Depressione

Buongiorno Dottori,
ho 50 anni e un passato che vede già a 17 anni una depressione, curata dal neurologo con Zoloft e Serenase, dalla quale sono faticosamente uscita dopo due lunghi anni, non solo con medicinali ma anche grazie all’amore familiare ed al verificarsi di eventi positivi che mi hanno riportato il sorriso.
Negli anni poi ci sono stati alti e bassi, situazioni leggermente critiche risolte con pochi interventi medici ed altre dalle quali sono uscita autonomamente.
A luglio scorso però, il verificarsi contingente di alcuni eventi e soprattutto una situazione lavorativa improvvisamente precipitata mi hanno generato una crisi nervosa, quasi isterica, e successivamente, quasi come l’apertura del vaso di Pandora, il precipitare degli eventi che mi hanno visto cadere in una depressione carica di ansia, angoscia, inappetenza, isolamento, debolezza, senso di vuoto, scomparsa di ogni piacere della vita, desiderio che la vita stessa finisse presto per finire di soffrire.
Tenendo conto che non sono sola ma ho una famiglia con due figlie di 8 e 12 anni, sono al limite Non sono più rientrata al lavoro, perché è stata la causa scatenante e mi vede entrare in panico solo il pensiero di quella situazione lavorativa.
Quindi mi sento in colpa, l’unica causa della situazione familiare difficile che si è venuta a generare, sono impaurita, non vedo via d’uscita.
Desidero solo la fine Nonostante l’amore infinito per le mie bambine sono arrivata a pensare di desiderare che tutto finisca presto per me, consapevole della difficoltà in cui lascerei la famiglia.
Ma la sofferenza è troppo grande.

Sono stata inizialmente curata con Escitalopram dal medico di base che, vedendone l’inefficacia, mi ha indirizzato al CSM di competenza dove sono stata presa in carico.
Ho cominciato con Paroxetina, affiancata poi da olanzapina.
Mi hanno fatto ingrassare di parecchi chili, ma non hanno sortito effetto.
Lo step successivo ha visto Venlafaxina e Aripiprazolo, la prima interrotta perché mi generava effetti collaterali intollerabili.
All’aripiprazolo è stata abbinata la fluvoxamina.
Continuando però l’angoscia terribile ora aripiprazolo è stato sostituito da Haldol.
In queste dosi: fluvoxamina 100 la sera e 50 in tarda mattinata (mi seda troppo), Haldol 5 gtt la mattina, 5 gtt il pomeriggio e 10 la sera.
Prendo sempre alprazolam la sera per dormire e di giorno al bisogno.
Prendo a volte alprazolam di giorno per dormire e dimenticare tutto quando sono sola a casa.
Perchè miglioramenti non ne sento e l’angoscia che mi assale al mattino è devastante.
Vorrei conoscere la vostra cortese opinione a riguardo.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.3k 1k
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Utente
Utente
Buonasera e grazie. In realtà la psichiatra non mi ha mai comunicato la diagnosi e io non ho mai osato chiedere. A questo proposito vorrei sapere se é un mio diritto chiederlo.
Ciò che ha scritto su un certificato giustificativo da consegnare al medico di base é: disturbo dell'umore, ansia in forma libera e somatizzata, ideazione ossessiva e rituali di controllo. Non so se può bastare...
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.3k 1k
Serve capire quale sia la diagnosi di trattamento e l’indicazione allo stesso.