Ciclicità sintomatologia simil depressiva
Buongiorno,
mi presento: tra la fine 2016 e inizio 2017 ho avuto un episodio di depressione ansiosa importante, tale da dover interrompere per un periodo gli studi (avevo 22-23 anni) e con pensieri suicidari (che all'epoca non condivisi con chi mi seguiva). I prodromi erano presenti almeno da inizio 2016 (all'epoca chiesi un consulto su questo sito).
Seguii un percorso con una psicoterapeuta e feci delle visite con una psichiatra che mi prescrisse inizialmente sertralina e alprazolam 0, 25mg, quest'ultimo dopo un mese venne sostituito da quetiapina 25mg perchè l'ansia non migliorava, anzi, era peggiorata.
Dopo circa un mese o poco più di assunzione della quetiapina i sintomi migliorarono molto e così, unito al fatto che tendeva a darmi sonnolenza, pensai bene di smettere di assumerli di mia spontanea iniziativa (giovane e stupida, lo so).
Nel giro di un paio di mesi smisi anche la psicoterapia, convinta comunque di stare meglio (ed effettivamente sul piano funzionale era vero, tanto che nello stesso anno riuscii a recuperare tirocinio ed esami): in realtà così bene ancora non stavo (parere della psicoterapeuta che mi seguiva, dalla quale ho ricominciato ad andare questo inverno)
Ho ricominciato quest'inverno perchè covid+due di picche amoroso temevo di poter avere un nuovo periodaccio (nel tempo ho notato che tra novembre e marzo tendo ad avere un umore piuttosto deflesso, minore autostima ed energie, senso di vuoto).
Ciò non è accaduto, ma tra maggio e giugno le cose sono precipitate: a giugno in particolare con umore tendenzialmente basso, sbalzi d'umore (episodi di importante senso di angoscia serale per poi svegliarmi il giorno dopo trovando inconcepibile lo stato d'animo della sera prima), mancanza di energia mentale, ruminazioni.
Tutto ciò non ha impattato sul lavoro, a casa era diverso: la sera alle volte vuoi l'angoscia vuoi l'anedonia nemmeno cenavo o facevo pasti sregolati, trascuravo la pulizia della casa, avevo un minore interesse nel socializzare, tendevo ad essere persa nei pensieri (vuoti).
La psicoterapeuta ha cercato di convincermi a tornare da uno psichiatra ma non reputavo i sintomi tanto gravi da renderlo necessario (o cambiavo idea ogni due giorni, vedi gli sbalzi d'umore di cui sopra).
Alla fine non ci sono andata anche perchè non sono riuscita a trovare uno psichiatra (una prima in ferie e poi irrintracciabile, un'altra in ferie).
Nel frattempo che cercavo di fissare una visita o mi mettevo i bastoni tra le ruote nel farlo i sintomi (tocchiamo ferro) sembrano essere passati come sono arrivati.
Adesso che sto molto meglio mi chiedo se ha comunque senso che fissi una visita (è stato un mese un po' inteso ma sono stata peggio) e mi chiedo: un quadro del genere potrebbe essere riconducibile alla ciclicità del disturbo depressivo stagionale (è stata la mia psicoterapeuta a farmi notare come tenda ad andare giù con l'arrivo di ottobre novembre)?
Sono (anche) i residui dell'episodio del 2017? Scusate il papiro
mi presento: tra la fine 2016 e inizio 2017 ho avuto un episodio di depressione ansiosa importante, tale da dover interrompere per un periodo gli studi (avevo 22-23 anni) e con pensieri suicidari (che all'epoca non condivisi con chi mi seguiva). I prodromi erano presenti almeno da inizio 2016 (all'epoca chiesi un consulto su questo sito).
Seguii un percorso con una psicoterapeuta e feci delle visite con una psichiatra che mi prescrisse inizialmente sertralina e alprazolam 0, 25mg, quest'ultimo dopo un mese venne sostituito da quetiapina 25mg perchè l'ansia non migliorava, anzi, era peggiorata.
Dopo circa un mese o poco più di assunzione della quetiapina i sintomi migliorarono molto e così, unito al fatto che tendeva a darmi sonnolenza, pensai bene di smettere di assumerli di mia spontanea iniziativa (giovane e stupida, lo so).
Nel giro di un paio di mesi smisi anche la psicoterapia, convinta comunque di stare meglio (ed effettivamente sul piano funzionale era vero, tanto che nello stesso anno riuscii a recuperare tirocinio ed esami): in realtà così bene ancora non stavo (parere della psicoterapeuta che mi seguiva, dalla quale ho ricominciato ad andare questo inverno)
Ho ricominciato quest'inverno perchè covid+due di picche amoroso temevo di poter avere un nuovo periodaccio (nel tempo ho notato che tra novembre e marzo tendo ad avere un umore piuttosto deflesso, minore autostima ed energie, senso di vuoto).
Ciò non è accaduto, ma tra maggio e giugno le cose sono precipitate: a giugno in particolare con umore tendenzialmente basso, sbalzi d'umore (episodi di importante senso di angoscia serale per poi svegliarmi il giorno dopo trovando inconcepibile lo stato d'animo della sera prima), mancanza di energia mentale, ruminazioni.
Tutto ciò non ha impattato sul lavoro, a casa era diverso: la sera alle volte vuoi l'angoscia vuoi l'anedonia nemmeno cenavo o facevo pasti sregolati, trascuravo la pulizia della casa, avevo un minore interesse nel socializzare, tendevo ad essere persa nei pensieri (vuoti).
La psicoterapeuta ha cercato di convincermi a tornare da uno psichiatra ma non reputavo i sintomi tanto gravi da renderlo necessario (o cambiavo idea ogni due giorni, vedi gli sbalzi d'umore di cui sopra).
Alla fine non ci sono andata anche perchè non sono riuscita a trovare uno psichiatra (una prima in ferie e poi irrintracciabile, un'altra in ferie).
Nel frattempo che cercavo di fissare una visita o mi mettevo i bastoni tra le ruote nel farlo i sintomi (tocchiamo ferro) sembrano essere passati come sono arrivati.
Adesso che sto molto meglio mi chiedo se ha comunque senso che fissi una visita (è stato un mese un po' inteso ma sono stata peggio) e mi chiedo: un quadro del genere potrebbe essere riconducibile alla ciclicità del disturbo depressivo stagionale (è stata la mia psicoterapeuta a farmi notare come tenda ad andare giù con l'arrivo di ottobre novembre)?
Sono (anche) i residui dell'episodio del 2017? Scusate il papiro
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La valutazione psichiatrica è utile per chiarire questi aspetti dell’andamento della sua patologia.
Le terapie andrebbero seguite per tempi sufficientemente lunghi per evitare anche possibili ricadute.
La presenza di un episodio di 4 anni fa non è ricollegabile agli eventi di oggi.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
Le terapie andrebbero seguite per tempi sufficientemente lunghi per evitare anche possibili ricadute.
La presenza di un episodio di 4 anni fa non è ricollegabile agli eventi di oggi.
Dr. F. S. Ruggiero
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Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1k visite dal 23/07/2021.
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