Psicoterapia necessaria o no?
Salve dottori e dottoresse, sono uno studente di medicina come lo siete stati voi e so perfettamente che un consiglio medico si da tramite colloquio e visita, io i colloqui e le visite con gli esperti della mente infatti li faccio da 3 lunghi anni.
Vi spiego quello che mi è successo negli ultimi anni in maniera breve ma senza tralasciare niente: tutto inizia 3 anni fa con un sogno che mi ha portato ad avere per un po' più di un anno delle ossessioni (SENZA COMPULSIONI) fortissime e che mi hanno devastato, in questo primo anno ho avuto anche depressione, mi sembrava la realtà sia interna che esterna strana e infine ho avuto anche dei sintomi psicotici: non ho mai avuto nè allucinazione nè deliri, ma avevo sensazioni fisiche e paure irreali quelle che Freud definiva fantasie (mi è stato detto dall'analista).
Dopo più di un anno di tormento, decido di chiedere aiuto con farmaci più psicoanalisi, e la mia vita con i farmaci è ritornata esattamente a come era prima.
Ho preso per 3 anni: sereupin 20 mg, olanzapina 10mg e quando ho avuto una ricaduta, dopo 3 mesi di terapia farmacologica, alzandomi olanzapina a 15 mg ho superato pure la ricaduta.
Ho accostato ai farmaci nel frattempo l'analisi che poi decisi di lasciare 2 anni fa per vari questioni: economiche perche era obbligatoria 2 volte a settimana (per la mia analista) ma soprattutto per incompatibilità.
Sto bene per più di due anni anche con i soli farmaci e poi ricado in un quadro ansioso-depressivo (parole del mio psichiatra) e decido di ricominciare l analisi con l'ex analista e lo psichiatra mi aggiusta la terapia togliendo abilify, che aveva sostituito olanzapina causa peso, con latuda.
L'analisi dura poco altro che io decido di terminare perché a me non è piaciuto il modo in cui l'analista ha trattato argomenti a me molto delicati ed importanti.
Infine dopo la fase depressiva è subentrata una forte fase maniacale e lo psichiatra mi ha prescritto SOLO carbolithim 2 da 300 mg, dopo avermi diagnosticati il disturbo bipolare di tipo 1, e sono ritornato alla stabilità anche questa volta.
Alle mie continue domande allo psichiatra, che si occupa solo di farmaci, se per me è necessaria una psicoterapia, mi è stato sempre detto: "UNA PSICOTERAPIA NON PUÒ ESSERE SCONSIGLIATA, MA STA A TE DECIDERE.
"
Ora mi rivolgo a voi: Per la cura del disturbo bipolare la psichiatria ritiene necessaria oltre al litio anche una psicoterapia o non la ritiene necessaria al 100%?
il disturbo bipolare è un disturbo prevalentemente organico o prevalentemente ambientale/inconscio?
e quindi la psicoterapia fa poco e dovrei stare sempre con il litio per mantenere stabilità o la psicoterapia fa tanto?
Capisco la complessità della domanda ma una psicoterapia ha il suo costo e devo capire se vale veramente la pena spendere soldi se poi tanto il litio è per sempre e mi da stabilità anche lui solo.
Vi chiedo per favore di esprimervi in maniera più marcata del mio psichiatra sulla questione.
Cordiali saluti e grazie in anticipo.
Vi spiego quello che mi è successo negli ultimi anni in maniera breve ma senza tralasciare niente: tutto inizia 3 anni fa con un sogno che mi ha portato ad avere per un po' più di un anno delle ossessioni (SENZA COMPULSIONI) fortissime e che mi hanno devastato, in questo primo anno ho avuto anche depressione, mi sembrava la realtà sia interna che esterna strana e infine ho avuto anche dei sintomi psicotici: non ho mai avuto nè allucinazione nè deliri, ma avevo sensazioni fisiche e paure irreali quelle che Freud definiva fantasie (mi è stato detto dall'analista).
Dopo più di un anno di tormento, decido di chiedere aiuto con farmaci più psicoanalisi, e la mia vita con i farmaci è ritornata esattamente a come era prima.
Ho preso per 3 anni: sereupin 20 mg, olanzapina 10mg e quando ho avuto una ricaduta, dopo 3 mesi di terapia farmacologica, alzandomi olanzapina a 15 mg ho superato pure la ricaduta.
Ho accostato ai farmaci nel frattempo l'analisi che poi decisi di lasciare 2 anni fa per vari questioni: economiche perche era obbligatoria 2 volte a settimana (per la mia analista) ma soprattutto per incompatibilità.
Sto bene per più di due anni anche con i soli farmaci e poi ricado in un quadro ansioso-depressivo (parole del mio psichiatra) e decido di ricominciare l analisi con l'ex analista e lo psichiatra mi aggiusta la terapia togliendo abilify, che aveva sostituito olanzapina causa peso, con latuda.
L'analisi dura poco altro che io decido di terminare perché a me non è piaciuto il modo in cui l'analista ha trattato argomenti a me molto delicati ed importanti.
Infine dopo la fase depressiva è subentrata una forte fase maniacale e lo psichiatra mi ha prescritto SOLO carbolithim 2 da 300 mg, dopo avermi diagnosticati il disturbo bipolare di tipo 1, e sono ritornato alla stabilità anche questa volta.
Alle mie continue domande allo psichiatra, che si occupa solo di farmaci, se per me è necessaria una psicoterapia, mi è stato sempre detto: "UNA PSICOTERAPIA NON PUÒ ESSERE SCONSIGLIATA, MA STA A TE DECIDERE.
"
Ora mi rivolgo a voi: Per la cura del disturbo bipolare la psichiatria ritiene necessaria oltre al litio anche una psicoterapia o non la ritiene necessaria al 100%?
il disturbo bipolare è un disturbo prevalentemente organico o prevalentemente ambientale/inconscio?
e quindi la psicoterapia fa poco e dovrei stare sempre con il litio per mantenere stabilità o la psicoterapia fa tanto?
Capisco la complessità della domanda ma una psicoterapia ha il suo costo e devo capire se vale veramente la pena spendere soldi se poi tanto il litio è per sempre e mi da stabilità anche lui solo.
Vi chiedo per favore di esprimervi in maniera più marcata del mio psichiatra sulla questione.
Cordiali saluti e grazie in anticipo.
[#1]
La psicoterapia non è un passaggio obbligatorio ma può essere utile in alcuni casi che vanno valutati singolarmente per consentire di capire le condizioni di eleggibilità.
Nel corso di un doc la psicoanalisi non è l’approccio corretto al trattamento,
Oltretutto, la domanda sembra avere un sottofondo ossessivo sulla base della variazione del trattamento con la variazione della diagnosi.
La stessa diagnosi sembra variare in modo piuttosto veloce senza che vi sia una definizione chiara.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
Nel corso di un doc la psicoanalisi non è l’approccio corretto al trattamento,
Oltretutto, la domanda sembra avere un sottofondo ossessivo sulla base della variazione del trattamento con la variazione della diagnosi.
La stessa diagnosi sembra variare in modo piuttosto veloce senza che vi sia una definizione chiara.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#2]
Utente
La diagnosi era 3 anni fa : disturbo dell'umore NAS, con ossessioni non compulsive e sintomi psicotici non gravi (non ricordo preciso la parola che disse e quindi ho scritto "non gravi").
Poi dopo 3 anni è cambiata ed è diventata disturbo bipolare di tipo 1.
Potrebbe essere più chiaro con il "sottofondo ossessivo della domanda "?
Poi dopo 3 anni è cambiata ed è diventata disturbo bipolare di tipo 1.
Potrebbe essere più chiaro con il "sottofondo ossessivo della domanda "?
[#3]
La domanda si ripete sulla psicoterapia sebbene abbia deciso in autonomia che non era un percorso applicabile dopo aver fatto due tentativi, per cui ha una preoccupazione intrinseca sulla necessità di seguire determinati percorsi per trovare una soluzione rispetto alla sintomatologia.
La variazione di trattamento, sull'evidenza di un episodio maniacale, deve considerare anche il trattamento in corso ed eventuali slatentizzazioni secondarie che non possono poi far porre diagnosi di disturbo bipolare.
L'utilizzo di stabilizzatori e neurolettici ha indicazioni anche nel trattamento della sintomatologia psicotica secondaria al disturbo ossessivo di base.
Ridurre a fantasie i sintomi psicotici per minimizzare nel corso della psicoterapia un sintomo non è un passaggio adeguato in quanto lo stesso sintomo psicotico è fenomeno comune nel corso della presentazione di sintomi ossessivi o di disturbo bipolare.
Sarei dell'idea di una definizione diagnostica più accurata senza considerare per ora alcun percorso terapeutico combinato se non sono prese in considerazione seriamente anche le condizioni di eleggibilità.
La variazione di trattamento, sull'evidenza di un episodio maniacale, deve considerare anche il trattamento in corso ed eventuali slatentizzazioni secondarie che non possono poi far porre diagnosi di disturbo bipolare.
L'utilizzo di stabilizzatori e neurolettici ha indicazioni anche nel trattamento della sintomatologia psicotica secondaria al disturbo ossessivo di base.
Ridurre a fantasie i sintomi psicotici per minimizzare nel corso della psicoterapia un sintomo non è un passaggio adeguato in quanto lo stesso sintomo psicotico è fenomeno comune nel corso della presentazione di sintomi ossessivi o di disturbo bipolare.
Sarei dell'idea di una definizione diagnostica più accurata senza considerare per ora alcun percorso terapeutico combinato se non sono prese in considerazione seriamente anche le condizioni di eleggibilità.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.3k visite dal 27/03/2020.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Disturbo bipolare
Il disturbo bipolare è una patologia che si manifesta in più fasi: depressiva, maniacale o mista. Scopriamo i sintomi, la diagnosi e le possibili terapie.