Depressione grave
Gentile utente,
Se lei è un bevitore "problematico" intanto va fatta una diagnosi precisa rispetto a questo: se cioè è alcolista o è un abuso. Questo lo fa un medico esperto in base a precisi criteri.
Se il suo problema alcolico è l'alcolismo, deve essere trattato l'alcolismo altrimenti i sintomi depressivi non miglioreranno in maniera soddisfacente.
Tenga conto che negli studi per stabilire che gli antidepressivi sono efficaci le persone che bevono sono escluse, quindi in persone nella sua situazione non è chiaro se l'antidepressivo sia proponibile o meno.
Gli antidepressivi utilizzati nei bevitori come mezzo per ridurre il bere sono invece neutri (cioè non riducono il bere, in certi casi lo accentuano).
Inoltre, per concludere, il fatto che ci sia un antidepressivo da una parte (anzi due) e un antipsicotico dall'altra (che farà funzione di stabilizzatore o induttore del sonno magari) indica però che forse la diagnosi non è quella di depressione semplice.
Ripatirei quindi da un inquadramento migliore del problema alcolico e da un intervento su questo.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
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il suo problema è complesso, però vedo che, se da una parte assume una terapia antidepressiva, e si fa seguire, dall'altra "disfa" tutto ingerendo ben 2 litri di birra al giorno e uno o due spinelli, cioè sostanze depressogene, che le rovinano il fegato e il cervello(lasciamo stare i polmoni, ma ci sarebbero anche quelli).
Comincerei da lì, chiedendo un aiuto per smettere, prima di tutto l'alcol.
Ci sono gruppi di alcolisti in trattamento che possono aiutarla a non sentirsi solo, per uscire da questa dipendenza però occorre almeno chiedere aiuto e assumere terapie specifiche, tipo Antabuse.
Se no continuerà a farsi del male e non cambierà niente.
Cordiali saluti
Franca Scapellato
Lei ha ricevuto una diagnosi di alcolismo o non/alcolismo ?
Ammettiamo di sì. Che significa non ho toccato più alcolici per 8 mesi ? La terapia dell'alcolismo non si fa in questa maniera, con un distacco immediato come se si dovesse fare le prove di resistenza, anche perché le prove di resistenza per definizione falliscono dopo tempi più o meno brevi. Le terapie per l'alcolismo devono portare a estinzione la frequenza, la gravità e l'entità delle ricadute, anche iniziando mentre si sta bevendo.
La sequenza smetto-ricado l'alcolista se la fa anche da solo senza bisogno di interventi medici o non-medici.
Quindi in assenza di programmi terapeutici che comprendano una cura farmacologica orientata a controllare le ricadute nel bere patologico, è privo di senso prospettare alle persone una riabilitazione. La riabilitazione si verifica nel proprio ambiente naturale e se si hanno dei fattori predittivi, altrimenti è casuale e non si puà capire in base a cosa aspettarsi l'astinenza o la ricaduta. Siccome lei assume sì una cura psichiatrica, ma basata su antidepressivi quando probabilmente (in senso statistico) il suo disturbo dell'umore non così semplice e continuo, ma ricorrente e instabile, secondo me è necessaria una rivalutazione.
In effetti, anche le persone che hanno problemi di alcolismo hanno questo tipo di diagnosi come più frequente, se hanno qualche diagnosi psichiatrica.
L'importanza di fare diagnosi di alcolismo o meno, è che cambia l'approccio. Se si ha una (chiamiamola per semplicità) personalità NAS e si è abusatori periodici di alcol, la cura della personalità NAS può risolvere anche il problema alcol, se invece si è alcolisti, va curato l'alcolismo + l'altro disturbo, ma non va curata la personalità NAS sperando che così anche l'alcolismo se ne starà buono. Non funziona.
L'alcolismo si cura anche utilizzando farmaci neurologici che agiscono sul desiderio e sulla spinta verso l'alcol, con vario meccanismo. Bisogna che ad usarli sia un medico, psichiatra o non, esperto nella cura dell'alcolismo.
Ma figuriamoci se bere due birre le fa vedere le cose con maggiore distacco, è una sostanza intossicante che nelle persone altera il giudizio di realtà, e nel suo caso addirittura è stato motivo di trattamento.
L'alcolismo ha delle terapie standard di riferimento, i percorsi di disintossicazione e promozione dell'astinenza seguono l'andamento della malattia, e spesso non aggiungono molto. Non mi pronuncio sul tipo di programma propostoLe, ma in assenza di una terapia anti-craving, cioè contro il desiderio di bere, e di una diagnosi psichiatrica fatta in maniera più precisa, la situazione procederà per come la malattia la farà procedere, dentro e fuori dai programmi "aspecifici".
Se lei ha un disturbo dell'umore di un certo tipo, la terapia antidepressiva può peggiorare il sonno. Se lei assume regolarmente alcolici il sonno rimane disturbato, e l'interazione con la terapia può essere peggiorativa.
Se l'assunzione di alcol è regolare, al mattino può semplicemente avere microastinenze a cadenza giornaliera.
E' positivo che il programma accetti persone in fase attiva, cioè non prescriva la sobrietà come criterio di ingresso in trattamento.
Sarebbe però necessaria una farmacoterapia per il craving da alcol. E' uno strumento importante e non ce ne sono così tanti su cui poter giocare.
Sono strumenti conosciuti e studiati statisticamente, a volte si conosce anche sulla base di quali caratteristiche le persone risponodno più o meno bene.
Non beve "ormai" da 15 giorni....
Lei non sta seguendo una terapia specifica per questo problema, e sta contando i giorni, cosa francamente sconcertante, compiancendosi perché siamo a 15...
Segua le indicazioni del suo SerT. Ma prima si accerti di quali terapie farmacologiche per l'alcolismo sono disponibili, e come vengono valutati i risultati.
Ogni programma che valuta i risultati mentre uno è "dentro" non ha il minimo senso prognostico, cioè non può proteggerla da cosa succede nella vita normale.
I programmi per il trattamento dell'alcolismo prevedono terapie specifiche che lei NON sta facendo.
Quindi pensare di andare dentro un posto e uscirvi "rinati" è decisamente insensato. Si tratta di una malattia cerebrale che può essere condizionata a tenuta "buona". Non è necessario che si inizio con lo smettere di bere, le cure funzionano lo stesso. non è necessaria una fantomatica "volontà" che è proprio quello che non è in gioco, altrimenti non saremmo qui a parlarne.
Non c'entra niente la personalità o la motivazione a guarire, ma quella a curarsi.
Purtroppo chi mette a disposizione le risorse dovrebbe andare secondo gli standard e non come se si trattasse di un'altra malattia.
iciente in quanto la casa in cui vivo è di proprieta' di mia madre e ricevo un assegno mensile da mio padre,i miei son divorziati,purtroppo questo è il massimo che riesco a fare,sul serio,anche perchè la mia situazione di disagio dura gia' da piu' di 6 anni,vorrei solo trovare un minimo di equilibrio e riuscirlo a mantenere nel tempo senza combinare cavolate;ps è vero che le bdz se usate per molto tempo perdono definitivamente il loro vantaggio,procurando anzi effetti paradossi?perche' se è cosi' il mio problema tornera' presto o tardi a rimanifestarsi ed ho molta paura della sospensione per un eventuale crisi d'astinenza o un ritorno alla situazione precedente,la ringrazio anticipatamente,cordiali saluti
vedo che prosegue su una strada senza costrutto.
Ancora conta i giorni, che ora sono venti, e quindi non significano niente. Anche se fossero cinquanta.
Il problema nell'alcolismo non è smettere di bere, ma recuperare il controllo sull'andamento recidivante del bere.
Attualmente le condizioni sono le stesse di prima. Non ha una terapia specifica per l'alcolismo.
Ha delle benzodiazepine che possono sì essere controproducenti alla lunga, inoltre associate insieme che ha poco senso in generale. Possono diventare oggetto di abuso in alcuni casi, non dovrebbero essere prescritte salvo eccezioni nei casi di abuso alcolico.
Il fatto che abbia ripreso le sue funzioni in maniera migliore di prima è legato al miglioramento delle condizioni generali. Ma non è un modo per garantirsi da un andamento recidivante.
Purtroppo vedo che il suo atteggiamento è quello di essere soddisfatto dei giorni in cui non beve, cosa che è come guardare da un'altra parte e non in faccia al problema.
D'altra parte è anche vero che non le hanno proposto in maniera chiara terapie standard per questo problema.
Disturbno di personalità non specificato è una diagnosi che più vaga non si può.
Il suo disturbo dell'umore ha con una certa probabilità statistica andamento ciclico, e quindi migliora per poi ripeggiorare spontaneamente in coincidenza dei cambiamenti stagionali oppure anche senza una cadenza precisa. Lei ha delle benzodiazepine assunte stabilmente le quali a lungo termine non hanno significato terapeutico, specialmente in termini di controllo dell'umore. Inoltre, le ricordo l'assenza di terapia per l'alcolismo.
Il fatto che abbia un seroquel in terapia, seppur messo per dormire, indica che comunque l'elemento "bipolare" del suo umore è stato notato, poiché questo farmaco ha quell'indicazione.
prima di tutto deve informare lo psichiatra che la segue, per valutare se è necessario operare qualche cambiamento nella terapia. Pensare che non ci siano speranze fa parte della patologia depressiva, è un sintomo come la stanchezza o l'insonnia.
Una ricaduta è un evento probabile, anche se doloroso, l'importante è farsi aiutare.
Cordiali saluti
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