Dopo quattro anni sono sempre una persona con troppe responsabilità, tante normalissime paure,
Gentili dottori
vi scrivo per avere un consulto postumo riguardo a quanto mi è successo nell'ormai lontano 2005. Nei primi mesi dell'anno ho avuto notevoli difficoltà in campo affettivo e lavorativo e la stanchezza cominciava a farsi sentire. Con il mese di giugno ho cominciato ad avere attacchi di panico che col senno di poi posso dire del tutto ingiustificati. Durante il giorno cominciavo a sentirmi oppressa da un senso di inadeguatezza straziante fino ad arrivare alle ore serali in cui proprio stavo malissimo anche fisicamente. Il tutto nasceva dalla convinzione (del tutto ingiustificata) di essere incinta o di aver contratto qualche terrificante malattia dai rapporti con il mio compagno di allora (con il quale non c'era un vero rapporto sentimentale) e da lì aveva inizio un ascesa infinita di sensi di colpa, vergogna e paura che mi portavano a cercare di evitare i miei stessi genitori. Il mio medico mi consigliò qualche giorno di mutua ma io non volli perchè finchè ero al lavoro mi sentivo meglio e il tutto peggiorava quando, a casa, di fronte ai miei, non avevo il coraggio di guardarli negli occhi per quella stupida ossessione che mi portavo dentro nonostante i mille test negativi fatti. Ogni sera, dopo ogni cena che mi costringevo ad ingerire di fronte a loro, con la convinzione di non poter condividere la mia paura per non deluderli e di far sembrare tutto il più normale possibile, filavo in bagno devastata. Passavo le serate ad ingerire valeriana per calmarmi e cercare di dormire e piangevo, piangevo... Dopo due mesi di questa follia credevo di impazzire e mi sono ripresentata in lacrime dal mio medico di base chiedendo aiuto... Lui mi consigliò (ovviamente dopo essersi assicurato che almeno a pranzo mangiassi regolarmente, essendo molto robusta probabilmente ha pensato a qualche disturbo alimentare) di rivolgermi ad un neurologo (?) o andare in ferie possibilmente non sola. Ho scelto la seconda: ho fatto spostare le vacanze ad una coppia di amici e mi sono unita a loro... In vacanza è andata un pò meglio: ero in compagnia, sola esclusivamente in camera e nei viaggi, ma almeno la cena mi restava nello stomaco. A settembre, una volta tornata, ricominciò tutto ma piano piano si presentarono prima rare e poi sempre più frequenti giornate di serenità finchè, verso Natale, riuscii seppur faticosamente e grazie esclusivamente alla mia forza interiore a riprendere il controllo prima del mio corpo e poi anche dei miei pensieri.
Dopo quattro anni sono sempre una persona con troppe responsabilità, tante normalissime paure, molto stress e poco tempo libero. L'unico terrore che ora ho è quello di quei giorni: penso che se dovesse ricapitarmi non ce la farei a superarlo e pertanto cerco in qualche modo di capire cosa mi è successo, se potrà ricapitarmi e soprattutto cosa potrò fare nel caso dovesse ricapitarmi certa di non poter chiedere alle mie forze un'ulteriore simile sforzo... Potete aiutarmi?
Vi ringrazio anticipatamente
Eleonora
vi scrivo per avere un consulto postumo riguardo a quanto mi è successo nell'ormai lontano 2005. Nei primi mesi dell'anno ho avuto notevoli difficoltà in campo affettivo e lavorativo e la stanchezza cominciava a farsi sentire. Con il mese di giugno ho cominciato ad avere attacchi di panico che col senno di poi posso dire del tutto ingiustificati. Durante il giorno cominciavo a sentirmi oppressa da un senso di inadeguatezza straziante fino ad arrivare alle ore serali in cui proprio stavo malissimo anche fisicamente. Il tutto nasceva dalla convinzione (del tutto ingiustificata) di essere incinta o di aver contratto qualche terrificante malattia dai rapporti con il mio compagno di allora (con il quale non c'era un vero rapporto sentimentale) e da lì aveva inizio un ascesa infinita di sensi di colpa, vergogna e paura che mi portavano a cercare di evitare i miei stessi genitori. Il mio medico mi consigliò qualche giorno di mutua ma io non volli perchè finchè ero al lavoro mi sentivo meglio e il tutto peggiorava quando, a casa, di fronte ai miei, non avevo il coraggio di guardarli negli occhi per quella stupida ossessione che mi portavo dentro nonostante i mille test negativi fatti. Ogni sera, dopo ogni cena che mi costringevo ad ingerire di fronte a loro, con la convinzione di non poter condividere la mia paura per non deluderli e di far sembrare tutto il più normale possibile, filavo in bagno devastata. Passavo le serate ad ingerire valeriana per calmarmi e cercare di dormire e piangevo, piangevo... Dopo due mesi di questa follia credevo di impazzire e mi sono ripresentata in lacrime dal mio medico di base chiedendo aiuto... Lui mi consigliò (ovviamente dopo essersi assicurato che almeno a pranzo mangiassi regolarmente, essendo molto robusta probabilmente ha pensato a qualche disturbo alimentare) di rivolgermi ad un neurologo (?) o andare in ferie possibilmente non sola. Ho scelto la seconda: ho fatto spostare le vacanze ad una coppia di amici e mi sono unita a loro... In vacanza è andata un pò meglio: ero in compagnia, sola esclusivamente in camera e nei viaggi, ma almeno la cena mi restava nello stomaco. A settembre, una volta tornata, ricominciò tutto ma piano piano si presentarono prima rare e poi sempre più frequenti giornate di serenità finchè, verso Natale, riuscii seppur faticosamente e grazie esclusivamente alla mia forza interiore a riprendere il controllo prima del mio corpo e poi anche dei miei pensieri.
Dopo quattro anni sono sempre una persona con troppe responsabilità, tante normalissime paure, molto stress e poco tempo libero. L'unico terrore che ora ho è quello di quei giorni: penso che se dovesse ricapitarmi non ce la farei a superarlo e pertanto cerco in qualche modo di capire cosa mi è successo, se potrà ricapitarmi e soprattutto cosa potrò fare nel caso dovesse ricapitarmi certa di non poter chiedere alle mie forze un'ulteriore simile sforzo... Potete aiutarmi?
Vi ringrazio anticipatamente
Eleonora
[#1]
Gentile utente,
mi pare che dal 2005 la situazione non sia stata per niente affrontata anche dal punto di vista medico.
Quando decide di fare una visita psichiatrica?
mi pare che dal 2005 la situazione non sia stata per niente affrontata anche dal punto di vista medico.
Quando decide di fare una visita psichiatrica?
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#3]
Gentile utente,
"addirittura" non mi sembra una affermazione degna di una giovane donna di 31 anni, che tra l'altro pur negando di aver bisogno di uno psichiatra posta la richiesta in area psichiatrica, mentre avrebbe potuto sceglierne molte altre.
Secondo me, la visita psichiatrica puo' essere l'inizio per una giusta valutazione ed inquadramento dei suoi sintomi.
Lei puo' sempre decidere di continuare a vivere in questo modo, ma non credo che sia per lei una cosa buona.
"addirittura" non mi sembra una affermazione degna di una giovane donna di 31 anni, che tra l'altro pur negando di aver bisogno di uno psichiatra posta la richiesta in area psichiatrica, mentre avrebbe potuto sceglierne molte altre.
Secondo me, la visita psichiatrica puo' essere l'inizio per una giusta valutazione ed inquadramento dei suoi sintomi.
Lei puo' sempre decidere di continuare a vivere in questo modo, ma non credo che sia per lei una cosa buona.
[#4]
Gentile utente,
Sembra un disturbo ossessivo (quello che era all'epoca). Adesso si deve regolare su come sta, mi sembra che stia appunto dicendo che non sta bene, diversi aspetti della sua vita sembrano "congelati" in un maniera che non le piace e il carico di stress (almeno come lo avverte lei) è tollerabile solo perché ormai si è quasi rassegnata che vada avanti così, ma spera di no.
Solo che se c'è qualcosa che la rende frenata e vulnerabile, deve essere cambiato dentro e non fuori.
Non vedo cosa ci sia di terrificante in una visita psichiatrica e eventuali terapie relative. Ovviamente neanche lei, è soltanto una cosa che la inquieta per timori che avrà ma che sono soltanto ostacoli tra la situazione attuale e un possibile miglioramento.
Sembra un disturbo ossessivo (quello che era all'epoca). Adesso si deve regolare su come sta, mi sembra che stia appunto dicendo che non sta bene, diversi aspetti della sua vita sembrano "congelati" in un maniera che non le piace e il carico di stress (almeno come lo avverte lei) è tollerabile solo perché ormai si è quasi rassegnata che vada avanti così, ma spera di no.
Solo che se c'è qualcosa che la rende frenata e vulnerabile, deve essere cambiato dentro e non fuori.
Non vedo cosa ci sia di terrificante in una visita psichiatrica e eventuali terapie relative. Ovviamente neanche lei, è soltanto una cosa che la inquieta per timori che avrà ma che sono soltanto ostacoli tra la situazione attuale e un possibile miglioramento.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#5]
Utente
Rispondo a entrambi i cortesi professori che hanno voluto valutare la mia situazione... Ho scelto di postare in questa sezione perchè quando stavo male avevo pensato che la vostra fosse la disciplina più adatta cui far riferimento per il mio problema, non perchè al momento creda di aver bisogno di uno specialista. A suo tempo qualcuno mi aveva consigliato uno psicologo, il mio stesso medico di base mi aveva già dato il nominativo di un neurologo... Io sono una professionista in ben altre discipline e non capisco la sottile differenza tra le vostre professioni (probabilmente nemmeno tanto sottile ma io non lo so), credo solo siano diversi approcci per affrontare problemi sottilmente diversi (vi prego, non voglio sminuire le vostre professioni ma solo confessare la mia ignoraza in materia e sono sicura che ai vostri occhi ci sto riuscendo alla perfezione!). Visto che avete preso in considerazione il mio problema evidentemente ho scelto la disciplina giusta ma mi aspettavo onestamente un riscontro differente. So bene che un consulto on line non può essere minimamente esaustivo ma avevo l'illusione di trovare una definizione a quello che ERA un mio problema. Considerando la mia condizione attuale a parte un chirurgo maxillo facciale (questi li conosco dalla nascita) ed un buon dietologo (magari uno di quelli che fanno dimagrire "con lo sguardo", utopie...) non credo di aver bisogno di altri professionisti. Speravo che riusciste a riconoscere un problema (disturbo ossessivo mi sembra un'ottima definizione almeno a parole) solo per sapere che mosse fare nel caso ricapitasse. E' l'unica ossessione che ho ora: saper come affrontare ciò che è stato. Non ho "congelato" alcuni aspetti della mia vita, ho congelato un anno terribile della mia vita sperando di non doverlo mai rivivere, ma nel frattempo non sono una sciocca, cerco di attrezzarmi. Allora avevo un lavoro a tempo pieno, un secondo lavoro, gli esami in università e una relazione malsana nel "tempo libero". Nel 2007 ho terminato l'università, nel 2008 ho notevolmente ridotto l'impegno lavorativo extra e nel 2009, seppur faticosamente mi sto liberando anche della relazione malsana (è la parte più dura anche se so che è stata la causa scatenante di tutto). Probabilmente, come suggerisce il dott. Ruggeri, anche se non sono in quella situazione parlarne adesso con uno psichiatra potrebbe essere utile a titolo preventivo ma sto già facendo dei passi significativi non credete? Certo, se credete che io sia una bomba ad orologeria (ogni tanto mi ci riconosco), prometto che corro da uno specialista...
In ogni caso vi ringrazio di cuore per il consiglio e per avermi dato ascolto.
In ogni caso vi ringrazio di cuore per il consiglio e per avermi dato ascolto.
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 1.9k visite dal 07/05/2009.
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