Bipolarità di tipo misto

Salve a tutti, premetto che so perfettamente che le informazioni che fornirò non avranno la dettagliatezza ma non posso fornirla.
Chiedo quindi un consiglio più che un consulto.
Lo scorso anno è stato diagnosticato a mio fratello il disturbo bipolare di tipo misto.
Non ha mai avuto precedenti...niente... la scorsa estate nel giro di un mese non lo riconoscevamo più: agitazione psicomotoria, sudorazione, perdita dell appetito, dimagrimento ma soprattutto svogliatezza nei confronti del lavoro oltre che chiaramente una non idoneità temporanea a gestire l attività che lui ha (ristorazione) che ha portato lui e la sua famiglia a stare chiusi per un bel po' nonostante l asporto fosse quasi da sempre consentito.
La cosa che più ci ha spaventati nel vero senso della parola è un continuo parlare di argomenti religiosi e soprannaturali di cui si sente protagonista.
Diceva perlopiù che lui sapeva cose che gli altri non possono sapere e capire, e si arrabbiava quando secondo lui non lo credevamo.
Era un continuo parlare di numeri e cose strane (ha avuto un passato fatto di seminario fino ai 17 anni e una vita a contatto con gli studi di teologia e filosofia) Dopo una settimana di crollo morale per tutti abbiamo fatto venire l ambulanza che lo ha portato in ospedale reparto psichiatria.
Lui non ha detto nulla...anzi ha anche specificato davanti agli infermieri che era lui ad aver deciso di curarsi, dettaglio che mi fa pensare a un certo margine di lucidità che lo ha portato a non fare passare il trattamento sanitario per obbligato.
Peraltro assumeva nei confronti della moglie un atteggiamento quasi infantile e sottomesso come se fosse il suo unico punto di riferimento.
Nel giro di un paio di mesi dopo una cura molto forte che ben conoscerete fatta di punture mensili e stabilizzanti dell umore è riuscito ad uscirne (seguito dopo l esperienza ospedaliera dallo psichiatra del consultorio) fino a togliere nel giro di un anno in maniera graduale tutto tranne lo stabilizzante.
Era tornato quello di sempre nessuna differenza.
Negli ultimi 10mesi circa era completamente lui quello che conosciamo da tanto tempo (ha 40 anni).
Purtroppo un mesetto fa quindi più o meno a distanza di un anno e guarda caso nello stesso identico periodo ci è ricaduto.
Abbiamo però scoperto che aveva sospeso lo stabilizzante non so dirvi se di nascosto oppure no...magari avrà pensato che si sentiva bene e che quello che gli era capitato era un caso isolato.
Non so.
Fatto sta che è ricaduto nelle stesse identiche paranoie.
Parla anche tanto di mio padre (che è morto due anni fa) e di tutti i sensi di colpa che ha nei suoi confronti.
Anche questa è una sua componente.
È meno agitato rispetto allo scorso anno ma comunque la notte dorme pochissimo.
Ergo: di nuovo dallo psichiatra, di nuovo la cura (senza la puntura mensile) ma ahimè nuovamente non accetta la cura o non le prende o fa finta.
Vi chiedo per favore come ci dobbiamo comportare e come possiamo aiutarlo.
Grazie a tutti
[#1]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Non so se potete aiutarlo, non è chiaro cosa intenda. L'aiuto essenzialmente potrebbe consistere ed essere finalizzato a trovare un modo per verificare che si curi e non sospenda autonomamente.

Il disturbo ha tendenza alle ricorrenze. Un numero di ricorrenze elevato poi lo rende praticamente necessitante di terapia continuativa, quindi la prevenzione del II o III episodio sono importanti.

Se ha sospeso la cura evidentemente non ha consapevolezza del disturbo, o non lo accetta, o non ha preso seriamente il discorso del rischio di ricaduta. Non è neanche detto che nonostante il ricovero e le cure, sia convinto della natura patologica di quello che ha vissuto. A volte chi si cura ritiene di non aver delirato ma di essersi "stressato" troppo e quindi interpreta l'accaduto come un incidente e un fraintendimento, per cui vede soltanto l'ultima parte come un problema, e i sintomi fondamentali non li individua come patologici.
Oppure, semplicemente crede e spera che tutto sia finito perché sta bene, e sospende la cura non accettando l'idea di doverla comunque proseguire. Purtroppo chi sta bene tende a far così anche senza motivi particolari, o perché culturalmente crede di potersi controllare.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Utente
Utente
Grazie per la risposta. Mi ritrovo praticamente in ogni cosa che ha spiegato. L altro giorno mentre cercavamo di fargli capire che sarebbe un giovamento per lui puntare anche ad una rieducazione da uno psicoterapeuta da affiancare alla cura ha risposto che nessuno ha bisogno di queste cose perché ognuno ha dentro di sé i mezzi per superare alcuni particolari momenti. Non abbiamo insistito. Glielo riproporremo quando riacquisirá la lucidità pienamente.
In un momento in cui siamo riusciti a prenderlo ci ha raccontato molti dettagli del suo stato. Lui afferma di vedere e sentire cose che in realtà non ci sono. Ma queste cose che loro vedono e sentono sono per loro reali? E perché arrivano ad avere allucinazione auditive e visive?
Grazie
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Già se afferma che queste cose non ci sono vuol dire che non le vive come reali, almeno in quel momento. Ma mentre e vede e le sente può darsi di sì. Il meccanismo di riconoscimento di un segnale come esterno o interno dipende da una parte del cervello. Se malfunziona, le cose pensate diventano "ricordate" o "imparate", cioè provenienti da esperienza passata, senza che sia vero. E le cose provenienti dalla memoria producono immagini, parole o sensazioni che la persona vive come indotte da fuori, o "inserite" dentro il suo corpo da una volontà esterna.
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