Ho un problema nel rapporto con lo psichiatra
Salve Egregi Dottori,
ho bisogno di delucidazioni su un problema piuttosto comune, ma non per questo meno difficile da risolvere.
Mi sono innamorata del mio psichiatra! Non sto qui a dirvi quanto sia carino, gentile, intelligente, perchè questo penso si applichi a qualsiasi uomo, nel momento in cui ci si innamora di lui, o no?
Svolgo anch'io una professione di aiuto e so bene quanto il solo fatto di aiutare di una persona possa possa farci diventare irresistibili e come alcuni - e alcune! - si adoperino molto per piacere a chi le cura, come se sedurlo possa far estendere questa cura oltre l'orario di lavoro.
E' piuttosto vero il contrario! Lo so bene e al tempo stesso non lo so bene, a quanto pare.
Ho molto di non risolto dal punto di vista affettivo e sto cominciando a diventare impaziente (scusate il gioco di parole) e a richiedere a quest'uomo sempre maggiori attenzioni.
La mia domanda per arrivare al sodo è se sia opportuno proseguire con lo stesso psichiatra, se cioè questo rapporto terapeutico abbia valore anche così e possa evolvere comunque positivamente, oppure se sia più saggio cambiare psichiatra, magari scegliendo una donna.
Cordiali saluti e GRAZIE
ho bisogno di delucidazioni su un problema piuttosto comune, ma non per questo meno difficile da risolvere.
Mi sono innamorata del mio psichiatra! Non sto qui a dirvi quanto sia carino, gentile, intelligente, perchè questo penso si applichi a qualsiasi uomo, nel momento in cui ci si innamora di lui, o no?
Svolgo anch'io una professione di aiuto e so bene quanto il solo fatto di aiutare di una persona possa possa farci diventare irresistibili e come alcuni - e alcune! - si adoperino molto per piacere a chi le cura, come se sedurlo possa far estendere questa cura oltre l'orario di lavoro.
E' piuttosto vero il contrario! Lo so bene e al tempo stesso non lo so bene, a quanto pare.
Ho molto di non risolto dal punto di vista affettivo e sto cominciando a diventare impaziente (scusate il gioco di parole) e a richiedere a quest'uomo sempre maggiori attenzioni.
La mia domanda per arrivare al sodo è se sia opportuno proseguire con lo stesso psichiatra, se cioè questo rapporto terapeutico abbia valore anche così e possa evolvere comunque positivamente, oppure se sia più saggio cambiare psichiatra, magari scegliendo una donna.
Cordiali saluti e GRAZIE
[#1]
Questa visione però corrisponde alla sua, cioè a quella che evidentemente le viene di coltivare: la persona la aiuta, e se lei assume un certo atteggiamento rende questo aiuto ancora più totale.
Esito prevedibile di queste distorsioni è l'interferenza con la funzione reale, che è di cura e di guida tecnica.
Non le si può dire se cambiare psichiatra, essendo questa una sua decisione. Certamente il ruolo che desidera che lo psichiatra abbia, anche se fosse semplicemente un "dedicarsi sempre di più a lei" per come lei se lo aspetta, sarebbe fuori strada a livello terapeutico. Ergo, non sarebbe funzionale ad una cura.
Ciò non toglie che il suo medico possa avere un atteggiamento disponibile o amichevole, e che questo possa essere funzionale a portare avanti un rapporto, ma al fine di una terapia, non al fine del rapporto stesso.
Esito prevedibile di queste distorsioni è l'interferenza con la funzione reale, che è di cura e di guida tecnica.
Non le si può dire se cambiare psichiatra, essendo questa una sua decisione. Certamente il ruolo che desidera che lo psichiatra abbia, anche se fosse semplicemente un "dedicarsi sempre di più a lei" per come lei se lo aspetta, sarebbe fuori strada a livello terapeutico. Ergo, non sarebbe funzionale ad una cura.
Ciò non toglie che il suo medico possa avere un atteggiamento disponibile o amichevole, e che questo possa essere funzionale a portare avanti un rapporto, ma al fine di una terapia, non al fine del rapporto stesso.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Ex utente
Grazie per la risposta
Come ha intuito non credo molto nell'aiuto gratuito o meglio, spesso mi prendo cura degli altri oltre quanto compete il mio lavoro, ma non credo possa accadere il contrario. Non ho una buona stima di me e neppure degli altri evidentemente!
Certo che le fantasie sessuo-sentimentali interferiscono con la terapia, ma mi chiedo se situazioni come questa possano nel tempo tornare in asse da sole... Alcune cose si sanno anche per esperienza, no dottore? Io non ne vedo l'evoluzione perché il mio è un ruolo che ha un tempo definito, ma le cure psichiatriche durano anni
Come ha intuito non credo molto nell'aiuto gratuito o meglio, spesso mi prendo cura degli altri oltre quanto compete il mio lavoro, ma non credo possa accadere il contrario. Non ho una buona stima di me e neppure degli altri evidentemente!
Certo che le fantasie sessuo-sentimentali interferiscono con la terapia, ma mi chiedo se situazioni come questa possano nel tempo tornare in asse da sole... Alcune cose si sanno anche per esperienza, no dottore? Io non ne vedo l'evoluzione perché il mio è un ruolo che ha un tempo definito, ma le cure psichiatriche durano anni
[#3]
Semplicemente mi pare che esprima una presunzione, cioè lei è meglio degli altri. Se sceglie di dedicarsi agli altri non è detto che lo faccia per motivi altruistici, né di per sé siamo qui per dire che qualcosa sia o meno meritevole, è una sua caratteristica magari, così come lo è quella di supporre che invece per gli altri non sia così.
Ma tutto ciò ha poco a che vedere col farsi curare in maniera efficace da un medico.
Che le cure psichiatriche durino anni non è detto, ma se durano anni non significa necessariamente che si frequenta lo psichiatra spesso.
Le fantasie non è detto che tornino a posto, e quindi se non lo fanno ovviamente generano una certa interferenza. Dipende anche dal fatto che la persona si renda conto che sono tali e le lasci da parte, o che cerchi di spingere verso la loro realizzazione.
Ma tutto ciò ha poco a che vedere col farsi curare in maniera efficace da un medico.
Che le cure psichiatriche durino anni non è detto, ma se durano anni non significa necessariamente che si frequenta lo psichiatra spesso.
Le fantasie non è detto che tornino a posto, e quindi se non lo fanno ovviamente generano una certa interferenza. Dipende anche dal fatto che la persona si renda conto che sono tali e le lasci da parte, o che cerchi di spingere verso la loro realizzazione.
[#5]
Ex utente
Mi rendo conto che le mie fantasie sono tali e se questo può rendere fattibile il rapporto terapeutico con lo psichiatra ben venga, in caso contrario sarò io la prima ad andarmene. Il rapporto con il mio lavoro è problematico, non mi sono espressa bene, io per prima non lo svolgo per altruismo ma per passare il minor tempo possibile con me stessa e perché trovo gratificante la gratitudine (e l'idealizzazione) delle persone che aiuto, senza che fa ciò ne nasca un coinvolgimento affettivo. Per questo immagino che per gli altri sia la stessa cosa. Di meritevole c'è ben poco.
Grazie ad entrambi per le risposte
Grazie ad entrambi per le risposte
[#6]
Certamente, aiutare può essere un dato di fatto di un ruolo, o una componente umana che uno trova particolarmente gradevole, o un ruolo che si trova gratificante.
Comunque, tornando alla sua situazione, il problema rimane quanto nei fatti si interferisce con un rapporto terapeutico.
Poiché parlava inizialmente di avere certi atteggiamenti per indurre il medico a essere disponibile oltre la normale funzione, e l'aspettativa che questo dovesse costituire una componente del rapporto, ecco... questo potrebbe essere un problema, non di fantasia, ma di comportamento.
Comunque, tornando alla sua situazione, il problema rimane quanto nei fatti si interferisce con un rapporto terapeutico.
Poiché parlava inizialmente di avere certi atteggiamenti per indurre il medico a essere disponibile oltre la normale funzione, e l'aspettativa che questo dovesse costituire una componente del rapporto, ecco... questo potrebbe essere un problema, non di fantasia, ma di comportamento.
[#7]
Ex utente
Non ho tentato di sedurlo, in primis perché non penso che gli farebbe piacere, poi perché non è una cosa che abitualmente faccio. Quello che ho fatto è stato chiamarlo alcune volte tra un appuntamento e l'altro per motivi banali, poche parole su argomenti tecnici, irrilevanti, così tanto per sentirlo. Non credo di aver interferito con le sue attività, almeno, non ha dato segni di fastidio. Ci sono altri inconvenienti che si potrebbero presentare ad esempio per quanto riguarda la terapia, per il fatto che dentro di me ho questa confusione di ruoli, diciamo così?
[#8]
No, forse non è chiaro. Il punto non è se gli fa piacere o meno, il punto è se Lei vuole un medico oppure un'altra cosa. Anche se la cosa è unilaterale ma si svolge con degli scopi che non riguardano l'interazione professionale finisce che il rapporto non è ben utilizzato.
[#10]
In questo modo non gestisce una relazione di cura, l'abbandona per un'altra, senza chiarirsi con lo psichiatra. Si avvicina troppo e poi lascia. Non sto dicendo che non lo deve fare, ma che è bene essere consapevole di quello che fa, per non ripetere comportamenti disfunzionali.
[#12]
Non una dichiarazione, ma la condivisione di un problema "tecnico", che interferisce con la terapia al punto che pensa di cambiare psichiatra.
Sul piano deontologico il terapeuta non può instaurare una relazione con il paziente mentre lo cura, e questo vale per qualunque specialità medica, proprio perché la situazione può portare il/la paziente a un trasporto amoroso, o transfert o quello che è, che non è una scelta libera, ma favorita da un rapporto asimmetrico tra chi cura e chi viene curato. Quindi non è niente di strano o insolito, e fare luce sulla situazione può aiutare a trovare una soluzione condivisa, che può anche risolversi nel cambio dello psichiatra, ma in un modo comprensibile per entrambi.
Sul piano deontologico il terapeuta non può instaurare una relazione con il paziente mentre lo cura, e questo vale per qualunque specialità medica, proprio perché la situazione può portare il/la paziente a un trasporto amoroso, o transfert o quello che è, che non è una scelta libera, ma favorita da un rapporto asimmetrico tra chi cura e chi viene curato. Quindi non è niente di strano o insolito, e fare luce sulla situazione può aiutare a trovare una soluzione condivisa, che può anche risolversi nel cambio dello psichiatra, ma in un modo comprensibile per entrambi.
[#13]
Ex utente
Non so se ho capito bene, mi sta dicendo che glielo devo dire affinché sappia perché cambio psichiatra, per una delicatezza nei suoi confronti? Per me sarebbe meglio dirgli che preferisco una donna e andarmene, capirebbe lo stesso e non dovrei dire più di tanto, anche perché spiegatogli il vero problema finirebbe per forza per essere più riservato e stretto nelle interazioni con me... anche io inconsciamente lo farei. Questo mi farebbe certamente vergognare o sentire in colpa.
[#14]
Non si tratta di delicatezza né di gentilezza. Già dire che preferisce una donna sarebbe una mezza spiegazione, meglio che scomparire all'improvviso. Con la psichiatra le consiglio di esporre eventuali sentimenti o emozioni nei suoi confronti, per esempio se si sente arrabbiata, offesa o al contrario la sente troppo amica, troppo vicina. Anche se non è una psicoterapia, le emozioni influenzano la relazione terapeutica e quindi la cura.
[#17]
Ex utente
No, non ho capito. Se ho la glicemia a 130, prendo un ipoglicemizzante e mi rientra. Se ho un buon rapporto col medico magari mangio bene e rimango a 130, se no arrivo con 290.
Qui è diverso, io paziente arrivo con dei sintomi aspecifici come ansia, agitazione ecc, il medico stabilisce una diagnosi che può essere giusta o sbagliata e mi da una terapia di conseguenza. Se quella terapia funziona, allora ho il disturbo per cui è stata concepita, se no la cambia.
Capisce che se in questo entra anche il desiderio anche inconscio di compiacere lo psichiatra, l'intero discorso diventa piuttosto aleatorio. Se è questo che intende col segnalare alla psichiatra sentimenti di rabbia, vicinanza ecc concordo con lei che in queste circostanze è meglio non prescrivere un bel niente.
Qui è diverso, io paziente arrivo con dei sintomi aspecifici come ansia, agitazione ecc, il medico stabilisce una diagnosi che può essere giusta o sbagliata e mi da una terapia di conseguenza. Se quella terapia funziona, allora ho il disturbo per cui è stata concepita, se no la cambia.
Capisce che se in questo entra anche il desiderio anche inconscio di compiacere lo psichiatra, l'intero discorso diventa piuttosto aleatorio. Se è questo che intende col segnalare alla psichiatra sentimenti di rabbia, vicinanza ecc concordo con lei che in queste circostanze è meglio non prescrivere un bel niente.
Questo consulto ha ricevuto 17 risposte e 2.2k visite dal 19/11/2020.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.