Pensieri ansiosi/depressivi

Gentili Dottori, ho trascorso un'infanzia felice circondata dalla famiglia e amici.
Nell'estate successiva alla terza superiore, durante una vacanza studio all'estero, la prima trascorsa senza la mia famiglia, ho avuto il mio primo attacco di panico; ho poi vissuto settimane successive di vacanza in uno stato di profonda ansia/angoscia e pensieri riguardanti il senso della vita e l'ineluttabilità della morte.
Rientrata a casa la situazione non è tornata subito alla normalità come speravo, ma solo dopo alcuni mesi di frequenza scolastica (la scuola mi è sempre piaciuto molto).
Sono stata bene, felice, per i 2 anni successivi.
Nell'estate della maturità, a seguito di una piccola delusione sentimentale, sono ricaduta negli attacchi di panico e nel senso di vuoto e angoscia.
Con l'inizio dell'università le cose sono andate meglio, con un andamento fluttuante, per cui mi sono rivolta ad uno psichiatra che mi ha prescritto paroxetina, che ho assunto per circa due anni, sulla base di una diagnosi di disturbo d'ansia generalizzata.
Sono di fatto stata meglio, anche se, riflettendoci ora, mi sembra che le emozioni vere e spontanee non siano mai davvero tornate.
Ma ho condotto comunque una vita universitaria piena, senza negarmi uscite o feste, studiando con buon profitto e creandomi un buon gruppo di amici.
L'ansia/angoscia/distacco dalle emozioni si è ripresentata al termine dell'università, mi sono quindi rivolta a una psichiatra specializzata in disturbi dell'umore che mi ha diagnosticato una distimia, giudicata lieve, e mi ha consigliato un percorso di psicoterapia; di fatto questo è durato pochi mesi, perché, e me ne rendo conto ora, non avevo nessuna fiducia o desiderio di investirci del tempo, anzi aumentava il mio senso di irritazione.
Con l'inizio del lavoro le cose sono poi andate progressivamente migliorando.

Oggi a 31 anni, con il mio ragazzo da 10 anni, in attesa del nostro primo bambino, mi sento sprofondare in un baratro.
È come se all'improvviso aver vissuto così tutti questi anni non avesse avuto senso.
Mi sento un'automa o come se fossi congelata.
Non provo più nessuna emozione, se non una profonda angoscia con crisi di pianto.
Non ho nessun interesse verso nulla, non desidero fare nulla.
Ho già un appuntamento con uno psichiatra per capire come intervenire dal punto di vista farmacologico.
Però quello che davvero non sopporto, la mia paura più grande, è il senso di distacco verso questo bambino che ho tanto desiderato e immaginato.
Ho paura di non riuscire a provare più sentimenti umani e da madre.
Sono sinceramente disperata, confusa e non riesco a ragionare con lucidità.
Per questo vi chiedo per favore di avere intanto la pazienza e la gentilezza di leggere tutto questo lungo testo e poi di indicarmi, con tutti i limiti di un consulto online, dov'è la luce in fondo a questo tunnel.
se magari avete avuto pazienti con storie simili.
se esiste una psicoterapia migliore di un'altra.
io non posso rassegnarmi a vivere tutta la vita così e sono disposta davvero a fare qualsiasi cosa.
Grazie
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.3k 1k
Le terapie farmacologiche sono efficaci nel trattamento dei suoi sintomi anche con una certa semplicità d’uso senza attendere oltre.



Dr. F. S. Ruggiero


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Utente
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Gentile Dottore,
Grazie per la sua solerte e rassicurante risposta.
Per quanto riguarda invece gli effetti sul feto e sul futuro sviluppo psicomotorio del mio bambino? La mia totale mancanza di emozioni potrebbe causargli dei danni nel breve-lungo termine?
Grazie