Superati i quaranta è auspicabile uscire dalla fobia sociale?
ho sofferto di attacchi di panico con il passare degli anni mi hanno portato ad evitare luoghi affollati e le uscite con gli amici per paura che potessero ripresentarsi.
non mi sento a mio agio nei contesti sociali il più delle volte me ne stò per conto mio.
Questa mia condizione l'ho sempre sofferta non è stata una mia scelta credo che forse il mio orgoglio o il mio carattere mi hanno impedito di vedere questa mia debolezza forse per non abbassare la mia autostima.
Ora superati i quaranta sento che le cose stanno scricchiolando ho perso da poco mio padre ed era la persona che fin da piccolo ho preso come esempio era il mio punto di riferimento.
Sono sposato ma i rapporti sono ai minimi termini la stima reciproca è venuta meno siamo due estranei che vivono sotto lo stesso tetto ma in letti separati non ci parliamo più da tempo.
Ho un figlio di quasi due anni che adoro ed un altro in arrivo del tutto inaspettato e con i rapporti con la madre ai minimi termini non sento nessun coinvolgimento emotivo non c'è nessuna gioia nell'attesa della sua nascita anche se prego che sia sano e gli vorrò bene come al primo figlio.
Il lavoro causa covid è stato stravolto ed ora mi stò arrampicando sugli specchi per cercare di risollevarlo.
In tutto questo trambusto emotivo mi sento tremendamente solo a volte prendo la macchina e giro per ore senza meta neanche l'attività fisica che fino a poco fa mi scaricava parecchio mi solleva mi sento sbandato non trovo conforto l'unica vera gioia è vedere mio figlio crescere.
Dentro di me ho sentimenti che vanno dalla paura alla confusione alla rabbia.
Il fatto di sapere che li fuori non c'è nessuno con il quale confrontarsi o che mi ascolti il fatto di non riuscire a scaricare in qualche modo tutte queste mie sofferenze mi rende inquieto ed insicuro.
Credo di essere realista e non posso cambiare una condizione che va avanti da più di venti anni però vorrei attenuare questo mio disagio sociale attenuare questo senso di solitudine e di rabbia spesso per istinto di autodifesa o per autostima avverto molta insofferenza nel prossimo che rasenta il fastidio fisico come se mettessi su una corazza per difendermi dal prossimo.
Il fatto è che riconoscere questo problema mi fa sentire vulnerabile come se la gente si possa approfittare di questa debolezza a mia moglie ho provato a parlarne di questo mio disagio ma è stata solo capace di travisare tutto il discorso non è in grado di capire oppure non gli interessa quindi ho deciso di non parlargliene più anche perchè potrebbe usare questo problema in una eventuale separazione nel non farmi vedere i miei figli.
Cosa consigliereste di fare in questa situazione visto il perdurare del problema andrebbe valutato un intervento farmacologico per calmare le mie ansie prima di cercare di fare qualche passo verso una apertura nel sociale associandolo magari ad una terapia di gruppo specifica?
non mi sento a mio agio nei contesti sociali il più delle volte me ne stò per conto mio.
Questa mia condizione l'ho sempre sofferta non è stata una mia scelta credo che forse il mio orgoglio o il mio carattere mi hanno impedito di vedere questa mia debolezza forse per non abbassare la mia autostima.
Ora superati i quaranta sento che le cose stanno scricchiolando ho perso da poco mio padre ed era la persona che fin da piccolo ho preso come esempio era il mio punto di riferimento.
Sono sposato ma i rapporti sono ai minimi termini la stima reciproca è venuta meno siamo due estranei che vivono sotto lo stesso tetto ma in letti separati non ci parliamo più da tempo.
Ho un figlio di quasi due anni che adoro ed un altro in arrivo del tutto inaspettato e con i rapporti con la madre ai minimi termini non sento nessun coinvolgimento emotivo non c'è nessuna gioia nell'attesa della sua nascita anche se prego che sia sano e gli vorrò bene come al primo figlio.
Il lavoro causa covid è stato stravolto ed ora mi stò arrampicando sugli specchi per cercare di risollevarlo.
In tutto questo trambusto emotivo mi sento tremendamente solo a volte prendo la macchina e giro per ore senza meta neanche l'attività fisica che fino a poco fa mi scaricava parecchio mi solleva mi sento sbandato non trovo conforto l'unica vera gioia è vedere mio figlio crescere.
Dentro di me ho sentimenti che vanno dalla paura alla confusione alla rabbia.
Il fatto di sapere che li fuori non c'è nessuno con il quale confrontarsi o che mi ascolti il fatto di non riuscire a scaricare in qualche modo tutte queste mie sofferenze mi rende inquieto ed insicuro.
Credo di essere realista e non posso cambiare una condizione che va avanti da più di venti anni però vorrei attenuare questo mio disagio sociale attenuare questo senso di solitudine e di rabbia spesso per istinto di autodifesa o per autostima avverto molta insofferenza nel prossimo che rasenta il fastidio fisico come se mettessi su una corazza per difendermi dal prossimo.
Il fatto è che riconoscere questo problema mi fa sentire vulnerabile come se la gente si possa approfittare di questa debolezza a mia moglie ho provato a parlarne di questo mio disagio ma è stata solo capace di travisare tutto il discorso non è in grado di capire oppure non gli interessa quindi ho deciso di non parlargliene più anche perchè potrebbe usare questo problema in una eventuale separazione nel non farmi vedere i miei figli.
Cosa consigliereste di fare in questa situazione visto il perdurare del problema andrebbe valutato un intervento farmacologico per calmare le mie ansie prima di cercare di fare qualche passo verso una apertura nel sociale associandolo magari ad una terapia di gruppo specifica?
[#1]
I disturbi si curano in modo appropriato non restando nell’attesa che posano variare.
Si rivolga ad uno specialista per una valutazione ed un trattamento.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
Si rivolga ad uno specialista per una valutazione ed un trattamento.
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https://wa.me/3908251881139
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Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 630 visite dal 14/10/2021.
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