Chiedo un parere

Salve,
so che non si fanno delle diagnosi tantomeno senza una visita, ma vi chiedo un parere più che una diagnosi.

Premetto che queste mie caratteristiche non mi danno disturbo se non in senso relazionale.
(Complicano un po i rapporti)
Le caratteristiche di cui parlo sono come ho trovato descritto su internet forse quelle di un carattere ipertimico.
Principalmente la schiettezza quasi offensiva, e la "clowneria".
Spesso mi sento le battute sulla lingua una dopo l'altra e un ho controllo più labile di me stessa; Anche i pensieri sono "scherzosi", immagino scene bizzarre o giochi di parole e mi viene da ridere anche in solitudine.
Le persone mi appaiono buffe.
Sono sempre in movimento e ho una tendenza a progettare molte cose in modo intenso precipitoso e anche poco stabile nel tempo.
Mi infastidisce la lagnosità di alcuni caratteri e credo di avere una tendenza allo scherzo direttamente proporzionale a un certa tensione interiore sia positiva o negativa non so ben dirlo.
Di fatto poi sento di perdere un po' i filtri.
A questa costanza si contrappone raramente invece una certa intolleranza nei confronti degli altri e mi trovo in difficoltà poiché tutti si aspettano in realtà, che io sia sempre a farli divertire o "aperta", ma certe volte mi viene da mandarli a quel paese (e capita che lo faccia), mi da fastidio perfino la "prossimità" fisica con le persone, essere guardata, averle intorno, sentirne l'odore, mescolare i nostri cappotti sugli attaccapanni.
Poi più ti chiudi più chi ti è intorno ti vuole "annusare", come fosse una legge di Murphy.
Il tipo di ironia è comunque spesso pungente/spavalda e io vedo che in tal modo posso conciliare anche dei sentimenti di fastidio/rabbia con la leggerezza della comicità cosa tipica del fenomeno del "comico" di cui ho letto per indagare questo mio lato caratteriale.
Se aveste altri articoli da suggerirmi leggo con molta curiosità...
Non ho problemi di sonno.
Alla luce di ciò è possibile che abbia un umore ipertimico?
Aggiungo che questa caratteristica ha anche una base ereditaria perché mio padre è così anche se lui oltre all'aspetto scherzoso ha anche dei momenti di inaccessibilità forse più intensi che con l'età si sono un po' esasperati.

Grazie.
[#1]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.4k 1k
La descrizione è generica e non indicativa.


Se ritiene di poter rientrare in una diagnosi specifica deve farsi visitare da uno specialista.



Dr. F. S. Ruggiero


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[#2]
Dr. Federico Baranzini Psichiatra, Psicoterapeuta, Geriatra, Farmacologo, Medico delle dipendenze 41 6
Buongiorno,
temperamento e caratterialità possono combinarsi in moltitudini di combinazioni. Il carattere di una persona risente della educazione, delle abitudini culturali o sociali in forme molto varie. La familiarità (a cui accenna) non è necessariamente ereditarietà e non può essere intesa come una predestinazione.

Le persone dal "forte carattere" o dal "carattere spigoloso" o "dominate" ecc.. come spesso si sente dire, sovente vanno incontro prima o poi a difficoltà relazionali (come capita a tutti d'altronde) portando gli altri ad allontanarsi, però per queste persone, e questa è la nota significativa, tendono a ripetersi più o meno secondo un cliché. E' proprio questo ripetersi (o coazione) ad attirare l'attenzione del soggetto. Forse è quello che è capitato e sta capitando anche a lei.

Il fatto che lei si ponga delle domande sul suo carattere e sulle sue relazioni interpersonali trovo sia indicativo: mi sentirei di invitarla, non tanto a leggere libri o manuali o per lo meno non solo, ma piuttosto a esercitare la sua curiosità in modo differente, all'interno di una situazione relazionale dove avrà l'occasione di fare esperienze potenzialmente molto più arricchenti e utili.

Provi a pensare di consultare uno psicoterapeuta/analista non per trovare la diagnosi presunta ma per essere aiutata a esplorare e guardare a sè stessa in modo differente. Un percorso psicologico può essere un ottimo palcoscenico dove mettere in scena, in vivo, e in un contesto "protetto" senza giudizi, tutte le parti di sè che la abitano. Forse scoprirà che anche il cliché del clown ha fatto il suo tempo e può lasciare spazio ad altro, agli altri (i clown solitamente vanno in scena soli, forse non ne ha più voglia...)

Cordiali saluti
Federico Baranzini

Federico Baranzini - Psichiatra e Psicoterapeuta a Milano
Dottore in Psicofarmacologia Clinica
Consulti ONLINE WhatsApp
www.psichiatra-a-milano.it

[#3]
Attivo dal 2021 al 2021
Ex utente
Gentile dott. Baranzini non mi è molto chiaro questo passaggio

"però per queste persone, e questa è la nota significativa, tendono a ripetersi più o meno secondo un cliché. E' proprio questo ripetersi (o coazione) ad attirare l'attenzione del soggetto. Forse è quello che è capitato e sta capitando anche a lei"

ma per il resto è utile quello che scrive e probabilmente esatto.
Ad ogni modo scherzare e fare il "clown" (cosa che comunque faccio molto naturalmente, quasi automaticamente) mi fa vivere bene. Insomma il mio motto non è tanto "o si vive o si muore", ma "o si ride o si muore".
La ringrazio molto della risposta e soprattutto dell'attenzione. Il suo consiglio è buono. Ho qualche pregiudizio di cui mi dovrei liberare sulla analisi. Uno dei tanti è che non insegna la solitudine e forse inganna sulla non solitudine. Nessuno è con l'altro. Ognuno è solo, come dice H.Hesse.
Grazie anche al dott. Ruggiero.
[#4]
Dr. Federico Baranzini Psichiatra, Psicoterapeuta, Geriatra, Farmacologo, Medico delle dipendenze 41 6
Gentile Signora,

nel testo da lei riportato:

"però per queste persone, e questa è la nota significativa, tendono a ripetersi più o meno secondo un cliché. E' proprio questo ripetersi (o coazione) ad attirare l'attenzione del soggetto. Forse è quello che è capitato e sta capitando anche a lei"

Intendevo indicare quello che è un fenomeno ben noto e descritto ovvero la coazione a ripetere: inconsciamente anche -e soprattutto- in ambito relazionale nella vita di certe persone è possibile riconoscere molto chiaramente una dinamica relazionale disfunzionale che arreca danno e sofferenza agli altri e la persona stessa. Tali dinamiche si ripetono come dei cliché: cambiano gli ambiti, cambiano le frequentazioni, passano gli anni, ma la dinamica relazione è più o meno la stessa (appunto solitamente si tratta di delusioni, allontanamenti, incomprensioni, instabilità affettive ecc.. ) portando a sofferenza e frustrazione.
Ridere a volte può essere un buon rifugio, una difesa di fronte al rischio di "prendere sul serio" sè e gli altri.

Cordiali saluti

Federico Baranzini
[#5]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.4k 1k
La valutazione analitica o psicoterapeutica è un passaggio possibile ma non certo.

La possibilità di poter effettuare un percorso di tale genere richiede delle condizioni di eleggibilità che vanno preventivamente valutate.

La richiesta di voler comprendere questi aspetti la può far entrare in un circuito da cui non riuscirebbe ad uscire con semplicità, considerato anche ciò che che scrive.
[#6]
Attivo dal 2021 al 2021
Ex utente
Questa la risposta di Medicitalia:

Gentile utente,

grazie per la segnalazione: abbiamo già alcuni filtri che bloccano utenti come quello da lei segnalato, ed ogni segnalazione come la sua ci aiutano a migliorarli.

In linea di massima non invii mai recapiti personali ad altri utenti, il sistema dei messaggi protegge completamente l'anonimato fino a quando non invia la sua email o altro recapito personale.

Abbiamo provveduto a bannare l'utente, grazie.


Gentile dott. Ruggiero pensa che sia controproducente domandarsi il perché di alcuni propri aspetti? Non è un modo per conoscere meglio se stessi?
Cosa cambierebbe tra un'analisi e una visita da uno psichiatra come consigliava lei?
Grazie

Grazie dott. Baranzini, una cosa che era scritta su questi saggi sul comico (che sono di stampo filosofico) è che si piange dal ridere; insomma si sottolineava quanto il serio e il comico come il pianto e il riso sono parte di un unico fenomeno infatti mi sembra che anche a livello fisico si attivano gli stessi muscoli.
Quindi chissà che forse il comico non sia tanto una fuga dal serio ma una sua forma di espressione.
[#7]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.4k 1k
L’inquadramento diagnostico è primario per qualsiasi percorso.

Lo psichiatra è in grado si evidenziare elementi nel corso della visita che possono fornire o meno indicazione ad un trattamento psicoterapeutico, ed eventualmente indicare trattamenti alternativi (o primari secondo le linee guida in funzione della diagnosi)

La descrizione on Line, per come la fa lei, non è indicativa di nulla e quindi un suggerimento trattamento le di qualsiasi genere deve essere confermato con una visita diretta da uno psichiatra.

Non inserisca per favore contenuti di messaggi privati, scaturiti dopo la segnalazione che ha fatto.
[#8]
Attivo dal 2021 al 2021
Ex utente
Grazie dott. Ruggiero,
ho capito. Ad ogni modo vorrei specificare che non ho un malessere tale per cui senta bisogno di recarmi da uno specialista; ponevo un quesito dettato dalla curiosità a cui lei giustamente risponde che ciò che ho descritto non è sufficiente a delineare alcunché.

Non inserisco più contenuti di messaggi privati, mi scuso. Voglio solo che chi incappi in questi sciacalli del web non sia impreparato. Poi francamente se anche "l'empatica" Vale fosse stata sincera credo l'avrei trattata allo stesso modo. Perché non sono molto avvezza al sentimentalismo.

Buon lavoro e grazie ancora.