Ho deciso di prendere psicofarmaci

Gentili dottori,
Ho 23 anni e non ho più una vita da poco più di 2 anni.
Sebbene io sia in cura con uno psicologo (e abbia cambiato già due psicologi) che mi dice che "ciò che fa per me è la psicoterapia" ho deciso di rivolgermi a uno psichiatra.
Sono in costante ansia generalizzata e, per via della paura di uscire la mia vita è diventata quasi completamente sedentaria e insoddisfacente.
Sto lottando ogni giorno contro questo male invisibile, ansia, ipocondria e ossessioni.

Ho una grande paura degli psicofarmaci, ahimè, e mi terrorizzano soprattutto gli effetti collaterali a lungo termine che questi potrebbero avere sul cuore (ho anche letto che in alcuni casi gli SSRI possano indurre impotenza e calo della libido a lungo termine).
Ciononostante sto cominciando a pensare che i benefici possano superare i rischi.

La mia domanda è: non è che gli psicofarmaci, se presi con questo stato mentale di rifiuto e paura, non facciano effetto e mi portino solo conseguenze negative?

Scusate la domanda stupida e così intrisa di preoccupazione.

Vi ringrazio
[#1]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4k 201
Capisco che abbia paura, c'è molta disinformazione sui farmaci che agiscono su ansia e depressione: da una parte molti li considerano il male assoluto, dall'altra la soluzione magica a tutti i problemi.
Sono farmaci come gli altri: possono avere effetti collaterali (molto meno intensi e gravi di altri tipi di farmaci), possono anche non averli, o dare qualche disturbo nei primi giorni o settimane e poi basta.
Non risolvono tutto, quando sono efficaci fanno stare meglio e quindi danno la possibilità di seguire con maggiore profitto anche la psicoterapia. Gli effetti sul cuore in un giovane sano sono irrilevanti. Il discorso libido può essere invece un problema, in alcuni casi (non è una regola) si può verificare un calo, reversibile nella quasi totalità dei casi alla sospensione della terapia. Il problema sex, quando c'è, si vede nelle prime settimane. In rete si trovano le storie più terrificanti, ma non c'è nessun controllo su quanto le persone scrivono, e la stessa depressione provoca spesso calo della libido e difficoltà sessuali.
La sua domanda sull'effetto nocebo non è sbagliata, ma se segue questo ragionamento resta bloccato. Può spiegare i suoi dubbi allo psichiatra e iniziare con una titolazione molto bassa e un aumento graduale: ci vorrà un po' più di tempo, ma non avvertirà effetti collaterali che la metterebbero in allarme.

Franca Scapellato

[#2]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
La domanda è curiosa soprattutto perché sia la natura della domanda (sugli psicofarmaci, ma lo stesso potrebbe chiedersi anche sui farmaci di altro tipo), sia per l'idea che il "rifiuto" degli psicofarmaci sia una condizione che si traduce in resistenza all'azione degli stessi.
Non si ha idea che la mente sia un'espressione complessa di alcune parti del cervello (in costante rapporto a loro volta con altri elementi esterni e interni) e quindi si ragiona come se un rifiuto potesse produrre un effetto sul cervello, anziché se mai essere la manifestazione di uno stato di preoccupazione, che spesso ha a che fare con i motivi per cui si assumono.

Andando al dunque, quel che varia se uno li prende e ha diffidenza o paura è interpretare gli effetti iniziali in maniera allarmata, e come puramente legata al farmaco e non all'interazione con il cervello, con la conseguenza di non riuscire ad attenderne i tempi di azione. Questo tipo di situazione però spesso è un sintomo del disturbo stesso, per esempio di panico o ipocondriaco.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#3]
Attivo dal 2020 al 2022
Ex utente
Grazie mille dottori per le vostre cordiali risposte. Mi affiderò presto al parere di un vostro collega sperando che sia tanto aperto quanto voi.
Riconosco che il mio rifiuto per i farmaci sia esso stesso un sintomo.
Circa due anni e mezzo fa fui in cura col citalopram, e quel tipo di molecola a dire il vero mi portò tanti benefici. Solo che dopo due mesi dall'interruzione (interruzione guidata dallo psichiatra) i sintomi si sono manifestati nuovamente sotto altra forma.
Dopo il citalopram cominciai a sentire nel mio corpo delle extrasistoli, e un cardiologo mi disse che non erano gravi e potevano derivare dal farmaco. In seguito, molti altri cardiologi mi dissero che il mio cuore è perfettamente sano e che le extrasistoli le hanno tutti, sono normali. In qualche modo la mia mente ha collegato queste fastidiose manifestazioni all'assunzione dei farmaci, ed ecco da lì la paura verso questo tipo di farmaci.
Comunque vi ringrazio, perché ho compreso che parlarne con uno psichiatra è la scelta migliore.
[#4]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Ma soprattutto il fatto di sentire le extrasistoli (che noi tutti ogni tanto abbiamo) è sintomo tipico del disturbo. Spesso si fanno i conti come se avere il panico fosse una cosa non fatta di carne e ossa. Il cuore è carne e ossa, il panico è carne e ossa, diversi sono gli organi di riferimento e i sintomi tipici (ovviamente se la differenza la si fa sulla tachicardia invece si conclude spesso poco, si esclude una cosa ma si rimane nel dubbio).
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