Mio zio con sindrome di down ha cambiato modo di relazionarsi
Vi scrivo perché non sappiamo a chi rivolgerci.
Mio zio di 48 anni con sindrome di down nel periodo del lockdown sembra quasi aver subito un trauma da cui sembra non uscire.
La sua vita in quel periodo è cambiata, non ha più frequentato il suo centro diurno e non ha più ritrovato i suoi amici.
Era sempre stata una persona affettuosa e con voglia di fare, aveva i suoi momenti no ma molto variabili.
Da quando ha ripreso la sua vita ha iniziato a crearsi un mondo tutto suo, chiude gli occhi e parla da solo, prova un odio nei confronti delle sue due sorelle maggiori (mia zia e mia madre), non è più partecipativo nelle conversazioni (non ha un grandissimo grado di comprensione, ma comunicava dicendo la sua anche se fuori contesto e senza senso).
Ora è estraneo a tutto, è estraneo anche alle attività del centro.
Si è chiuso in se stesso.
Ha inoltre molte difficoltà a dormire, grida e si innervosisce giornalmente ma non riesce a spiegare il motivo ed a volte ha delle fissazioni un tempo inimmaginabili (un giorno si era impuntato che voleva essere portato in ospedale in barella anche se stava bene).
Siamo molto preoccupati e questo si riflette negativamente sulla vita di tutti noi familiari a lui vicini.
Lo psichiatra che lo ha visitato ha parlato di una leggera forma di stress somministrandogli del rivotril.
Ma potrebbe trattarsi di qualche patologia ben più seria?
Depressione, catatonia, Alzheimer?
Che suggerimento dareste?
Sentire qualche altro professionista?
Mio zio di 48 anni con sindrome di down nel periodo del lockdown sembra quasi aver subito un trauma da cui sembra non uscire.
La sua vita in quel periodo è cambiata, non ha più frequentato il suo centro diurno e non ha più ritrovato i suoi amici.
Era sempre stata una persona affettuosa e con voglia di fare, aveva i suoi momenti no ma molto variabili.
Da quando ha ripreso la sua vita ha iniziato a crearsi un mondo tutto suo, chiude gli occhi e parla da solo, prova un odio nei confronti delle sue due sorelle maggiori (mia zia e mia madre), non è più partecipativo nelle conversazioni (non ha un grandissimo grado di comprensione, ma comunicava dicendo la sua anche se fuori contesto e senza senso).
Ora è estraneo a tutto, è estraneo anche alle attività del centro.
Si è chiuso in se stesso.
Ha inoltre molte difficoltà a dormire, grida e si innervosisce giornalmente ma non riesce a spiegare il motivo ed a volte ha delle fissazioni un tempo inimmaginabili (un giorno si era impuntato che voleva essere portato in ospedale in barella anche se stava bene).
Siamo molto preoccupati e questo si riflette negativamente sulla vita di tutti noi familiari a lui vicini.
Lo psichiatra che lo ha visitato ha parlato di una leggera forma di stress somministrandogli del rivotril.
Ma potrebbe trattarsi di qualche patologia ben più seria?
Depressione, catatonia, Alzheimer?
Che suggerimento dareste?
Sentire qualche altro professionista?
[#1]
Per ora avete ricevuto delle indicazioni ed è utile seguire quelle.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.5k visite dal 28/07/2020.
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