Interrompere clonazepam

Buonasera.
Da esattamente 2 settimane sto assumendo Rivotril (Clonazepam) in gocce tutte le notti, causa dolore pelvico cronico, che da anni mi impedisce di dormire normalmente.
Mi è stato prescritto quindi, per gli effetti miorilassanti e non per l'insonnia (di cui non soffrirei se non fosse per il dolore sopraccitato).
Ho iniziato con 3 gocce a notte, per poi salire a 6, fino a ieri dove ne ho assunto 9, la dose massima alla quale la dottoressa che me lo ha prescritto, voleva farmi arrivare.
Fin dalla prima dose, ho visto una certa efficacia nell'attutire il dolore, ma ho anche notato alcuni effetti collaterali: la mattina nonostante avessi dormito/dorma un pò di più, mi risveglio sempre abbastanza stanco e sono generalemnte più svogliato e irritabile.
Sin da subito (secondo o terzo giorno) ho anche notato come la dose inizale abbia, come immaginavo, cessato il suo effetto, constringedomi a passare ad un dosaggio via via più alto.
Faccio presente che non faccio uso di alcuna droga e sono astemio da anni.
Non bevo neppure caffè e odio l'idea di dover essere dipendente da qualsiasi sostanza.
Non ero già in principio molto favorevole all'uso di una benzodiazepina, ma la disperazione di poter trovare qualcosa che mi potesse restituire un pò di sonno, mi ha convinto a provare questo medicinale.
Il risultato, come già immaginavo, è che non mi piace, voglio smettere, prima di ritrovarmi dipendente da qualcosa di molto pericoloso come questo tipo di farmaci.
La mia domanda è la seguente: visti i tempi e le dosi della mia cura, pensate possa smettere di assumere il Rivotril tutto d'un tratto, o sia meglio scalare gradualmente?
Sono abbastanza preoccupato.
Smettere di botto potrebbe portare all'insorgere di sintomi da astinenza, anche con dosi e tempi non molto elevati come i miei?
Se però continuo, scalando il dosaggio, ho paura che la disperata voglia di dormire mi porti a continuare ad assumerlo e magari ad aumentare.
Ringrazio in anticipo chiunque volesse darmi un consiglio.
Cordialmente.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Salve,

Si sta rapportando alla cura in maniera inutilmente allarmata. Segua le indicazioni del medico. Confonde tutta una serie di concetti che ovviamente non sono riferiti per il loro significato, ma genericamente come un concetto vago di dover essere legato a qualcosa. Quindi non vuole esser legato ad una medicina che risolve il suo problema di dolore pelvico cronico ? E tutto questo discorso dopo 2 settimane che fa una cura a dosi minime ?
Inoltre perché definisce "molto pericolosi" i farmaci ? Il medico le ha detto che sono molto pericolosi ?

"Faccio presente che non faccio uso di alcuna droga e sono astemio da anni.
Non bevo neppure caffè e odio l'idea di dover essere dipendente da qualsiasi sostanza"

E questo che c'entra ? Perché scusi chi è dipendente da qualcosa ama l'idea di essere dipendente ? Non si capisce che vuol dire. Non beve caffé e non prende droghe, ma perchè chi prende una qualsiasi cosa è dipendente ? Secondo me appunto confonde vari concetti e non si capisce quale sia il punto.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Utente
Utente
Buongiorno e grazie della risposta.
La mia preoccupazione è dovuta al fatto che ho molta diffidenza nei confronti dei farmaci, specialmente verso le benzodiazepine o più generalmente verso gli psicofarmaci, sapendo bene che sono delle sostanze, che anche in breve tempo (le benzodiazepine) causano inevitabilmente un'assuefazione e in molti casi dipendenza. Nel mio caso, penso lo dimostri il fatto che, nel giro di sole 2 settimane, ho dovuto aumentare il dosaggio : da 3 gocce sono passato a 6 e da 6 a 9...e quando anche le 9 gocce non faranno più effetto, che si fa? Inoltre, come ho scritto nel post precedente, gli effetti che ho avuto da subito, non sono stati solo positivi : sono sempre molto assonnato, facilmente irritabile e, mi sembra anche, tendente al depresso.
E' proprio perchè sono passate solo due settimane, quindi poco tempo, che vorrei smettere. Meglio ora che fra qualche mese, dove magari mi ritroveri in una condizione di maggiore assuefazione.
"Quindi non vuole esser legato ad una medicina che risolve il suo problema di dolore pelvico cronico ?" Diciamo che il dolore pelvico è sicuramente invalidante, ma la paura di diventare dipendente da sosatanze come le benzodiazepine, mi spaventa e non poco, oltre a temere i loro effetti durante l'uso.
"Inoltre perché definisce "molto pericolosi" i farmaci ? Il medico le ha detto che sono molto pericolosi ?" Io definisco molto pericolosi QUESTO tipo di farmaci. Non credo bisogni essere un medico per conoscere o almeno essere informato sugli effetti di certe sostanze (non ne ho mai fatto uso e nessun medico mi ha mai detto che è molto pericolosa, ma so per certo che l'eroina, ad esempio, lo è) e poi si, in rete, si trovano parecchie testimonianze di persone che descrivono i terribili effetti, ma soprattutto l'astinenza causata dalle B. Sono cose note...sempre in rete si trovano anche recensioni e spiegazioni scientifiche, proprio da parte di medici, sull'uso, l'abuso e il meccanismo d'azione di questi farmaci.
"E questo che c'entra ? Perché scusi chi è dipendente da qualcosa ama l'idea di essere dipendente ? Non si capisce che vuol dire. Non beve caffé e non prende droghe, ma perchè chi prende una qualsiasi cosa è dipendente ? Secondo me appunto confonde vari concetti e non si capisce quale sia il punto." Forse mi sono espresso male, ma il concetto in soldoni, è, come ho già scritto, che trovandomi in una situazione già di parecchia sofferenza, non vorrei anche dover combattere in futuro con una dipendenza. Ho provato questa cura, ma come già immaginavo, non mi sono trovato bene (vedi effetti negativi sull'umore e sulla sensazione generale). La mia domanda comunque, alla quale lei non ha voluto rispondere, e posso capire le sue motivazioni a rigurado, era solo tecnica : se interrompo la cura senza scalare il dosaggio, visti tempi e dosi, rischio di incappare in sintomi da astinenza? Tutto qui.
La ringrazio comunque e le auguro una buona giornata.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
"che anche in breve tempo (le benzodiazepine) causano inevitabilmente un'assuefazione e in molti casi dipendenza"

No, in breve tempo no (non so cosa intenda per breve). E che "in molti casi" causino dipendenza no, in un sottogruppo per fortuna.

L'esser medico non significa conoscere i pericoli e basta, a volte anche il contrario magari. Ma non esiste la cosa pericolosa e basta. O si entra nel dettaglio, o discorsi così non hanno senso. L'eroina è pericolosa ? Se si sottointende per l'overdose e la dipendenza, certo, ma in generale altrimenti avrebbe poco senso come discorso.

La cosa incongrua è che chieda cure e poi tratti il suo medico chiedendo "a latere" qualcosa e per giunta parlando come se le stesse indicando cose pericolose senza criterio. E' innanzitutto questo l'aspetto da rivedere. Ha un medico, ne utilizzi la professionalità. Ha un disturbo come sa non semplice da trattare, il medico ha fornito un'opzione comprensibilissima, quindi partire in quarta con queste categorie tipo "pericoloso" anziché farsi spiegare con calma e senza toni polemici come funziona la cura, è una contraddizione.
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Utente
Utente
Buonasera e grazie della rispsota.
Per quanto riguarda le benzodiazepine, per "breve tempo" intendo alcune settimane, forse un mese. Da quello che leggo, forse non a questi dosaggi, ma dopo anche 2-3 settimane di uso quotidiano, molte persone riscontrano crisi da astinenza, a volte anche gravi, se interrompono bruscamente la terapia.
Ho chiesto qualcosa "a latere", cioè in fin dei conti ho solo chiesto un altro parere ad uno o più professionisti (credo sia anche questa l'utilità di questo sito) perchè la terapia in atto, come già prevedevo, non mi faceva stare bene, o comunque riscontravo troppi effetti collaterali. In oltre, prima di richiedere il consulto qui, ho cercato di contattare il medico che mi prescrisse questa cura, il quale non mi rispose. Ecco la necessità di cercare un risposta in breve tempo. In più, e non credo di sbagliarmi, con le benzodiazepine, prima o poi, l'efficacia va via via a scemare, causa assuefazione fisica, e quindi la mia domanda rimane sempre la stessa : e se/qaundo la dose massima prescrittami smetterà di fare effetto, che si fa?
In ogni caso, tanto per la cronaca, dopo avere letto parecchio sul web, ho voluto rischiare e interrompere la cura di botto. Fortunatamente, a parte il primo giorno, nel quale ho avuto qualche "lieve" effetto collaterale, tutto è andato bene. Sono già passate circa 2 settimane e sto molto meglio (ovviamente il dolore pelvico è sempre lì) ma quelle sensazioni di stordimento, letargia e depressione sono svanite, e mi ritiengo fortunato di ciò.
Un'utlima cosa, e qui mi prendo la libertà di sottolineare qualcosa che nulla ha a che vedere con il consulto, ma voglio farlo presente lo stesso : i miei toni, o anche il mio atteggiamento se vogliamo, che lei definisce polemici, in realtà, sono solo l'atteggiamento e i toni prudenti, di un paziente, il quale, a soli 30 anni (ormai 4 anni fa) e nel pieno delle sue forze, si è visto distruggere permanentemente la salute, da una prescrizione ingiustificata di un antibiotico, un fluorochinolone. (se non conoscesse già gli effetti collaterali di questo tipo di farmaci, la invito a leggere, anche solo per la sua sicurezza, l'ultima revisione dell'AIFA a rigurado) Perchè ingisutificata? Perchè quando me lo prescrisse, il medico mi disse che non avevo nessuna infezione, (tutti gli esami erano negativi) ma "lo prenda lo stesso, non si sa mai", queste furono le sue parole...e da lì iniziò un calavario che ancora oggi continua.
A volte mettere da parte la saccenza per dar spazio a un pò di umiltà e ascoltare di più i pazienti, proprio per evitare casi come il mio, credo sia importantissimo se si vuole essere considerati e stimati come medici. Non la prenda come un'offesa o una sfrontatezza, ma solo come un consiglio da parte di un paziente, che nonostante tutto quello che gli è capitato, cerca ancora di credere nella medicina e nella professionalità dei medici.
"L'esser medico non significa conoscere i pericoli e basta, a volte anche il contrario magari" Ecco appunto, a volte ALCUNI medici, come nel mio caso, sembrano proprio non conoscere o sottovalutare questi pericoli. Ad ogni modo la rignrazio della risposta. Buonasera.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Volendo però essere obiettivi, è frequente che si diano antibiotici ad esempio sulla presunzione di infezioni, senza possibilità di esserne certi. Addirittura in certe terapie esiste la cosiddetta diagnosi ex juvantibus, che significa poter riconoscere una malattia in base a ciò che la migliora.
Conosco bene i flurochinoloni (alcuni hanno per esempio effetti psichiatrici), così come ho avuto casi di persone che hanno sviluppato disturbi dopo un ciclo di un farmaco x. Però non è escluso che si tratti di disturbi che esordiscono in occasione di quella sollecitazione, ma non dal nulla. Un po' come quando si dibatte dei disturbi iniziati in chi usa cannabis, che siano spontanei o indotti.


Detto questo comunque il clonazepam mantiene una parte dell'effetto, così come anche altre benzodiazepine. Altrimenti, se perdessero tutte tutti gli effetti, non avrebbero usi nel lungo termine. Invece non è per tutte così, e non per tutti i tipi di uso.
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Utente
Utente
La ringrazio molto della risposta e dato che è stato lei a citare l'argomento cannabis, la informo che io andai da quest'ultimo dottore, prorpio per sapere se l'uso della cannabis terapeutica fosse indicato nel mio caso. Mi rispose che a volte viene utilizzata, ma non è il protocollo che si usa normalmente, anche perchè, a detta sua, non ci sono ancora prove concrete sull'efficacia.
Lei da psichiatra,che effetti ha visto nei pazienti in cura con questa terapia? Positivi, negativi? E se negativi, di che entità? Sono effetti, secondo lei, più gravi o più lievi, rispetto, ad esempio, alle benzodiazepine?
La ringrazio ancora. Buongiorno.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
No, non mi risulta che la cannabis terapeutica sia autorizzata per indicazioni psichiatriche, ma comunque forse parliamo di cose diverse. Cannabis terapeutica non significa mica che sia cannabis senza thc o con poco thc ? Quello significa legale o illegale, con l'eccezione della terapeutica che è resa comunque legale se appunto per uso terapeutico, ma parliamo di prodotti controllati e tracciati.
La cannabis con poco thc, cioè quella a solo cbd o quasi a rapporto sbilanciato sul cbd è attualmente in studio, e si conoscono teoricamente gli effetti del cbd rispetto a quelli del thc (antagonisti) ma sostanzialmente se sia utile o se abbia altri effetti negativi sui vari disturbi non si sa.
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