Ricaduta ansia/depressione
Salve dottori,
soffro da circa 7 anni di disturbi legati ad ansia generalizzata e depressione, che si presentano spesso reattivamente.
Curo con successo il mio disturbo con 150mg di venlafaxina a rilascio prolungato, che mi hanno sempre permesso di recuperare una condizione ottimale, oppure prevenire o attenuare ricadute.
Purtroppo a volte accadono cose difficili da gestire nel giusto modo, come circa un mese fa, quando ho scoperto che io e la mia famiglia eravamo positivi al Covid 19.
Grazie al cielo, dopo la cura domiciliare stiamo bene, 3 su 4 sono negativi (compreso io) ed il positivo sta bene da più di 2 settimane.
Personalmente ho avuto circa 8 gg di sintomi, legati ad una febbricola che si è mantenuta sempre sotto i 38, con picchi leggermente superiori ai 37.5 e poi la perdita di gusto e olfatto, che attualmente ho parzialmente recuperato, ma non ancora del tutto.
Questa situazione ha causato in me parecchia ansia ovviamente, oltre che per la mia salute, anche per quella della mia famiglia.
Ho perso in questo periodo anche mia nonna, molto anziana, sempre a causa del virus, anche se non ho vissuto pienamente il lutto, anche e soprattutto emotivamente, perché preoccupato per la situazione familiare.
Parlando della mia situazione, come ho detto ho avuto febbricola per circa 8gg e perdita di olfatto e gusto, poi sono stato molto meglio per una settimana, con esito negativo al tampone molecolare e successivamente mi sono sentito anche abbastanza bene, come una persona pronta a tornare alla normalità.
Ma dopo qualche giorno di condizione buona (o apparentemente buona), ho notato una certa svogliatezza e poca energia nell'affrontare le cose, una sensazione a me familiare, legata all'ansia e alla depressione.
A rendere la situazione di nuovo più agitata, ci ha pensato un esito positivo ad un tampone antigenico di controllo, seguito dopo qualche giorno da un esito negativo del molecolare.
Attualmente sono abbastanza tranquillo, ho ripreso ad uscire dopo l'autorizzazione dell'ASL, ma noto che ho una specie di appiattimento dell'umore, insomma non provo pienamente le emozioni, non ho lo stimolo e le motivazioni per fare qualcosa e godermela con piacere.
Mi sento tranquillo, non sono agitato, mangio regolarmente con appetito, il sonno non ha disturbi degni nota, non noto un sintomo familiare come la testa appesantita e la stanchezza fisica, faccio qualche commissione, ma il cervello è come se preferisse non saperne e la faccio per inerzia.
Al momento è come se mi godessi le cose a metà.
Ne ho parlato solo col medico di base al momento, che ha ipotizzato si tratti di una reazione a ciò che è successo e che oltre ai 150mg di venlafaxina giornalieri, mi ha consigliato di aggiungere due compresse di Samyr 400mg al di', mossa utilizzata spesso dal mio psichiatra che spero di sentire a breve.
Volevo un vostro parere in merito alla situazione, mi chiedevo se il virus possa creare organicamente danni al cervello e far accadere ciò e se avete dei consigli.
soffro da circa 7 anni di disturbi legati ad ansia generalizzata e depressione, che si presentano spesso reattivamente.
Curo con successo il mio disturbo con 150mg di venlafaxina a rilascio prolungato, che mi hanno sempre permesso di recuperare una condizione ottimale, oppure prevenire o attenuare ricadute.
Purtroppo a volte accadono cose difficili da gestire nel giusto modo, come circa un mese fa, quando ho scoperto che io e la mia famiglia eravamo positivi al Covid 19.
Grazie al cielo, dopo la cura domiciliare stiamo bene, 3 su 4 sono negativi (compreso io) ed il positivo sta bene da più di 2 settimane.
Personalmente ho avuto circa 8 gg di sintomi, legati ad una febbricola che si è mantenuta sempre sotto i 38, con picchi leggermente superiori ai 37.5 e poi la perdita di gusto e olfatto, che attualmente ho parzialmente recuperato, ma non ancora del tutto.
Questa situazione ha causato in me parecchia ansia ovviamente, oltre che per la mia salute, anche per quella della mia famiglia.
Ho perso in questo periodo anche mia nonna, molto anziana, sempre a causa del virus, anche se non ho vissuto pienamente il lutto, anche e soprattutto emotivamente, perché preoccupato per la situazione familiare.
Parlando della mia situazione, come ho detto ho avuto febbricola per circa 8gg e perdita di olfatto e gusto, poi sono stato molto meglio per una settimana, con esito negativo al tampone molecolare e successivamente mi sono sentito anche abbastanza bene, come una persona pronta a tornare alla normalità.
Ma dopo qualche giorno di condizione buona (o apparentemente buona), ho notato una certa svogliatezza e poca energia nell'affrontare le cose, una sensazione a me familiare, legata all'ansia e alla depressione.
A rendere la situazione di nuovo più agitata, ci ha pensato un esito positivo ad un tampone antigenico di controllo, seguito dopo qualche giorno da un esito negativo del molecolare.
Attualmente sono abbastanza tranquillo, ho ripreso ad uscire dopo l'autorizzazione dell'ASL, ma noto che ho una specie di appiattimento dell'umore, insomma non provo pienamente le emozioni, non ho lo stimolo e le motivazioni per fare qualcosa e godermela con piacere.
Mi sento tranquillo, non sono agitato, mangio regolarmente con appetito, il sonno non ha disturbi degni nota, non noto un sintomo familiare come la testa appesantita e la stanchezza fisica, faccio qualche commissione, ma il cervello è come se preferisse non saperne e la faccio per inerzia.
Al momento è come se mi godessi le cose a metà.
Ne ho parlato solo col medico di base al momento, che ha ipotizzato si tratti di una reazione a ciò che è successo e che oltre ai 150mg di venlafaxina giornalieri, mi ha consigliato di aggiungere due compresse di Samyr 400mg al di', mossa utilizzata spesso dal mio psichiatra che spero di sentire a breve.
Volevo un vostro parere in merito alla situazione, mi chiedevo se il virus possa creare organicamente danni al cervello e far accadere ciò e se avete dei consigli.
[#1]
Mi sembrano pensieri (il virus che causa danni irreversibili al cervello) tipici del suo disturbo, più che un potenziamento della parte generica di energia-vigore penserei ad un potenziamento della terapia di fondo, cioè della venlafaxina stessa. Ma per questo deve sentire il suo psichiatra.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Utente
Grazie dottore per la sua celere risposta,
una parte di me sa che certe idee risultano irrazionali ed esagerate, ma purtroppo un'altra no e percepisco che è causa del mio problema di fondo. Purtroppo quando non sto bene, ho sempre la paura di non tornare come prima. Lei mi ha parlato di "potenziamento di energia-vigore", ma non ho ben capito a cosa si riferisca esattamente. Per quanto riguarda la posologia non sono mai andato oltre i 150mg, che mi hanno sempre ristabilito. Lei ritiene che sia un caso in cui si dovrebbe passare ad un aumento? Se si, per quale motivo? Ovviamente so che prescrizioni online non è possibile effettuarle e che dovrò ascoltare il mio psichiatra.
La ringrazio anticipatamente.
una parte di me sa che certe idee risultano irrazionali ed esagerate, ma purtroppo un'altra no e percepisco che è causa del mio problema di fondo. Purtroppo quando non sto bene, ho sempre la paura di non tornare come prima. Lei mi ha parlato di "potenziamento di energia-vigore", ma non ho ben capito a cosa si riferisca esattamente. Per quanto riguarda la posologia non sono mai andato oltre i 150mg, che mi hanno sempre ristabilito. Lei ritiene che sia un caso in cui si dovrebbe passare ad un aumento? Se si, per quale motivo? Ovviamente so che prescrizioni online non è possibile effettuarle e che dovrò ascoltare il mio psichiatra.
La ringrazio anticipatamente.
[#3]
No, tutt'altro, non sono irrazionali. Esagerate appunto, ma esagerato non significa irrazionale. Per questo non si risolve ragionandoci.
Intendo che mi pare ci siano sintomi di tipo ossessivo-ansioso, il samyr è semplicemente un antidepressivo blando per sindromi in cui prevalgono in genere stanchezza e postumi di malattie.
Intendo che mi pare ci siano sintomi di tipo ossessivo-ansioso, il samyr è semplicemente un antidepressivo blando per sindromi in cui prevalgono in genere stanchezza e postumi di malattie.
[#4]
Utente
Grazie dottore,
adesso ho capito il suo discorso. In effetti ho questa tendenza ad avere, a causa di certi eventi, sintomi di natura ossessiva/ansiosa come dice Lei ed il mio psichiatra ne è a conoscenza. In situazioni di ansia e ossessione, si aggiungono anche sintomi depressivi, di cui in passato ho sofferto in maniera anche moderatamente marcata. In questi giorni ho notato dei miglioramenti dalla situazione iniziale e il mio psichiatra, che ho sentito oggi, mi ha detto di continuare con la terapia di base che sto facendo, ossia i 150mg di venlafaxina e che il Samyr potrebbe aiutarmi per l'umore e l'energia.
adesso ho capito il suo discorso. In effetti ho questa tendenza ad avere, a causa di certi eventi, sintomi di natura ossessiva/ansiosa come dice Lei ed il mio psichiatra ne è a conoscenza. In situazioni di ansia e ossessione, si aggiungono anche sintomi depressivi, di cui in passato ho sofferto in maniera anche moderatamente marcata. In questi giorni ho notato dei miglioramenti dalla situazione iniziale e il mio psichiatra, che ho sentito oggi, mi ha detto di continuare con la terapia di base che sto facendo, ossia i 150mg di venlafaxina e che il Samyr potrebbe aiutarmi per l'umore e l'energia.
[#5]
Utente
Salve dottor Pacini, (o qualunque altro dottore che si interessi),
torno per aggiornarla della situazione. Dopo aver parlato con Lei, con consulto del mio medico di famiglia e psichiatra, ho continuato con la terapia che già seguivo, ossia 150mg di venlafaxina rilascio prolungato al dì, con la sola aggiunta di due compresse da 400mg di Same. Devo dire che dopo qualche giorno ero riuscito a recuperare serenità, energia e tono dell'umore in maniera soddisfacente. Purtroppo qualche giorno dopo essere uscito un po', aver ripreso una vita normale, con un certo vigore, ho avvertito uno strano malessere, che mi ha portato nei giorni successivi ad avvertire gola secca con un leggero fastidio e senza tosse, naso leggermente chiuso senza secrezioni mucose e senza starnuti, leggeri e fastidiosi dolori articolari e muscolari, niente febbre. Ho contattato il mio medico di famiglia, che mi ha detto che potrebbe trattarsi anche di un semplice raffreddore o forma virale lieve, diversa dal covid, visto che l'ho già preso e sono negativo da poco. Gli ho chiesto se le mie difese immunitarie fossero abbastanza indebolite dopo il covid e se fossi molto più suscettibile a varie infezioni. La sua risposta è stata affermativa e mi ha consigliato di rifare un ciclo intero di Ismigen, che ho già fatto nri mesi di settembre, ottobre e novembre. Attualmente dopo 4gg passati a casa con i sintomi sopraelencati, posso dirLe di sentirmi un po' meglio, cioè non avverto più un certo indolenzimento con quei dolorini fastidiosi o come "mal di ossa", ma avverto una grande astenia, debolezza generale e un tono dell'umore che non è bassissimo, ma nemmeno alto o nella media. Mi chiedo quanto e se questa astenia sia una conseguenza di questi attacchi repentini subiti dall'organismo e quanto da una lieve preoccupazione con uno stato depressivo di sottofondo. Praticamente le giornate e le preoccupazioni iniziano a diventare simili a quelle del periodo appena passato. La ringrazio anticipatamente per una Sua risposta.
torno per aggiornarla della situazione. Dopo aver parlato con Lei, con consulto del mio medico di famiglia e psichiatra, ho continuato con la terapia che già seguivo, ossia 150mg di venlafaxina rilascio prolungato al dì, con la sola aggiunta di due compresse da 400mg di Same. Devo dire che dopo qualche giorno ero riuscito a recuperare serenità, energia e tono dell'umore in maniera soddisfacente. Purtroppo qualche giorno dopo essere uscito un po', aver ripreso una vita normale, con un certo vigore, ho avvertito uno strano malessere, che mi ha portato nei giorni successivi ad avvertire gola secca con un leggero fastidio e senza tosse, naso leggermente chiuso senza secrezioni mucose e senza starnuti, leggeri e fastidiosi dolori articolari e muscolari, niente febbre. Ho contattato il mio medico di famiglia, che mi ha detto che potrebbe trattarsi anche di un semplice raffreddore o forma virale lieve, diversa dal covid, visto che l'ho già preso e sono negativo da poco. Gli ho chiesto se le mie difese immunitarie fossero abbastanza indebolite dopo il covid e se fossi molto più suscettibile a varie infezioni. La sua risposta è stata affermativa e mi ha consigliato di rifare un ciclo intero di Ismigen, che ho già fatto nri mesi di settembre, ottobre e novembre. Attualmente dopo 4gg passati a casa con i sintomi sopraelencati, posso dirLe di sentirmi un po' meglio, cioè non avverto più un certo indolenzimento con quei dolorini fastidiosi o come "mal di ossa", ma avverto una grande astenia, debolezza generale e un tono dell'umore che non è bassissimo, ma nemmeno alto o nella media. Mi chiedo quanto e se questa astenia sia una conseguenza di questi attacchi repentini subiti dall'organismo e quanto da una lieve preoccupazione con uno stato depressivo di sottofondo. Praticamente le giornate e le preoccupazioni iniziano a diventare simili a quelle del periodo appena passato. La ringrazio anticipatamente per una Sua risposta.
[#7]
Utente
Salve dottore e grazie per l'interessamento,
rispondendo alla sua domanda, posso dirle che è stata una supposizione del mio medico di famiglia, ma non ho fatto alcun esame per verificare ciò. Spero che con questo chiarimento, possa averLe chiarito il quadro della situazione, in modo tale da avere un Suo parere.
La ringrazio anticipatamente.
rispondendo alla sua domanda, posso dirle che è stata una supposizione del mio medico di famiglia, ma non ho fatto alcun esame per verificare ciò. Spero che con questo chiarimento, possa averLe chiarito il quadro della situazione, in modo tale da avere un Suo parere.
La ringrazio anticipatamente.
[#9]
Utente
Grazie dottore,
Se dovesse darmi una sua idea su ciò che mi è successo ed il mio attuale malessere, Lei cosa mi direbbe? Secondo Lei questa astenia e debolezza, quanto possono dipendere da una fisiologica convalescenza e quanto da una stato ansioso/depressivo riattivato da questa situazione? Le ribadisco, che avevo recuperato una buona condizione psicofisica, prima di avere questi nuovi sintomi para influenzali. La ringrazio anticipatamente.
Se dovesse darmi una sua idea su ciò che mi è successo ed il mio attuale malessere, Lei cosa mi direbbe? Secondo Lei questa astenia e debolezza, quanto possono dipendere da una fisiologica convalescenza e quanto da una stato ansioso/depressivo riattivato da questa situazione? Le ribadisco, che avevo recuperato una buona condizione psicofisica, prima di avere questi nuovi sintomi para influenzali. La ringrazio anticipatamente.
[#10]
Dunque, mi pare che stia rigirando a vuoto le stesse ovvie ipotesi che può far chiunque. Il medico è già oltre, la sta curando. Non è che sia sempre fondamentale ipotizzare per poi alla fine andare sul pratico di una prova, che chiarisce le idee molto meglio.
[#11]
Utente
Salve dott. Pacini,
aggiornandola sulla situazione, al momento posso dirLe che non ho i disturbi fisici avvertiti circa una settimana fa per 5gg, ma il fatto di non essere stato bene dopo il covid in maniera recente e fastidiosa, mi ha creato molta ansia, per timore di avere degli strascichi del virus che possano condizionarmi. Praticamente sono stato un giorno in preda al panico assoluto, con pensiero fisso sul mio timore, crisi di pianto, disperazione... insomma Lei ne sa più di me e meglio di me, su cose si avverte in questi casi. Stando meglio fisicamente ho preso un po' di fiducia, ho cercato di reagire psicologicamente e calmarmi, cercando anche di distrarmi il più possibile, uscendo in compagnia per una passeggiata. Al momento dopo 3gg da quella forte crisi di ansia, non sfociata in attacco di panico, non mi sento perfettamente e completamente ripreso. Avverto uno stato di agitazione in sottofondo, non alta ma presente, la mente continua a rimuginare su quel pensiero, anche se in modo inferiore. Non noto una grande irrequietezza, mi gusto ciò che mangio, la notte non ho grossi problemi di sonno, riesco a fare commissioni o altro, ma quasi spinto dall'adrenalina e non con piacere e serenità. Riesco a concentrarmi e memorizzare qualcosa, ma noto che non lo faccio come in caso di assoluto benessere. Purtroppo viste le feste, non sono riuscito a contattare il mio psichiatra. Al momento mi sto curando con venlafaxina 150mg che assumo ininterrottamente da molto tempo e due compresse di Samyr 400mg al giorno, da circa 15 gg. Vorrei capire perché dopo una crisi d'ansia, non riesco a rientrare totalmente in sesto dopo un po', anche se per me non è una nuova esperienza. Secondo Lei da questo ultimo episodio, quanto dovrei aspettare per vedere miglioramenti? Anche se non è possibile ovviamente fare prescrizioni online, Lei come giudica al momento la mia situazione a livello terapeutico, visto ciò che mi è successo e mi sta succedendo? Sarebbe utile nel brevissimo, fino a quando non mi sento con il mio psichiatra, utilizzare un ansiolitico? Non ne ho mai quasi usati, in casa ho il Lorans compresse da 1mg, non utilizzato da me e mi sto chiedendo se l'assunzione potrebbe allegerirmi un po'
aggiornandola sulla situazione, al momento posso dirLe che non ho i disturbi fisici avvertiti circa una settimana fa per 5gg, ma il fatto di non essere stato bene dopo il covid in maniera recente e fastidiosa, mi ha creato molta ansia, per timore di avere degli strascichi del virus che possano condizionarmi. Praticamente sono stato un giorno in preda al panico assoluto, con pensiero fisso sul mio timore, crisi di pianto, disperazione... insomma Lei ne sa più di me e meglio di me, su cose si avverte in questi casi. Stando meglio fisicamente ho preso un po' di fiducia, ho cercato di reagire psicologicamente e calmarmi, cercando anche di distrarmi il più possibile, uscendo in compagnia per una passeggiata. Al momento dopo 3gg da quella forte crisi di ansia, non sfociata in attacco di panico, non mi sento perfettamente e completamente ripreso. Avverto uno stato di agitazione in sottofondo, non alta ma presente, la mente continua a rimuginare su quel pensiero, anche se in modo inferiore. Non noto una grande irrequietezza, mi gusto ciò che mangio, la notte non ho grossi problemi di sonno, riesco a fare commissioni o altro, ma quasi spinto dall'adrenalina e non con piacere e serenità. Riesco a concentrarmi e memorizzare qualcosa, ma noto che non lo faccio come in caso di assoluto benessere. Purtroppo viste le feste, non sono riuscito a contattare il mio psichiatra. Al momento mi sto curando con venlafaxina 150mg che assumo ininterrottamente da molto tempo e due compresse di Samyr 400mg al giorno, da circa 15 gg. Vorrei capire perché dopo una crisi d'ansia, non riesco a rientrare totalmente in sesto dopo un po', anche se per me non è una nuova esperienza. Secondo Lei da questo ultimo episodio, quanto dovrei aspettare per vedere miglioramenti? Anche se non è possibile ovviamente fare prescrizioni online, Lei come giudica al momento la mia situazione a livello terapeutico, visto ciò che mi è successo e mi sta succedendo? Sarebbe utile nel brevissimo, fino a quando non mi sento con il mio psichiatra, utilizzare un ansiolitico? Non ne ho mai quasi usati, in casa ho il Lorans compresse da 1mg, non utilizzato da me e mi sto chiedendo se l'assunzione potrebbe allegerirmi un po'
[#13]
Utente
Grazie dottore per la celere risposta,
so che non può purtroppo darmi prescrizioni terapeutiche. In questo aggiornamento Le ho parlato di una crisi di ansia di qualche giorno fa, che mi ha destabilizzato parecchio, con i sintomi che Le ho elencato. Situazione che 10gg fa non c'era. Se possibile, mi potrebbe spiegare perché dopo uno stato d'ansia molto accentuato, faccio fatica o si fa fatica in generale a far rientrare i vari sintomi ad essa collegata? Si crea un circolo preciso e scientificamente spiegato, con l'adrenalina? Secondo Lei, con i 150mg di Venlafaxina, con cui ho sempre ottenuto il ritorno al benessere totale, devo considerare sempre il solito tempo 3/4 settimane a partire dalla crisi d'ansia? Ovviamente sperando che il disaggio attuale sia valido.
so che non può purtroppo darmi prescrizioni terapeutiche. In questo aggiornamento Le ho parlato di una crisi di ansia di qualche giorno fa, che mi ha destabilizzato parecchio, con i sintomi che Le ho elencato. Situazione che 10gg fa non c'era. Se possibile, mi potrebbe spiegare perché dopo uno stato d'ansia molto accentuato, faccio fatica o si fa fatica in generale a far rientrare i vari sintomi ad essa collegata? Si crea un circolo preciso e scientificamente spiegato, con l'adrenalina? Secondo Lei, con i 150mg di Venlafaxina, con cui ho sempre ottenuto il ritorno al benessere totale, devo considerare sempre il solito tempo 3/4 settimane a partire dalla crisi d'ansia? Ovviamente sperando che il disaggio attuale sia valido.
[#15]
Utente
Grazie dottore,
mi riferivo ai sintomi dell'ansia, ovvero quelli che sto provando adesso, come leggera irrequietezza e agitazione, difficoltà nel gestire lo stress, pensiero ossessivo sul problema scatenante dell'ansia, soprattutto nei momenti in cui sono solo e poco impegnato, lieve perdita di piacere nelle cose che mi piacciono, leggera diminuzione dell'appetito. Non sono purtroppo la prima volta che mi capitano.
mi riferivo ai sintomi dell'ansia, ovvero quelli che sto provando adesso, come leggera irrequietezza e agitazione, difficoltà nel gestire lo stress, pensiero ossessivo sul problema scatenante dell'ansia, soprattutto nei momenti in cui sono solo e poco impegnato, lieve perdita di piacere nelle cose che mi piacciono, leggera diminuzione dell'appetito. Non sono purtroppo la prima volta che mi capitano.
[#17]
Utente
Grazie mille dottore per la sua disponibilità,
spero ovviamente di parlarne quanto prima con il mio psichiatra di riferimento.
Presumo che in uno stato ansioso sia di grande aiuto eliminare psicologicamente quelle preoccupazioni e pensieri che generano ansia con la sua annessa sintomatologia; praticamente quello che si fa con la psicoterapia; mi corregga se mi sbaglio. Mi chiedevo anche se in assenza di psicoterapia ed una capacità mediocre di elaborare e risolvere mentalmente una preoccupazione, il farmaco riesce comunque a calmare e a superare i pensieri ossessivi, la preoccupazione ecc... perché personalmente mi è sempre capitato prima di risolvere psicologicamente la preoccupazione, anche senza psicoterapia e di veder rientrare il quadro, nei tempi soliti, sempre sotto terapia. Però penso gli eventi che generano preoccupazione non sono tutti uguali e quindi non sempre si superano facilmente psicologicamente, quindi il farmaco potrebbe diventare indispensabile. Ovviamente questi sono miei pensieri ma mi piacerebbe avere una sua spiegazione. Le sottolineo che nella mia pratica terapeutica non ho mai utilizzato ansiolitici, che presumo siano un aiuto per determinati periodi limitati, anche qui mi piacere avere una spiegazione sulla loro utilità Ad esempio stamattina, ho avuto un risveglio normale e avvertivo di essere un po' più tranquillo, ho recuperato una stato di dormiveglia e al risveglio vero e proprio ho avvertito una tensione forte in tutto il corpo, che pare si sia dissipata alzandomi dal letto, ma presumo sia una sensazione, perché sento che la tensione in modo diverso sia ancora lì. La ringrazio anticipatamente per le spiegazioni chieste nei quesiti precedenti e che vorrà darmi.
spero ovviamente di parlarne quanto prima con il mio psichiatra di riferimento.
Presumo che in uno stato ansioso sia di grande aiuto eliminare psicologicamente quelle preoccupazioni e pensieri che generano ansia con la sua annessa sintomatologia; praticamente quello che si fa con la psicoterapia; mi corregga se mi sbaglio. Mi chiedevo anche se in assenza di psicoterapia ed una capacità mediocre di elaborare e risolvere mentalmente una preoccupazione, il farmaco riesce comunque a calmare e a superare i pensieri ossessivi, la preoccupazione ecc... perché personalmente mi è sempre capitato prima di risolvere psicologicamente la preoccupazione, anche senza psicoterapia e di veder rientrare il quadro, nei tempi soliti, sempre sotto terapia. Però penso gli eventi che generano preoccupazione non sono tutti uguali e quindi non sempre si superano facilmente psicologicamente, quindi il farmaco potrebbe diventare indispensabile. Ovviamente questi sono miei pensieri ma mi piacerebbe avere una sua spiegazione. Le sottolineo che nella mia pratica terapeutica non ho mai utilizzato ansiolitici, che presumo siano un aiuto per determinati periodi limitati, anche qui mi piacere avere una spiegazione sulla loro utilità Ad esempio stamattina, ho avuto un risveglio normale e avvertivo di essere un po' più tranquillo, ho recuperato una stato di dormiveglia e al risveglio vero e proprio ho avvertito una tensione forte in tutto il corpo, che pare si sia dissipata alzandomi dal letto, ma presumo sia una sensazione, perché sento che la tensione in modo diverso sia ancora lì. La ringrazio anticipatamente per le spiegazioni chieste nei quesiti precedenti e che vorrà darmi.
[#18]
No. Con la psicoterapia si cambia il funzionamento di alcune zone o circuiti del cervello, con il risultato di avere ad esempio l'attenuazione di un pensiero, e dei sintomi correlati. Non è che il pensiero produce i sintomi, il cervello produce il pensiero e i sintomi, in sequenza o contemporaneamente.
Lo stesso si può ottenere con una farmacoterapia.
Lo stesso si può ottenere con una farmacoterapia.
[#19]
Utente
Grazie mille dottore per queste spiegazioni davvero preziose,
quindi la psicoterapia va a migliorarci dal punto di visto cognitivo - comportamentale, con ripercussioni positive sul nostro cervello, che genera i pensieri e i sintomi. Mi corregga se non ho capito bene. Nei casi in cui non si fa psicoterapia o si cerca autonomamente di "farsela" per migliorare la situazione, qual è la funzione del farmaco? Ovviamente adatto alla problematica e a dosaggio terapeutico. Mi potrebbe anche spiegare il ruolo degli ansiolitici nelle terapie o il loro uso anche occasionale per certi periodi o momenti?
La ringrazio anticipatamente per quanto vorrà spiegarmi.
quindi la psicoterapia va a migliorarci dal punto di visto cognitivo - comportamentale, con ripercussioni positive sul nostro cervello, che genera i pensieri e i sintomi. Mi corregga se non ho capito bene. Nei casi in cui non si fa psicoterapia o si cerca autonomamente di "farsela" per migliorare la situazione, qual è la funzione del farmaco? Ovviamente adatto alla problematica e a dosaggio terapeutico. Mi potrebbe anche spiegare il ruolo degli ansiolitici nelle terapie o il loro uso anche occasionale per certi periodi o momenti?
La ringrazio anticipatamente per quanto vorrà spiegarmi.
[#20]
No, l'opposto. La terapia va a migliorare il cervello, con ripercussioni sul cognitivo e sul comportamento. La funzione del farmaco è la stessa.
E' diversa la natura dello strumento e la pratica nell'imparare a usarlo.
L'ansiolitico è un farmaco che temporaneamente fa calare l'ansia (e i sintomi correlati, ma non è detto tutti e in qualsiasi situazione) senza incidere sull'evoluzione del processo nervoso che l'ha generata ed eventualmente continuerà a generarla. L'uso di un farmaco sintomatico può peggiorare il decorso di un disturbo se l'uso è fatto secondo l'urgenza e la logica dettata dal disturbo stesso.
E' diversa la natura dello strumento e la pratica nell'imparare a usarlo.
L'ansiolitico è un farmaco che temporaneamente fa calare l'ansia (e i sintomi correlati, ma non è detto tutti e in qualsiasi situazione) senza incidere sull'evoluzione del processo nervoso che l'ha generata ed eventualmente continuerà a generarla. L'uso di un farmaco sintomatico può peggiorare il decorso di un disturbo se l'uso è fatto secondo l'urgenza e la logica dettata dal disturbo stesso.
[#21]
Utente
Grazie dottore per queste importanti spiegazioni,
quindi psicoterapia e antidepressivo agiscono allo stesso modo sul cervello. Ho spesso letto e sentito, che un abbinamento di queste due terapie, risulta estremamente efficace. Però ho ancora dei quesiti a cui non so rispondermi con certezza, basati anche su esperienze personali. Spesso anche a dire di psichiatri e psicoterapeuti, ci sono situazioni in cui è inevitabile prescrivere l'antidepressivo, abbinato contemporaneamente alla psicoterapia o addirittura vedendo quest'ultima rimandata a quando il paziente stia almeno meglio. Dalla sua precedente risposta si evince che l'obbiettivo dei due approcci è lo stesso, ciò su cui si interviene nel cervello è anch'esso uguale, ma con una pratica diversa. Perché dunque a volte, come le ho appena scritto, si preferisce usare una o l'altra, oppure combinate o scegliere anche dei momenti in cui iniziare l'una o l'altra? Poi, sempre sugli ansiolitici, nel caso in cui un paziente è già sotto terapia farmacologica a regime, in caso di un imprevisto attacco d'ansia (no attacco di panico) reattivo ad una situazione (come capita a me), potrebbe giovare nel breve? Ad esempio stamattina, ma in forma ridotta rispetto a ieri, al risveglio ho notato una tensione muscolare fastidiosa, che credo sia ansia che poi durante la giornata si manifesti diversamente. Più che ansia vera e propria, forse potrebbero essere sintomi legati all'ansia che secondo me ha raggiunto il picco qualche giorno fa e che adesso va diminuendo, perché mentalmente sto superando l'evento e l'antidepressivo mi sta aiutando a riequilibrare la situazione.
La ringrazio anticipatamente per le spiegazioni che vorrà darmi.
quindi psicoterapia e antidepressivo agiscono allo stesso modo sul cervello. Ho spesso letto e sentito, che un abbinamento di queste due terapie, risulta estremamente efficace. Però ho ancora dei quesiti a cui non so rispondermi con certezza, basati anche su esperienze personali. Spesso anche a dire di psichiatri e psicoterapeuti, ci sono situazioni in cui è inevitabile prescrivere l'antidepressivo, abbinato contemporaneamente alla psicoterapia o addirittura vedendo quest'ultima rimandata a quando il paziente stia almeno meglio. Dalla sua precedente risposta si evince che l'obbiettivo dei due approcci è lo stesso, ciò su cui si interviene nel cervello è anch'esso uguale, ma con una pratica diversa. Perché dunque a volte, come le ho appena scritto, si preferisce usare una o l'altra, oppure combinate o scegliere anche dei momenti in cui iniziare l'una o l'altra? Poi, sempre sugli ansiolitici, nel caso in cui un paziente è già sotto terapia farmacologica a regime, in caso di un imprevisto attacco d'ansia (no attacco di panico) reattivo ad una situazione (come capita a me), potrebbe giovare nel breve? Ad esempio stamattina, ma in forma ridotta rispetto a ieri, al risveglio ho notato una tensione muscolare fastidiosa, che credo sia ansia che poi durante la giornata si manifesti diversamente. Più che ansia vera e propria, forse potrebbero essere sintomi legati all'ansia che secondo me ha raggiunto il picco qualche giorno fa e che adesso va diminuendo, perché mentalmente sto superando l'evento e l'antidepressivo mi sta aiutando a riequilibrare la situazione.
La ringrazio anticipatamente per le spiegazioni che vorrà darmi.
[#22]
Innanzitutto, si sceglie una o l'altra per motivi contingenti, ovvero non per motivi legati alla logica scientifica.
Tolto questo, le cure si scelgono secondo un criterio medico, se poi non funzionano bene se ne scelgono altre, si combinano, etc.
Quanto al bisogno del farmaco sull'eventuale attacco estemporaneo, finché sussiste quest'idea, vuol dire che il disturbo è attivo e non ben controllato.
Tolto questo, le cure si scelgono secondo un criterio medico, se poi non funzionano bene se ne scelgono altre, si combinano, etc.
Quanto al bisogno del farmaco sull'eventuale attacco estemporaneo, finché sussiste quest'idea, vuol dire che il disturbo è attivo e non ben controllato.
[#23]
Utente
Grazie dottore per le utili spiegazioni,
in questa affermazione
"Quanto al bisogno del farmaco sull'eventuale attacco estemporaneo, finché sussiste quest'idea, vuol dire che il disturbo è attivo e non ben controllato", a cosa si riferisce esattamente? A quelle situazioni in cui si fa affidamento sul farmaco ansiolitico o altro? Ieri ho avuto modo di parlare con il mio psichiatra, dicendogli che la situazione andava migliorando, infatti nella giornata di ieri, posso dire senza dubbi di essere stato veramente bene fino a sera, senza ansia e di buon umore. Mi è stato detto di continuare con la terapia in corso, ossia 150mg di Venlafaxina e le due compresse di Samyr, con rivalutazione a 20gg circa. Stamattina mi sento piuttosto tranquillo, ma un po' più spento a livello d'umore di ieri, forse perché ieri ero più impegnato, interagivo di più o semplicemente perché potrebbe essere una situazione in assestamento. Mi aiuti a comprendere meglio anche questo se possibile. La ringrazio anticipatamente per le spiegazioni che vorrà darmi.
in questa affermazione
"Quanto al bisogno del farmaco sull'eventuale attacco estemporaneo, finché sussiste quest'idea, vuol dire che il disturbo è attivo e non ben controllato", a cosa si riferisce esattamente? A quelle situazioni in cui si fa affidamento sul farmaco ansiolitico o altro? Ieri ho avuto modo di parlare con il mio psichiatra, dicendogli che la situazione andava migliorando, infatti nella giornata di ieri, posso dire senza dubbi di essere stato veramente bene fino a sera, senza ansia e di buon umore. Mi è stato detto di continuare con la terapia in corso, ossia 150mg di Venlafaxina e le due compresse di Samyr, con rivalutazione a 20gg circa. Stamattina mi sento piuttosto tranquillo, ma un po' più spento a livello d'umore di ieri, forse perché ieri ero più impegnato, interagivo di più o semplicemente perché potrebbe essere una situazione in assestamento. Mi aiuti a comprendere meglio anche questo se possibile. La ringrazio anticipatamente per le spiegazioni che vorrà darmi.
[#24]
Intendo dire che finché uno si pone il problema di cosa usare in caso di attacco, anche se gli attacchi ormai non vengono da mesi, per dire, significa che il disturbo ancora non è ben compensato, perché quel pensiero è un pensiero "da panico". Cioè chi è in preda al disturbo focalizza su cosa fare in caso di attacco, anche se non è la cosa centrale, anzi è irrilevante sostanzialmente. La cura previene gli attacchi, e toglie la paura che vengano. Se non la toglie, va migliorata la cura di fondo possibilmente.
[#25]
Utente
Grazie dottore.
adesso ho compreso perfettamente. In passato mi è capitato di vivere certe situazioni che Lei ha descritto, ma neanche per tanto tempo. Esattamente come dice Lei, situazioni da "panico" che venga il "panico", oppure paura della paura. Poi con le cure ho notato che stando bene, non c'era assolutamente quella paura o pensiero di poter intervenire con qualcosa in caso di attacco. Quindi mentalmente libero. Infatti come Le ho detto io non ho mai usato ansiolitici, oppure portato sempre ansiolitici sempre con me, come sento e vedo fare a qualcuno purtroppo. Come Le dicevo, ieri ho comunicato telefonicamente con il mio psichiatra a cui ho raccontato l'accaduto, ossia il solito problema legato alla mia ipocondria per la mia salute, nato in modo reattivo a ciò che mi è successo in questo periodo, che mi ha scatenato ansia generalizzata con la componente ossessiva del rimuginare sul problema. Essendo già in cura presumo che gli effetti dell'attacco subito, possano essere stati più contenuti e di conseguenza, con uno stato di calma, più facili da eliminare. Ieri ad esempio come Le ho detto sono stato molto bene, oggi mi sono svegliato abbastanza presto per le 6 circa e ho avvertito di stare bene, poi al risveglio vero e proprio, ho avvertito di essere un po' più spento rispetto a ieri, ma col passare delle ore è andata meglio, anche se non ho la sensazione di stare benissimo come ieri. Mi piacerebbe avere delle sue considerazioni in merito.
adesso ho compreso perfettamente. In passato mi è capitato di vivere certe situazioni che Lei ha descritto, ma neanche per tanto tempo. Esattamente come dice Lei, situazioni da "panico" che venga il "panico", oppure paura della paura. Poi con le cure ho notato che stando bene, non c'era assolutamente quella paura o pensiero di poter intervenire con qualcosa in caso di attacco. Quindi mentalmente libero. Infatti come Le ho detto io non ho mai usato ansiolitici, oppure portato sempre ansiolitici sempre con me, come sento e vedo fare a qualcuno purtroppo. Come Le dicevo, ieri ho comunicato telefonicamente con il mio psichiatra a cui ho raccontato l'accaduto, ossia il solito problema legato alla mia ipocondria per la mia salute, nato in modo reattivo a ciò che mi è successo in questo periodo, che mi ha scatenato ansia generalizzata con la componente ossessiva del rimuginare sul problema. Essendo già in cura presumo che gli effetti dell'attacco subito, possano essere stati più contenuti e di conseguenza, con uno stato di calma, più facili da eliminare. Ieri ad esempio come Le ho detto sono stato molto bene, oggi mi sono svegliato abbastanza presto per le 6 circa e ho avvertito di stare bene, poi al risveglio vero e proprio, ho avvertito di essere un po' più spento rispetto a ieri, ma col passare delle ore è andata meglio, anche se non ho la sensazione di stare benissimo come ieri. Mi piacerebbe avere delle sue considerazioni in merito.
[#27]
Utente
Salve dottor Pacini,
vorrei aggiornarla sulla situazione, anche perché il quadro sintomatologico non sembra svanito del tutto.
Rispetto a prima, ho la sensazione che l'ansia sia scomparsa, non noto irrequietezza, agitazione, mente confusa ed occupata a pensare ossessivamente al problema, buon appetito, non sto soffrendo di particolari problemi di sonno. La parte ansiosa sembrerebbe rientrata del tutto, almenoche' non sia presente in maniera impercettibile e io non sappia riconoscerla. Dal punto di vista dell'umore e dell'energia, noto invece ancora qualche disturbo, cioè che non ho a disposizione tutta l'energia mentale e fisica presenti in situazioni di normalità, il mio umore è ancora un po' grigio, cioè non sono molto disinvolto, non ho forti motivazioni, non traggo il giusto piacere da ciò che mi circonda, ma solo in parte. A seconda di una mia sensazione ovviamente, è come se il disturbo ci sia, ma sembrerebbe non grave, ma ovviamente condizionante e fastidioso. Insomma riesco a fare determinate cose, non con l'energia al massimo, non con la giusta motivazione, ma comunque ci riesco. Diciamo che sono passati circa 10gg da quando ho avuto un forte attacco d'ansia che mi ha ulteriormente destabilizzato, oltre a ciò che ho vissuto nel mese precedente. Io ero già in terapia e lo sono tutt'ora sotto controllo dello psichiatra, con venlafaxina 150mg rilascio prolungato e due compresse di Samyr 400mg (che assumo da 20gg). Non sto utilizzando ansiolitici. Mi piacerebb8e avere un suo parere in merito dottore.
vorrei aggiornarla sulla situazione, anche perché il quadro sintomatologico non sembra svanito del tutto.
Rispetto a prima, ho la sensazione che l'ansia sia scomparsa, non noto irrequietezza, agitazione, mente confusa ed occupata a pensare ossessivamente al problema, buon appetito, non sto soffrendo di particolari problemi di sonno. La parte ansiosa sembrerebbe rientrata del tutto, almenoche' non sia presente in maniera impercettibile e io non sappia riconoscerla. Dal punto di vista dell'umore e dell'energia, noto invece ancora qualche disturbo, cioè che non ho a disposizione tutta l'energia mentale e fisica presenti in situazioni di normalità, il mio umore è ancora un po' grigio, cioè non sono molto disinvolto, non ho forti motivazioni, non traggo il giusto piacere da ciò che mi circonda, ma solo in parte. A seconda di una mia sensazione ovviamente, è come se il disturbo ci sia, ma sembrerebbe non grave, ma ovviamente condizionante e fastidioso. Insomma riesco a fare determinate cose, non con l'energia al massimo, non con la giusta motivazione, ma comunque ci riesco. Diciamo che sono passati circa 10gg da quando ho avuto un forte attacco d'ansia che mi ha ulteriormente destabilizzato, oltre a ciò che ho vissuto nel mese precedente. Io ero già in terapia e lo sono tutt'ora sotto controllo dello psichiatra, con venlafaxina 150mg rilascio prolungato e due compresse di Samyr 400mg (che assumo da 20gg). Non sto utilizzando ansiolitici. Mi piacerebb8e avere un suo parere in merito dottore.
[#28]
Si sta ponendo con svariati consulti lo stesso problema in una maniera semplicemente ripetitiva. E continua a chiedere pareri che non sussistono.
Ha un farmaco a dose non massimale e un rinforzo che il suo medico ha ritenuto di provare come prima soluzione.
Non ci sono commenti da fare.
Ha un farmaco a dose non massimale e un rinforzo che il suo medico ha ritenuto di provare come prima soluzione.
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Questo consulto ha ricevuto 28 risposte e 5.9k visite dal 21/12/2020.
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