Terapia per disturbo da attacchi di panico
Buonasera, da gennaio è cominciato un violento disturbo da attacchi di panico.
Il problema è che allo stesso tempo io sono uno pseudo-bipolare (soffro di depressione agitata, curata con successo con litio, quetiapina e amisulpride) e di conseguenza il mio psichiatra non ha ritenuto opportuno usare per il disturbo d'ansia un antidepressivo, per quanto farmaco di prima scelta (ho una storia passata di terapie con antidepressivi che mi hanno scatenato episodi misti anche gravi, anche se allora li assumevo senza concomitanti stabilizzatori dell'umore).
Sono state quindi tentate strade alternative tra cui il Lyrica, che non ha risolto completamente il problema ma che prendo tuttora al dosaggio di 225 mg al giorno.
Poi la sostituzione della quetiapina con l'olanzapina, che però oltre a non risolvere il problema mi ha di nuovo destabilizzato l'umore - siamo infatti tornati alla quetiapina e piano piano la depressione sembra che stia passando.
A questo punto il mio medico continua a non ritenere opportuno l'inserimento di un antidepressivo, a maggior ragione visto che l'umore si sta ancora assestando, e mi ha invece indicato di usare le benzodiazepine (alprazolam) non più come trattamento sintomatico al bisogno, ma come protocollo terapeutico: 0, 75 mg mattina e pranzo, 1 mg a cena.
Il programma è "bloccare" la sintomatologia ansiosa (attacchi di panico, insonnia, tachicardie), quindi mantenere la terapia per qualche mese e poi provare a ridurre gradualmente lo Xanax vedendo cosa succede (nella speranza insomma che i sintomi non si ripresentino più).
Vorrei chiedervi se alla luce della mia storia vi sembra una scelta ragionevole o se invece vi suscita delle perplessità.
Grazie.
Il problema è che allo stesso tempo io sono uno pseudo-bipolare (soffro di depressione agitata, curata con successo con litio, quetiapina e amisulpride) e di conseguenza il mio psichiatra non ha ritenuto opportuno usare per il disturbo d'ansia un antidepressivo, per quanto farmaco di prima scelta (ho una storia passata di terapie con antidepressivi che mi hanno scatenato episodi misti anche gravi, anche se allora li assumevo senza concomitanti stabilizzatori dell'umore).
Sono state quindi tentate strade alternative tra cui il Lyrica, che non ha risolto completamente il problema ma che prendo tuttora al dosaggio di 225 mg al giorno.
Poi la sostituzione della quetiapina con l'olanzapina, che però oltre a non risolvere il problema mi ha di nuovo destabilizzato l'umore - siamo infatti tornati alla quetiapina e piano piano la depressione sembra che stia passando.
A questo punto il mio medico continua a non ritenere opportuno l'inserimento di un antidepressivo, a maggior ragione visto che l'umore si sta ancora assestando, e mi ha invece indicato di usare le benzodiazepine (alprazolam) non più come trattamento sintomatico al bisogno, ma come protocollo terapeutico: 0, 75 mg mattina e pranzo, 1 mg a cena.
Il programma è "bloccare" la sintomatologia ansiosa (attacchi di panico, insonnia, tachicardie), quindi mantenere la terapia per qualche mese e poi provare a ridurre gradualmente lo Xanax vedendo cosa succede (nella speranza insomma che i sintomi non si ripresentino più).
Vorrei chiedervi se alla luce della mia storia vi sembra una scelta ragionevole o se invece vi suscita delle perplessità.
Grazie.
[#1]
Mi sembra un approccio ragionevole.
Sarebbe molto utile associare un percorso di psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale per imparare a convivere con l'ansia, che è un'emozione sgradevole, ma non può essere azzerata, tutt'al più ridotta a livelli accettabili. Mi riferisco in particolare alle somatizzazioni ansiose: episodi di tachicardia, di nausea, o sensazioni di capogiro possono essere normali espressioni di emotività, che passano in breve tempo se all'ansia "fisiologica" non si aggiunge ulteriore ansia del tipo "mi sta succedendo qualcosa di terribile" che mantiene e incrementa la sintomatologia.
Sarebbe molto utile associare un percorso di psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale per imparare a convivere con l'ansia, che è un'emozione sgradevole, ma non può essere azzerata, tutt'al più ridotta a livelli accettabili. Mi riferisco in particolare alle somatizzazioni ansiose: episodi di tachicardia, di nausea, o sensazioni di capogiro possono essere normali espressioni di emotività, che passano in breve tempo se all'ansia "fisiologica" non si aggiunge ulteriore ansia del tipo "mi sta succedendo qualcosa di terribile" che mantiene e incrementa la sintomatologia.
Franca Scapellato
[#2]
Utente
Grazie, effettivamente seguo una psicoterapia cognitivo-comportamentale. Mi interessava capire se la parte di terapia farmacologica potesse essere considerata ragionevole o meno. Si usa dire che le benzodiazepine hanno senso solo come trattamento sintomatico ma a me è stata data un'indicazione diversa, soprattutto alla luce della difficoltà di inserire un antidepressivo in terapia.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 1.6k visite dal 29/04/2020.
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