Depressione, ansia, attacchi di panico
Gentili Dottori,
ho 32 anni, sono sposato e sono un insegnante (precario, ahimè...).
Vi scrivo per chiedervi gentilmente un'opinione riguardo ai miei problemi di "depressione", ansia, ecc.
Ne soffro da circa 7 anni, esattamente dal conseguimento della laurea (25 anni): il primo vero e proprio attacco di panico risale a qualche giorno dopo la laurea (in filosofia). Ero con gli amici, guidavo la macchina e improvvisamente sento un calore 'salire' dentro di me, accompagnato da una forte tachicardia e dalla sensazione imminente di dover morire. I miei amici mi tranquillizzano, mi fanno bere un bicchiere d'acqua e zucchero e passa tutto.
A distanza di qualche mese, dopo aver conosciuto la mia futura moglie, mi imbatto in un brutto momento depressivo. Mi rivolgo a uno psichiatra, che mi consiglia Sereupin e Rizen. Faccio la cura (abbastanza breve: 3 mesi) e, diciamo, guarisco.
A distanza di qualche anno, in seguito all'incertezza lavorativa (in pratica non ho l'incarico annuale a scuola) e alle responsabilità derivanti dall'imminente matrimonio, cado nuovamente in depressione, con tutta la sintomatologia che ne deriva (ansia e attacchi di panico, soprattutto in macchina; forte ansia durante le lezioni in classe; addirittura durante un esame finale di terza media, nel quale interrogavo una mia alunna, sono stato male e ho dovuto sospendere l'interrogazione). Conosco allora nella mia USL di appartenenza uno psichiatra giovane, preparato e assai disponibile, il quale mi dà come cura Zoloft (1 compressa 50mg) e Frontal gocce (5 gocce la mattina e 5 la sera). Faccio la cura di Zoloft per un anno, psicoterapia per circa sei mesi con una dottoressa e praticamente 'rinasco': mi iscrivo in palestra, insegno a scuola la mattina, il pomeriggio frequento un corso di specializzazione per l'insegnamento e nel settembre 2005 mi sposo. Sicchè dopo aver passato un anno di relativa tranquillità, a giugno, durante un consiglio di classe, nuovamente crisi d'ansia e tutto quel che ne deriva (ansia e depressione nei mesi a seguire) Ho passato un estate 2006 non proprio tranquilla e serena e ho dovuto ricontattare lo psichiatra, il quale, rivalutando il mio caso (dicendo di aver trovato in me una 'nota depressiva'), ha ritenuto opportuno intraprendere nuovamente una terapia con Zoloft (questa volta mezza compressa da 25 mg, non più 50 mg, che ritiene inutile, se non per scopo preventivo).
Adesso sto meglio, ma ho l'impressione che questa "depressione" sia ciclica e ho paura che possa tornare nuovamente dopo aver sospeso la cura. Soprattutto ho paura di star male a scuola. Ho deciso questa volta di rivolgermi a un altro psicoterapeuta (in un altra USL) per cercare di prevenire eventuali ricadute.
Vorrei sapere se il percorso che sto facendo e la cura intrapresa sono adeguati, se c'è qualche speranza di guarire definitivamente e se conoscete nella mia zona (Palermo) qualche specialista psicoterapeuta davvero competente. Vi ringrazio anticipatamente per la Vostra cordialità. Tanti saluti.
ho 32 anni, sono sposato e sono un insegnante (precario, ahimè...).
Vi scrivo per chiedervi gentilmente un'opinione riguardo ai miei problemi di "depressione", ansia, ecc.
Ne soffro da circa 7 anni, esattamente dal conseguimento della laurea (25 anni): il primo vero e proprio attacco di panico risale a qualche giorno dopo la laurea (in filosofia). Ero con gli amici, guidavo la macchina e improvvisamente sento un calore 'salire' dentro di me, accompagnato da una forte tachicardia e dalla sensazione imminente di dover morire. I miei amici mi tranquillizzano, mi fanno bere un bicchiere d'acqua e zucchero e passa tutto.
A distanza di qualche mese, dopo aver conosciuto la mia futura moglie, mi imbatto in un brutto momento depressivo. Mi rivolgo a uno psichiatra, che mi consiglia Sereupin e Rizen. Faccio la cura (abbastanza breve: 3 mesi) e, diciamo, guarisco.
A distanza di qualche anno, in seguito all'incertezza lavorativa (in pratica non ho l'incarico annuale a scuola) e alle responsabilità derivanti dall'imminente matrimonio, cado nuovamente in depressione, con tutta la sintomatologia che ne deriva (ansia e attacchi di panico, soprattutto in macchina; forte ansia durante le lezioni in classe; addirittura durante un esame finale di terza media, nel quale interrogavo una mia alunna, sono stato male e ho dovuto sospendere l'interrogazione). Conosco allora nella mia USL di appartenenza uno psichiatra giovane, preparato e assai disponibile, il quale mi dà come cura Zoloft (1 compressa 50mg) e Frontal gocce (5 gocce la mattina e 5 la sera). Faccio la cura di Zoloft per un anno, psicoterapia per circa sei mesi con una dottoressa e praticamente 'rinasco': mi iscrivo in palestra, insegno a scuola la mattina, il pomeriggio frequento un corso di specializzazione per l'insegnamento e nel settembre 2005 mi sposo. Sicchè dopo aver passato un anno di relativa tranquillità, a giugno, durante un consiglio di classe, nuovamente crisi d'ansia e tutto quel che ne deriva (ansia e depressione nei mesi a seguire) Ho passato un estate 2006 non proprio tranquilla e serena e ho dovuto ricontattare lo psichiatra, il quale, rivalutando il mio caso (dicendo di aver trovato in me una 'nota depressiva'), ha ritenuto opportuno intraprendere nuovamente una terapia con Zoloft (questa volta mezza compressa da 25 mg, non più 50 mg, che ritiene inutile, se non per scopo preventivo).
Adesso sto meglio, ma ho l'impressione che questa "depressione" sia ciclica e ho paura che possa tornare nuovamente dopo aver sospeso la cura. Soprattutto ho paura di star male a scuola. Ho deciso questa volta di rivolgermi a un altro psicoterapeuta (in un altra USL) per cercare di prevenire eventuali ricadute.
Vorrei sapere se il percorso che sto facendo e la cura intrapresa sono adeguati, se c'è qualche speranza di guarire definitivamente e se conoscete nella mia zona (Palermo) qualche specialista psicoterapeuta davvero competente. Vi ringrazio anticipatamente per la Vostra cordialità. Tanti saluti.
[#1]
Gentile utente,
La sua storia non è rara. Nel complesso, direi che l'unico aspetto da correggere nell'approccio al suo disturbo è la gestione a lungo termine delle terapie. Lasciando perdere il primo episodio, è possibile al momento dire che il suo disturbo è ricorrente, e che la sua "permanenza" in questo ambiente, con questi impegni e questi obiettivi porta il suo organismo a sviluppare sintomi disturbanti. Pertanto, le terapie che ha intrapreso (Sereupin e Zoloft), entrambe corrette, possono essere proseguite a lungo termine, a dosaggi ridotti rispetto a quelli iniziali, ma senza essere sospesi, appunto a scopo preventivo, come un "integratore" psichico. La guarigione è sempre da provare, e in questi disturbi di solito la predisposizione alla ricaduta comunque rimane. La psicoterapia è utile in fase di remissione dei sintomi più gravi, ma non è da considerarsi un modo per sospendere la terapia, né il "colpo" finale per raggiungere la guarigione togliendo poi anche i farmaci. La psicoterapia mira invece a risolvere alcuni aspetti e deve agire sinergicamente alla farmacoterapia, che ne facilita la riuscita finché è in corso.
Anche la psicoterapia, nei casi in cui è efficace da sola, è da concepirsi come terapia di mantenimento, poiché non esiste ad oggi una terapia "ciclica" che dia garanzie di risoluzione della depressione ricorrente.
Saluti.
La sua storia non è rara. Nel complesso, direi che l'unico aspetto da correggere nell'approccio al suo disturbo è la gestione a lungo termine delle terapie. Lasciando perdere il primo episodio, è possibile al momento dire che il suo disturbo è ricorrente, e che la sua "permanenza" in questo ambiente, con questi impegni e questi obiettivi porta il suo organismo a sviluppare sintomi disturbanti. Pertanto, le terapie che ha intrapreso (Sereupin e Zoloft), entrambe corrette, possono essere proseguite a lungo termine, a dosaggi ridotti rispetto a quelli iniziali, ma senza essere sospesi, appunto a scopo preventivo, come un "integratore" psichico. La guarigione è sempre da provare, e in questi disturbi di solito la predisposizione alla ricaduta comunque rimane. La psicoterapia è utile in fase di remissione dei sintomi più gravi, ma non è da considerarsi un modo per sospendere la terapia, né il "colpo" finale per raggiungere la guarigione togliendo poi anche i farmaci. La psicoterapia mira invece a risolvere alcuni aspetti e deve agire sinergicamente alla farmacoterapia, che ne facilita la riuscita finché è in corso.
Anche la psicoterapia, nei casi in cui è efficace da sola, è da concepirsi come terapia di mantenimento, poiché non esiste ad oggi una terapia "ciclica" che dia garanzie di risoluzione della depressione ricorrente.
Saluti.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Gentile utente,
il trattamento ideale per il suo tipo di disturbo e' il trattamento farmacologico associato alla psicoterapia cognitivo-comportamentale.
I risultati sono soddisfacenti, consideri pero' che la guarigione e' tanto piu' difficile quanto piu' i sintomi si sono protratti nel tempo.
Cordiali Saluti
Dr. F.S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
il trattamento ideale per il suo tipo di disturbo e' il trattamento farmacologico associato alla psicoterapia cognitivo-comportamentale.
I risultati sono soddisfacenti, consideri pero' che la guarigione e' tanto piu' difficile quanto piu' i sintomi si sono protratti nel tempo.
Cordiali Saluti
Dr. F.S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#3]
Gentile utente,
purtroppo, in un numero altamente significatico di casi, una corretta terapia antidepressiva e/o antiansia deve essere proseguita in regime di mantenimento per periodi prolungati, e in alcuni casi a tempo indeterminato, poichè la sospensione e talvolta anche la semplice riduzione posologica può innescare le ricadute e quindi quella ciclicità che Lei giustamente teme. Questi disturbi infatti tendono a manifestarsi con un meccanismo 'a cascata', ossia ogni crisi in cui si incorre 'chiama' la crisi seguente e così via.
Riconsideri perciò l'andamento nel tempo del suo problema con il suo specialista di fiducia e non abbia timori nell'intraprendere una piccola cura di mantenimento anche nel lungo periodo.
Cari saluti
Silvio Presta
www.silvio-presta-psichiatra.tk
purtroppo, in un numero altamente significatico di casi, una corretta terapia antidepressiva e/o antiansia deve essere proseguita in regime di mantenimento per periodi prolungati, e in alcuni casi a tempo indeterminato, poichè la sospensione e talvolta anche la semplice riduzione posologica può innescare le ricadute e quindi quella ciclicità che Lei giustamente teme. Questi disturbi infatti tendono a manifestarsi con un meccanismo 'a cascata', ossia ogni crisi in cui si incorre 'chiama' la crisi seguente e così via.
Riconsideri perciò l'andamento nel tempo del suo problema con il suo specialista di fiducia e non abbia timori nell'intraprendere una piccola cura di mantenimento anche nel lungo periodo.
Cari saluti
Silvio Presta
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Silvio Presta
[#4]
Utente
Gentili Dottori,
Vi ringrazio per la Vostra cortesia e sollecitudine nelle Vostre risposte.
Avrei però altre tre domande da fare:
1) una terapia eventuale a tempo indeterminato, pur a bassi dosaggi (es., 25 mg, che è il mio attuale dosaggio), di Zoloft, non potrebbe causare danni all'organismo? E' opportuno fare controlli periodici?
2) il rischio di ricadute non può essere scongiurato da un'efficace psicoterapia?
3) dalle Vostre risposte deduco che la depressione venga considerata prevalentemente come un disturbo 'chimico' del cervello, che può 'rientrare' solo attraverso un'adeguata terapia farmacologica. La mia perplessità è che, in questo caso, dovrei dipendere a vita da uno psicofarmaco e tale prospettiva, sinceramente, la trovo poco allettante.
Cordiali saluti.
Vi ringrazio per la Vostra cortesia e sollecitudine nelle Vostre risposte.
Avrei però altre tre domande da fare:
1) una terapia eventuale a tempo indeterminato, pur a bassi dosaggi (es., 25 mg, che è il mio attuale dosaggio), di Zoloft, non potrebbe causare danni all'organismo? E' opportuno fare controlli periodici?
2) il rischio di ricadute non può essere scongiurato da un'efficace psicoterapia?
3) dalle Vostre risposte deduco che la depressione venga considerata prevalentemente come un disturbo 'chimico' del cervello, che può 'rientrare' solo attraverso un'adeguata terapia farmacologica. La mia perplessità è che, in questo caso, dovrei dipendere a vita da uno psicofarmaco e tale prospettiva, sinceramente, la trovo poco allettante.
Cordiali saluti.
[#5]
Gentile utente,
rispondo ai suoi quesiti:
1. La terapia di mantenimento non causa solitamente particolari problemi, o non più di qualsiasi altra necessaria cura prolungata (diabete, ipertensione, cardiopatie, ipercolesterolemia, malattie reumatologiche etc. etc., tanto più con dosaggi talmente modesti, sempre che questi siano sufficienti;
2. La psicoterapia può essere utile, ma nessun studio controllato ne dimostra una efficacia profilattica superiore al farmaco (spesso viene riportato il contrario. Inoltre, non dimentichi che la certezza di non ricadere non è mai, in nessun disturbo dell'uomo, una garanzia assoluta;
3. la depressione, come qualsiasi malattia psichiatrica, è causata da un disturbo del funzionamento del cervello, così come gni malattia dell'uomo è causata dal malfunzionamneto di un dato sistema corporeo. Questo è oggi un dato incontrovertibile ed è fuori dal tempo chi continua ad asserire il contrario. E' poi possibile che certe interazioni ambientali possano sollecitare l'emergenza di questo 'punto di fragilità' in un soggetto predisposto, ma solo se predisposto biologicamente, ed infatti esistono quadri depressivi la cui insorgenza è assolutamente endogena, ossia sganciata da contesti . Lei 'dipenderebbe' eventualmente' da un farmaco (non 'psicofarmaco', poichè ogni sostanza che lei introduce nel suo corpo esercita un'azione sulla chimica cerebrale)così come un iperteso dalla sua cura contro la pressione alta: non credo sia un grande problema in confronto al grave disagio che un protratto stato ansioso-depressivo determina sulla qualità della nostra vita.
Cari saluti
Silvio Presta
www.silvio-presta-psichiatra.tk
rispondo ai suoi quesiti:
1. La terapia di mantenimento non causa solitamente particolari problemi, o non più di qualsiasi altra necessaria cura prolungata (diabete, ipertensione, cardiopatie, ipercolesterolemia, malattie reumatologiche etc. etc., tanto più con dosaggi talmente modesti, sempre che questi siano sufficienti;
2. La psicoterapia può essere utile, ma nessun studio controllato ne dimostra una efficacia profilattica superiore al farmaco (spesso viene riportato il contrario. Inoltre, non dimentichi che la certezza di non ricadere non è mai, in nessun disturbo dell'uomo, una garanzia assoluta;
3. la depressione, come qualsiasi malattia psichiatrica, è causata da un disturbo del funzionamento del cervello, così come gni malattia dell'uomo è causata dal malfunzionamneto di un dato sistema corporeo. Questo è oggi un dato incontrovertibile ed è fuori dal tempo chi continua ad asserire il contrario. E' poi possibile che certe interazioni ambientali possano sollecitare l'emergenza di questo 'punto di fragilità' in un soggetto predisposto, ma solo se predisposto biologicamente, ed infatti esistono quadri depressivi la cui insorgenza è assolutamente endogena, ossia sganciata da contesti . Lei 'dipenderebbe' eventualmente' da un farmaco (non 'psicofarmaco', poichè ogni sostanza che lei introduce nel suo corpo esercita un'azione sulla chimica cerebrale)così come un iperteso dalla sua cura contro la pressione alta: non credo sia un grande problema in confronto al grave disagio che un protratto stato ansioso-depressivo determina sulla qualità della nostra vita.
Cari saluti
Silvio Presta
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[#6]
Utente
Gentili Dottori,
sono in cura con Zoloft (1/2 compressa d 25 mg) dal 30 luglio '06.
Ho avuto dei giovamenti (es. scomparsa dei sintomi depressivi), ma ancora persistono, specie nel mio luogo di lavoro che mi crea una certa tensione nervosa (insegno in una scuola), spiacevoli ma controllabili fastidi (sudorazione, ansia, gambe molli, ecc.).
Premetto che ho già fatto, due anni fa, cura con Zoloft 50 mg, e sono stato bene.
Attualmente, il mio psichiatra, valutando il mio caso, mi ha detto di aumentare a 50 mg (1 compressa intera), anche se, conoscendomi, pensa che io ce la possa fare senza i farmaci e che debba "camminare con i miei piedi".
Desidero sapere se questo aumento di dosaggio è opportuno e, soprattutto, se in questo modo scompariranno i disturbi di cui sopra (che non capisco se siano dovuti a una condizione d'ansia, al farmaco o al sottodosaggio).
Grazie.
Cordiali saluti.
sono in cura con Zoloft (1/2 compressa d 25 mg) dal 30 luglio '06.
Ho avuto dei giovamenti (es. scomparsa dei sintomi depressivi), ma ancora persistono, specie nel mio luogo di lavoro che mi crea una certa tensione nervosa (insegno in una scuola), spiacevoli ma controllabili fastidi (sudorazione, ansia, gambe molli, ecc.).
Premetto che ho già fatto, due anni fa, cura con Zoloft 50 mg, e sono stato bene.
Attualmente, il mio psichiatra, valutando il mio caso, mi ha detto di aumentare a 50 mg (1 compressa intera), anche se, conoscendomi, pensa che io ce la possa fare senza i farmaci e che debba "camminare con i miei piedi".
Desidero sapere se questo aumento di dosaggio è opportuno e, soprattutto, se in questo modo scompariranno i disturbi di cui sopra (che non capisco se siano dovuti a una condizione d'ansia, al farmaco o al sottodosaggio).
Grazie.
Cordiali saluti.
[#7]
Gentile utente,
la logica terapaeutica del suo psichiatra non è condivisibile:
- il dosaggio di 25 mg/die di sertralina non ha effetto terapeutico, specie se persistono segni e sintomi di malessere
- i sintomi miglioreranno aumentando la dose (e 50 mg/die sono comuque il minimo dosaggio terapeutico) solo se questo farmaco, in questa particolare situazione, sarà sufficiente; in caso contrario è necessario aumntare ulteriormente la dose, cambiare il farmaco o costruire una politerapia di associazione tra composti diversi
- i disturbi d'ansia e dell'umore sono patologie allo stesso modo di qualsiasi altra malattia dell'uomo. Dire ad una persona che ne sta soffrendo che deve 'camminare con i suoi piedi' è come dire ad uno che soffre di diabete di convivere con una glicemia alterata e di 'sforzarsi' di controllare gli sbalzi glicemici con la propria volontà: questo non è un atteggiamento scientifico
Cari saluti
Silvio Presta
www.silvio-presta-psichiatra.tk
la logica terapaeutica del suo psichiatra non è condivisibile:
- il dosaggio di 25 mg/die di sertralina non ha effetto terapeutico, specie se persistono segni e sintomi di malessere
- i sintomi miglioreranno aumentando la dose (e 50 mg/die sono comuque il minimo dosaggio terapeutico) solo se questo farmaco, in questa particolare situazione, sarà sufficiente; in caso contrario è necessario aumntare ulteriormente la dose, cambiare il farmaco o costruire una politerapia di associazione tra composti diversi
- i disturbi d'ansia e dell'umore sono patologie allo stesso modo di qualsiasi altra malattia dell'uomo. Dire ad una persona che ne sta soffrendo che deve 'camminare con i suoi piedi' è come dire ad uno che soffre di diabete di convivere con una glicemia alterata e di 'sforzarsi' di controllare gli sbalzi glicemici con la propria volontà: questo non è un atteggiamento scientifico
Cari saluti
Silvio Presta
www.silvio-presta-psichiatra.tk
[#8]
Utente
Grazie, Dott. Presta.
Devo precisare, però, che questo disturbo non è perenne, 'organico' (come lo è quella del diabete), ma limitato a particolari situazioni (es. il lavoro a scuola), quindi scatenato da fattori psicologici, che poi ricadono ovviamente su quelli fisici e psichici.
Intendo dire che, per il resto della giornata, tali sintomi sono molto più ridotti o quasi del tutto assenti. Pertanto, più che di vera patologia psichica credo si tratti di una più profonda problematica psicologica, che pertanto necessita di un adeguato approfondimento psicoterapeutico.
Nulla toglie, però, al fatto che i farmaci mi aiutano a controllare i sintomi, portando a un miglioramento delle condizioni generali. E' d'accordo?
Grazie ancora.
Devo precisare, però, che questo disturbo non è perenne, 'organico' (come lo è quella del diabete), ma limitato a particolari situazioni (es. il lavoro a scuola), quindi scatenato da fattori psicologici, che poi ricadono ovviamente su quelli fisici e psichici.
Intendo dire che, per il resto della giornata, tali sintomi sono molto più ridotti o quasi del tutto assenti. Pertanto, più che di vera patologia psichica credo si tratti di una più profonda problematica psicologica, che pertanto necessita di un adeguato approfondimento psicoterapeutico.
Nulla toglie, però, al fatto che i farmaci mi aiutano a controllare i sintomi, portando a un miglioramento delle condizioni generali. E' d'accordo?
Grazie ancora.
[#9]
Gentile utente,
ogni disturbo è organico. Il cervello (ciò che produce i nostri pensieri e le nostre emozioni) è un organo. La distinzione organico-psicologico è pertanto fittizia. Il fatto che situazioni esterne possano scatenare certi sintomi indica sempre e comunque la presenza di una predisposizione, che è sempre biologica, in tal senso. La psicoterapia, quando funziona, agisce sulla biochimica cerebrale e questo dato è universalmente accettato e riconosciuto dalle scuole psicoterapiche più moderne.
Cari saluti
Silvio Presta
www.silvio-presta-psichiatra.tk
ogni disturbo è organico. Il cervello (ciò che produce i nostri pensieri e le nostre emozioni) è un organo. La distinzione organico-psicologico è pertanto fittizia. Il fatto che situazioni esterne possano scatenare certi sintomi indica sempre e comunque la presenza di una predisposizione, che è sempre biologica, in tal senso. La psicoterapia, quando funziona, agisce sulla biochimica cerebrale e questo dato è universalmente accettato e riconosciuto dalle scuole psicoterapiche più moderne.
Cari saluti
Silvio Presta
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[#10]
Utente
Gentile Dott. Presta,
conosce eventualmente qualche valido psichiatra e psicoterapeuta della mia città (Palermo)? Attualmente sono seguito da un giovane medico psichiatra della Casa di Cura Villa Margherita di Palermo (Dott. Giuseppe Sabbino) e sarò seguito da una psicologa della USL.
Cordiali saluti e grazie.
conosce eventualmente qualche valido psichiatra e psicoterapeuta della mia città (Palermo)? Attualmente sono seguito da un giovane medico psichiatra della Casa di Cura Villa Margherita di Palermo (Dott. Giuseppe Sabbino) e sarò seguito da una psicologa della USL.
Cordiali saluti e grazie.
[#11]
Gentile utente,
può rivolgersi, se lo desidera, alla dr.ssa Donatella Cecconi dell'università di Pisa, esperta in clinica e terapia dei disturbi d'ansia e dell'umore, che visita nella sua città con cadenza, se non erro, settimanale o quindicinale. Purtroppo non so darle altre indicazioni.
Cari saluti
Silvio Presta
www.silvio-presta-psichiatra.tk
può rivolgersi, se lo desidera, alla dr.ssa Donatella Cecconi dell'università di Pisa, esperta in clinica e terapia dei disturbi d'ansia e dell'umore, che visita nella sua città con cadenza, se non erro, settimanale o quindicinale. Purtroppo non so darle altre indicazioni.
Cari saluti
Silvio Presta
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[#12]
Gentile utente,
concordo con quanto affermato dal Dr. Presta, il dosaggio del farmaco non ha alcuna efficacia terapeutica quindi e' necessario un aumento fino alla dose minima efficace.
Cordiali Saluti
Dr. F.S.Rugggiero
http://www.francescoruggiero.it
concordo con quanto affermato dal Dr. Presta, il dosaggio del farmaco non ha alcuna efficacia terapeutica quindi e' necessario un aumento fino alla dose minima efficace.
Cordiali Saluti
Dr. F.S.Rugggiero
http://www.francescoruggiero.it
[#13]
Utente
Egregio Dott. Ruggiero,
devo dire, però, che già col dosaggio a 25 mg ho riscontrato notevoli miglioramenti rispetto alla spiacevole situazione iniziale (caratterizzata da ansia, senso di tristezza, paura continua di avere crisi di ansia in qualunque luogo, ecc.). Dunque, una certa efficacia terapeutica c'è stata, eccome. Prima non riuscivo a parlare tranquillamente con le persone, a recarmi da solo in un supermercato, a usare la macchina da solo. Adesso, nulla di tutto questo, ho molto meno paura, ho riaquistato la fiducia e sto meglio. Una certa ansia permane solo a scuola (ma quella, in parte, è anche giustificata da alunni difficili e da una scuola che non è proprio il massimo dell'efficienza: sono insegnante di sostegno ad alunni disabili in una scuola a rischio!).
Desidero sapere, inoltre, una volta aumentato il dosaggio (a 50 mg), a quali controlli periodici dovrei sottopormi e, una volta 'rientrati' totalmente i sintomi, per quanto tempo dovrò effettuare ancora la cura (due anni fa era durata un anno, ma dopo 9 mesi ho avuto una ricaduta 'depressiva', anche se meno forte della precedente).
Grazie mille.
Cordiali saluti.
devo dire, però, che già col dosaggio a 25 mg ho riscontrato notevoli miglioramenti rispetto alla spiacevole situazione iniziale (caratterizzata da ansia, senso di tristezza, paura continua di avere crisi di ansia in qualunque luogo, ecc.). Dunque, una certa efficacia terapeutica c'è stata, eccome. Prima non riuscivo a parlare tranquillamente con le persone, a recarmi da solo in un supermercato, a usare la macchina da solo. Adesso, nulla di tutto questo, ho molto meno paura, ho riaquistato la fiducia e sto meglio. Una certa ansia permane solo a scuola (ma quella, in parte, è anche giustificata da alunni difficili e da una scuola che non è proprio il massimo dell'efficienza: sono insegnante di sostegno ad alunni disabili in una scuola a rischio!).
Desidero sapere, inoltre, una volta aumentato il dosaggio (a 50 mg), a quali controlli periodici dovrei sottopormi e, una volta 'rientrati' totalmente i sintomi, per quanto tempo dovrò effettuare ancora la cura (due anni fa era durata un anno, ma dopo 9 mesi ho avuto una ricaduta 'depressiva', anche se meno forte della precedente).
Grazie mille.
Cordiali saluti.
[#14]
Gentile Utente,
concordo con quanto affermato dai colleghi, e tengo a precisare e ribadire questi concetti relativi al suo caso:
-le terapie efficaci su malattie persistenti o ricorrenti come regola si mantengono per un tempo indefinito, specialmente se ben tollerate e non nocive a lungo termine. La ricaduta dopo sospensione, anche se passano periodi più o meno lunghi di benessere, è parte del disturbo stesso, che va visto "sulla lunga distanza" e non soltanto in occasione degli episodi. Star bene ed essere guariti sono condizioni diverse. Inoltre, lei avrebbe magari convissuto (male) con i suoi sintomi se non ci fosse stata soluzione, adesso sapendo che può risolverli ovviamente se ritornano ricorre nuovamente alla terapia. Ciò non è errore o segno di "debolezza", ma un comportamento comprensibilissimo. Tanto varrebbe proseguire la cura in maniera costante. Non c'è alcun momento in cui ci si deve decidere a farcela "con le proprie forze", perché ciò equivarrebbe a non riconoscere la malattia come tale, e a non riconoscere il malato come tale. Riuscire a non prendere farmaci può essere una comodità, se capita di guarire dalle malattie, ma non è un merito per nessuno.
-I disturbi sono tutti psicologici e tutti organici: ciascuno infatti si fonda sulla nostra "costituzione" mentale, come per ogni altro organo o sistema, e ciascuno ha un suo aspetto di vissuto, suoi contesti in cui peggiora o viene evocato. Avere ad esempio una depressione ogniqualvolta capita un evento negativo significa avere una depressione organica che si ripresenta con modalità reattiva, e non significa invece avere una depressione "psicologica" che non necessita di trattamento medico.
-Le dosi ridotte possono essere efficaci, specialmente nei disturbi presi in fase iniziale e di gravità limitata. Però, la strategia in generale migliore è quella di utilizzare dosi almeno minime efficaci, se ben tollerate, poiché la prospettiva di far cambiare in maniera stabile il funzionamento del cervello è se mai legata all'esposizione duratura a dosi stabili di un farmaco che siano pari a quelle che hanno risolto il disturbo nella fase iniziale.
-tenga presente che in alcune forme di depressione (quella bipolare) l'uso degli antidepressivi è invece limitato e possibilmente evitato se non vi sono gravi episodi, ma questo caso deve essere verificato con una visita.
concordo con quanto affermato dai colleghi, e tengo a precisare e ribadire questi concetti relativi al suo caso:
-le terapie efficaci su malattie persistenti o ricorrenti come regola si mantengono per un tempo indefinito, specialmente se ben tollerate e non nocive a lungo termine. La ricaduta dopo sospensione, anche se passano periodi più o meno lunghi di benessere, è parte del disturbo stesso, che va visto "sulla lunga distanza" e non soltanto in occasione degli episodi. Star bene ed essere guariti sono condizioni diverse. Inoltre, lei avrebbe magari convissuto (male) con i suoi sintomi se non ci fosse stata soluzione, adesso sapendo che può risolverli ovviamente se ritornano ricorre nuovamente alla terapia. Ciò non è errore o segno di "debolezza", ma un comportamento comprensibilissimo. Tanto varrebbe proseguire la cura in maniera costante. Non c'è alcun momento in cui ci si deve decidere a farcela "con le proprie forze", perché ciò equivarrebbe a non riconoscere la malattia come tale, e a non riconoscere il malato come tale. Riuscire a non prendere farmaci può essere una comodità, se capita di guarire dalle malattie, ma non è un merito per nessuno.
-I disturbi sono tutti psicologici e tutti organici: ciascuno infatti si fonda sulla nostra "costituzione" mentale, come per ogni altro organo o sistema, e ciascuno ha un suo aspetto di vissuto, suoi contesti in cui peggiora o viene evocato. Avere ad esempio una depressione ogniqualvolta capita un evento negativo significa avere una depressione organica che si ripresenta con modalità reattiva, e non significa invece avere una depressione "psicologica" che non necessita di trattamento medico.
-Le dosi ridotte possono essere efficaci, specialmente nei disturbi presi in fase iniziale e di gravità limitata. Però, la strategia in generale migliore è quella di utilizzare dosi almeno minime efficaci, se ben tollerate, poiché la prospettiva di far cambiare in maniera stabile il funzionamento del cervello è se mai legata all'esposizione duratura a dosi stabili di un farmaco che siano pari a quelle che hanno risolto il disturbo nella fase iniziale.
-tenga presente che in alcune forme di depressione (quella bipolare) l'uso degli antidepressivi è invece limitato e possibilmente evitato se non vi sono gravi episodi, ma questo caso deve essere verificato con una visita.
[#15]
Gentile utente,
nessuno studio clinico segnala come efficace la dose di 25mg di Zoloft.
Potrebbe essere che l'efficacia che segnala e' solo legata all'effetto placebo del farmaco.
In ogni caso, la valutazione di un aumento del dosaggio deve essere presa in considerazione da un medico.
Inoltre, i controlli devono essere stretti nel primo periodo e successivamente un po' piu' lunghi nel tempo.
Questo consentirebbe di valutare l'efficacia del farmaco e del dosaggio, in modo da impostare al meglio sulla sua persona il trattamento previsto.
La durata del trattamento prevede un tempo di 'almeno' sei mesi dall'ultimo episodio critico.
In ogni caso la valutazione viene fatta da chi la sta curando e potrebbe essere protratta per un tempo piu' lungo anche di molto.
Cordiali Saluti
Dr. F.S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
nessuno studio clinico segnala come efficace la dose di 25mg di Zoloft.
Potrebbe essere che l'efficacia che segnala e' solo legata all'effetto placebo del farmaco.
In ogni caso, la valutazione di un aumento del dosaggio deve essere presa in considerazione da un medico.
Inoltre, i controlli devono essere stretti nel primo periodo e successivamente un po' piu' lunghi nel tempo.
Questo consentirebbe di valutare l'efficacia del farmaco e del dosaggio, in modo da impostare al meglio sulla sua persona il trattamento previsto.
La durata del trattamento prevede un tempo di 'almeno' sei mesi dall'ultimo episodio critico.
In ogni caso la valutazione viene fatta da chi la sta curando e potrebbe essere protratta per un tempo piu' lungo anche di molto.
Cordiali Saluti
Dr. F.S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
[#16]
Utente
Gentili Dottori,
rieccomi. Come immaginavo, sono passato al dosaggio base di Zoloft 50 mg (da metà settembre).
Ho riscontrato ovviamente dei miglioramenti rispetto alla dose a 25 mg, ma ancora persistono lievi disturbi durante il lavoro (sudorazione alle mani, senso di instabilità, leggera sensazione di 'venir meno', per cui sono costretto a mangiare qualcosa, tic nervosi agli occhi anche quando sono a casa).
Mi sono rivolto nuovamente al mio medico psichiatra, che ha ritenuto opportuno aumentare il dosaggio a 75mg (due anni fa, invece, col dosaggio a 50 mg e 10 gocce di Frontal al giorno, andava un pò meglio).
Vi chiedo se tale incremento di dosaggio è opportuno e, soprattutto, se adeguato a una risoluzione della mia sintomatologia.
Vi ringrazio per la Vostra cortese attenzione.
Cordiali saluti.
rieccomi. Come immaginavo, sono passato al dosaggio base di Zoloft 50 mg (da metà settembre).
Ho riscontrato ovviamente dei miglioramenti rispetto alla dose a 25 mg, ma ancora persistono lievi disturbi durante il lavoro (sudorazione alle mani, senso di instabilità, leggera sensazione di 'venir meno', per cui sono costretto a mangiare qualcosa, tic nervosi agli occhi anche quando sono a casa).
Mi sono rivolto nuovamente al mio medico psichiatra, che ha ritenuto opportuno aumentare il dosaggio a 75mg (due anni fa, invece, col dosaggio a 50 mg e 10 gocce di Frontal al giorno, andava un pò meglio).
Vi chiedo se tale incremento di dosaggio è opportuno e, soprattutto, se adeguato a una risoluzione della mia sintomatologia.
Vi ringrazio per la Vostra cortese attenzione.
Cordiali saluti.
[#17]
Gentile utente,
Innanzitutto, e' probabile che sia necessario un nuovo incremento qualora la sintomatologia non migliori.
Inoltre, oltre che rispondere 'si' o 'no' sicuramente non possiamo fare di piu'.
La sintomatologia che lamenta, non e' stata trattata in modo adeguato, eppure Lei ha riferito dei miglioramenti, probabilmente inducendo il collega che la tiene in cura in errore, riferendo miglioramenti dovuti ad un effetto 'placebo' con un farmaco sottodosato.
Attualmente, il farmaco e' in aumento e certamente potra' ottenere dei miglioramenti.
Se pero' necessita di fare domande sulla posologia del suo trattamento, probabilmente non ha sufficiente fiducia nel suo curante.
Ha la possibilita' di cambiarlo, rivolgendosi ad un'altra persona, oppure di rimanere con il collega fidandosi delle sue conoscenze e dei trattamenti che le prescrivera'.
Cordiali Saluti
Dr. F.S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
Innanzitutto, e' probabile che sia necessario un nuovo incremento qualora la sintomatologia non migliori.
Inoltre, oltre che rispondere 'si' o 'no' sicuramente non possiamo fare di piu'.
La sintomatologia che lamenta, non e' stata trattata in modo adeguato, eppure Lei ha riferito dei miglioramenti, probabilmente inducendo il collega che la tiene in cura in errore, riferendo miglioramenti dovuti ad un effetto 'placebo' con un farmaco sottodosato.
Attualmente, il farmaco e' in aumento e certamente potra' ottenere dei miglioramenti.
Se pero' necessita di fare domande sulla posologia del suo trattamento, probabilmente non ha sufficiente fiducia nel suo curante.
Ha la possibilita' di cambiarlo, rivolgendosi ad un'altra persona, oppure di rimanere con il collega fidandosi delle sue conoscenze e dei trattamenti che le prescrivera'.
Cordiali Saluti
Dr. F.S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
[#18]
Gentile utente,
le posso rispondere in termini generali, ribadendo alcuni concetti che già ho espresso:
-le dosi efficaci della sertralina sono mediamente superiori a quelle che lei prende. Nella mia esperienza la sertralina funziona a dovere a dosi di 150-200 mg/die.
-il bisogno persistente di ansiolitici è in generale un buon criterio per incrementare le dosi dei farmaci SSRI.
Questo però in linea teorica, perché aumentare la dose di un antidepressivo è un'operazione che richiede una diagnosi completa (il disturbo ma anche gli elementi temperamentali e di "spettro") oerché non sempre aumentando la dose di aumentano gli effetti, e non sempre si tratta di effetti della stessa qualità.
Riferendo al suo specialista lo stato dei suoi sintomi, dovrebbe ottenere indicazioni sulla terapia e anche spiegazioni relative a tali indicazioni. Questi piccoli aumenti possono esprimere una giusta cautela, oppure una tendenza arbitraria a mantenere la dose il più bassa possibile, ma non è possibile aggiungere di più in questa sede, come già evidenziato dal collega Ruggiero.
le posso rispondere in termini generali, ribadendo alcuni concetti che già ho espresso:
-le dosi efficaci della sertralina sono mediamente superiori a quelle che lei prende. Nella mia esperienza la sertralina funziona a dovere a dosi di 150-200 mg/die.
-il bisogno persistente di ansiolitici è in generale un buon criterio per incrementare le dosi dei farmaci SSRI.
Questo però in linea teorica, perché aumentare la dose di un antidepressivo è un'operazione che richiede una diagnosi completa (il disturbo ma anche gli elementi temperamentali e di "spettro") oerché non sempre aumentando la dose di aumentano gli effetti, e non sempre si tratta di effetti della stessa qualità.
Riferendo al suo specialista lo stato dei suoi sintomi, dovrebbe ottenere indicazioni sulla terapia e anche spiegazioni relative a tali indicazioni. Questi piccoli aumenti possono esprimere una giusta cautela, oppure una tendenza arbitraria a mantenere la dose il più bassa possibile, ma non è possibile aggiungere di più in questa sede, come già evidenziato dal collega Ruggiero.
[#19]
Utente
Gentilissimi Dottori,
stavolta mi rivolgo ai medici specialisti in Endocrinologia per chiedere un parere e un consiglio.
Recentemente ho fatto il controllo degli ormoni tiroidei e degli anticorpi ed è risultato quanto segue:
Anticorpi antitireoglobulina: 28,10 IU/ml (valori normali 0 - 50)
Anticorpi anti tireoperossidasi 301 IU/ml (valori normali 0 - 35)
T3 Free ...................... 3,79 pg/ml (valori normali 2 - 4,80)
T4 Free ...................... 1,29 ng/dL (valori normali 0,80-1,90)
TSH (3' generazione)........... 5,19 uUI/ml (valori normali 0,17-4)
Dal controllo ecografico cui sono stato sottoposto in data 4 aprile 2007 si riscontrano alterazioni ecostrutturali suggestive di tiroidite cronica. La ghiandola tiroidea risulta disomognenea rispetto al precedente controllo risalente al '98 in cui era di normale morfovolumetria ed ecostruttura.
La diagnosi finale è la seguente: "tiroidite linfocitaria cronica con ipotiroidismo subclinico".
La terapia consigliata è Eutirox 25 mg una compressa al giorno.
Chiedo ai Medici Endocrinologi se la terapia proposta è corretta e soprattutto se necessaria.
Inoltre, vi chiedo se potete indicarmi il nome di un valido, serio e professionale endocrinologo che lavori nella città di Palermo.
Grazie e distinti saluti.
stavolta mi rivolgo ai medici specialisti in Endocrinologia per chiedere un parere e un consiglio.
Recentemente ho fatto il controllo degli ormoni tiroidei e degli anticorpi ed è risultato quanto segue:
Anticorpi antitireoglobulina: 28,10 IU/ml (valori normali 0 - 50)
Anticorpi anti tireoperossidasi 301 IU/ml (valori normali 0 - 35)
T3 Free ...................... 3,79 pg/ml (valori normali 2 - 4,80)
T4 Free ...................... 1,29 ng/dL (valori normali 0,80-1,90)
TSH (3' generazione)........... 5,19 uUI/ml (valori normali 0,17-4)
Dal controllo ecografico cui sono stato sottoposto in data 4 aprile 2007 si riscontrano alterazioni ecostrutturali suggestive di tiroidite cronica. La ghiandola tiroidea risulta disomognenea rispetto al precedente controllo risalente al '98 in cui era di normale morfovolumetria ed ecostruttura.
La diagnosi finale è la seguente: "tiroidite linfocitaria cronica con ipotiroidismo subclinico".
La terapia consigliata è Eutirox 25 mg una compressa al giorno.
Chiedo ai Medici Endocrinologi se la terapia proposta è corretta e soprattutto se necessaria.
Inoltre, vi chiedo se potete indicarmi il nome di un valido, serio e professionale endocrinologo che lavori nella città di Palermo.
Grazie e distinti saluti.
[#20]
gentile utente,
sarebbe preferibile che riposti la domanda nella sezione adatta altrimenti qui rischia di non essere letta.
Cordiali Saluti
Dr. F.S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
sarebbe preferibile che riposti la domanda nella sezione adatta altrimenti qui rischia di non essere letta.
Cordiali Saluti
Dr. F.S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
[#21]
Utente
Gentili Dottori,
rieccomi, purtroppo.
Con mio enorme dispiacere registro da un pò di giorni un ritorno alla mia solita spiacevole sintomatologia (insofferenza e ansia a scuola, panico nelle situazioni stressanti: ultimamente oltre al lavoro, ho pure un corso abilitante che prevede esami in continuazione). Se prima, il tutto era circoscritto alla scuola, adesso invece mi pesa - ed entro in panico - anche andare al supermercato a fare la spesa, facendo la fila. Il cuore mi batte all'impazzata, la testa quasi mi gira, mi viene la voglia di "fuggire" dal luogo in cui mi sento "costretto".
E' un disturbo che fino a pochi giorni fa non avevo assolutamente.
Adesso, invece, in seguito al brutto episodio dell'ennesimo attacco di panico a scuola, la paura che si manifestino altre "crisi" in situazioni analoghe è alta (si chiama ansia anticipatoria, no?).
Il mio medico curante (uno psichiatra) mi ha detto di riprendere l'antidepressivo (lo Zoloft) e cominciare con 25 mg.
Questa volta, però, non ho più i sintomi depressivi eclatanti (es., tristezza, tendenza al pianto) che ho avuto in passato: certo, la voglia di uscire da casa e incontrare gente è notevolmente ridotta, perchè non mi sento dell'umore "giusto".
Vi chiedo cortesemente un parere sulla mia situazione. Vi lascio immaginare come sia sconfortato per questa ennesima "ricaduta" e per il ritorno alla terapia antidepressiva. Insomma, per me è come una sconfitta.
A questo aggiungo che sono seguito da mesi da una psicologa, anche se ho incontri a cadenza perlopiù mensile.
Grazie della cortese attenzione.
Cordiali saluti.
rieccomi, purtroppo.
Con mio enorme dispiacere registro da un pò di giorni un ritorno alla mia solita spiacevole sintomatologia (insofferenza e ansia a scuola, panico nelle situazioni stressanti: ultimamente oltre al lavoro, ho pure un corso abilitante che prevede esami in continuazione). Se prima, il tutto era circoscritto alla scuola, adesso invece mi pesa - ed entro in panico - anche andare al supermercato a fare la spesa, facendo la fila. Il cuore mi batte all'impazzata, la testa quasi mi gira, mi viene la voglia di "fuggire" dal luogo in cui mi sento "costretto".
E' un disturbo che fino a pochi giorni fa non avevo assolutamente.
Adesso, invece, in seguito al brutto episodio dell'ennesimo attacco di panico a scuola, la paura che si manifestino altre "crisi" in situazioni analoghe è alta (si chiama ansia anticipatoria, no?).
Il mio medico curante (uno psichiatra) mi ha detto di riprendere l'antidepressivo (lo Zoloft) e cominciare con 25 mg.
Questa volta, però, non ho più i sintomi depressivi eclatanti (es., tristezza, tendenza al pianto) che ho avuto in passato: certo, la voglia di uscire da casa e incontrare gente è notevolmente ridotta, perchè non mi sento dell'umore "giusto".
Vi chiedo cortesemente un parere sulla mia situazione. Vi lascio immaginare come sia sconfortato per questa ennesima "ricaduta" e per il ritorno alla terapia antidepressiva. Insomma, per me è come una sconfitta.
A questo aggiungo che sono seguito da mesi da una psicologa, anche se ho incontri a cadenza perlopiù mensile.
Grazie della cortese attenzione.
Cordiali saluti.
Questo consulto ha ricevuto 21 risposte e 43.5k visite dal 04/09/2006.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.