Un medico,ma io non sono mai andata

Salve,Vi scrivo per un problema che sta peggiorando col passare del tempo:tra circa un mese dovro'sostenere un esame importantissimo di fine studi e questa cosa mi mette in agitazione gia' da molto tempo.All'inizio ci pensavo soltanto,sognavo questo esame anche la notte,ma cercavo di "rimandare"i pensieri convincendomi che c'era ancora tanto tempo.Ho sempre saputo di dover apprendere una tecnica di autorilassamento,ma non so perchè non l'ho mai fatto.Rimandavo e rimandavo.Ora soffro perchè credo di non aver piu'tempo. Sono ad un mese dalla fine di questo tormento ma la situazione peggiora e non so come ci arrivero',nel senso che comincio ad essere nervosa con le persone che mi vogliono bene,piango spesso e sento di non farcela,come se mi "mancassse"il tempo!Anche cose studiate a fondo sembrano "dissolversi"nel nulla,come se non le avessi mai fatte!
A volte in questi casi(ma solo appena prima di un evento importante)prendevo 6/7 di gocce di lexotan,anche se il tremore alle mani persisteva...ora sarei tentata dal cominciare a prenderle da subito per arrivare a quel giorno un po'piu'serena.So che per questa medicina è indispensabile il parere di un medico,ma io non sono mai andata da qualcuno semplicemente perchè ne prendevo qualche goccia 3/4 volte l'anno!Potreste consigliarmi un dosaggio basso e continuo per non avere effetti collaterali(non vorrei incappare nella dipendenza)?Tenete conto che mi servirebbe esclusivamente per superare questo momento,la boccettina è infatti conservata ma quasi integra!Grazie mille,spero che mi possiate comprendere.Grazie ancora.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.4k 1k
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Il parere di un medico è necessario non per la medicina, ma per sapere cosa deve prendere. Visto che si è regolato da solo e poi chiede chiarimenti perché non si sa orientare, ci vada a desso dal medico. Non è che i problemi si risolvono con quella medicina a dosi diverse a seconda del momento: questo chi l'ha stabilito ? E il problema in cosa consiste ? Sono appunto questi gli aspetti la cui definizione spetta al medico.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Utente
Utente
Gentili Dott,grazie per i pareri espressi.Mi scuso se non ho risposto subito ma ho dovuto"metabolizzare"quanto da Voi consigliatomi:forse è vero che non posso auto-medicarmi e che devo recarmi da uno specialista per "gestire"questa ansia;ma il problema è che tempo fa sono stata in cura da uno psicoterapeuta con il quale mi sono trovata bene e grazie al quale ho scoperto parecchie cose su di me e sui miei problemi(che poi derivano da questa ansia caratteriale).Dopo un po'di tempo io ho pero' espresso la voglia di non continuare la terapia,non perchè mi fossi trovata male:semplicemente ero convinta di essermi"sbloccata"avendo in qualche modo compreso piu'cose e credevo che potessi solo migliorare.NoN sentivo piu' l'esigenza di raccontarmi.Sentivo di non avere piu'nulla del passato da tirar fuori e nonostante ci fossero ancora difficolta'sul presente ero molto fiduciosa.E'passato del tempo e riaffiorano i soliti problemi,ma sono combattuta perchè vorrei andare da uno psichiatra(visto che il precedente non mi aveva prescritto alcun farmaco)per avere una visita appropriata,ma allo stesso tempo mi sento come se stessi"tradendo"una persona che mi ha comunque aiutata.E anche l'idea di riandar da lui non è fattibile perchè non è proprio dietro l'angolo ed è un periodo in cui come dicevo nel post precedente devo concentrare tutte le mie forze su un obiettivo importante.Vorrei sapere se cambiare terapeuta e modalita'di terapia possa in qualche modo danneggiarmi;non so perchè sono piena di sensi di colpa ma allo stesso tempo sento di dover far qualcosa per risolvere.E se questi sensi di colpa fossero un modo per rimandare una visita specialistica?Magari anche questa è una reazione inconscia...scusate,forse non sono il massimo della chiarezza,grazie comunque.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Gentile utente,

Non so se debba concentrare tutte le sue forze su un obiettivo, temo che sia un'ossessione.
La cosa che può danneggiarla è fare quello che ha sempre fatto, cioè prendere iniziative per non fare terapie decise dagli altri per sue convinzioni infondate (compresa questa ultima sul fatto che i farmaci siano chissà quale mostro da evitare possibilmente).
Non vedo alcun senso di colpa, vedo soltanto pensieri il cui senso finale è rimandare la visita.
E Non vedo alcuna reazione inconscia, ce lo sta dicendo chiaramente Lei.
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Utente
Utente
Gentile Dottore,La ringrazio per la risposta velocissima.Forse non riesco a spiegarmi bene:io ho capito finalmente che devo rivolgermi ad uno specialista,ma il dubbio che mi assilla adesso è sapere se sbaglio non tornando da quello vecchio,cioè quello che aveva impostato con me una psicoterapia senza prescrivere farmaci...sento che da sola in questo momento non ce la posso fare e di aver bisogno di un supporto farmacologico.Ma allo stesso tempo non me la sento di tornare dal vecchio perchè non credo che mi aiuterebbe da quel punto di vista,dato che non mi ha mai parlato di medicine...insomma avrei voglia di andare da uno specialista nuovo.Ma volevo comunque sapere se sarebbe anti-produttivo,per il fatto che avevo cominciato un "percorso"con un'altro e che non mi ero trovata male...è solo titubanza,ma Le garantisco che ho voglia di modificare questo stato.Faccio solo fatica a compiere il passo,non so perchè.E sono disorientata perchè non so bene come muovermi.Mi scuso per il disturbo e ringrazio nuovamente.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Gentile utente,

Confermo il discorso. Intanto la cura non è supporto, è una cura. "supporto" è una parola che indica l'idea di voler far da soli con un aiuto. Invece no, ci si cura e il risultato è reso possibile in noi.

Fa fatica a compiere il passo perché ha un dubbio ripetitivo, compreso il dubbio di non essersi spiegato bene. Si è spiegato in maniera ripetuta e iper-dettagliata, si capivano già le stesse cose dalla preoccupazione di concentrarsi al massimo per l'esame.

Trovarsi bene con una persona è un conto, fare una cura efficace è altra cosa. Lei diceva che smise perché non sentiva più l'esigenza di "raccontarsi": la psicoterapia non consiste nel raccontarsi, è una sollecitazione e un esercizio con delle prescrizioni e degli stimoli interpersonali. Secondo me è bene far fare una diagnosi e far impostare una cura, anche da uno psicoterapeuta (non se si era trovato bene, ma se il trattamento aveva avuto risultati buoni).
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Utente
Utente
Gentilissimo Dottore,con la sua risposta mi ha mandato in crisi!Difficile dare un giudizio su quanto sia riuscita la cura...perchè il problema è che sono partita spinta da un problema e "raccontandomi"(é stato effettivamente cosi'!)sono emersi dal passato dei particolari non felici,che mi hanno fatta star male per un periodo e che quindi hanno"deviato"l'attenzione mia e del terapeuta dal problema centrale.Questo ha fatto si che nelle varie sedute si "saltasse"da un argomento all'altro,perchè sembrava che ogni cosa avesse una certa importanza e un minimo di collegamento con il motivo che mi aveva spinto a farmi aiutare.E'stato un percorso interno molto importante grazie al quale ho scoperto tante cose e ad un certo punto sono anche riuscita a superare (in occasione di un evento importante dove avevo responsabilita')quell'ansia che mi caratterizzava....l'ho affrontata,sapendo di non potere piu'scappare.Avevo preso coscienza della "leggerezza"delle cose,del fatto che ci si puo'mettere in gioco senza drammatizzare.Ero felice,credevo di aver risolto il problema,ho chiesto un periodo di pausa ed ora invece mi ritrovo come prima...
per di piu' con una prova durissima da affrontare,forse la piu'grande per le esperienze che ho avuto.
E'per questo che Le chiedevo un parere sul fatto di tentare un'altra via di cura...che sia cura,appunto.E in relazione a cio'Le chiedo anche:i farmaci quindi non curano solo i sintomi?io ho una gran voglia di guarire,ma ho anche paura di diventare dipendente.Perdoni la mia ignoranza in materia...e grazie per tutto.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
E' veramente soprendente come la cosa più semplice scompaia in una nebbia. Non interessa fare ipotesi fantasiose su cosa ha causato la malattia, tanto rimangono ipotesi.
Lei aveva lo stesso i sintomi del suo disturbo alla fine del ciclo di terapia, oppure no ?

Diventare dipendente ? Secondo lei si fanno le cure per poi diventare dipendenti ? Lei pensa che dipendere da una cura sia un problema di medicine ? E' piuttosto un problema di malattia: se lei sapesse di avere una malattia grave e mortale, spererebbe di trovare una cura da cui dipendere per mantenere la salute e sopravvivere.

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
> NoN sentivo piu' l'esigenza di raccontarmi.

Gentile ragazza, la psicoterapia serve soprattutto per risolvere problemi, non per raccontarsi: per quello ci sono i diari, i blog e le amicizie.

Quindi, i casi sono due: o lei non ha più un problema; oppure, se ce l'ha, deve consultare uno specialista di persona.

Mi scusi se sono stato così diretto.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Gentile utente,

Confermo il discorso. Intanto la cura non è supporto, è una cura. "supporto" è una parola che indica l'idea di voler far da soli con un aiuto. Invece no, ci si cura e il risultato è reso possibile in noi.

Fa fatica a compiere il passo perché ha un dubbio ripetitivo, compreso il dubbio di non essersi spiegato bene. Si è spiegato in maniera ripetuta e iper-dettagliata, si capivano già le stesse cose dalla preoccupazione di concentrarsi al massimo per l'esame.

Trovarsi bene con una persona è un conto, fare una cura efficace è altra cosa. Lei diceva che smise perché non sentiva più l'esigenza di "raccontarsi": la psicoterapia non consiste nel raccontarsi, è una sollecitazione e un esercizio con delle prescrizioni e degli stimoli interpersonali. Secondo me è bene far fare una diagnosi e far impostare una cura, anche da uno psicoterapeuta (non se si era trovato bene, ma se il trattamento aveva avuto risultati buoni).
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Utente
Utente
Intanto grazie per entrambe le risposte,ma come al solito mi sono espressa male...quando scrivo che non avevo piu'l'esigenza di raccontarmi non intendo dire che andavo in cura per chiacchierare del piu' e del meno.Tra l'altro a questo punto non so neppure se quella che ho fatto era davvero psicoterapia...io sono arrivata li partendo da un problema e il percorso è stato quello di andare a ricercare la causa,perchè magari dietro questa mia fobia c'era un perchè che affondava le radici nel passato.E'per quello che ho iniziato a scavare in periodi lontani e quindi a raccontare...credo che l'obiettivo fosse tirar fuori le mie paure parlandone,in modo da sminuirle,da vederle con altri occhi.Durante questa cura sono riuscita come dicevo prima a "buttarmi"in una situazione particolare,cosa che prima non avrei mai fatto e che contemplava direttamente il mio disturbo.Io ho interrotto la cura fiduciosamente,dicendo che avrei fatto sapere come andava,ma se oggi dovessi rispondere alla domanda se ho ancora quei sintomi...direi di si.Credo quindi di dovermi rivolgere ad un nuovo specialista.Posso solo sapere se va bene uno psichiatra per problemi di ansia legati a situazioni di responsabilita'(ma anche in generale nella vita)?e posso sapere se questi miei colloqui non sono stati impostati in modo corretto?Ci rimarrei un po'male,perchè sentivo di essere cambiata in qualche modo.Sono le mie ultime domande,dopodichè andro' a farmi curare una volta per tutte,sempre sperando di trovare un buon professionista.Grazie come sempre per il prezioso aiuto.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Gentile utente,

lo psichiatra va benissimo.
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