Disturbo ossessivo compulsivo terapia adatta

Buonasera gentili dottori, vi chiedo un parere in merito alla mia storia, soffro di doc da anni.


giorno 14/09/2017
mi sono rivolto ad uno psichiatra che mi ha prescritto la seguente terapia:
Sereupin mezza compressa al mattino per 10 giorni, successivamente compressa intera
Xanax 0, 5 RP la sera prima di dormire
un'ora dopo Halcion 250 quando andavo a letto.

Contattai lo psichiatra completamente agitato per via del timore degli effetti collaterali sessuali, stavo letteralmente impazzendo perché so dell'esistenza di questa famosa PSSD, e non accetterei minimamente una menomazione del genere a vita.

Il medico disse che mi vedeva agitato e di non aumentare ancora la paroxetina e di aspettare un'altra settimana.

Un piccolo dettaglio che ho dimenticato di dire è che il farmacista non lesse bene la ricetta e mi diede xanax a rilascio immediato, ricordo che stavo completamente sballato quando assumevo la compressa da 0, 5.

A seguito del fortissimo timore di rimanere castrato dopo 2 settimane di utilizzo buttai via la paroxetina e non la assunsi piu' e rimasi solo con xanax e halcion.


giorno 12/10/2017
Mi rivolgo ad un altro psichiatra, gli espongo tutta la problematica e i fortissimi timori per i famosi effetti sessuali.
Dopo avermi ascoltato concluse che nel mio caso era meglio non assumerli perchè avrei avuto sicuramente piu' danni che aiuto premessa la mia fortissima avversione.

Allora mi consiglio di fare psicoterapia e mi cambio così la terapia:
xanax 0, 5 rilascio immediato
minias 10 gocce
mag notte 1 bustina
Ho continuato ad assumere le benzodiazepine a dosaggio piu' basso (xanax 0, 25 e minias 10 gocce) in maniera variabile nel tempo nei periodi di necessità.
Successivamente ho iniziato la psicoterapia cognitivo comportamentale.


giorno 21/11/2019
Ultima visita vado da un altro psichiatra e inizia ad insistere dicendo che mi vede troppo attivo e mi chiede se ho alterazioni dell'umore, io gli dico di no, che il mio umore è stabile, ma lui continua, "nella tua famiglia ci sono persone con alterazioni dell'umore?
", e io a ripetere di no.
Non vi dico quanto fu snervante quella situazione.
Mi prescrive:
Depakin Chrono 250
1 bustina la sera per 2 giorni, 2 bustine per 5 giorni, poi 1 bustina al mattino e 2 bustine la sera.

Lexotan plus 6 mg
1 compressa la sera
Zolpeduar - compressa sublinguale 10mg
solo in caso di insonnia.


Il modo di porsi di quest'ultima persona nei miei confronti, ed il fatto di avergli inviato un messaggio, con tutta la gentilezza del mondo, per chiedere dei chiarimenti sul Depakin, e il non essere stato nemmeno risposto nei giorni successivi, con completa indifferenza, mi portò uno stato di avversione e non assunsi la terapia.

Comincio l'assunsione di mioinositolo 3g/die il giorno 11/03/2020 fino ad arrivare a 18g/die il 26/03/2020 ed è da allora che lo sto utilizzando in ripartizioni da 6g grammi 3 volte a giorno + Melatonina Dispert 4 compresse da 1 mg la notte e in caso di necessità minias.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
"Contattai lo psichiatra completamente agitato per via del timore degli effetti collaterali sessuali, stavo letteralmente impazzendo perché so dell'esistenza di questa famosa PSSD, e non accetterei minimamente una menomazione del genere a vita.

Il medico disse che mi vedeva agitato e di non aumentare ancora la paroxetina e di aspettare un'altra settimana"

Ecco, se fa così per esempio ottiene purtroppo delle reazioni di questo tipo, che rischiano di essere risposte "psicologiche" che vanno magari contro quello che il medico farebbe secondo scienza e coscienza.

"fortissimi timori per i famosi effetti sessuali.
Dopo avermi ascoltato concluse che nel mio caso era meglio non assumerli perchè avrei avuto sicuramente piu' danni che aiuto premessa la mia fortissima avversione."

Idem come sopra, visto che li teme un medico può essere portato a non prescriverli per evitare problemi non con il farmaco, ma con lei, e anche questo magari va contro quello che invece tecnicamente avrebbe senso fare.

Il terzo psichiatra aveva sospetto che avesse qualcosa di tipo eccitatorio, e le ha prescritto il depakin. Non so perché le abbia chiesto se ha alterazioni umorali, se già le aveva viste lui non capisco in che senso lo chiedeva a lei, magari in senso soggettivo, se soffriva di sbalzi d'umore.

In ogni caso, l'errore comune rimane una interferenza primaria nelle indicazioni del medico, cioè condiziona l'operato dei medici con delle cose che per loro non significano quello che significano per lei. Quando uno le dice di limitare un farmaco perché lei ne ha timore, mica ha un senso logico, i motivi sono altri.
Se poi neanche inizia le cure, capisco il messaggino non risposto, ma uno può anche chiedere delucidazioni con calma. Ed è appunto quello che le consiglierei di fare.
Se invece deve approcciarsi alle cure con le informazioni raccolte in rete, dove certe cose sono "famose" e certe altre molto importanti sono invece stravolte, non è la via giusta.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Utente
Utente
Gentilissimo dottore Pacini la ringrazio immensamente per la sua rapida e dettagliata risposta. Quando andai a fare la visita dal terzo psichiatra ero in un periodo in cui stavo controllando abbastanza bene le ossessioni, ma fu solo per un periodo perchè il doc ritornò molto forte, così che il medico mi rispose che lo gestivo abbastanza bene, e che non lo preoccupava questo, ed inziò ad insistere su questa questione dell'umore dicendo che mi vedeva molto attivo.
Io gli chiesi se volesse intendere con questo vedermi attivo un disturbo bipolare, ma lui non mi rispondeva. Soffro di compulsioni mentali attivate dalla not just right experience, faccio dei ragionamenti ripetitivi su delle frasi di notte, è una situazione veramente tremenda che mi impedisce di dormire, si attiva molto forte proprio di notte quando cerco di dormire, anche se ne soffro in maniera minore durante la giornata.
Prima di fare la psicoterapia era diventata una situazione insostenibile, grazie ad essa è migliorata enormemente, ma non risolta completamente, e ci sono periodi in cui diventa fortissima. Morale della favola anche la psicoterapeuta che mi ha seguito, a seguito dei miei timori per gli ssri, e a seguito dei miglioramenti fatti, mi sconsigliava l'uso dei farmaci, dicendomi che nella maggioranza dei casi non risolvono il problema.
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Utente
Utente
Dottore lei non immagina quanto desidererei potermi affidare a qualcuno di cui io possa fidarmi ciecamente e seguire le terapie adeguate, anzi so benissimo che questa è l'unica scelta giusta da fare, e che rimanere da soli, porta solamente a patire le pene dell'infermo.
Tuttavia sono una persona molto documentata, ho raccolto miliardi di informazioni, lei non ha idea di quante.
E tutto questo ora mi impedisce, le spiego il perchè.

1) irving kirsch, la metanalisi realizzata sugli studi per mettere in commercio i farmaci svela il dirty little secret, ossia il fatto che agiscono mediante meccanismo placebo.
2)Non ho capito se lo stanno facendo, o se è già stato fatto, il bugiardino degli ssri è aggiornato con l'indicazione che si possono avere disfunzioni sessuali ad interruzione del trattamento
3) Con molta probabilità si avranno disfunzioni sessuali nel corso del trattamento, (almeno 1 caso su 10), non riesco a tollerare quest'effetto la vedo come una mutilazione.
4) Il doc alla fine dei conti è una questione di qualità della vita, mettiamo caso che assumo gli SSRI e magicamente sparisce tutto, ma poi divento mezzo impotente, le posso dire che la mia qualità di vita non sarebbe comunque migliorata e preferirei quella attuale, nonostante patisco l'inferno ogni giorno, ma almeno mi sento ancora uomo.

Premesso tutto questo bel quadretto, come faccio a farmi aiutare ?
E' facile quando non si sa niente, ma nella mia situazione ?
Per me non c'è possibilità ?
La scongiuro mi risponda per piacere.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
1) No. Questi discorsi sono sempre i soliti, e si basano su assunti non chiari. Argomenti trasversali. Non si sanno i meccanismi, etc. Nelle forme lievi è equivalente al placebo. Se mai è vero che spesso l'effetto non è pieno e persistente. Ma si sa, non è un mistero. Anche sulla depressione sono uscite cose del genere.
2) Non si mette in un bugiardino qualsiasi cosa, anzi a volte mi stupisco su come mettano molte cose che in verità sono solo segnalazioni, ma dipende dal clamore che suscitano. E poi in un foglietto si, in uno magari dopo un anno. E invece niente va via. Si accumula. Nel corso degli anni ci sono stati presunti effetti non confermati, altri non dichiarati che invece nell'esperienza comune sono così.
3) Non con molta probabilità, 1 su 10. Non capisco di preciso dove stia il problema ad avere un effetto o un altro. Anzi, direi che c'è di peggio che uno può avere. Lei fa riferimento al timore che non vadano via, ma allora se così deve essere che mi dice delle reazioni allergiche ?
4) No, non c'entra niente, parla di cose diverse. Il doc è questione di doc. La qualità di vita se mai è risultato anche del doc, ma non solo di quello.


In ogni caso, una cosa è certa. Se una persona ossessiva si documenta, ne ricaverà solo una cosa. Una caterva di informazioni, di cui metà sono vere e metà no, metà completamente fraintese e altre comprese. Il poco e il molto, il raro e il frequente, peseranno uguale. Tutto sarà preoccupante e non tranquillizzante. E la decisione non potrà che essere non fare nessuna mossa.

Anche l'assunto di partenza però è assurdo: fidarsi ciecamente ? Perché mai. Sono passi uno dietro l'altro, ci si può ripensare, si può cambiare. Fidarsi ciecamente è un bisogno ossessivo, nella realtà ad un certo punto si fanno delle scelte, e può andare bene o male, c'è la sfortuna e la fortuna.
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Utente
Utente
Eh si caro dottor mancini l'assurdità dell'assunto di partenza potrei dire essere questione prettamente soggettiva nella sua valutazione.
Credo che arriva un momento nella vita in cui invece bisogna fidarsi.
Immagini di trovarsi di fronte ad un bivio dove bisogna scegliere una delle due strade, sulla base di informazioni pregresse raccolte nel corso del Cammino, solo una delle due strade porta alla vita, mentre l'altra condurrebbe direttamente alla morte.
In questo piccolo giochino, simuliamo che nel momento in cui viene intrapresa una delle due strade la persona può percorrere diversi metri prima che l'ingresso venga bloccato in maniera irreversibile impedendo quindi alla persona di uscire.
Si immagini ora che una persona resta bloccata davanti al bivio Passano giorni, ma non riesce a scegliere In quale strada andare, e peggio ancora ogni volta che intraprende una dopo pochissimo ritorna indietro e va nell'altra, dopo ancora cambia, e continua così all'infinito.
Credo che a un certo punto bisogna fidarsi perché altrimenti si rischia ogni volta di sospendere o di non iniziare nemmeno le terapie nel momento in cui non ci si fida del medico, e per me che ho cambiato in continuazione se non decido seriamente di fidarmi di qualcuno mi troverò a cambiare sempre.
Per questo dico che a un certo punto bisogna scegliere una persona e di intraprendere quella strada senza ritornare continuamente indietro.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
"Credo che arriva un momento nella vita in cui invece bisogna fidarsi."

Non ha capito. E' la stessa cosa che dico io. Ma quando mi fido di qualcuno, significa che metto in conto che vada male, non che vada bene. L'assurdo è il fidarsi ciecamente come se dovesse essere garantito qualcosa. Non è mai garantito niente.

"Immagini di trovarsi di fronte ad un bivio dove bisogna scegliere una delle due strade, sulla base di informazioni pregresse raccolte nel corso del Cammino, solo una delle due strade porta alla vita, mentre l'altra condurrebbe direttamente alla morte."

Questa è già una distorsione ossessiva. E se è così, di solito uno ci mette poco a decidere, e avere molti elementi che tra loro fanno pari, non aiuta. Aiuterebbe avere poche informazioni tutte nello stesso senso, ma certamente internet non va in questa direzione. Confonde, sovraccarica, illude.

I suoi schemi sono già in partenza presupposti ossessivi. Lei immagina il mondo costruito in maniera tale che ci voglia chiarezza, certezza, nitidezza, etc. Non è così non perché non sarebbe utile, ma perché non c'è. La scienza è statistica, la statistica è la sistemazione dell'incertezza.

Il cervello ossessivo ha una soglia di accettazione dell'incertezza altissima, cosicché nessuna nozione è utile per agire. Oppure alcune lo sono ma perché prese per quello che non sono, cioè verità assolute.

Ultima cosa, le scelte sono viste ossessivamente come qualcosa di irrevocabile. Del tipo: se prendo questo farmaco e poi ho quest'effetto ? Un non-problema nella maggior parte dei casi. A meno che uno non firmi un contratto che prende a vita quel farmaco pena la fucilazione.

In verità su ciò che ci conosce bene siamo naturalmente sprecisi e riusciamo a concludere molto, compresa la correzione degli errori spesso. Su ciò che si ignora si va in tilt in due modi: rifiutandosi di sapere le cose essenziali, oppure volendo avere certezze che nessuno ha.
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Utente
Utente
Gentilissimo dottore Macini, innanzitutto la ringrazio per il tempo che mi sta dedicando, e per la professionalità con cui mi sta rispondendo, non è da tutti farlo, anzi ho notato che in genere in molti si limitano a risposte di due righe.
Il discorso è che appunto nella vita come diceva Aristotele ci vuole il giusto mezzo, Quindi fidarsi ciecamente è sbagliato, ma anche non fidarsi mai di nessuno è sbagliato, e che l'unica verità, se così può essere chiamata in questo caso, sarebbe quella lì di trovarsi sempre in mezzo agli estremi, e mai sugli estremi stessi, e su questo mi trovo perfettamente con lei.
Purtroppo questo maledettissimo Internet, a causa del lamentarsi di miliardi di persone di questa famosa disfunzione sessuale irreversibile, ci stanno anche i video su YouTube di queste persone che raccontano le loro storie e dicono che sono state rovinate permanentemente, ha generato un senso di sfiducia.
Uno dice cavolo la medicina che mi dovrebbe aiutare mi rovinava in questo modo.
Se io dovessi sostenere un intervento chirurgico in cui ci sia il rischio della morte accetterei serenamente il rischio e non mi darebbe problemi onestamente.
Accettare invece il rischio che un trattamento posss castrarmi chimicamente a vita, questo per me non è un rischio accettabile.
Il rischio non sempre è accettabile, bisogna valutare quando lo è e quando no, so benissimo che il rischio è un concetto prettamente statistico.
Secondo le mie conoscenze universitarie il rischio è una funzione che tiene in conto sia della probabilità che un danno si verifichi che della sua gravità.
R = P x D
Quindi se il danno viene ritenuto gravissimo per la persona, anche se ha una probabilità media di accadimento, genera comunque un rischio elevato, che potrebbe essere non accettabile.
Qui credo che l'elemento probabilita non sia controllabile da me, mentre l'elemento gravita in questo caso è prettamente soggettivo, per alcune persone la perdita delle funzioni sessuali potrebbe non essere considerata una cosa gravissima, per altre si. Poi sul discorso della frequenza di accadimento questo purtroppo non si riesce a capire perché internet è pieno di persone che lamentano questo effetto ma noi non possiamo realmente sapere la storia com'è andata.
Arrivo ad un'ultima conclusione, per sviluppare un effetto di questa gravità SUPPONGO che una persona debba incominciare il trattamento, e manifestare degli effetti molto pesanti durante il trattamento, e proseguire poi con lo stesso per un periodo lungo di almeno sei mesi, un anno.
Non credo sia possibile sviluppare questa pssd per un mese di trattamento.
Quindi magari una persona potrebbe iniziare il trattamento, vedere quelli che sono gli effetti che si avvertono e se sono sostenibili per quella persona, poi eventualmente lo si sospende, oppure se è accettabile si continua.
Anche perché a me verrebbe da dire a queste persone, nel momento in cui avete iniziato il trattamento e avete visto che il farmaco non vi dava degli effetti sopportabili, ma vi dava delle gravissime collateralità di natura sessuale, perché non lo avete sospeso, o magari cambiato ?
(tuttavia cambiarlo non so che senso avrebbe, se tutti gli ssri, causano questo effetto, mi sembra un pò una presa per i fondelli; si capisco che ad una persona un farmaco potrebbe darli, e ad un altro no).
È noto che loro tipicamente rispondono che il medico gli diceva di continuare ad assumereli che tanto poi quando sospendevano ritornava tutto nella norma.
Dottore Pacini ritornando alla teoria delle probabilità di prima, avrebbero dovuto dire: "Probabilmente tornerà tutto apposto, in fin dei conti neppure noi medici sappiamo cosa cazzo stiamo facendo in fondo in fondo."
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Guardi, quello che si fa sul rischio è banale. Da una parte ci vengono riferite delle cose. Dall'altra abbiamo la nostra esperienza. Esiste un sistema di sorveglianza, ma non è su questo che massimamente conterei, quanto sull'esperienza diretta e condivisa. Se un problema emerge, così come può emergere un vantaggio di un medicinale, la voce si diffonde facilmente. Per vie ufficiali la cosa è purtroppo più problematica. Si mette un veto perchè un problema genera clamore, così come non lo si mette se di un fatto nessuno si è mai reso conto magari.
Se una persona deve curarsi una polmonite, mediamente non legge neanche i foglietti, e comunque non con l'attenzione allarmata e sospettosa di chi cura le malattie psichiatriche. Purtroppo vede in questo ci sono due fattori pesanti: uno è che molti pazienti non si rendono conto di cosa curano, fino a che punto stanno bene, e in alcuni casi neanche perché sono stati definiti malati (è un punto morto della medicina). Il secondo è che la valutazione che avviene in chiave ansiosa, ossessiva, fobica, paranoica et non sono un modo per capire al meglio, né per gestire il rischio al meglio col proprio medico.
Che un medico dica ad un paziente di curarsi e star tranquillo è ragionevole se non ci sono raccomandazioni ufficiali, e se il medico non ha esperienza di altro che si aggiunga a queste.
Che dovrebbe dirgli: ci pensi bene prima di curarsi ? Così rafforzando una tendenza contro cui tutte le istituzioni si battono, cioè la diagnosi ritardata, le cure mancate, le complicazioni da assenza di cure etc ?

Secondo la logica del rischio, si potrebbe dichiarare un rischio mai accettabile. Perché se una cosa sembra sicura, magari si scoprirà in futuro dei danni che prima non si conoscevano. E allora tanto vale smettere di avere la medicina scientifica e tornare ai miracoli, che se funzionano, esistono, e se non funzionano, ci si continua comunque a sperare.
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Utente
Utente
Credo che il motivo principale per cui le persone leggano così tanto i foglietti illustrativi, e siano cosi tanto diffidenti nei confronti della psichiatria, stia nel fatto che le diagnosi vengano fatte sulla base della parola, e non utilizzando esami di laboratorio.
La psichiatria si fonda sul fatto che la causa delle patologie mentali sia in uno squilibrio chimico del cervello. Nel corso degli anni della storia dello sviluppo della psichiatria si è provato a dimostrare questo. Però c'è una cosa che non torna e mi sembrò particolarmente ridicola la prima volta che mi fu detta dal medico.
Tutta la mia storia del DOC nasce all'incirca 4 anni fa dopo che feci un anno di abusi di cannabis, ricordo che mentre ero sotto l'effetto di notte non riuscivo a rendermi conto bene se avevo chiuso o meno le porte, se avevo fatto o no una cosa e piano piano si attivò questa nevrosi. Prima però dell'esordio di questi sintomi-ossessivo compulsivi ricordo (all'incirca 2 mesi prima) cominciai a manifestare una fortissima irrequietezza nottura e insonnia,molto gravi ed invalidanti. Così che mi rivolsi al mio primo psichiatra, precedente ai 3 di cui ho parlato prima, ci andai tramite una conoscenza di famiglia e gentilmente non mi fece nemmeno pagare la visita.
Mi prescrisse Entac 10 gocce la sera prima di andare a dormire, e mi disse essere contro le benzodiazepine, non volle prescrivermele dopo che seppe che facevo abuso di cannabis, e che avrei dovuto resistere un mese. (in tutto questo la cannabis cominciai ad utilizzarla con l'unico scopo di dormire la notte, perché mi abbatteva e mi faceva dormire, ma poi dopo un anno fece l'effetto contrario). Ricordo che lo ritelefonai perché stavo troppo male e mi continuavo ad agitare di notte e mi aggiunse20gocce di EN per dormire. Ricordo che l'EN non era molto forte, anzi non mi è mai parso nemmeno di sentirne l'effetto. Così che feci un bell'inguacchio, non rendendomi conto che i sintomi erano dovuto alle schifezze che mi stavo fumando, abbandonato nel ricordo idilliaco dei primi tempi in cui fumando andavo letteralmente in coma nel letto, continuai a fumare e mischiare insieme l'escitalopram e l'en.
Una sera ricordo dopo aver assunto tutto, mentre ero in un 1vs1 contro me stesso, mi capisca XDXD, notai un blocco completo dell'orgasmo mai avuto in vita mia, nemmeno sotto l'uso di cannabis, che anzi mi aumentava l'eccitazione. Rimasi molto di stucco e incredulo di questa cosa, il giorno dopo appena sveglio mi alzai con quell'intensione e ci riprovai e con molta difficoltà riuscii a finire, dopo di che buttai via l'entac, dopo che venni a conoscenza dell'effetto collaterale.
Mi sono dilungato un po' troppo e ho quasi dimenticato la cosa che volevo dirle.
Quando andai dal medico iniziò a raccontarmi questa storia della serotonina, io nemmeno sapevo cosa fosse, dicendo che dovevamo aumentarne i livelli, e che bisognava usare questo farmaco. Anche se non opposi resistenza,ero abituato ad un altro tipo di medicina, quella in cui quando si diagnostica una carenza di qualcosa lo si fa tramite un test di laboratorio, e non a chiacchiere. Come faceva il medico ad avere la certezza che io avessi una riduzione dei livelli di serotonina, senza andarla a misurareeeee ?
Mi sembra una cosa ridicola, si fa una diagnosi sulla base delle parole che dice il paziente, senza nemmeno osservarlo piu' giorni, ma in una chiacchierata di un'ora, gli si dice che ha uno squilibrio biochimico, con riduzione della serotonina, non si fa un'esame per vedere quant'è il livello di serotonina, si prescrive un farmaco, e non si monitora nemmeno la serotonina durante il trattamento per vedere s eeffettivamente sta aumentando, onestamente tutto questo piu' che medicina, assomiglia molto di piu' alla fede in Dio che il prete dice che dobbiamo avere ogni domenica a messa.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
"Anche se non opposi resistenza,ero abituato ad un altro tipo di medicina, quella in cui quando si diagnostica una carenza di qualcosa lo si fa tramite un test di laboratorio, e non a chiacchiere"

Quindi quando c'è un esame sicuramente serve, mentre la semeiotica di un colloquio per lei sono chiacchere ? Mica crederà che un disturbo ossessivo non si veda nei comportamenti, argomentazioni, struttura del pensiero, mimica perfino e gestualità, formulazione del linguaggio etc. Oltre che nella storia.

Suppongo quindi che se le fanno un test per le "intolleranze", siccome c'è un numero accanto, per lei significa che sta misurando qualcosa di preciso, o se le fanno una stimolazione magnetica la cosa è scientifica perché c'è un macchinario e dei parametri. Invece non è per niente sufficiente.

Come faceva il medico ad avere la certezza che io avessi una riduzione dei livelli di serotonina, senza andarla a misurareeeee ?

Tanto per cominciare usi un linguaggio non offensivo e maleducato. Le e in più cortesemente se le riporti a casa.
Pensi che un neurologo facendole una manovra misura i livelli di dopamina che ha in una zona del cervello, e che da come mi risponde ad una domanda so dire se la sua dopamina o endorfine in un determinato nucleo sono carenti.

Quindi, detto questo, nel caso specifico in un certo senso ha ragione perché non è una carenza di serotonina detta così , è un modo di semplificare le cose che non serve a niente.
Il medico è in grado con un colloquio di collocarla in una categoria che ha un senso.

"e non si monitora nemmeno la serotonina durante il trattamento per vedere s eeffettivamente sta aumentando, "

No, non la serotonina, ma se mai altri parametri. E non si monitorano perché il fatto che cambino o meno certe funzioni in certe aree si vede da fuori. Queste cose si fanno per ricerca, ma un esame del genere a un paziente che sta meglio per dirgli che anche la PET dice che sta meglio sarebbe demenziale.

Altri sono eventualmente gli accertamenti da fare se un paziente non migliora, e ci sono anche quelli di laboratorio.

Quindi la sua visione della cosa è molto limitata, abbastanza disinformata, cosa di cui non le faccio una colpa, ma purtroppo prende anche una inutile vena polemica che invece è sempre più fastidiosa se si pensa che certe cose si passano anni a studiarle e a elaborare dati solo per chiarire un dettaglio.
[#11]
Utente
Utente
Dottore, mi scuso innanzitutto, tuttavia non riesco proprio a capire cosa trova di maleducato, le e in eccesso servivano semplicemente ad accentuare la mia perplessità. Mi ha dato quasi l'impressione di aver toccato un tasto dolente. Un po' di tempo fa vidi una serie di interessantissimi documentari sulla psichiatria, dove degli stessi psichiatri intervistati ammettevano le grandissime falle esistenti nella psichiatria; ma non solo questo, anche il famoso DSM sarebbe una emerita zozzeria, spero che non ritenga il termine troppo offensivo, in quanto le patologie vennero inserite per votazione, si riunì un gruppo di una decina di psichiatri, e per votazione scelsero se una patologia dovesse essere tale, ed inserita nel manuale, oppure no. Le sembra una cosa normale scegliere le patologie per votazione. Oltre a questo il manuale è cresciuto enormemente nel corso degli anni, si inventano sempre nuove patologie, per giustificare i trattamenti e cercare di estenderli a quante piu' persone possibili, questo solo ed unicamente per finalità economiche.
E la cosa piu' orribile è che neppure i bambini sono esenti da questo meccanismo, il documentario mostrava come tantissimi bambini americani diagnosticati ADHD fossero costretti ad assumere farmaci. Io mi chiedo lei avrebbe il coraggio se fosse un suo figlio a marchiarlo con un'etichetta del genere e a somministrargli il RITALIN ?
Nello stesso documentario venne intervistato un rappresentante farmaceutico che rivelò come le stesse case farmaceutiche gli avevano detto di dire ai medici di utilizzare lo zoloft anche per gli attacchi di panico, ancor prima che ci fossero studi che ne confermassero l'efficacia anche in quella patologia. Ma l'esempio secondo me piu' lampante di tutti è quello dell'omosessualità, inserita nel manuale e poi successivamente rimossa, quando a seguito delle pressioni politiche si è deciso di rimuoverla. Con quale criterio si era deciso che fosse patologia, e poi tutt'ad un tratto si è cambiato idea, lei capisce che tutto questo fa perdere, e non poco, credibilità a questa scienza agli occhi della gente, ed è per questo motivo che le persone si sentono completamente sfiduciate ed invece se devono curare un'infezione batterica non ci pensano 2 volte ad assumere l'antibiotico. E poi la cosa peggiore di tutte è proprio la prassi usata per fare diagnosi; C'è un servizio delle iene che ha mostrato quanto sia facile farsi prescrivere ssri. In pratica dei finti malati hanno simulato di essere depressi, sono andati dal medico hanno detto 4 cavolate e subito il medico ha dato l'ssri in tutti i casi.
Il criterio diagnostico basato sull'osservazione è alquanto farlocco basterebbe simulare un pochino è la maggior parte dei medici prescriverebbe senza fregarsene minimamente. La ciliegina sulla torta tuttavia per me rimane l'esperimento Rosenhan: I PARTECIPANTI SIMULARONO LA SCHIZOFRENIA, E I MEDICI NON FURONO IN GRADO DI RENDERSI CONTO CHE ERA TUTTO FINTO, E FURONO RICOVERATI. Per questo io le dico in assenza di esami di laboratorio da fare in aggiunta all'esame obiettivo che diano conferma, la psichiatria sembra assomigliare alla messa del prete la domenica e i medici mi sembrano degli PSEUDO-MEDICI.
[#12]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Sinceramente, questa storia delle etichette che avrebbero i malati è un assunto dell'antipsichiatria.
Io lo stigma e l'etichetta in senso negativo non ce la vedo né ce la sento nel sapere che una persona prende medicine o ha una diagnosi.

Anziché occuparsi delle vere falle della psichiatrie, le persone delegano ai media la scelta di cosa considerare scandaloso, cosa montare e gonfiare e cosa continuare a ignorare.

E in questo modo chi decide cosa attaccare della psichiatria in generale è un tipo di posizione che ha come presupposto, o comunque come risultato, il distruggere le cure.

Altre sono le vergogne del mercato, e dell'organizzazione dei servizi, non i luoghi comuni sulle case farmaceutiche o su chissà quale corruzione della classe medica.

Ma ora considererei chiuso il discorso perché andiamo fuori tema.
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