Tachicardia dopo riduzione paroxetina chiedo aiuto

Gentili dottori, sono una donna di 30 anni e vi scrivo per un consulto.
Ho già scritto in cardiologia del mio problema, vorrei però un parere da uno psichiatra.
Da 6 anni assumo dropaxin gocce (paroxetina) al dosaggio di 20mg per fortissimi attacchi di panico, agorafobia ed ipocondria.
Gia lo avevo assunto all'etá di 18 anni per un solo anno e non c'erano stati problemi nella riduzione. Ho preso 20kg.
Da circa 2 anni lo sto riducendo lentamente e in questo momento ne assumo 5 mg (10gocce).
Il mio psichiatra sa che sto scalando il farmaco perché vorrei avere una gravidanza e da molti medici, compreso lui, mi è stato detto che è meglio toglierlo definitavemente.
Abbiamo provato ad assumere altri antidepressivi ma il mio corpo non li tollerava.
Ho avuto in passato tantissima difficoltà a togliere anche lo Xanax, con vomito, tremori, sbandamenti è stata veramente un' impresa ardua nonostante lo riducessi lentamente con il mio medico (lo avevo assunto per 3 anni).
Adesso da molto tempo prima ho deciso di scalare lentamente per non avere forti sintomi di astinenza che in passato ho avuto scalando in maniera più veloce (ma sempre molto graduale) e dove sono stata malissimo.
Mi sto aiutando con dei farmaci omeopatici che in parte mi hanno aiutato nella riduzione del farmaco.
Ad oggi il mio problema è il seguente: da circa 5 mesi ho dei risvegli bruschi ed improvvisi con una fortissima tachicardia che misurata con il saturimetro si aggira sui 170 bpm.
La pressione risulta essere 120/70.
Questo tipo di tachicardia si verifica 3 volte al mese circa ed esclusivamente durante la notte verso le 3: 00 mentre dormo, mi sveglio in uno stato di confusione accompagnato da sudorazione e debolezza.
Il tutto dura 10 min per poi ritornare a dormire.
Al mattino ad ogni mio risveglio ho pure tachicardia, proprio appena apro gli occhi in maniera meccanica, ma con una frequenza di 105 max.
Così anche se dormissi nel pom si verificherebbe la stessa medesima cosa, è come se dopo il sonno, appena apro gli occhi il mio cuore partisse a battere veloce.
Dopo pochi minuti si ferma e durante il giorno è tutto nella norma.
Ho difficoltà nella digestione che prima non avevo, è molto lenta, gonfiore, pressione toracica, sbandamenti.
Analisi del sangue generiche tutto ok, visita cardiologica, ecocardio, prova da sforzo, holter tutto ok (durante l'holter non ho avuto l'attacco da 170 bpm e quindi non si è potuta verificare il tipo di tachicardia in quell'istante).
Mi è stato prescritto un betabloccante da 1, 25 il cardicor, però in vista di una gravidanza non so come comportarmi nell'assunzione.
Volevo non assumere più nessun farmaco, mi sento molto confusa e demoralizzata, vorrei che qualcuno mettesse insieme i pezzi del mio puzzle dato che il mio medico curante non mi dà ascolto e che mi aiutasse a trovare una soluzione.
Adesso vi chiedo:
-è possibile assumere dropaxin durante la gravidanza?

-è possibile che questi sintomi siano dovuti ad una ricaduta o all'astinenza del farmaco assunto da 6 anni?

-è possibile che in questi anni il farmaco abbia creato dei problemi ai miei organi quali il cuore e lo stomaco prima esenti da questi problemi?

-è possibile che ciò che mi accade siano attacchi di panico anche se in quel momento sono del tutto incosciente perché sono nel sonno profondo?

- si può trattare di una tachicardia parossistica di cui non ho mai sofferto in passato ma solo da 5 mesi a questa parte?

-si può assumere il cardicor insieme a 5mg di dropaxin? Si può assumere cardicor in gravidanza?

Vi ringrazio per la paziente attenzione.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
Va distinta la questione per la situazione cardiaca e quella psichiatrica.

Il fatto che si ponga tante domande indica che fondamentalmente non è più in compenso dal punto di vista psichiatrico per cui va deciso cosa fare in vista della sua gravidanza.

Sono in commercio farmaci utilizzabili nel corso della gravidanza e ne può discutere con il suo psichiatra.

Per la tachicardia ha ricevuto una prescrizione, probabilmente all'atto di essa avrà spiegato tutta la situazione clinica e le manifestazioni che hanno portato alla visita, pertanto è stato deciso che deve assumere quel determinato farmaco.

Non può poi decidere di fare variazioni senza motivo.

Intanto si cura e poi si trova una soluzione appropriata.


Dr. F. S. Ruggiero


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