Tre quesiti inerenti a terapia farmacologica con Paroxetina, Lorazepam e Fluoxetina

Buongiorno Dr.
,
sono una ragazza che da meno di un paio di mesi ha cominciato la sua primissima cura con psicofarmaci.


Cominciai assumendo Lorazepam (1 mg/die) e Paroxetina (20 mg/die).
Entrambi, in particolare la Paroxetina, mi diedero diversi benefici e, nel giro di alcune settimane, cominciai a stare molto meglio sia fisicamente che psichicamente, risolvendo insonnia, sbalzi umorali incontrollabili, la componente depressiva che da tempo mi affliggeva e i sintomi fisici/psichici che l'accompagnavano.


Nonostante questo nuovo e piacevole "equilibrio" raggiunto (purché non esca di casa e debba interagire/stare in presenza di persone), questi due farmaci non si sono rivelati abbastanza efficaci da estinguere il mio problema maggiore, l'ansia sociale che mi ha portata nel corso degli anni a condurre una vita praticamente "ritirata", al fine di interagire il meno possibile con le persone.
Proprio a motivo di questa problematica, da circa una settimana mi è stata modificata la cura.


Adesso assumo ogni giorno 20 mg di Fluoxetina, 10 mg di Paroxetina e 1 mg di Lorazepam (ma all'occorrenza anche 2, nel caso in cui debba uscire di casa ed interagire inevitabilmente con persone).


Lo psichiatra mi ha assicurato che, grazie alla Fluoxetina, potrei ottenere maggiori benefici soprattutto in relazione a questa componente socio-ansiosa, mitigando il costante stato di tensione e allerta incontrollabili ogni volta che mi trovo in presenza di persone.


Il mio timore più grande, tuttavia, è che modificando la cura originaria possa ricadere in quella componente depressiva da cui ora mi sento guarita, originata dalla consapevolezza della mia condizione.
Adesso questa consapevolezza "non mi abbatte più emotivamente" come una volta e conservo finalmente un buon equilibrio psichico...

Potrebbe questo nuovo equilibrio estinguersi o regredire
1) a breve, dal momento che mi hanno da poco modificato la cura originaria?

2) in futuro (prima o poi ma nel lungo periodo), nel caso in cui decidessi di assumere questi farmaci a vita (calcolando che attualmente ho poco più di vent'anni)?


Avrei anche una terza domanda:
3) l'ansia sociale (e tutte le problematiche psichiche/fisiche/quotidiane ad essa associate) è realmente e completamente curabile tramite cura farmacologica oppure si può aspirare solamente ad un lieve miglioramento della propria condizione?


Ringrazio in anticipo chiunque mi risponderà e spero di essere stata chiara con i miei quesiti.
[#1]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
Nella sostanza pone delle domande ansiose poiché la sua terapia non è completamente efficace.

Assume la terapia da due mesi e si pone il problema di doverla assumere a vita.

Se la terapia è impostata in modo corretto il miglioramento è completo.



Dr. F. S. Ruggiero


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[#2]
Attivo dal 2021 al 2021
Ex utente
Gentile Dr. Ruggiero,
La ringrazio per la sua celere risposta. Tuttavia non comprendo il motivo per cui uno specialista del settore, così come Lei - ad esempio - ma anche la persona che attualmente mi sta prescrivendo i farmaci (per cui gli psichiatri in generale) debbano mostrarsi così restii a fornire risposte precise a questo genere di domande, inerenti per lo più all'efficacia di una cura oppure ai possibili loro effetti in generale.

Anche lo psichiatra a cui mi sono rivolta di persona mi fornisce risposte perlopiù generalizzate nel momento in cui pongo domande dettagliate del genere... Per quale motivo esiste questa prassi?

Se può rispondere anche a questa domanda, sempre che sia stata io abbastanza chiara (lo spero), Le sarei molto grata.

In seconda istanza il mio problema ancora da risolvere non è propriamente quel tipo di ansia per cui un individuo necessita di continue rassicurazioni, bensì un'ansia sociale, ossia data dalla presenza di persone e dall'incapacità di interagire con esse nella loro totalità. Per quale motivo riterrebbe quindi che le mie domande siano collegate ad una generale componente ansiosa non trattata?

Quindi secondo Lei non è comunque da considerarsi fattibile, almeno in alcune circostanze e situazioni specifiche, la prospettiva di assumere dei farmaci a vita? È proprio per il fatto che mi hanno già fatto ottenere dei benefici che penso a questa eventualità, poiché so bene che se smettessi di assumerli dopo pochi anni rivivrei gran parte di quei malesseri passati che fortunatamente si sono ora estinti (almeno sembra).

La ringrazio in anticipo per le risposte.
[#3]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
Il problema non sono io che sarei restio ma lei che pone una domanda su una modalità ansiosa per placare il disturbo non in compenso.

Ciò distingue dalla possibilità o meno di ricevere risposta ed il suo psichiatra fa bene a risponderle come faccio io.
[#4]
Attivo dal 2021 al 2021
Ex utente
Gentile Dr. Ruggiero,
ovviamente comprendo il Suo punto di vista, qualora per "porre una domanda su una modalità ansiosa per placare il disturbo non in compenso" si riferisca - credo di aver capito bene (?) - al fatto che io abbia posto una domanda specifica, di ambito psichiatrico, ad uno specialista senza tuttavia offrire una remunerazione in cambio della stessa.

So bene che qualunque consulto specialistico necessita inevitabilmente di una paga in denaro da parte del richiedente. Forse ho posto domande molto specifiche per questo forum, senza minimamente curarmi di quanto fosse inappropriato porre questi quesiti proprio in questa sede, senza avere la possibilità di consultare direttamente uno specialista a cui - giustamente - offrire un compenso affinché ponga le sue risposte e le sue conoscenze al mio servizio.

Di questo mi scuso.

Tuttavia non capisco la Sua ultima affermazione, quando specifica che "il mio psichiatra faccia bene a rispondermi come sta facendo Lei".

Questo perché il mio psichiatra, in cambio della sua prestazione al mio servizio, riceve un vero e proprio compenso: per quale motivo anche lui sarebbe quindi restio a rispondere alle mie domande in maniera un po' dettagliata?

Adesso credo di essermi spiegata bene: in effetti, tuttavia, non avevo messo in conto la questione del compenso nel momento in cui ho posto le domande all'inizio del consulto.

Intanto la ringrazio ugualmente per le risposte.
[#5]
Attivo dal 2021 al 2021
Ex utente
Sfortunatamente non sono portata alla socialità ed alle interazioni umane (specie dal vivo, ma potrei commettere qualche errore d'interazione anche comunicando per iscritto con una persona), per cui potrei inavvertitamente essere sconfinata oltre il limite "socialmente e globalmente accettabile" per porre questo genere di quesiti.

Mi perdoni, tuttavia sono le prime volte che ho a che fare con specialisti di questo settore e non so bene quale sia la maniera più giusta di approcciarsi a loro, che genere di domande ed affermazioni si possano fare ad uno psichiatra (con o senza compenso... le differenze non le so) e quali domande si debbano invece evitare.

Tutti quanti possiamo commettere errori, ma le mie domande non sono state errori intenzionali, ecco tutto.
[#6]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
Il servizio è e resta gratuito. Il problema è che vuole interpretare a suo modo ciò che le viene spiegato in modo semplice.

Insiste nel voler ricevere le risposte che dice lei senza considerare che le ha già ricevute.