "possibilmente non riprendere niente, nel caso a dose bassa e per poco tempo, e magari trovare un modo per aiutare a smettere il prima possibile".
Assolutamente no. Torni a farsi curare da un medico e ne segua le indicazioni.
[#12]
Utente
Gentile Dott. Pacini, il mio associare una psico-terapia al farmaco cosicchè alla sospensione non ho problemi voleva significare che quando sono in terapia con il farmaco ci associo una psico-terapia, in modo che quando termino la cura farmacologica sono "più forte" per poter affrontare la vita senza lo stesso e rendermi conto che solo io posso tirarmi fuori da questa situazionea anche senza l'aiuto di medicine.
[#13]
L'effetto contrario che descrive andava gestito adeguatamente da chi la curava....
Il sottodosaggio non e' servito a nulla per tre anni.
Lei e' convinto di non dover prendere farmaci e cio' la porta a fare errori di valutazione su suoi trattamenti....
Il sottodosaggio non e' servito a nulla per tre anni.
Lei e' convinto di non dover prendere farmaci e cio' la porta a fare errori di valutazione su suoi trattamenti....
[#15]
La dimostrazione sta nel fatto che ha avuto subito una ricaduta.
Poi chiariamo bene una cosa: lei chiede un parere professionale e non e' poi possibile discutere su ciò che lei ritiene più opportuno per se stesso ponendolo sotto forma di domanda.
Se pensa di non dover assumere farmaci e' assolutamente libero di farlo ma lasci a noi la liberta' di rispondere seriamente.
Poi chiariamo bene una cosa: lei chiede un parere professionale e non e' poi possibile discutere su ciò che lei ritiene più opportuno per se stesso ponendolo sotto forma di domanda.
Se pensa di non dover assumere farmaci e' assolutamente libero di farlo ma lasci a noi la liberta' di rispondere seriamente.
[#16]
Utente
Ok. Io chiedo consiglio a voi che siete dei professionisti sulle conseguenze che può portare l' assunzione di questo farmaco. E' solo questa la mia paura, poi se dovessi prenderlo a vita io non ho problemi, se mi aiuta a vivere senza nessun problema ben venga, ma la mia preoccupazione è solo quella.
[#17]
"Non è possibile invece che a me bastasse solo la mezza pastiglia per curarmi? Lei dice che ho preso medicinali per tre anni senza alcun effetto? Pensa che mezza pastiglia equivale a non prendere niente?"
Equivale a non prendere niente di risolutivo. Nel suo caso è questo che ci ha detto, che non ha risolto granché in tre anni.
"Gentile Dott. Pacini, il mio associare una psico-terapia al farmaco cosicchè alla sospensione non ho problemi voleva significare che quando sono in terapia con il farmaco ci associo una psico-terapia, in modo che quando termino la cura farmacologica sono "più forte" per poter affrontare la vita senza lo stesso e rendermi conto che solo io posso tirarmi fuori da questa situazionea anche senza l'aiuto di medicine."
Appunto, completamente fuori strada. No, la psicoterapia non serve a questo. Si associa per migliorare i risultati. Se starà bene con l'associazione psico/farmaco non vorrà dire che smettendo il farmaco starà bene (o smettendo la psicoterapia, cosa che lei non considera neanche perché il farmaco lo tratta come un mezzo veleno, la psicoterapia come una forma di educazione spirituale).
Non comprendo quest'idea di dover farcela da sola, riservata solo alle malattie cerebrali di tipo psichico, nessuno vorrebbe farcela da solo contro un'appendicite. Non c'entra niente l'affrontare la vita con l'avere delle malattie.
Per questo il limite maggiore al momento è il modo in cui concepisce le medicine e le malattie psichiche, cosa che naturalmente non influenza l'efficacia delle cure, ma le impedisce di farle come si deve.
Equivale a non prendere niente di risolutivo. Nel suo caso è questo che ci ha detto, che non ha risolto granché in tre anni.
"Gentile Dott. Pacini, il mio associare una psico-terapia al farmaco cosicchè alla sospensione non ho problemi voleva significare che quando sono in terapia con il farmaco ci associo una psico-terapia, in modo che quando termino la cura farmacologica sono "più forte" per poter affrontare la vita senza lo stesso e rendermi conto che solo io posso tirarmi fuori da questa situazionea anche senza l'aiuto di medicine."
Appunto, completamente fuori strada. No, la psicoterapia non serve a questo. Si associa per migliorare i risultati. Se starà bene con l'associazione psico/farmaco non vorrà dire che smettendo il farmaco starà bene (o smettendo la psicoterapia, cosa che lei non considera neanche perché il farmaco lo tratta come un mezzo veleno, la psicoterapia come una forma di educazione spirituale).
Non comprendo quest'idea di dover farcela da sola, riservata solo alle malattie cerebrali di tipo psichico, nessuno vorrebbe farcela da solo contro un'appendicite. Non c'entra niente l'affrontare la vita con l'avere delle malattie.
Per questo il limite maggiore al momento è il modo in cui concepisce le medicine e le malattie psichiche, cosa che naturalmente non influenza l'efficacia delle cure, ma le impedisce di farle come si deve.
[#18]
Utente
Ho capito perfettamente cosa vuole dirmi; adesso ho le idee molto piu' chiare. La psicoterapia quindi è solo da associare al farmaco. Io pensavo che la psicoterapia potesse sostituirlo completamente. Sto entrando piano piano nell' ottica di prendere il farmaco se non a vita, quasi. Ieri ho avuto modo di parlare con un altro specialista che mi ha detto che il mio stato è solo "ansia generalizzata". Oltre a farmi continuare la 1/2 pasticca di Eutimil, mi ha dato una copertura con del Tavor 1mg e mi ha detto che ogni qual volta ho bisogno o sento arrivare quall'ansia cosi' forte che si potrebbe trasformare in attacco di panico di prenderlo, ma si è raccomandato di non prendere piu' di due volte al dì la 1/2 pasticca.Inoltre mi ha aggiunto per 8/10 giorni una puntura di Samyr400mg/5ml.
[#19]
Utente
Ho capito perfettamente cosa vuole dirmi; adesso ho le idee molto piu' chiare. La psicoterapia quindi è solo da associare al farmaco. Io pensavo che la psicoterapia potesse sostituirlo completamente. Sto entrando piano piano nell' ottica di prendere il farmaco se non a vita, quasi. Ieri ho avuto modo di parlare con un altro specialista che mi ha detto che il mio stato è solo "ansia generalizzata". Oltre a farmi continuare la 1/2 pasticca di Eutimil, mi ha dato una copertura con del Tavor 1mg e mi ha detto che ogni qual volta ho bisogno o sento arrivare quall'ansia cosi' forte che si potrebbe trasformare in attacco di panico di prenderlo, ma si è raccomandato di non prendere piu' di due volte al dì la 1/2 pasticca.Inoltre mi ha aggiunto per 8/10 giorni una puntura di Samyr400mg/5ml.
[#22]
Gentile utente,
la psicoterapia non è che non vada bene da sola, è che di va meglio insieme al farmaco. Non serve a prevenire gli attacchi di panico, comunque ma per l'agorafobia e l'ipocondria che vi si associano.
La terapia attuale è un tipico esempio di ciò che solitamente:
a) non funziona (perché l'eutimi è a dose inefficace)
b) pone le basi per una futura dipendenza da tranquillanti, perché le dà in mano un tranquillante con potenziale d'abuso (il tavor) con una raccomandazione priva di senso (la tendenza all'abuso non dipende dalla libera scelta ma dal disturbo -che non è curato perché eutimil è a dose efficace - e dal tipo di tranquillante - che ha un potenziale d'abuso suo proprio)
c) complica la composizione (da uno a tre farmaci) per soddisfare richieste di rassicurazione con prodotti graditi o neutri e evita di aggredire il problema nella maniera corretta (dose efficace del farmaco di riferimento, cioè eutimil).
la psicoterapia non è che non vada bene da sola, è che di va meglio insieme al farmaco. Non serve a prevenire gli attacchi di panico, comunque ma per l'agorafobia e l'ipocondria che vi si associano.
La terapia attuale è un tipico esempio di ciò che solitamente:
a) non funziona (perché l'eutimi è a dose inefficace)
b) pone le basi per una futura dipendenza da tranquillanti, perché le dà in mano un tranquillante con potenziale d'abuso (il tavor) con una raccomandazione priva di senso (la tendenza all'abuso non dipende dalla libera scelta ma dal disturbo -che non è curato perché eutimil è a dose efficace - e dal tipo di tranquillante - che ha un potenziale d'abuso suo proprio)
c) complica la composizione (da uno a tre farmaci) per soddisfare richieste di rassicurazione con prodotti graditi o neutri e evita di aggredire il problema nella maniera corretta (dose efficace del farmaco di riferimento, cioè eutimil).
[#23]
Utente
Gentile Dr Pacini, lo specialista dove sono andato e che mi ha dato questi consigli non mi ha detto che questa è la cura definitiva, ma mi ha solo dato il Tavor per far fare il suo effetto all'Eutimil. Io in tutta questa storia il Tavor l'ho preso 2 volte in tutto dal primo attacco di panico del 2003 appunto perche' sono perfettamente a conoscenza che può provocare dipendenza. Cerco di utilizzare gli strumenti che mi sono stati messi a disposizione nel modo piu' intelligente possibile e quindi solo all'occorenza assumero' il Tavor. Per quanto riguarda il Samyr cosa ne pensa?
[#24]
Non vedo lo scopo di temporeggiare, anzi favorisce evoluzioni negative come l'attaccamento al tavor.
Forse non ci siamo capiti: l'eutimil a dose inefficace non funziona bene. Con il tavor anche peggio.
E' perfettamente a conoscenza che può provocare dipendenza ma non è a conoscenza di cosa significa, non è che dipende da lei. Sul samyr non mi sembra che sia una terapia per il disturbo di panico.
Conclusione: Al momento lei non ha una terapia efficace per il disturbo di panico.
Forse non ci siamo capiti: l'eutimil a dose inefficace non funziona bene. Con il tavor anche peggio.
E' perfettamente a conoscenza che può provocare dipendenza ma non è a conoscenza di cosa significa, non è che dipende da lei. Sul samyr non mi sembra che sia una terapia per il disturbo di panico.
Conclusione: Al momento lei non ha una terapia efficace per il disturbo di panico.
[#25]
Gentile utente,
lo specialista non da' consigli, fa prescrizioni.
Attualmente, come al solito, sta perdendo tempo ma non riesco a capire se lei si pone nella condizione di non comprendere che le stanno facendo delle prescrizioni oppure i colleghi le rendono la situazione nebulosa.
lo specialista non da' consigli, fa prescrizioni.
Attualmente, come al solito, sta perdendo tempo ma non riesco a capire se lei si pone nella condizione di non comprendere che le stanno facendo delle prescrizioni oppure i colleghi le rendono la situazione nebulosa.
[#26]
Utente
Gentile Dott. Ruggiero,
io penso di essere una persona abbastanza intelligente e di esprimermi in modo chiaro, forse non utilizzero' termini adatti al vostro linguaggio. il mio problema non è capire che mi stanno facendo delle prescrizioni e non dando dei consigli, ma è di riuscire a capire altre cose sulle quali lei ha sorvolato mettendo in primo piano il mio modo di esprimermi.
io penso di essere una persona abbastanza intelligente e di esprimermi in modo chiaro, forse non utilizzero' termini adatti al vostro linguaggio. il mio problema non è capire che mi stanno facendo delle prescrizioni e non dando dei consigli, ma è di riuscire a capire altre cose sulle quali lei ha sorvolato mettendo in primo piano il mio modo di esprimermi.
[#27]
Guardi, veramente si e' creata tanta confusione che io non riesco a capire bene quello che esprime.
Probabilmente e' un problema mio di comunicazione, ma continuo a farle delle domande perche' non riesco a capire quello che le accade.
Quindi mi sto chiedendo e lo chiedo a lei, se la situazione e' tale perche' lei fa confusione oppure la confusione le viene creata dai colleghi.
Sarebbe meglio capirlo perche' altrimenti non riesce a capire nulla.
Quindi, ribadiamo che i medici fanno prescrizioni di farmaci e consigliano esami, eventualmente, ma mi pare che lei stia cambiando medici troppo velocemente ed in modo confusionario.
Ovviamente, nessuno mai ammette i propri limiti e quindi ogni collega le proporra' un trattamento differente.
Un concetto che esprimo molto spesso e' che e' semplice scrivere due farmaci sulla carta, conoscerne le conseguenze e' un po' piu' complesso e il paziente di solito se ne accorge, se non se ne accorge fa quello che sta facendo lei.
Probabilmente e' un problema mio di comunicazione, ma continuo a farle delle domande perche' non riesco a capire quello che le accade.
Quindi mi sto chiedendo e lo chiedo a lei, se la situazione e' tale perche' lei fa confusione oppure la confusione le viene creata dai colleghi.
Sarebbe meglio capirlo perche' altrimenti non riesce a capire nulla.
Quindi, ribadiamo che i medici fanno prescrizioni di farmaci e consigliano esami, eventualmente, ma mi pare che lei stia cambiando medici troppo velocemente ed in modo confusionario.
Ovviamente, nessuno mai ammette i propri limiti e quindi ogni collega le proporra' un trattamento differente.
Un concetto che esprimo molto spesso e' che e' semplice scrivere due farmaci sulla carta, conoscerne le conseguenze e' un po' piu' complesso e il paziente di solito se ne accorge, se non se ne accorge fa quello che sta facendo lei.
[#28]
Utente
No, forse per iscritto la comunicazione sicuramente non avviene in modo diretto e risulta un po complessa da capire.Io, sicuramente io non sono confuso sulla mia sindrome ed il cambiamento di medici non è stato cosi frequente e confusionario come dice, poiche' dal 2003 ho voluto sentire si piu' pareri, ma l'ho fatto solo con tre specialisti. L'ultimo che mi ha visitato mi ha detto esattamente quello che ha scritto lei:"Un concetto che esprimo molto spesso e' che e' semplice scrivere due farmaci sulla carta, conoscerne le conseguenze e' un po' piu' complesso e il paziente di solito se ne accorge, se non se ne accorge fa quello che sta facendo lei."
Il mio problema e la mia domanda è un' altra? Secondo lei sto adottando una cura giusta per me che mi possa far superare questi problemi di ansia e adp che ho? Grazie.
Il mio problema e la mia domanda è un' altra? Secondo lei sto adottando una cura giusta per me che mi possa far superare questi problemi di ansia e adp che ho? Grazie.
[#29]
La cura giusta e' regolata dalla sintomatologia del paziente ed ovviamente chi la visita sa cosa sta prescrivendo in funzione dei sintomi.
Mi pare pero' chiaro che il Samyr non e' il farmaco di elezione per i suoi sintomi, ed io generalmente non lo considero un farmaco.
Se deve seguire una prescrizione lo deve fare secondo quanto indicatole, non puo' prendere una prescrizione e poi fare di testa sua.
In conclusione il suo trattamento non e' adeguato per i sintomi che lamenta e probabilmente non ci saranno variazioni sostanziali della sua sintomatologia.
Mi pare pero' chiaro che il Samyr non e' il farmaco di elezione per i suoi sintomi, ed io generalmente non lo considero un farmaco.
Se deve seguire una prescrizione lo deve fare secondo quanto indicatole, non puo' prendere una prescrizione e poi fare di testa sua.
In conclusione il suo trattamento non e' adeguato per i sintomi che lamenta e probabilmente non ci saranno variazioni sostanziali della sua sintomatologia.
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"Secondo lei sto adottando una cura giusta per me che mi possa far superare questi problemi di ansia e adp che ho? Grazie."
Su questo spero di essere stato chiaro nella mia precedente risposta. Solo che non la sta adottando Lei, e non potrebbe perché non è suo compito, ma del medico. In ogni caso non potrebbe orientarsi Lei su quale cura scegliere per saperla già efficace a priori. Purtroppo a volte si sviluppano delle collaborazioni tra medici e pazienti paradossali, per cui i sintomi che dovrebbero fare da guida verso un adeguamento della cura finalizzato alla risoluzione del problema, sono invece un motivo per evitare di adeguare la cura e propendere per altri aggiustamenti finalizzati a soddisfare l'ansia immediata o le resistenze psicologiche del paziente.
Su questo spero di essere stato chiaro nella mia precedente risposta. Solo che non la sta adottando Lei, e non potrebbe perché non è suo compito, ma del medico. In ogni caso non potrebbe orientarsi Lei su quale cura scegliere per saperla già efficace a priori. Purtroppo a volte si sviluppano delle collaborazioni tra medici e pazienti paradossali, per cui i sintomi che dovrebbero fare da guida verso un adeguamento della cura finalizzato alla risoluzione del problema, sono invece un motivo per evitare di adeguare la cura e propendere per altri aggiustamenti finalizzati a soddisfare l'ansia immediata o le resistenze psicologiche del paziente.
Questo consulto ha ricevuto 30 risposte e 13k visite dal 31/05/2009.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.