Non so cosa fare
Salve dottori.
Volevo illustrarvi la mia attuale e passata situazione per avere un vostro parere.
Sono un 20enne che ormai da 3 anni si ritrova a convivere quotidianamente con un forte disturbo d'ansia.
Tutto è iniziato 3 anni fa dopo aver vissuto 4 anni di fortissimo stress familiare in un periodo sicuramente molto delicato come l'adolescenza, il tutto è stato segnato da continui litigi familiari e dalla paura e l'ansia che ciò ne scaturiva.
Intorno ai 17 anni ho avuto i primi attacchi di panico che mi hanno portato ad avere un velocissimo declino psicologico, già dopo poche settimane ero diventato fortemente agorafobico e ipocondriaco con attacchi di panico o forti stati d'ansia quotidiani.
Da lì in poi mi sono chiuso sempre di più in me stesso rinchiudendomi "volontariamente" in casa, unico posto in cui l'ansia mollava un pochino la presa.
Con la psicoterapia ho sempre concluso molto poco a livello pratico, sicuramente ho compreso le cause di ciò, ma l'ansia non ha mai fatto un passo indietro.
Fino a pochi mesi fa era come stare sopra ad una altalena, in alcuni momenti l'ansia sembrava calmarsi e in altri ritornava più forte di prima portandomi ad avere anche stati di depersonalizzazione molto lunghi.
Attualmente vista la situazione invivibile da qualche mese mi sono rivolto ad uno psichiatra che mi ha diagnosticato una forte sindrome ansiosa e sono in terapia con 15 gocce di Escitalopram che prendo ormai da 2 mesi.
La situazione è notevolmente migliorata, non ho più panico da tempo ormai, ho ripreso a mangiare, le uscite sono diventate più tranquille anche se sempre limitate.
Dopo diversi mesi di cura e 2 mesi al dosaggio attuale noto che ci sono ancora alcuni momenti in cui l'ansia si fa sentire, o per brevi momenti mentre mi trovo in casa (anche se perfettamente controllabile e non paragonabile a prima) o all'esterno in maniera leggermente più marcata con alcuni vecchi sintomi (nodo allo stomaco, bocca secca e leggere agitazione).
Attualmente posso dire di vivere molto più serenamente, ma non comprendo se è questo il risultato che uno debba ottenere con una cura farmacologica (interfacciarsi ogni tanto con alcuni vecchi sintomi anche se meno marcati) o non debba essere presente nessun sintomo.
Mia madre continua a dirmi che devo farmi forza e che secondo lei un possibile aumento di dose sarebbe eccessivo, mi sento molto giù e non so che fare.
Tra qualche settimana ho il primo colloquio con lo psichiatra, secondo la vostra esperienza clinica dovrò aspettarmi un aumento di dose?
Spero di tornare preso ad una completa normalità e poter tornare a godermi la mia giovane età.
Vi ringrazio.
Volevo illustrarvi la mia attuale e passata situazione per avere un vostro parere.
Sono un 20enne che ormai da 3 anni si ritrova a convivere quotidianamente con un forte disturbo d'ansia.
Tutto è iniziato 3 anni fa dopo aver vissuto 4 anni di fortissimo stress familiare in un periodo sicuramente molto delicato come l'adolescenza, il tutto è stato segnato da continui litigi familiari e dalla paura e l'ansia che ciò ne scaturiva.
Intorno ai 17 anni ho avuto i primi attacchi di panico che mi hanno portato ad avere un velocissimo declino psicologico, già dopo poche settimane ero diventato fortemente agorafobico e ipocondriaco con attacchi di panico o forti stati d'ansia quotidiani.
Da lì in poi mi sono chiuso sempre di più in me stesso rinchiudendomi "volontariamente" in casa, unico posto in cui l'ansia mollava un pochino la presa.
Con la psicoterapia ho sempre concluso molto poco a livello pratico, sicuramente ho compreso le cause di ciò, ma l'ansia non ha mai fatto un passo indietro.
Fino a pochi mesi fa era come stare sopra ad una altalena, in alcuni momenti l'ansia sembrava calmarsi e in altri ritornava più forte di prima portandomi ad avere anche stati di depersonalizzazione molto lunghi.
Attualmente vista la situazione invivibile da qualche mese mi sono rivolto ad uno psichiatra che mi ha diagnosticato una forte sindrome ansiosa e sono in terapia con 15 gocce di Escitalopram che prendo ormai da 2 mesi.
La situazione è notevolmente migliorata, non ho più panico da tempo ormai, ho ripreso a mangiare, le uscite sono diventate più tranquille anche se sempre limitate.
Dopo diversi mesi di cura e 2 mesi al dosaggio attuale noto che ci sono ancora alcuni momenti in cui l'ansia si fa sentire, o per brevi momenti mentre mi trovo in casa (anche se perfettamente controllabile e non paragonabile a prima) o all'esterno in maniera leggermente più marcata con alcuni vecchi sintomi (nodo allo stomaco, bocca secca e leggere agitazione).
Attualmente posso dire di vivere molto più serenamente, ma non comprendo se è questo il risultato che uno debba ottenere con una cura farmacologica (interfacciarsi ogni tanto con alcuni vecchi sintomi anche se meno marcati) o non debba essere presente nessun sintomo.
Mia madre continua a dirmi che devo farmi forza e che secondo lei un possibile aumento di dose sarebbe eccessivo, mi sento molto giù e non so che fare.
Tra qualche settimana ho il primo colloquio con lo psichiatra, secondo la vostra esperienza clinica dovrò aspettarmi un aumento di dose?
Spero di tornare preso ad una completa normalità e poter tornare a godermi la mia giovane età.
Vi ringrazio.
[#1]
L'opinione di parenti e amici sulle dosi di un farmaco direi che non rappresenta un modo sensato di ragionare sulle cure.
La risposta può essere completa. Completa significa di solito che la persona non ha più la preoccupazione dei sintomi, e non ha più i sintomi. Se il sintomo è presente allo 0,01%, per ipotesi, ma la persona dice di esserne ancora infastidita, la questione non è del sintomo non ancora completamente scomparso (tipo, tachicardia), ma che in realtà la persona ha un sintomo irrisolto che è l'ipocondria per esempio, non allo 0,001% ma a 50%.
La dose la giudica il medico, non è ancora massimale, questo sì.
La risposta può essere completa. Completa significa di solito che la persona non ha più la preoccupazione dei sintomi, e non ha più i sintomi. Se il sintomo è presente allo 0,01%, per ipotesi, ma la persona dice di esserne ancora infastidita, la questione non è del sintomo non ancora completamente scomparso (tipo, tachicardia), ma che in realtà la persona ha un sintomo irrisolto che è l'ipocondria per esempio, non allo 0,001% ma a 50%.
La dose la giudica il medico, non è ancora massimale, questo sì.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Utente
Dottor Pacini La ringrazio per la risposta.
Attualmente la situazione continua ad oscillare anche se in misura nettamente minore. Ci sono giorni in cui l'ansia è l'ultimo dei miei pensieri ed altri in cui passo diverse ore a focalizzarmi su ciò che è ancora presente. Capitano momenti in cui l'ansia si fa sentire con i vecchi sintomi fisici e psichici che provo comunque ad ignorare poiché fortunatamente molto più bladi rispetto a prima. Sicuramente il parere di familiari non ha alcun ruolo nella scelta della cura ma per certi versi alimenta il senso di colpa.
Attualmente penso di poter dire senza dubbio che sto molto meglio ma non bene, con ciò intendo che sono ancora presenti alcuni "giochini" frutto dell'ansia. Ne discuterò con lo psichiatra e vedremo cosa ne pensa e come è meglio muoversi.
Attualmente la situazione continua ad oscillare anche se in misura nettamente minore. Ci sono giorni in cui l'ansia è l'ultimo dei miei pensieri ed altri in cui passo diverse ore a focalizzarmi su ciò che è ancora presente. Capitano momenti in cui l'ansia si fa sentire con i vecchi sintomi fisici e psichici che provo comunque ad ignorare poiché fortunatamente molto più bladi rispetto a prima. Sicuramente il parere di familiari non ha alcun ruolo nella scelta della cura ma per certi versi alimenta il senso di colpa.
Attualmente penso di poter dire senza dubbio che sto molto meglio ma non bene, con ciò intendo che sono ancora presenti alcuni "giochini" frutto dell'ansia. Ne discuterò con lo psichiatra e vedremo cosa ne pensa e come è meglio muoversi.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 1.1k visite dal 30/01/2021.
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