Psicofarmaci: si o no?

Salve, vorrei esporvi un mio dubbio:
In 10 anni ho avuto 5/6 ricadute di attacchi di panico (sempre uscita solo grazie a psicofarmaci - antidepressivi e ansiolitici - e seguita dagli psichiatri del centro di salute mentale della mia citta').
Quest'anno, all'ennesima ricaduta, decido di mettermi in discussione e di rivolgermi ad una psicoterapeuta per risolvere la questione una volta per tutte (si spera) e quindi di non fare una cura farmacologica.
Ora, la psicologa mi dice che non soffro propriamente di attacchi di panico, ma che essi sono, spesso, una conseguenza del disturbo dissociativo che accuso, la derealizzazione; dopo pochi mesi di terapia sono peggiorata (nel mio caso e' normale perche' si toccano, giustamente, i punti da cui io mi difendo proprio con la derealizzazione).
Detto questo: vorrei sapere se sia il caso, o meno, di prendere qualche psicofarmaco.
Cioe', se io non faccio una cura farmacologica rischio di peggiorare irreparabilmente, o si tratta solo di sopportare questa fase acuta che, prima o poi, finira'? Perche', se cosi' fosse, io cercherei di tener duro, seppur i momenti di crisi siano belli tosti, con annessi e connessi (e che affronto con En al bisogno).
Si evince che preferirei evitami l'ennesima farmacoterapia!

In attesa di una risposta, invio cordiali saluti.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
La psicologa non può fare diagnosi psichiatrica però, a meno che non sia medica.
I disturbi non sono conseguenza di altri disturbi, se mai coesistono.
Il disturbo di panico è tipicamente ciclico-ricorrente o continuo per un certo periodo.
La terapia in generale (antidepressivi) è quella indicata, ripetibile nelle ricadute.
In assenza di terapia il disturbo peggiora nella sua componente di condizionamento comportamentale, cioè l'agorafobia. Per quanto riguarda la ricorrenza, la terapia è preventiva, quindi più che peggiorare è esposto a ricadute piene, cosa che può scegliere di curare al momento.
Non è una soluzione invece in nessun caso le benzodiazepine al bisogno, perché è un modo per peggiorare psicologicamente, oltre che rischiare durante una delle ricadute di sviluppare semplicemente un'assuefazione per uso continuo senza poi ottenere un risultato terapeutico, e dover quindi alla fine ricorrere alla terapia corretta per la ricaduta.
Non vedo però,. e questo mi sembra il punto più importante, cosa c'entri la psicoterapia con l'idea di seguire un percorso "diverso" ed evitare di prendere medicine. Chi gliela propone così non è molto al corrente di come funzioni in rapporto alle medicine. Funzionano meglio insieme per essere sintetici, e bersagliano di solito due componenti complementari del disturbo.
Anche la psicoterapia è di mantenimento o di richiamo, quindi non esiste il discorso che la psicoterapia sia "risolutiva" e invece la farmacoterapia non lo sia.
Entrambe modificano il decorso naturale del disturbo in senso favorevole, meglio se associate, e sono ripetibili. Però i risultati migliori li ho sempre visti con cure protratte a lungo nella prima fase.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#2]
Dr. Giovanni Lo Turco Psichiatra, Psicoterapeuta 173 5
Gentile Utente,

la terapia integrata spesso permette di ottenere risultati migliori.

Una terapia farmacologica adeguata (e quindi non solo a base di benzodiazepine) permette di ridurre i sintomi e quindi anche di affrontare con maggiore serenità il percorso psicoterapico.

Non si tratta, dunque, di "tenere duro", ma di rendere l'intervento più completo ed efficace.

Cordiali Saluti,

Dr. Giovanni Lo Turco

http://www.giovanniloturco.it

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Attivo dal 2009 al 2021
Ex utente
Anzitutto ringrazio per la celerita' con cui mi avete risposto.
Tenevo a sottolineare che non nego la validita' dei farmaci (in passato ne sono uscita grazie a loro); solo che questa volta avrei preferito evitarmeli perche' li vivo male in quanto non sono stati (nel mio caso) risolutivi.
Vorrei chiedere in che senso l'En peggiora lo stato psicologico (ne prendo da 5 gocce ad un massimo di 15 quando si presenta l'attacco di panico).

Grazie mille.
[#4]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
L'en non previene né spenge l'attacco di panico, ma permette di gestire la paura che venga. Così facilita la dipendenza psicologica dalla rassicurazione di non avere l'attacco, anche in assenza di attacchi. La terapia a base di antidepressivi fa il contrario, cioè permette il riadattamento in assenza di attacchi di panico, senza che si faccia niente di particolare nelle situazioni temute.
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Attivo dal 2009 al 2021
Ex utente
Ah, si certamente.
Comunque lo prendo solo durante l'attacco di panico, per farlo passare, per cui una dipendenza psicologica non si e' creata.
Ad ogni modo, ringrazio per i consigli e riflettero'.
A presto.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
No, è proprio quello che volevo dire. Si prende convinti che faccia passare l'attacco e si rimane legati a questa idea. In realtà non ha questa azione, ma toglie la paura che venga l'attacco. La persona rimane legata all'idea che paura dell'attacco = attacco che sta per venire, di conseguenza o si ha a disposizione qualcosa con cui si ritiene di scongiurare l'attacco, o si evita la situazione in cui l'attacco potrebbe venire.
Invece il meccanismo non è così: i farmaci "base" infatti prevengono l'attacco, ma anche dopo mesi che uno non ha più gli attacci, se ha avuto un lungo periodo di disturbo ed è abituato all'en o similari, rimane "convinto" che l'attacco gli verrebbe se in determinate circostanze, che ne so prendere l'aereo per esempio, non prendesse prima un po' di gocce di EN o altro tranquillante.
Questa è la cosiddetta fobofobia, o paura del panico, che anche quando non ci sono più attacchi rimane un ostacolo al benessere completo.
[#7]
Attivo dal 2009 al 2021
Ex utente
L'En fa superare l'attacco li' per li' ma non lo elimina definitivamente, e' solo un tamponare momentaneo e che non porta a nessuna risoluzione, di questo ne ho coscienza, ahime'...
Proprio per questo mi sono posta il dubbio se fare o meno una farmacoterapia: speravo che la psicoterapia (cognitivo-comportamentale), seppur con risultati concreti a lungo termine, potesse risolvere la cosa una volta per tutte, ma Lei non me lo da' per certo; francamente, visto il forte rapporto di collaborazione che si e' creato con la mia psicoterapeuta, e tenuto conto di cio' che lei stessa mi dice, credevo che, seppur non a breve, si potesse risolvere il problema alla radice e una volta per tutte (ecco perche' parlavo di "tener botta" evitandomi cosi' l'ennesima cura).

Piu' che altro mi chiedevo se, decidendo di non usufruire di farmaci, il malessere, per quanto poco simpatico (!) resti comunque ben delimitato, senza "degenerare" e quindi sfociare in altre patologie.
Questo, in sostanza, era la mia perplessita'.

Ringrazio nuovamente.
[#8]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
La psicoterapia aiuta alcuni aspetti, ma i risultati sono migliori con l'associazione dei due metodi. Sono di fatto due terapie chimiche, l'una indirettamente e l'altra direttamente. Non le veda come due cose contrapposte o alternative l'una all'altra.
Il disturbo di panico evolve nell'evitamento e nella dipendenza da tranquillanti, oppure in niente e resta com'è, oppure si risolve spontaneamente ma ritorna nel tempo di solito, e quindi nel tempo ci sono le stesse complicazioni.
[#9]
Attivo dal 2009 al 2021
Ex utente
Capisco, anche se il mio problema principale e' la derealizzazione e cure specifiche, a quanto ne so, non ci sono.
Alcuni antidepressivi in parte aiutano altri, addirittura, la peggiorano (effetti collaterali).
A tal proposito - tenuto conto che comunque mi rivolgero' personalmente ad uno psichiatra da cui mi faro' seguire - saprebbe indicarmi dei farmaci, per quanto possibile, validi?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
La derealizzazione come sintomo è un conto, e poi a volte è un disturbo che si inquadra nell'ossessività. C'è qualche cura, ma non siamo così "precisi" da poter abbinare ad ogni sintomo un farmaco, la cosa deve procedere molto più per strategie e prevedere nel tempo quale effetto stabile è più utile, perché i sintomi fluttuano e spesso è un errore aggredirli uno per uno.
[#11]
Attivo dal 2009 al 2021
Ex utente
Bene, terro' conto di quando mi dice.

Ringraziando per le risposte, saluto complimentandomi per il lavoro che svolgete egregiamente su questo sito!
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