disturbo d'ansia
Salve.
ho 51 anni, da 12 soffro di un disturbo d'ansia.
Tre cure farmacologiche (venlafaxina, anafranil, sertralina), durante le cure sono stato discretamente, sopratutto con la venlafaxina (forse perchè era la prima) , e la più scarsa è stata la sertralina (anche perchè non sono stato molto ligio ai dosaggi)
Uso poco gli ansiolitici (solo al bisogno).
I sintomi non sono fisici, ma psicologici: senso di irrealtà, deporsonalizzazione, rimuginio in merito, irrequietezza, fatica a portare avanti i propri compiti e passioni, tutto diventa irrilevante con la presenza di queste sensazioni, e logicamente vedo tutto nero e pauroso.
Comunque sono riuscito a portare avanti la mia vita che è abbastanza piena (lavoro, famiglia, due figli, allenatore di calcio, runner).
Per quanto riguarda i farmaci.
Io mi sono curato ma sono stato sempre contro il curarmi, e sono stato propenso a risolvere il problema da solo (possibile che vengano fuori queste paure inconsce?).
Quindi ho fatto fatica a curarmi.
Da 1 anno non prendo più farmaci, seguito dal mio psichiatra ho sospeso logicamente gradualmente lo Zoloft, anche se i sintomi erano sempre presenti.
Nella prima fase i sintomi sono addirittura diminuiti e per un mesetto scomparsi, poi la mente è ripartita per la tangente del controllo e sono ritornati fuori, ancora più potenti di prima.
La psichiatra mia prescritto la paroxetina, ma io ancora non ho deciso di intraprendere una nuova cura, visto la scarsa efficacia risolutiva che hanno avuto gli altri.
Sicuramente non sto molto bene e le giornate sono molto faticose, ma i dubbi sono tanti (ansiosi) , funzionerà?
Mi dovrò curare a vita?
Mi dimenticavo che sono anche sto seguendo una psicoterapia da qualche anno, e qualche beneficio lo ha portato (pochi), soprattutto nel conoscere il problema ed affrontarlo con più forza, anche se il senso di catastrofe e di non farcela ogni tanto arriva.
Il non accettare e demonizzare il farmaco, è molto forte in me stesso, e non riesco a capire l'aspetto biologico del problema, anche perchè prima dell'insorgenza del disturbo ho avuto soltanto delle avvisaglie in adolescenza, ma dopo il tutto non si era più presentato.
E quindi non mi viene da capire il malfunzionamento del cervello, ma mi viene da pensare che la cura deve alterare le normali funzioni del cervello.
Capisco che è una visione un po' distorta sui farmaci.
Ma come ha capito ho bisogno di capire ancora meglio la mia situazione, per prendere una decisione definitiva per affrontare il problema.
Vorrei avere un consulto da aggiungere a quello del collega che sta seguendomi, e cosa mi dite a riguardo della paroxetina.
Grazie.
ho 51 anni, da 12 soffro di un disturbo d'ansia.
Tre cure farmacologiche (venlafaxina, anafranil, sertralina), durante le cure sono stato discretamente, sopratutto con la venlafaxina (forse perchè era la prima) , e la più scarsa è stata la sertralina (anche perchè non sono stato molto ligio ai dosaggi)
Uso poco gli ansiolitici (solo al bisogno).
I sintomi non sono fisici, ma psicologici: senso di irrealtà, deporsonalizzazione, rimuginio in merito, irrequietezza, fatica a portare avanti i propri compiti e passioni, tutto diventa irrilevante con la presenza di queste sensazioni, e logicamente vedo tutto nero e pauroso.
Comunque sono riuscito a portare avanti la mia vita che è abbastanza piena (lavoro, famiglia, due figli, allenatore di calcio, runner).
Per quanto riguarda i farmaci.
Io mi sono curato ma sono stato sempre contro il curarmi, e sono stato propenso a risolvere il problema da solo (possibile che vengano fuori queste paure inconsce?).
Quindi ho fatto fatica a curarmi.
Da 1 anno non prendo più farmaci, seguito dal mio psichiatra ho sospeso logicamente gradualmente lo Zoloft, anche se i sintomi erano sempre presenti.
Nella prima fase i sintomi sono addirittura diminuiti e per un mesetto scomparsi, poi la mente è ripartita per la tangente del controllo e sono ritornati fuori, ancora più potenti di prima.
La psichiatra mia prescritto la paroxetina, ma io ancora non ho deciso di intraprendere una nuova cura, visto la scarsa efficacia risolutiva che hanno avuto gli altri.
Sicuramente non sto molto bene e le giornate sono molto faticose, ma i dubbi sono tanti (ansiosi) , funzionerà?
Mi dovrò curare a vita?
Mi dimenticavo che sono anche sto seguendo una psicoterapia da qualche anno, e qualche beneficio lo ha portato (pochi), soprattutto nel conoscere il problema ed affrontarlo con più forza, anche se il senso di catastrofe e di non farcela ogni tanto arriva.
Il non accettare e demonizzare il farmaco, è molto forte in me stesso, e non riesco a capire l'aspetto biologico del problema, anche perchè prima dell'insorgenza del disturbo ho avuto soltanto delle avvisaglie in adolescenza, ma dopo il tutto non si era più presentato.
E quindi non mi viene da capire il malfunzionamento del cervello, ma mi viene da pensare che la cura deve alterare le normali funzioni del cervello.
Capisco che è una visione un po' distorta sui farmaci.
Ma come ha capito ho bisogno di capire ancora meglio la mia situazione, per prendere una decisione definitiva per affrontare il problema.
Vorrei avere un consulto da aggiungere a quello del collega che sta seguendomi, e cosa mi dite a riguardo della paroxetina.
Grazie.
[#1]
Gentile cliente,
A me pare che racconti una storia di cure iuscite, alcune no ma forse per fattori di dosaggio e regolarità di assunzione, e di ricaduta senza terapia.
Il resto sono considerazioni poco costruttive. Paura dei farmaci non è, perché li ha presi, non so a quali paure si riferisca. Il pensiero di farcela da solo è una presunzione, ma non significa niente di preciso, è quasi una negazione del problema.
A me pare che racconti una storia di cure iuscite, alcune no ma forse per fattori di dosaggio e regolarità di assunzione, e di ricaduta senza terapia.
Il resto sono considerazioni poco costruttive. Paura dei farmaci non è, perché li ha presi, non so a quali paure si riferisca. Il pensiero di farcela da solo è una presunzione, ma non significa niente di preciso, è quasi una negazione del problema.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Utente
Grazie dottore.
Come sa l'ansioso vive sul dubbio , e sicuramente il problema permane anche per la sua negazione o più che altro accettazione.
Però il dubbio è anche per la non risoluzione del problema con le precedenti terapie, che sicuramente quelle fatte a puntino , hanno portato del benessere, e che quindi comporta per l'età , la possibilità di dover tenere la terapia a vita, o quantomeno non fare programmi di durata.
Comunque gli chiedevo se la paroxetina può essere un farmaco maneggevole come la sertralina .
Grazie
Come sa l'ansioso vive sul dubbio , e sicuramente il problema permane anche per la sua negazione o più che altro accettazione.
Però il dubbio è anche per la non risoluzione del problema con le precedenti terapie, che sicuramente quelle fatte a puntino , hanno portato del benessere, e che quindi comporta per l'età , la possibilità di dover tenere la terapia a vita, o quantomeno non fare programmi di durata.
Comunque gli chiedevo se la paroxetina può essere un farmaco maneggevole come la sertralina .
Grazie
[#4]
Non credo di aver capito bene. Il senso sarebbe che per lei una cura significa solo che duri poco e ottenga un effetto definitivo ?
Difficile per disturbi che però hanno una base strutturale, genetica o comunque come dice lei biologica (biologica senz'altro, non ci può essere niente di non biologico in un organismo vivente).
Non è che una psicoterapia, in termini concettuali, non vada ad agire biologicamente.
Per sapere se un farmaco nuovo è maneggevole va provato, prima inutile fare previsioni sul caso singolo.
Difficile per disturbi che però hanno una base strutturale, genetica o comunque come dice lei biologica (biologica senz'altro, non ci può essere niente di non biologico in un organismo vivente).
Non è che una psicoterapia, in termini concettuali, non vada ad agire biologicamente.
Per sapere se un farmaco nuovo è maneggevole va provato, prima inutile fare previsioni sul caso singolo.
[#5]
Utente
Effettivamente , speravo che la cura portasse a una soluzione definitiva e mi portasse a camminare con le mie gambe.
Dottore , il fatto della cura è proprio il non accettare la patologia e quindi negarla . La paura sta proprio nella malattia , la paura di questa, l'ansia di avere un disturbo ansioso.
Si figuri che anche L'ansiolitico faccio fatica a prenderlo , anche in situazioni molto precarie.
Dottore , il fatto della cura è proprio il non accettare la patologia e quindi negarla . La paura sta proprio nella malattia , la paura di questa, l'ansia di avere un disturbo ansioso.
Si figuri che anche L'ansiolitico faccio fatica a prenderlo , anche in situazioni molto precarie.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 2.4k visite dal 10/07/2020.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.