Depressione, fobie e ossessioni. come svoltare?
Buonasera, sono un ragazzo di 26 anni e da diverso tempo mi trovo bloccato in una situazione di ansia e depressione senza uscita, causate da ansia sociale e un’assenza totale di interessi.
Inizialmente ho frequentato scuola / uscite per conoscere persone e andare avanti, ma l’ansia del giudizio degli altri, di fare brutte figure (impacciarmi, essere goffo, teso, sudato, parlare troppo piano o forte) e la noia causata dalla mancanza di interessi, mi hanno portato a consumarmi l’anima: periodi di vomiti, tachicardia, capogiri, irritabilità, stanchezza mentale, calo di memoria e concentrazione (gli ultimi sono molto presenti attualmente).
Dal 2008 ad oggi ho visitato una decina di: psicologi, che davano consigli standard (uscire a comprare oggetti, parlare con compagni affini, biblioteca, teatro) e psichiatri, che si limitavano a prescrivere farmaci, inefficaci o dannosi.
Per questi motivi, mi trovo alla mia età ad essere dentro casa tutti i giorni in cui discuto e soprattutto rimugino sulle discussioni coi genitori (sono figlio unico).
Ad esempio mio padre mi ha sempre detto di dovermi omologare fingendo di amare gli interessi degli altri, di stare con gli altri anche zitto per imparare i modi di fare, di domare la rabbia, di fare il medico per accumulare denaro, una serie di idee che trovo dannose, specialmente da 2 anni, in cui ho iniziato ad ascoltare e leggere RIZA, per ore e ore quotidianamente, e mi sono trovato d’accordo su tutto, aprendo gli occhi e scoprendo insegnamenti familiari sbagliati, e provando grande rabbia e rimugino perenne.
Mi ha colpito la frase siamo al mondo solo per realizzare la nostra unicità che è sempre stata il mio motto fin da piccolo, contrariamente ai consigli ricevuti di uniformarsi per non restare soli e per questa diversità di obiettivi ritengo quasi impossibile uscirne.
Inoltre avendo un’autonomia bassissima non sono in grado di vivere da solo.
Sento che mi sto consumando giorno dopo giorno, anno dopo anno, e anche i piccoli interessi dentro casa non mi danno più emozioni.
Cosa sapreste consigliarmi, anche a grandi linee?
Grazie e scusate per la lunghezza.
Inizialmente ho frequentato scuola / uscite per conoscere persone e andare avanti, ma l’ansia del giudizio degli altri, di fare brutte figure (impacciarmi, essere goffo, teso, sudato, parlare troppo piano o forte) e la noia causata dalla mancanza di interessi, mi hanno portato a consumarmi l’anima: periodi di vomiti, tachicardia, capogiri, irritabilità, stanchezza mentale, calo di memoria e concentrazione (gli ultimi sono molto presenti attualmente).
Dal 2008 ad oggi ho visitato una decina di: psicologi, che davano consigli standard (uscire a comprare oggetti, parlare con compagni affini, biblioteca, teatro) e psichiatri, che si limitavano a prescrivere farmaci, inefficaci o dannosi.
Per questi motivi, mi trovo alla mia età ad essere dentro casa tutti i giorni in cui discuto e soprattutto rimugino sulle discussioni coi genitori (sono figlio unico).
Ad esempio mio padre mi ha sempre detto di dovermi omologare fingendo di amare gli interessi degli altri, di stare con gli altri anche zitto per imparare i modi di fare, di domare la rabbia, di fare il medico per accumulare denaro, una serie di idee che trovo dannose, specialmente da 2 anni, in cui ho iniziato ad ascoltare e leggere RIZA, per ore e ore quotidianamente, e mi sono trovato d’accordo su tutto, aprendo gli occhi e scoprendo insegnamenti familiari sbagliati, e provando grande rabbia e rimugino perenne.
Mi ha colpito la frase siamo al mondo solo per realizzare la nostra unicità che è sempre stata il mio motto fin da piccolo, contrariamente ai consigli ricevuti di uniformarsi per non restare soli e per questa diversità di obiettivi ritengo quasi impossibile uscirne.
Inoltre avendo un’autonomia bassissima non sono in grado di vivere da solo.
Sento che mi sto consumando giorno dopo giorno, anno dopo anno, e anche i piccoli interessi dentro casa non mi danno più emozioni.
Cosa sapreste consigliarmi, anche a grandi linee?
Grazie e scusate per la lunghezza.
[#1]
Riassumendo: gli psichiatri le hanno prescritto farmaci inutili e/o dannosi, gli psicologi le hanno dato consigli banali e "standard", Riza le ha aperto gli occhi, ma solo per capire quanto fossero sbagliati gli insegnamenti familiari.
In tutto questo lei dov'è? Dove sono i suoi desideri, i suoi interessi, i suoi valori?
Se non riparte da se stesso, se continua ad aspettarsi che la soluzione sia altrove, non va da nessuna parte.
Occorre l'umiltà di accettare aiuti che sicuramente, specie all'inizio, non saranno perfetti né risolutivi, sia a livello psicologico che farmacologico. Le terapie, soprattutto in casi come il suo, si basano su interazioni e collaborazione, su quello che lei riporta al medico o allo psicoterapeuta. E' un percorso lungo, faticoso e doloroso. Lei dirà che ha già provato, e non una volta sola. Ma quello che deve fare se vuole uscire dall'impasse è mettersi in gioco, accettare piccoli miglioramenti, studiare con chi la cura nuove strategie d'azione (che a quel punto non sarebbero più standard) e riferire allo psichiatra puntualmente gli effetti dei farmaci, se occorrono, in modo da avere una cura adeguata.
In tutto questo lei dov'è? Dove sono i suoi desideri, i suoi interessi, i suoi valori?
Se non riparte da se stesso, se continua ad aspettarsi che la soluzione sia altrove, non va da nessuna parte.
Occorre l'umiltà di accettare aiuti che sicuramente, specie all'inizio, non saranno perfetti né risolutivi, sia a livello psicologico che farmacologico. Le terapie, soprattutto in casi come il suo, si basano su interazioni e collaborazione, su quello che lei riporta al medico o allo psicoterapeuta. E' un percorso lungo, faticoso e doloroso. Lei dirà che ha già provato, e non una volta sola. Ma quello che deve fare se vuole uscire dall'impasse è mettersi in gioco, accettare piccoli miglioramenti, studiare con chi la cura nuove strategie d'azione (che a quel punto non sarebbero più standard) e riferire allo psichiatra puntualmente gli effetti dei farmaci, se occorrono, in modo da avere una cura adeguata.
Franca Scapellato
[#2]
Ex utente
Buonasera dott.ssa, la ringrazio innanzitutto per la risposta. Condivido tutto ciò che ha scritto sulla mia situazione perchè vedo che ha ben inquadrato il punto. Riguardo la prima parte io, dopo la fine dell'infanzia non ho trovato più interessi o talenti nella mia vita, nonostante cerchi di "scovarli". Proprio due anni fa, sempre leggendo Riza, ho seguito il consiglio di ripensare a cosa facevamo da piccoli che ci veniva facile e ho dedidato un anno intero a scavare nei dettagli della mia infanzia ma alla fine erano interessi comuni come videogiochi, lotte coi pupazzi, giochi società, cartoni, che ovviamente ho superato con l'età. Riguardo al percorso psicoterapeutico specifico che l'ultima esperienza è stata in un centro in cui ero seguito da una psicologa e uno psichiatra, con cui abbiamo stabilito un piano farmacologico e una TCC. Dopo quasi 3 anni, in cui ho svolto esercizi stabiliti insieme, ma senza miglioramenti, mi hanno detto che a causa dei miei sintomi troppo persistenti e consigli non praticabili (causa famiglia, assenza di parenti e autonomia), non c'era più nulla da fare e quando ho insistito nel continuare sono stato bloccato telefonicamente. Stessa cosa è accaduta una volta precedente. E davvero così difficile e spaventoso il mio caso?
[#3]
Probabilmente l’approccio terapeutico da utilizzare deve essere differente e sostanziale senza troppi giri o lungaggini trattamentali.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#4]
Cartoni e giochi di società non sono esclusiva dei bambini: ci sono appassionati di anime e fumetti a tutte le età. Giudicare a priori quello che è "da bambini" e scartarlo non è molto utile. I giochi di società le piacevano perché voleva vincere o per il piacere di stare in compagnia o per entrambe le cose?
Chi soffre di anedonia, e quindi di mancanza di interessi, non ha nemmeno voglia di stare in mezzo agli altri, invece lei desidera stare con le altre persone, ma non ci riesce perché ne teme il giudizio.
Azzardo un'ipotesi: ha talmente paura del giudizio altrui che non riesce a pensare a nessun interesse, perché si censura in automatico: nessun interesse suo sarebbe interessante per gli altri.
Comunque ha ragione il collega: meno rimuginazioni, trovi un terapeuta diverso.
Chi soffre di anedonia, e quindi di mancanza di interessi, non ha nemmeno voglia di stare in mezzo agli altri, invece lei desidera stare con le altre persone, ma non ci riesce perché ne teme il giudizio.
Azzardo un'ipotesi: ha talmente paura del giudizio altrui che non riesce a pensare a nessun interesse, perché si censura in automatico: nessun interesse suo sarebbe interessante per gli altri.
Comunque ha ragione il collega: meno rimuginazioni, trovi un terapeuta diverso.
[#5]
Ex utente
Buongiorno, grazie a entrambi per la risposta e i suggerimenti. Riguardo gli interessi dei cartoni e dei giochi di società sono stato io, col tempo, a trovarli noiosi e abbandonarli, anche se concordo sul fatto di "aver censurato" altri miei interessi per il giudizio altrui (spesso in famiglia). E una frase giusta che mi ha fatto riflettere. La voglia di stare in mezzo agli altri c'è, ma da sempre sono stato "asociale" in alcuni momenti, e cercavo di essere scelto anzichè scegliere, parlare tanto per parlare, e non per il piacere della conversazione. Detesto infatti uscite come feste, discoteche, o uscite in piazza perchè mi ritengo un creativo e non ho mai avuto il modo di parlare e di comportarmi dei giovani, e anche i giochi di società mi piacevano per vincere, tanto che giocavo sia coi parenti, sia da solo (contro pupazzi di supereroi) e dedicavo tantissimo tempo a riprodurre la realtà con pupazzi o persone immaginarie (spese, sport, mestieri) fino a quasi 16 anni. In sintesi mi interessava socializzare con gente che condivideva i miei interessi, ma non ne ho mai trovato (eccetto a lotta libera in cui andavo solo per parlare di Spiderman con due ragazzi che si sono ritirati) fino a non sapere più cosa mi piaccia. Riguardo il nuovo percorso terapeutico come mi consigliate di gestire i tempi di miglioramento (lungaggini trattamentali)? E confermate la necessità di TCC o un altro tipo di terapia? Vi ringrazio
[#6]
Quello che dice è interessante perché indica, tra le altre cose, un atteggiamento competitivo, utile per compiti e obiettivi specifici.
Non è possibile in questa sede approfondire, ma se la sua mente si è creata una regola "di gioco" del tipo "vinco oppure non valgo nulla" , qualunque tecnica, compito o sfida è persa in partenza, perché chi vince se va in pizzeria con amici, o a fare la spesa al supermercato? Se si monitora in continuazione pensando a come la stanno giudicando, cioè proiettando i suoi giudizi sugli altri, uscire diventa un inferno.
Una terapia farmacologica per ridurre il livello di ansia e di allarme è indispensabile, e poi un terapeuta col quale riesca a stabilire un'alleanza di lavoro (si vede dalle prime sedute). Non è importante la tecnica, secondo me, ma la fiducia e la volontà di mettersi in gioco entrambi, senza attaccarsi troppo alle regole.
Non è possibile in questa sede approfondire, ma se la sua mente si è creata una regola "di gioco" del tipo "vinco oppure non valgo nulla" , qualunque tecnica, compito o sfida è persa in partenza, perché chi vince se va in pizzeria con amici, o a fare la spesa al supermercato? Se si monitora in continuazione pensando a come la stanno giudicando, cioè proiettando i suoi giudizi sugli altri, uscire diventa un inferno.
Una terapia farmacologica per ridurre il livello di ansia e di allarme è indispensabile, e poi un terapeuta col quale riesca a stabilire un'alleanza di lavoro (si vede dalle prime sedute). Non è importante la tecnica, secondo me, ma la fiducia e la volontà di mettersi in gioco entrambi, senza attaccarsi troppo alle regole.
[#7]
Ex utente
Buongiorno, proprio stamattina ho contattato un nuovo psicoterapeuta e inizierò la prossima settimana. Riguardo il pensiero di "vincere o non valere nulla", non si è creata questa regola (sarebbe stato molto preoccupante), si tratta più che altro del fatto che preferisco stare con gli altri (coetanei) a svolgere attività piuttosto che stare in piazza, feste o locali solo per parlare (dei loro argomenti). Il desiderio di vincere era riferito solo ai giochi tra parenti, con cui ovviamente non devo socializzare. Vi ringrazio entrambi per le risposte e i suggerimenti
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 2.5k visite dal 21/08/2021.
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