Ipocondria, ansia fino al panico. Sintomi ingestibili
Salve,
Vi scrivo per un problema che mi sta davvero complicando la vita, soprattutto da un anno a questa parte.
Premetto che vivo con dei genitori tendenzialmente ansiosi, specie per noi figli.
Dall'esterno tutti mi vedono come un ragazzo deciso, serio ma pacifico, divertente.
Tanti mi dicono di provare invidia: una famiglia tanto unita, con possibilità economiche, sportivo, con vari amici, sereno anche poco prima di un esame.
L'inizio del malessere risale a quando avevo 11 anni, quando persi in modo estremamente tragico un nonno mentre ero in vacanza.
Già un anno dopo ho iniziato a temere per la mia salute: una malattia esantematica, poi dolori al fianco sx e il timore di avere qualche problema alla milza (avevo saputo di un ragazzino morto per quel problema).
In 5^ superiore, dopo una "delusione d'amore", ho avuto un primo crollo: lacrime, malessere, pianti.
Mia madre decide di portarmi dallo psicologo nonostante non volessi.
Dal colloquio, che ha coinvolto anche i miei genitori in una seduta a parte, emerge che non c'è nessuna situazione particolare: sono una ragazzo qualsiasi, sereno forse troppo emotivo.
Decido di lasciare lo sport che avevo intrapreso molti anni prima, nonostante gli ottimi risultati e le grandi prospettive: non c'era più la passione, c'era solo sacrificio.
Arriva il momento della scelta dell'università, e non ho alcun dubbio (nemmeno ora!) : voglio fare medicina! Un lavoro che ho sempre sognato, in aiuto delle persone e che, almeno secondo le idee di un allora liceale, offre una buona qualità di vita.
Inizio il mio percorso con grande entusiasmo e buoni risultati.
Nell'ultimo anno però, l'ipocondria è diventata ingestibile: preoccupazioni a ogni sintomo, ansia per patologie future (se da piccolo giocando in quel capanno avessi respirato alte dosi dell'eternit del tetto?
Se in quel dolce ci fosse stata salmonella?, Se quell'extrasistole fosse dovuta a una ARVC?
Se quel dolore fosse un tumore al pancreas?
Se questa sete fosse diabete?).
In un anno 3 test per HIV...
Non solo, si sono aggiunti anche immotivati timori legali (Se quel commento fosse interpretato male e risultasse diffamatorio?
Se mi denunciassero per qualcosa che non ho fatto e rimanessi dentro a processi per anni, come farei a fare concorsi pubblici per fare il medico?).
O ancora timori per altre azioni (Se avessi lasciato una ciabatta in giro e qualcuno si facesse male inciampando?
Se qualcuno si facesse male con una manovra errata della macchina?).
Timori e stati d'ansia che ormai si verificano 1-2-3-4 volte al mese, cui seguono anche 3-4 giorni con poca fame, ruminazione, insonnia, impossibilità a concentrarmi e a studiare, necessità di iperventilare per qualche secondo.
Il tutto finisce per complicare lo studio e le relazioni sociali.
Ho deciso di dire basta: devo trovare una soluzione, ma quale?
Voglio vivere come un ventenne, senza paure e continui pensieri.
Il fatto che me ne renda conto non è sufficiente: tra una settimana avrò una nuova paura.
Vi scrivo per un problema che mi sta davvero complicando la vita, soprattutto da un anno a questa parte.
Premetto che vivo con dei genitori tendenzialmente ansiosi, specie per noi figli.
Dall'esterno tutti mi vedono come un ragazzo deciso, serio ma pacifico, divertente.
Tanti mi dicono di provare invidia: una famiglia tanto unita, con possibilità economiche, sportivo, con vari amici, sereno anche poco prima di un esame.
L'inizio del malessere risale a quando avevo 11 anni, quando persi in modo estremamente tragico un nonno mentre ero in vacanza.
Già un anno dopo ho iniziato a temere per la mia salute: una malattia esantematica, poi dolori al fianco sx e il timore di avere qualche problema alla milza (avevo saputo di un ragazzino morto per quel problema).
In 5^ superiore, dopo una "delusione d'amore", ho avuto un primo crollo: lacrime, malessere, pianti.
Mia madre decide di portarmi dallo psicologo nonostante non volessi.
Dal colloquio, che ha coinvolto anche i miei genitori in una seduta a parte, emerge che non c'è nessuna situazione particolare: sono una ragazzo qualsiasi, sereno forse troppo emotivo.
Decido di lasciare lo sport che avevo intrapreso molti anni prima, nonostante gli ottimi risultati e le grandi prospettive: non c'era più la passione, c'era solo sacrificio.
Arriva il momento della scelta dell'università, e non ho alcun dubbio (nemmeno ora!) : voglio fare medicina! Un lavoro che ho sempre sognato, in aiuto delle persone e che, almeno secondo le idee di un allora liceale, offre una buona qualità di vita.
Inizio il mio percorso con grande entusiasmo e buoni risultati.
Nell'ultimo anno però, l'ipocondria è diventata ingestibile: preoccupazioni a ogni sintomo, ansia per patologie future (se da piccolo giocando in quel capanno avessi respirato alte dosi dell'eternit del tetto?
Se in quel dolce ci fosse stata salmonella?, Se quell'extrasistole fosse dovuta a una ARVC?
Se quel dolore fosse un tumore al pancreas?
Se questa sete fosse diabete?).
In un anno 3 test per HIV...
Non solo, si sono aggiunti anche immotivati timori legali (Se quel commento fosse interpretato male e risultasse diffamatorio?
Se mi denunciassero per qualcosa che non ho fatto e rimanessi dentro a processi per anni, come farei a fare concorsi pubblici per fare il medico?).
O ancora timori per altre azioni (Se avessi lasciato una ciabatta in giro e qualcuno si facesse male inciampando?
Se qualcuno si facesse male con una manovra errata della macchina?).
Timori e stati d'ansia che ormai si verificano 1-2-3-4 volte al mese, cui seguono anche 3-4 giorni con poca fame, ruminazione, insonnia, impossibilità a concentrarmi e a studiare, necessità di iperventilare per qualche secondo.
Il tutto finisce per complicare lo studio e le relazioni sociali.
Ho deciso di dire basta: devo trovare una soluzione, ma quale?
Voglio vivere come un ventenne, senza paure e continui pensieri.
Il fatto che me ne renda conto non è sufficiente: tra una settimana avrò una nuova paura.
[#1]
Gentile ragazzo,
il primo passo per poter uscire da queste estenuanti ruminazioni è, senza dubbio, una visita di persona presso un collega psichiatra di sua fiducia.
Solo così si potrà addivenire ad una diagnosi precisa della situazione che lei espone, e, di conseguenza, iniziare una terapia adeguata.
Se,come dice lei, giustamente, il suo desiderio è quello di vivere appieno la sua vita senza la continua sofferenza provocata da questi dubbi intrusivi, le consiglierei di non attendere oltre per compiere questo primo passo.
Cordiali saluti
Piergiorgio Biondani.
il primo passo per poter uscire da queste estenuanti ruminazioni è, senza dubbio, una visita di persona presso un collega psichiatra di sua fiducia.
Solo così si potrà addivenire ad una diagnosi precisa della situazione che lei espone, e, di conseguenza, iniziare una terapia adeguata.
Se,come dice lei, giustamente, il suo desiderio è quello di vivere appieno la sua vita senza la continua sofferenza provocata da questi dubbi intrusivi, le consiglierei di non attendere oltre per compiere questo primo passo.
Cordiali saluti
Piergiorgio Biondani.
[#2]
Utente
Gentile Dr. Biondani,
La ringrazio per la rapida risposta. Seguirò il suo consiglio e mi recherò in visita appena possibile.
Mi permetto di aggiungere, solo a titolo informativo, che la cosa più snervante dell'intero processo, è che tutti i timori e le paure che si instaurano periodicamente e che mi sconvolgono la vita per qualche giorno, dopo una settimana /un mese finisco io stesso per considerarli sciocchi e immotivati. Così inizio a pensare: "ho buttato via tre giorni a rimuginare sul nulla, ho perso tempo nello studio, tempo libero, notti di sonno". Magari passo qualche settimana (anche mesi) di piena serenità e assoluto benessere, quel benessere cui aspiro permanentemente, per poi precipitare nuovamente in mille pensieri che si autoalimentano. Ad esempio, quando durante una crisi mi rendo conto che qualcosa è immotivato, finisco per valutare altre situazioni simili potenzialmente pericolose, sempre più gravi, che puntualmente trovo cadendo nello sconforto.
Aggiungo, infine, che ho notato un progressivo peggioramento della sintomatologia in termini di pensieri: se inizialmente temevo situazioni dalla risoluzione relativamente facile (per esempio malattie escludibili con un semplice esame del sangue, o aspettando del tempo come per le infezioni alimentari, o chiedendo un parere ai miei familiari o al mio medico di base) poi progressivamente, complice la formazione universitaria, ho iniziato sempre più a temere situazioni difficilmente diagnosticabili e quindi non risolvibili (cardiomiopatia aritmogena, aneurismi cerebrali, neoplasie complesse) infine nell'ultimo periodo a fattori totalmente incontrollabili (essere stato esposto a cancerogeni come eternit, essere stato querelato per qualcosa, aver commesso delle negligenze durante determinate attività, ad esempio). Ho iniziato a temere non solo per il presente ma anche per il futuro, per cose che sfuggono a qualsiasi controllo, e ciò chiaramente aggrava le percezioni negative che mi accompagnano.
Tengo a precisare che alla base delle crisi c'è sempre un trigger ambientale (un sintomo, un dato evento/episodio, un ricordo).
Era da mesi che volevo scrivere qui per chiedere un parere, solamente l'essermi sfogato e aver sentito il suo parere mi ha fatto già stare meglio. Al contempo sono però consapevole che tra qualche ora il pensiero ossessivo di oggi potrebbe tornare con tutta la sua forza. Il fatto che io in certi periodi stia assolutamente bene mi addolora ancor più perché capisco quanto bene si viva senza ruminazioni persistenti.
Provvederò ad aggiornarla sugli sviluppi delle future valutazioni e La ringrazio nuovamente.
La ringrazio per la rapida risposta. Seguirò il suo consiglio e mi recherò in visita appena possibile.
Mi permetto di aggiungere, solo a titolo informativo, che la cosa più snervante dell'intero processo, è che tutti i timori e le paure che si instaurano periodicamente e che mi sconvolgono la vita per qualche giorno, dopo una settimana /un mese finisco io stesso per considerarli sciocchi e immotivati. Così inizio a pensare: "ho buttato via tre giorni a rimuginare sul nulla, ho perso tempo nello studio, tempo libero, notti di sonno". Magari passo qualche settimana (anche mesi) di piena serenità e assoluto benessere, quel benessere cui aspiro permanentemente, per poi precipitare nuovamente in mille pensieri che si autoalimentano. Ad esempio, quando durante una crisi mi rendo conto che qualcosa è immotivato, finisco per valutare altre situazioni simili potenzialmente pericolose, sempre più gravi, che puntualmente trovo cadendo nello sconforto.
Aggiungo, infine, che ho notato un progressivo peggioramento della sintomatologia in termini di pensieri: se inizialmente temevo situazioni dalla risoluzione relativamente facile (per esempio malattie escludibili con un semplice esame del sangue, o aspettando del tempo come per le infezioni alimentari, o chiedendo un parere ai miei familiari o al mio medico di base) poi progressivamente, complice la formazione universitaria, ho iniziato sempre più a temere situazioni difficilmente diagnosticabili e quindi non risolvibili (cardiomiopatia aritmogena, aneurismi cerebrali, neoplasie complesse) infine nell'ultimo periodo a fattori totalmente incontrollabili (essere stato esposto a cancerogeni come eternit, essere stato querelato per qualcosa, aver commesso delle negligenze durante determinate attività, ad esempio). Ho iniziato a temere non solo per il presente ma anche per il futuro, per cose che sfuggono a qualsiasi controllo, e ciò chiaramente aggrava le percezioni negative che mi accompagnano.
Tengo a precisare che alla base delle crisi c'è sempre un trigger ambientale (un sintomo, un dato evento/episodio, un ricordo).
Era da mesi che volevo scrivere qui per chiedere un parere, solamente l'essermi sfogato e aver sentito il suo parere mi ha fatto già stare meglio. Al contempo sono però consapevole che tra qualche ora il pensiero ossessivo di oggi potrebbe tornare con tutta la sua forza. Il fatto che io in certi periodi stia assolutamente bene mi addolora ancor più perché capisco quanto bene si viva senza ruminazioni persistenti.
Provvederò ad aggiornarla sugli sviluppi delle future valutazioni e La ringrazio nuovamente.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2k visite dal 18/06/2020.
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