Come posso aiutare mia sorella?
Gentili medici,
scrivo a voi perché non so come devo comportarmi.
Mia sorella, passato di 10 anni tra anoressia nervosa e ansia psicogena (con annessi situazioni di attacchi nervosi) si trova ad aver partorito, in dicembre, il secondo figlio.
Lei convive con il suo compagno a 1 km da casa mia e dei suoi genitori.
Da circa 2 mesi ormai ha attacchi isterici, ossessivi, di depressione e disperazione.
Si è messa in testa, non si sa per quale motivo, che il nome di suo figlio non le piace.
L'ossessione è martellante, ha ripetutamente attacchi di nervi in cui esplode con aggressività verbale (e negli ultimi giorni anche fisica a detta del compagno).
Personalmente circa 2 settimane fa ho assistito all'esito di un attacco nervoso, in cui ha rotto bicchieri, vasi e piatti.
Il suo pensiero è circolare, non c'è verso di farla ragionare.
Si cerca di parlarle, di farla passare per un ragionamento razionale che ovviamente in una situazione (dico io) patologica non attecchisce.
Continuamente scrive nomi su fogli di carta, pianga, si dispera e inveisce.
Io sono preoccupato, il compagno ci ha chiesto aiuto perché non sa cosa fare.
Abbiamo contattato una psichiatra, siamo riusciti a farle fare 3 visite con lei.
Ad una di queste ha partecipato anche il compagno.
Lei non riconosce la gravità della situazione, la dottoressa ha cercato di convincerla ad iniziare una terapia, anche farmacologica, ma lei rifiuta (anche a causa dell'allattamento, ma chiaramente il punto fondamentale è che non riconosce la gravità della situazione).
Stanotte il compagno mi scrive che ha avuto un altro attacco di durata pare a 15 minuti durante il quale ha inveito, pianto, scritto nomi in maniera ossessiva e compulsiva.
Inutile dire che questa situazione sta esasperando tutta la famiglia, la sua e la mia in secondo piano.
I miei genitori si stanno infatti facendo carico di cercare di convincerla alla terapia e di assistenza anche nei confronti dei due figli piccoli, il più grande dei quali inizia a farsi delle domande sullo stato della mamma.
Cosa possiamo fare?
Non si può continuare a vivere in questo inferno perché lei non vuole accettare l'aiuto di cui ha bisogno: dobbiamo aspettare che la soluzione degeneri ulteriormente?
Come comportarsi per convincerla?
Come affrontare le crisi?
Dobbiamo chiamare chi?
Sono preoccupato, vedo il compagno di mia sorella sconvolto e non so come aiutarlo.
scrivo a voi perché non so come devo comportarmi.
Mia sorella, passato di 10 anni tra anoressia nervosa e ansia psicogena (con annessi situazioni di attacchi nervosi) si trova ad aver partorito, in dicembre, il secondo figlio.
Lei convive con il suo compagno a 1 km da casa mia e dei suoi genitori.
Da circa 2 mesi ormai ha attacchi isterici, ossessivi, di depressione e disperazione.
Si è messa in testa, non si sa per quale motivo, che il nome di suo figlio non le piace.
L'ossessione è martellante, ha ripetutamente attacchi di nervi in cui esplode con aggressività verbale (e negli ultimi giorni anche fisica a detta del compagno).
Personalmente circa 2 settimane fa ho assistito all'esito di un attacco nervoso, in cui ha rotto bicchieri, vasi e piatti.
Il suo pensiero è circolare, non c'è verso di farla ragionare.
Si cerca di parlarle, di farla passare per un ragionamento razionale che ovviamente in una situazione (dico io) patologica non attecchisce.
Continuamente scrive nomi su fogli di carta, pianga, si dispera e inveisce.
Io sono preoccupato, il compagno ci ha chiesto aiuto perché non sa cosa fare.
Abbiamo contattato una psichiatra, siamo riusciti a farle fare 3 visite con lei.
Ad una di queste ha partecipato anche il compagno.
Lei non riconosce la gravità della situazione, la dottoressa ha cercato di convincerla ad iniziare una terapia, anche farmacologica, ma lei rifiuta (anche a causa dell'allattamento, ma chiaramente il punto fondamentale è che non riconosce la gravità della situazione).
Stanotte il compagno mi scrive che ha avuto un altro attacco di durata pare a 15 minuti durante il quale ha inveito, pianto, scritto nomi in maniera ossessiva e compulsiva.
Inutile dire che questa situazione sta esasperando tutta la famiglia, la sua e la mia in secondo piano.
I miei genitori si stanno infatti facendo carico di cercare di convincerla alla terapia e di assistenza anche nei confronti dei due figli piccoli, il più grande dei quali inizia a farsi delle domande sullo stato della mamma.
Cosa possiamo fare?
Non si può continuare a vivere in questo inferno perché lei non vuole accettare l'aiuto di cui ha bisogno: dobbiamo aspettare che la soluzione degeneri ulteriormente?
Come comportarsi per convincerla?
Come affrontare le crisi?
Dobbiamo chiamare chi?
Sono preoccupato, vedo il compagno di mia sorella sconvolto e non so come aiutarlo.
[#1]
Se la situazione va avanti e non vuole assumere terapie specifiche può essere utile valutare un ricovero in psichiatria.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.9k visite dal 17/04/2021.
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